lunedì 29 novembre 2010

Fondazione Morcelliana: una gallina da spennare

“Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire metà di qua e metà di là” (Consiglio Comunale 12.07.2010)
“Si tratta di far pervenire al Comune, attraverso una donazione, una parte del patrimonio della Fondazione da investire nella realizzazione del Polo scolastico di via Roccafranca...un lavoro di 6 o 7 milioni...”(Giornale di Brescia 20.11.2010)
Con la brutalità di linguaggio che gli è tipica, il Sindaco esprime, con queste dichiarazioni, il chiaro obiettivo dell’Amministrazione Comunale: rinunciare a un suo rappresentante in seno alla Fondazione “Istituto Morcelliano” per avere in cambio la metà del patrimonio dello storico ente.  Eliminati tutti i fronzoli e le libere interpretazioni di ciascuno, l’affare della modifica dello Statuto della Morcelliana si riduce a questo: una separazione consensuale fra Parrocchia e Comune, con conseguente, profumata liquidazione di quest’ultimo. Una vera manna dal cielo. Tutto il parlare sulla necessità di “ampliare le possibilità operative dell’Ente”, sulla “conversione  e valorizzazione del suo patrimonio”, sono espedienti dialettici utilizzati per giustificare un’operazione altrimenti ingiustificabile.
Occorreva tutta la caparbietà di Beppe Ramera per portare la questione alla luce del sole. Fosse dipeso dal Sindaco e dal Parroco, la cosa sarebbe rimasta nel riserbo delle “segrete stanze”, come fosse cosa privata. Ma la cosa privata non è, perchè la Fondazione, istituita quasi due secoli fa dall’Abate Stefano Antonio Morcelli, è un patrimonio della città di Chiari e il Prevosto e il Sindaco non possono disporne a loro piacimento. Non possono.
Nessuno comunque ha ancora spiegato come si possa valorizzare un patrimonio cedendone ad altri la metà. Evidentemente la finanza creativa ha trovato nuovi adepti anche sulle rive della Castrina e quello che ai comuni mortali appare evidente, per certi soloni evidente non è. Bisogna dirlo chiaro e forte: dopo questa operazione l’Istituto Morcelliano varrà, in termini patrimoniali, la metà e nessun illuminato argomento potrà cambiare questa semplice e lapalissiana verità.
Si voleva valorizzare il patrimonio? Bene, che necessità c’era di cambiare lo Statuto?  Che problema creavano le norme in vigore sino all’altro ieri? Nessuno.

il sen. Sindaco Sandro Mazzatorta
La modifica dello Statuto è invece funzionale a questa Amministrazione Comunale per reperire i fondi necessari alla realizzazione di un nuovo Polo scolastico.
Dopo aver buttato 9 e più milioni nella realizzazione di un numero indefinito di rotonde già sfasciate, dopo aver speso 6 milioni e mezzo per tirare su un inutile Museo della Città, dopo aver sperperato una montagna di soldi  in consulenze che nulla hanno dato alla città, per non parlare dei soldi dati ad Eleca e spesi nel fantomatico Polo della Cultura, oggi questa Amministrazione si trova alla canna del gas. Cerca disperatamente di reperire fondi per fare qualcosa e mettere mano alle scuole che di questo passo cadranno a pezzi. Il Patrimonio Comunale è stato ampiamente venduto, dissipando in breve tempo quello che era stato messo da parte in lunghi anni da coloro che l’avevano preceduta. Oggi si tenta di vendere in tutti i modi anche quel poco che rimane (vedi l'ennesima asta deserta per la vendita scontata dell'area di via Ricci). L’indebitamento è stato portato alle stelle e accedere a nuovi mutui è diventato complicato. Dove trovare soldi, dove mettere le mani? 
Rimangono i gioielli di famiglia, quelli che si portano al banco dei pegni quando la situazione è disperata, quelli che ci hanno lasciato i  padri dei nostri padri dei nostri padri, testimonianza di una società lungimirante e solidale: le Fondazioni. Gli occhi avidi del Sindaco e della sua Giunta guardano, sospirando, questi gioielli posti nel cassetto. Perchè lasciarli lì quando “abbiamo bisogno di tante cose”, perchè non mettere in movimento questo “patrimonio immobiliare sterminato”?
E così queste gloriose Istituzioni che hanno attraversato i secoli, passando indenni attraverso guerre, rivoluzioni e rivolgimenti politici e sociali, vengono oggi saccheggiate nei loro patrimoni per mettere le pezze a una politica scellerata che ha fatto dello spreco del denaro pubblico il proprio indirizzo.
Dispiace che la Parrocchia voglia assecondare questo cammino, soggiacendo a strategie  persuasive di personaggi il cui unico scopo è quello di fare cassa. Politiche giovanili, minori in difficoltà, situazioni di disagio, sono questioni che neppure vengono prese in considerazione da costoro. Qui si parla solo ed esclusivamente di soldi : “metà di qua e metà di là”.
Istituto Morcelliano
Restringere  poi la propria azione a un recinto più esclusivo e “un po’ più povero”, sembrerebbe quasi tradire le indicazioni  dell’Abate Morcelli che ha indicato nei massimi rappresentati della città (quello civile e quello religioso) i responsabili della cura dei giovani, in particolare quelli in difficoltà.  Col nuovo Statuto questa sinergia rischia di terminare. Il Comune continua a ritrarsi da una responsabilità che gli è propria, delegando alla Parrocchia e alle persone che gestiscono la Fondazione e i Centri di Aggregazione Giovanile il compito di seguire il delicato settore delle politiche sociali rivolte ai giovani.
Affermare che il vecchio Statuto fosse un ostacolo allo svolgimento di quelle attività necessarie per mettere la Fondazione al passo con i tempi e in grado di valorizzare il proprio patrimonio è contraddire quello che è stato fatto negli ultimi anni e di cui giustamente ci si compiace. Il vecchio Statuto considerava la possibilità di svolgere “attività accessorie” in quanto “integrative allo scopo istituzionale”.  Questo ha consentito di organizzare da parte dei bracci operativi della Fondazione (i Cag) “concerti, manifestazioni sportive o culturali” e tutte quelle attività aggregative che, in quanto rivolte ai giovani, ne possono prevenire il disagio. Questo ha consentito ai rappresentanti della Fondazione di ideare nuove soluzioni per valorizzarne il patrimonio (vedi campo fotovoltaico). Non sembra che su questo siano mai stati  sollevati problemi o obiezioni insormontabili. 
La modifica dell’art. 3 dello Statuto, nella parte in cui prevede la “cessione senza corrispettivo di parte del patrimonio attraverso donazione modale o datio ob causam”  “ad altre organizzazioni e/o enti pubblici” “al fine di garantire il raggiungimento dei propri fini statutari”  si pone in conflitto con l’art. 4 dove sta scritto che “il patrimonio della Fondazione  è costituito dai beni immobili destinati a sede degli uffici... e dagli altri beni immobili e mobili inventariati, già ricevuti o di futura acquisizione attraverso eredità, lasciti e donazioni o per effetto di trasformazioni patrimoniali, destinati alla produzione di redditi da impiegare per il raggiungimento dei fini istituzionali.” Se ciò non bastasse, viene ribadito che la “Fondazione ritrae i mezzi necessari per l’esercizio della sua attività istituzionale: a) dal reddito del proprio patrimonio  mobiliare e immobiliare” come sopra pervenuto  “b) da rette, tariffe e contributi versati da enti pubblici in genere, nonchè da soggetti privati; c) da ogni altra rendita o entrata non destinata ad incremento patrimoniale, ma al finanziamento dell’attività.”
Mi pare evidente che i padri fondatori si siano massimamente preoccupati di salvaguardare l’integrità del patrimonio in quanto solo un patrimonio integro, ben conservato e, se possibile, incrementato, può consentire il raggiungimento dei fini istituzionali.
Questo è stato fatto per quasi duecento anni. Sarebbe una bestemmia se oggi, di fronte alle assurde pretese di chi non ha saputo neppure tutelare il patrimonio appartenente alla città di Chiari, si contravvenisse platealmente a questa precisa e ineludibile prescrizione.
Le Fondazioni non sono galline da spennare. Sono il prezioso lascito dei nostri padri che noi abbiamo ricevuto e che abbiamo il dovere di trasmettere alle future generazioni.

Enzo Maragucci

lunedì 15 novembre 2010

Territorio sotto assedio - 2

Inquinamento da stagno: vero o falso?

Chiari - Polo Logistico
Vi ricordate il post “La terra è sacra, non si seppellisce la terra” pubblicato su questo blog qualche mese fa? Bene, a distanza di tempo, forse (forse, eh!) abbiamo capito il motivo per il quale nella zona del Polo Logistico si continua a sotterrare buona terra di coltivo.
Negli ultimi tempi ha incominciato a circolare la voce (che è più di una voce), secondo cui tutti i terreni di Chiari sono inquinati. Hanno cioè il livello di concentrazione dello stagno (Sn) molto sopra la norma di legge.
In gergo tecnico si parla di superi della CSC, vale a dire superi della Concentrazione Soglia di Contaminazione.
La cosa è talmente grave che, come detto, nel cantiere del Polo Logistico il Comune avrebbe accettato di far sotterrare le terre derivanti dallo scorticamento del terreno di coltivo per consentire la realizzazione di piazzali e la costruzione di capannoni, perché se esportate dal sito quelle terre sarebbero  considerate come rifiuto.
Chiari - Area Polo Logistico
Naturalmente per trovare posto a queste terre è stato necessario cavare ed esportare una enorme quantità di ghiaia e sabbia. Per tranquillizzare e rassicurare gli interlocutori, si dice che la concentrazione di stagno così alta a Chiari è dovuta alle caratteristiche naturali del territorio, alle sue proprietà geologiche.
Guarda caso, queste caratteristiche  scompaiono come d’incanto e diventano abbondantemente entro la norma in campioni di terreno prelevati  a circa 1 m sotto il piano campagna ( come evidenziato presso la scuola elementare Turla). Se l’inquinamento dipendesse dalle caratteristiche naturali del territorio, la stessa concentrazione di stagno ci sarebbe non solo in superficie, ma anche poco più in profondità.

Chiari - Escavazioni area Polo Logistico
La questione è molto seria.

-  Se l’inquinamento dei terreni è tutta una balla,  allora siamo in presenza di abusi d’ufficio gravissimi,  in quanto si sarebbero autorizzate a posteriori, cioè ad escavazioni già abbondantemente in atto, cave di ghiaia in maniera indebita e poco trasparente, accampando motivazioni inesistenti, messe in giro artatamente (sottolineiamo che questo è un settore di precipua competenza della Provincia ).
Chiari-Escavazioni area Polo Logistico
Da nostre valutazioni, sulla base di documentazione anche fotografica in nostro possesso, si può stimare che le quantità di sabbia e ghiaia, estratta perfino sotto le aree destinate a verde (che necessità c'era?), sia attorno ai 300 mila mc,  per un valore di mercato oscillante tra i 2,5  e i 3 milioni di Euro.  Una sciocchezza!  E mentre tutto questo avveniva sotto i nostri occhi, l’aeroplanino vigile, quello costato 360 mila euro, cosa controllava?


  - Se la cosa corrisponde a verità, cioè se i terreni sono veramente inquinati,   allora non si può rimanere inerti. Bisogna approfondire, indagare, avvisare la popolazione, assumere provvedimenti, dare indicazioni.
L’atteggiamento indifferente dell’Amministrazione  e in particolare del Sindaco, ci fa dire che sul governo del nostro territorio c’è una completa abdicazione di responsabilità. I fenomeni di sviluppo non si governano più nella casa comunale, che è la casa di tutti i cittadini, ma nelle consorterie affaristiche, e gli Amministratori, sono chiamati solo a ratificare quello che si decide in tutt’altre sedi. Con buona pace dell'assessore Piantoni per il quale va sempre tutto  bene,  a prescindere.  

Federico Lorini
Enzo Maragucci

venerdì 12 novembre 2010

Bau bau!

Trafilerie C.Gnutti di Chiari
La Provincia di Brescia con Ordinanza del 13 luglio 2010,  nel dichiarare  la Gnutti direttamente responsabile dell'inquinamento rilevato nel terreno privato di proprietà Goffi, le ingiungeva  di prendere ogni misura per prevenire l’inquinamento e la propagazione della “contaminazione”  e   “di presentare entro 30 giorni all’Arpa, al Comune e alla Provincia  il Piano di Caratterizzazione… cioè uno studio preliminare per la bonifica vera e propria e la messa in sicurezza permanente.
Nel frattempo, cosa faceva  il mitico Assessore Davide Piantoni?
Inviava una  lettera al Dott. Enrico Gnutti in cui chiedeva un incontro presso la sede della Società. Voi direte “per discutere seriamente e approfonditamente della faccenda”. Niente di tutto questo.
Assessore Davide Piantoni
La missiva di Piantoni chiedeva la disponibilità a un incontro per discutere “in merito alla richiesta formulata da un gruppo di cittadini che intendono fondare un’Associazione ONLUS a difesa dell’animale abbandonato”.
Cioè nel momento in cui la Provincia emette un’Ordinanza in cui, per la prima volta nella storia della nostra città, si attesta che la Gnutti ha veramente inquinato e che deve provvedere alla riparazione del danno e alla messa in sicurezza permanente, la nostra Amministrazione, attraverso un suo importante rappresentate, si presenta alla portineria della società col cappello in mano, per chiedere un contributo. Soldi. Che altro significato può avere la sommessa richiesta dell’Assessore Piantoni?
Cioè, nel momento in cui si apre un contenzioso, fra azienda e comunità, quest’ultima rappresentata da un’Assemblea elettiva qual’è la Provincia, il Comune, invece di tenere un atteggiamento severo e preoccupato, si genuflette davanti al Capo dell’azienda per piatire un po’ di soldi.
Contro l'abbandono degli animali
Dov’è l’autonomia che deve sempre contraddistinguere i comportamenti dei nostri Pubblici Amministratori?
Qui non stiamo parlando di quisquilie. Qui stiamo parlando di un grave inquinamento che riguarda il nostro paese e mette in pericolo la salute di tutti i cittadini. Assumere atteggiamenti di sufficienza o, peggio, di fastidio nei confronti di chi solleva il problema (che è, sono pazzi pure alla Provincia retta da Molgora?), è veramente da irresponsabili.

P.S. – Per essere proprietario di un cane e di un gatto, posso immaginare quale sofferenza debba costituire per un animale essere abbandonato. Per tale motivo ritengo più che meritevole l’interesse e la premura di privati cittadini verso questo problema.

mercoledì 10 novembre 2010

Chiari: territorio sotto assedio - 1

cantiere Bre.Be.Mi.
Cosa sta succedendo al territorio di Chiari?
Non mi riferisco solo allo sconquasso in atto nella nostra campagna, sconquasso che nel prossimo futuro diventerà devastante: mucchi di terra dappertutto, scavi, strade, controstrade, deviazioni, allargamenti, bretelle, tangenziali ecc. Mi riferisco ai problemi connessi con l’inquinamento dell’aria e del territorio che stanno diventando sempre più insostenibili.

1) I TERRENI INQUINATI DI CHIARI


Nel novembre di tre anni fa , l’ARPA Brescia, a seguito di un esposto circostanziato alla magistratura sulla situazione ambientale di Chiari inoltrato dall’associazione Chiariambiente, ha effettuato l’analisi del terreno prelevato in 22 punti del territorio clarense (Aree verde pubblico di via Caravaggi, di via don Comini, del villaggio Elettra, di via Sala, di via S. Pellico, di via S. Angela Merici , scuole S. Giovanni, Toscanini incluso distaccamento, Istituto S. Bernardino, Turla, pozzo S. Pietro, Cascina Breda, terreno via Pontoglio, via Cattarello, terreno privato Goffi).
Per tutti e 22 i punti è stato rilevato il superamento della Soglia di Contaminazione prevista dalla normativa ultima (D.Lgs 152 del 2006) , da 6 a 30 volte, per il parametro Stagno.
La questione è stata risolta affermando che questa concentrazione  “ anomala” dello stagno è una caratteristica geologica dei terreni clarensi.
Ciò risulta in contrasto con diversi dati analitici di terreni prelevati più in profondità (oltre il metro) dai quali risulta che il parametro stagno è abbondantemente sotto il limite di contaminazione di norma. Se fosse un problema geologico non dovremmo trovare differenze tra il terreno dello strato superficiale e quello a maggiore profondità.
Oltre al parametro Stagno, per due siti (scuola elementare Turla e terreno privato Goffi) sono stati rilevati forti superi della Soglia di Contaminazione di legge per i parametri Piombo, Rame e Zinco (componenti della lega di ottone). Per il terreno privato Goffi in aggiunta si è riscontrato il superamento di quasi 3 volte del limite di legge per quanto riguarda le Diossine.
Per questi due siti , visti i dati analitici, è sorto l’obbligo di legge di bonifica in capo al causante l’inquinamento: se il causante non si trova, il compito spetta al proprietario del terreno.
Trafilerie C. Gnutti
Per l’area verde della scuola elementare Turla non si è fatto neanche il tentativo di cercare la causa della contaminazione, oggettivamente difficile da dimostrare. Il Comune ha dovuto dunque procedere alla bonifica spendendo qualche centinaio di migliaia di euro e coprendo quasi tutto il verde con asfalto.
Per l’altro sito privato invece la Provincia di Brescia ha messo in atto un approfondito lavoro di correlazione con altri dati analitici e con i risultati di altre indagini ambientali con il quale è giunta alla conclusione, dopo ca. due anni e mezzo (nov.2007–luglio 2010), che il responsabile dell’inquinamento individuato in tale terreno privato è la società Trafilerie C. Gnutti S.p.A.
Con ordinanza del 13 luglio ha ingiunto quindi all’azienda di “ porre in essere ogni misura di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza atta ad impedire la propagazione della contaminazione” nonché “di presentare entro 30 giorni agli enti ARPA, Comune e Provincia il Piano di caratterizzazione…", vale a dire uno studio preliminare alla progettazione della bonifica vera e propria e alla messa in sicurezza permanente.
Il cammino dunque è ancora lungo.
La Ditta recaltrita, si dichiara non responsabile e pur tuttavia inoltra entro i termini prescritti il Piano di Caratterizzazione, salvo poi ricorrere al TAR contro l’ingiunzione delle Provincia come abbiamo appreso dalla stampa locale.
Quello che più sorprende ed indigna in questa vicenda è l’atteggiamento pilatesco della Giunta Mazzatorta che si limita a comunicare “...che la suddetta Amministrazione Comunale prende atto del procedimento che codesta Provincia intende avviare e che non formula alcuna osservazione né comunica ulteriori elementi…".

Chiari Polo Logistico
Prima, a più riprese, nega l’esistenza del problema (il Sindaco in una intervista ha definito la questione “baggianate”), poi davanti all’evidenza dei fatti, si gira dall’altra parte per non vedere, non collabora, si limita a prendere “stancamente” atto di quanto dice e fa la Provincia.
E’ gravissimo questo atteggiamento da parte di chi, nelle vesti di Sindaco, è responsabile primo della salute pubblica .
Davanti ai dati di quei 22 punti indagati, - pochi , troppo pochi, - bisognerebbe approfondire, ricercare, capire cosa sta succedendo, intensificare l’indagine, informare la popolazione (è un obbligo previsto dalla normativa europea e obbligatoriamente recepito dalla legislazione italiana), avere il quadro complessivo della situazione.
Niente di tutto questo.
Però in giro si dice che il terreno di Chiari, laddove necessita di essere asportato per lavori di urbanizzazione, non può essere portato via dai confini comunali e riutilizzato tal quale, perché considerato “rifiuto” per il suo livello di contaminazione (stagno?).
C’è da rimanere esterrefatti!

Federico Lorini

martedì 9 novembre 2010

A perenne memoria


Chiari - InfoPoint Stazione
L’altro giorno sono passato dalla stazione. Era un po’ che non ci andavo. Situazione migliorata, anche se non al meglio. Naturalmente il distaccamento della Polizia Locale chiuso e l’InfoPoint desolatamente deserto. Giuro che non mi è mai capitato di vedere dentro una persona. Eppure doveva rappresentare il nostro biglietto da visita,  l’ingresso multimediale alla nostra città. Tanti soldi spesi per il niente. Tra parentesi vi figurano ancora tre bei cartelloni sul Polo della Cultura. E’ mai possibile che con tutti i soldi che questa Amministrazione spende per cartellonistica pubblicitaria non abbia ancora pensato a sostituirli? Cos’è, mancano i progetti o quei cartelloni sono lasciati lì a perenne memoria del defunto Polo? Mi sembra un ulteriore esempio di sciatteria amministrativa.

lunedì 8 novembre 2010

Il Paese sta andando a puttane

Caravaggio - Giuditta e Oloferne
Il nostro Paese sta andando letteralmente a puttane.
I segni evidenti ci sono tutti.
Il dissesto idrogeologico, il deperimento dei beni culturali, lo scandalo dei rifiuti, l’inquinamento ambientale, le morti sul lavoro, la disoccupazione sempre più preoccupante.
Da quando però governa Berlusconi anche la credibilità del nostro Paese sta andando a puttane. Anzi le puttane sono assurte a vere e proprie protagoniste della nostra vita politica.
Considerate dagli uomini di potere come innocui passatempi da dimenticare dopo la “fruizione finale”, splendida tappezzeria per illuminare i loro festini, graziosi ninnoli da esporre nelle loro sfarzose residenze, confinate insomma in un ruolo subalterno e di contorno, oggi si prendono la rivincita emergendo dal buio in cui sono state cacciate con tutto il loro bagaglio di richieste, rancori e ricatti.
Ne avevamo avuto un anticipo al tempo della famosa telefonata fra Berlusconi ed Agostino Saccà. Silvio si preoccupava di tacitare le richieste petulanti di due veri talenti dello spettaculo: Elena Russo e Evelina Manna.
Poi arrivò Veronica Lario a dirci che suo marito era malato e che se la faceva con le minorenni. Letizia Noemi da Casoria era una di queste. Anche lei era  tutta vogliosa di lanciarsi nel mondo di Papi fatto di spettacolo e politica, tenuto conto che sia spettacolo che politica fanno ridere allo stesso modo.
Poi furono Barbara Montereale e Lucia Rossini a immeterci nelle segrete stanze di Palazzo Grazioli.
Oggi c’è Ruby, altra minorenne.
Quella però che ci ha permesso di penetrare nei recessi del Palazzo è stata Patrizia D’addario. Quando verrà scritta la storia di questo periodo, si dirà che il declino della stella di Berlusconi è iniziato proprio nel letto di Putin con la D’addario novella Giuditta.
Non si riesce perciò a capire l’atteggiamento dei simpatizzanti di Fini che hanno cacciato in malo modo la D’addario dalla loro convention. La bella Patrizia pare sia andata via mormorando fra le lacrime “irriconoscenti”.
E come darle torto. Se oggi Fini può permettersi il lusso di tenere sulla graticola Berlusconi, gran parte del merito va dato a Patrizia D’Addario. E’ lei che ci ha svelato che il re è nudo, è lei che ci ha portato le prove della sua vita dissipata e libertina, è lei che ha smontato l’impalcatura di ipocrito perbenismo che reggeva la figura del premier.
Certo, la presenza della D’Addario alla convention di Firenze le avrebbe dato la ribalta, togliendo un po’ di luce a Fini. Ma se io fossi in lui le manderei un mazzo di fiori, per scusarmi del trattamento ricevuto e per ringraziarla.

sabato 6 novembre 2010

4 novembre-Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate













Lasciamo perdere per una volta Mister B.  
Ma ricordiamoci che cosa rappresenta per l'Italia il 4 Novembre.
Festa nazionale
Festa delle Forze armate italiane, completamento dell'Unità d'Italia, alla vittoria della Prima guerra mondiale
Celebrazione all'Altare della Patria presso il Vittoriano di Roma, cerimonie in memoria dei caduti militari italiani nelle guerre
Data d'istituzione 1919
Chiamata anche Giornata delle Forze Armate e Festa dell'Unità

Il 4 Novembre, una data storica per l'Italia. Data in cui si completava, con la fine della Prima Guerra Mondiale, il ciclo delle campagne nazionali per l'Unità d'Italia. Un cammino lungo, durato settant'anni, dalla Prima Guerra d'Indipendenza in avanti.

Un percorso difficile, intrapreso da uno dei Regni preunitari e portato a termine con il concorso convinto della popolazione di tutte le regioni d'Italia, mosse dal desiderio di mettere sotto un'unica Bandiera le sorti della penisola.

venerdì 5 novembre 2010

4 novembre

Giannelli
dal Corriere della Sera
Già alcuni commentatori politici incominciavano a interrogarsi sul contenuto del fitto dialogo avvenuto ieri fra Berlusconi e Fini all’Altare della Patria.
Molti parlavano di riapertura del dialogo dopo mesi di tensioni, di riavvicinamento fra nemici giurati, di colloquio decisivo per le sorti del nostro Paese.
L’illusione è durata il tempo di un baleno.
Berlusconi non parlava dei destini dell’Italia e dei tanti suoi gravosi problemi. No, parlava semplicemente della sua “troietta” creduta “maggiorenne” e “incensurata, come gliela avevano descritta Lele Mora e Emilio Fede, persone come noto del tutto affidabili.
Gianfranco Fini ascoltava imbarazzato, annuendo distratto come in genere si fa con le persone anziane e un po’ rimbambite.
Nel frattempo il Milite ignoto, che pure ne ha viste tante, si rivoltava sconsolato nella tomba.

giovedì 4 novembre 2010

AUTOGOAAAL !!!!!!!!!

In un momento in cui la crisi morde a fondo, tantissimi cassaintegrati, tantissimi disoccupati, riforma delle pensioni che porta l'età di lavoro in pratica a 41 anni.

Quanto leggerete sotto , mi sembra un autentico autogoal (con papera del portiere) per la nostra classe politica.

 Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire ! :

> Presenti 525
> Votanti 520

> Astenuti 5

> Maggioranza 261

> Hanno votato sì 22

> Hanno votato no 498).

> Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

> Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.

> Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.

> Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.

> Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti acquisiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.

> Per maggiori informazioni ecco il link al sito di Borghesi con il discorso:

> http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=314&Itemid=35

> Non ne hanno datto notizia né radio, né giornali, né Tv OVVIAMENTE. Facciamola girare noi !!!


QUESTA TABELLA ,SOTTO RIPORTATA, UN'ALTRA PRESA PER I FONDELLI PER NOI POVERI CITTADINI ITALIANI