martedì 21 febbraio 2012

Carnevale ogni scherzo vale

Il signor Enio Moretti, negli ultimi tre anni deve aver vissuto un grave conflitto d’identità fra la sua carica di Presidente dell’AC Chiari e di Presidente della Comunità di Zona che gestisce il Servizio Idrico Integrato.
“Come faccio” deve aver pensato “in qualità di Presidente della Comunità di Zona a mandare all’altro me, Presidente della AC Chiari, una bolletta dell’acqua da pagare? Può uno essere nello stesso tempo fornitore e cliente del medesimo servizio?”.
Grave dilemma!
A dir la verità il poverino ha cercato di informarsi sul caso attraverso l’Ipad a suo tempo compratogli con i soldi dei cittadini di Chiari, ma sfortunatamente questi aggeggi elettronici non sono il suo forte  e poi, non ha certo tempo da dedicare a queste quisquilie burocratiche.  Egli infatti, oltre che  essere Presidente della Comunità di Zona  e  Presidente dell’AC Chiari (non più ora)  è anche Responsabile Unico della Staff del Sindaco.
Chiari - Enio Moretti
 Presidente Comunità di Zona 
Mandarsi una bolletta dell’acqua e poi correre in tutta fretta dall’altra parte a riceverla e pagarla è un lavoraccio della miseria!
Per tagliare la testa al toro, il Presidente Moretti (C.d.Z)  ha pensato bene di non mandare al Presidente Moretti (AC Chiari) la bolletta per il Servizio Idrico Integrato per un periodo di circa tre anni.
Oggi apprendiamo, da un articolo uscito su Chiari Week, che dopo le dimissioni di Moretti da Presidente dell'AC Chiari,  al nuovo presidente Ferrari, è stato chiesto di pagare, entro 5 giorni dalla ricezione della fattura,  l’ammontare di tutti gli arretrati del Servizio Idrico Integrato (€ 7.289, pari a un fiume di acqua), intimando in caso contrario la “attivazione della procedura di riscossione coattiva”.
Quando si dice essere inflessibili!
Ora i casi sono due:
o la Comunità di Zona non ha inviato le relative bollette per un periodo di tre anni,
o l’AC Chiari ha ricevuto regolarmente le bollette e non le ha pagate.
Escludiamo a priori il primo caso perché lo riteniamo del tutto illogico oltre che improbabile.  Resta il secondo caso.
La Comunità di Zona fattura regolarmente, ma l’AC Chiari non paga le bollette per un periodo di tre anni.
Chiari - Sede Comunità di Zona
Ci si chiede. Cosa ha fatto la Comunità di Zona dopo il mancato pagamento della prima bolletta? Ha mandato un primo sollecito, ne ha mandato un secondo e un terzo,  ha fatto così per tutte le bollette successive non pagate,  ha chiesto perentoriamente di pagare gli arretrati “entro 5 giorni dalla ricezione della fattura” minacciando di ricorrere in caso contrario alla “attivazione della procedura di riscossione coattiva”, l’ha realmente attivata?
Poiché la cosa è andata avanti per ben tre anni, c’è da escludere che un qualche procedimento coattivo sia stato seriamente posto in essere, né che sia stato interrotto il servizio per morosità.
Chi ha preso la decisione di non procedere in tal senso? E’ stato il Direttore del Servizio di sua sponte o c’è stata qualche indicazione o pressione del Presidente della Comunità di Zona, nonché Presidente dell’AC Chiari?
Tutte domande queste che richiederebbero una immediata risposta.
La questione oltre che grottesca (quasi uno scherzo di carnevale) appare grave e inquietante, perché evidenzia ancora una volta,  l’abitudine a piegare funzioni pubbliche a interessi meramente privati.
Si spera che gli Organi di controllo del Comune (anzi dei Comuni interessati alla Comunità di Zona), a incominciare dal Consiglio Comunale, facciano la loro parte e si arrivi presto all’accertamento della verità. Lo richiede la decenza.

venerdì 17 febbraio 2012

Polo del Produrre: fiduciarie e conflitti d'interesse

I nostri Pubblici Amministratori sembrano spinti, nel loro agire, da una pulsione psichica che in analisi è nota come “coazione a ripetere”. Insomma sembrano dominati da una forza interiore che li spinge a fare sempre le stesse cose, a commettere sempre gli stessi errori.
Chiari - Polo del Produrre
Dopo l’affair Polo della Cultura, in cui erano emersi cointeressenze di una società fiduciaria svizzera, ecco il Polo del Produrre. Anche qui fa la sua apparizione una società che arriva da lontano e che si nasconde dietro due fiduciarie.
Qui però i giochi sono un po’ più scoperti e bene ha fatto il settimanale Chiari Week a mettere in evidenza questo intreccio.
La società milaneseLe Mura Srl – che sembra aver comprato in un colpo solo tutta l’area del Polo del Produrre, ha come soci due fiduciarie: la Fiduciaria del Giglio Srl e la Penta Trust Fiduciaria Srl.  Il capitale sociale che è di appena 10.329,00 euro, è detenuto per il 75% dalla prima società per il 25% dalla seconda. La società nel 2006 si è trasferita da Prato in pieno centro a Milano in via Borromei 6, dalle parti dove Stefano Ricucci, quello dei "furbi del quartierino" possedeva un palazzo, poi andato all'asta.
Dell’Amministratore Unico, Danilo Pieri, le cronache raccontano che è stato “amministratore della Agbi (Acquisto Gestione Beni Immobili) e liquidatore dell’Immobiliare Montana, società controllata dal Gruppo finanziario Castelfalfi, proprietaria dello splendido omonimo borgo nel comune di Montaione, ceduto dal noto faccendiere milanese Virginio Battanta alla multinazionale tedesca Touristik Union International. Il Pieri e l’Agbi sono stati al centro di un procedimento penale per frode fiscale per oltre 10 milioni di euro, processo chiuso presso la Procura di Prato con una richiesta di patteggiamento a un anno di reclusione – pena sospesa e indultata" (leggi qui).
Di Virginio Battanta, noto alle cronache per essere un noto “immobiliarista milanese, legato ad ambienti socialisti, che era finito nell' inchiesta sulle tangenti per aver acquistato a prezzi particolarmente vantaggiosi case del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio all' epoca della presidenza Chiesa” sappiamo che era socio della società Le Mura Srl e che nel 2002 ha ceduto le sue quote, pari al 25% del capitale della società , alla Penta Trust Fiduciaria Srl. Ha smesso così di avere interesse nella società?  Naturalmente non lo sappiamo, perchè dietro le fiduciarie i soci sono occulti. Sappiamo però quanto afferma oggi Chiari Week, riguardo la presenza a Chiari dei signori Battanta, padre e figlio, sappiamo che Virginio Battanta oltre che essere Vice presidente del “Golf Club di Castel’Arquato, Presidente è suo figlio Fabrizio, è Presidente del Comitato Regionale della DC Lombardia di cui è Consigliere Nazionale il nostro Assessore al Bilancio e alle Politiche scolastiche, Gabriele Zotti (leggi qui) . Che poi Zotti sia socio di una nota società immobiliare locale, molto interessata al Polo del Produrre, non è cosa che possa essere passata sotto silenzio.
L'assessore Gabriele Zotti
Riguardo a Virginio Battanta e Danilo Pieri c’è da aggiungere quanto riportato sempre dalle cronache che li vede coinvolti in una tentata truffa ai danni dell’Unicredit di Firenze e in un procedimento penale aperto presso la Procura di Firenze (leggi qui).
Ultimo appunto. "A Virginio Battanta faceva riferimento la Mondialtoce, società che controllava la Borromeo ‘90. E proprio da quest’ultima, nel 1993, la Pontidafin (cioè la Lega) ha acquistato la sede di via Bellerio"(leggi qui).
Insomma ce n’è abbastanza per sollevare mille perplessità sull’operazione di acquisto in blocco, da parte della società Le Mura Srl, dell’area di 200 mila mq del Polo del Produrre e per la quale è appostata in bilancio il pagamento di una caparra di 196 mila euro. Perplessità che avrebbe anche un bambino, ma non i nostri Amministratori, non il nostro Assessore al Governo del Territorio Davide Piantoni che non più di due settimane fa era tutto contento per i 4,9 milioni di euro che sarebbero entrati nelle casse comunali per i soli standard di qualità, che si dichiarava soddisfatto per “il tutto esaurito” dell’operazione, per il “master plan” inviatogli dalla società Le Mura Srl, per la possibilità di ulteriori  insediamenti industriali. Ma almeno sapeva di cosa si stesse parlando?

martedì 14 febbraio 2012

Underground revolution

Ormai è diventata una consuetudine. A Chiari, quando c’è da costruire un insediamento industriale, lo si fa solo ed esclusivamente al di sotto del piano campagna. Forse è questo il significato di quella “rivoluzione sotterranea” suggerita dai nostri pubblici amministratori in un dossier pubblicato qualche tempo fa da Chiari Week.
Il tutto ha preso avvio con il super tecnologico Polo Logistico Logimea-Auchan, quello per intenderci che  avrebbe dovuto  assorbire, parole di Sindaco,  200-250 operai (come risulta verbalizzato in una riunione della Commissione Urbanistica). Si è scavata una trincea di oltre cento metri, allo scopo si diceva,  di contenere delle vasche antincendio. Peccato che le vasche o meglio i serbatoi antincendio fossero previsti da tutt’altra parte e che nella suddetta trincea venisse seppellita terra di coltivo.
"Salve, sono il sig. Wolf, risolvo problemi" (clicca qui) 
A quel punto, l’azienda che stava eseguendo i lavori, si è trovata in mezzo ai piedi una vera e propria montagna di ghiaia. Caspita, un bel problema! Che fare?  Come il signor Wolf di Pulp Fiction che risolve problemi, i nostri Amministratori sono intervenuti per togliere d’impiccio la povera azienda, deliberando prontamente e a posteriori una bella variante edilizia. La ghiaia è stata portata fuori dal sito, venduta con lauti guadagni e  tutti vissero felici e contenti.
L’operazione era riuscita così bene che si è pensato di replicarla a distanza di poco tempo. L’occasione è la BreBeMi. Nonostante gli sventramenti del territorio clarense dovuti al passaggio delle due grandi infrastrutture (BreBeMi e Tav), il Sindaco autorizza, senza battere ciglio,  la realizzazione di due grandi aree di servizio.
Chiari - BreBeMi e area di servizio a sud
Così oltre ai 123 ettari di buona campagna utilizzati per il sedime della BreBeMi, si aggiungono altri 200 mila mq per le aree di servizio. Con una particolarità però. Queste aree vengono realizzate a ben oltre 5 metri sotto il piano campagna, quando l’autostrada passa a un livello di  3-4 metri al di sopra. Una contraddizione per nulla comprensibile se non con il fatto che scavando a più di 5 metri si ricava una montagna di ghiaia. Buona ghiaia che messa sul mercato permette introiti milionari e senza neppure pagare la risibile tariffa relativa ai diritti di escavazione prevista dalla Regione Lombardia. Dove sono andati a finire quei soldi?  A precisa domanda, fatta in seno all’Osservatorio Grandi Infrastrutture, le risposte sono state alquanto vaghe.
Oggi apprendiamo che gli insediamenti industriali e artiginali che verranno realizzati all’interno del Polo del Produrre saranno leggermente interrati. Tre-quattro metri suggerisce qualche gola profonda. Ma si sa, quando si cominciano certi lavori e si fanno entrare in campo bulldozer mastodontici, non si può certo pretendere la precisione del chirurgo. Qualche metro in più ci scappa sempre. E se poi ci sarà della ghiaia da portare via, per esempio 1 milione di mc, valore approssimativo 10 milioni di euro, non sarà di certo un problema. Ormai i camion, dopo l’esperienza di via Sandella, conoscono già la strada.
Ci assilla però un rovello. Ma chi ci sarà dietro questa misteriosa società pronta a sbarcare in pompa magna a Chiari dalle terre di Milano per comprare in blocco 200 mila mq di terra? Mah! 
C’è da augurarsi che tutto avvenga con la massima trasparenza per evitare di ripetere errori già fatti in passato e che poi abbiamo pagato caramente.

domenica 12 febbraio 2012

La città prima di tutto

Ho accolto volentieri nel mio blog il contributo di Luca Gorlani, perchè anch’io penso sia venuta l’ora di iniziare a ragionare non tanto sulle prossime elezioni amministrative, quanto sulla nostra città. Secondo il mio punto di vista, quello che deve essere messo al centro di ogni ragionamento deve essere la città, intesa come comunità organizzata con i suoi problemi, i suoi bisogni, i suoi interessi.
Chiari - il centro storico
Qualsiasi riflessione però si voglia fare, non può non partire da una valutazione approfondita  delll’esperienza della Giunta Mazzatorta. Questo blog ha seguito passo passo e con voce critica, il dipanarsi di questa esperienza. Oggi però occorre un lavoro di analisi più approfondito che serva a leggere complessivamente questa vicenda.
Non è un lavoro che parte da zero. In questi anni, pur in mezzo a molte difficoltà, i partiti dell’opposizione presenti in Consiglio Comunale, hanno continuato a svolgere il loro lavoro di critica a quanto veniva fatto dall’Amministrazione, cercando di suggerire possibili alternative. Se la parola “politica” a Chiari ha ancora un senso, lo si deve in particolar modo all’attività svolta dai partiti dell’opposizione che hanno sollecitato con il loro impegno e magari non sempre riuscendoci, l’affermarsi di una cittadinanza attiva. Da questo punto di vista, la Giunta Mazzatorta, ha cercato in tutti i modi di ridurre gli spazi di democrazia, sia all’interno del Consiglio Comunale sia fuori. I luoghi deputati all’incontro sono ormai inaccessibili per i comuni mortali e sciagurate scelte amministrative hanno privato la città dei luoghi di discussione e intrattenimento.
Mi sembra pertanto del tutto incomprensibile pretendere dai partiti che meglio hanno rappresentato le istanze di partecipazione e democrazia nella nostra città, un abbassamento del “tono della loro identità politica”. Cos’è questo, il necessario  tributo da versare sull’altare dell’antipolica, tanto di moda in questo momento o un riposizionamento tattico per non dare all’avversario punti di riferimento?
Se i partiti hanno ancora una loro dignità, forse è giunto il momento che esprimano pienamente  quanto la nostra Costituzione stabilisce  all’art. 49:  tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere "con metodo democratico" a determinare la politica nazionale”.
Il Partito Democratico, pur con tutte le carenze di questo mondo, vuole avere l’ambizione, di concorrere con metodo democratico a determinare la politica, sia essa locale che nazionale. E poichè concorrere vuol dire correre insieme per raggiungere un obiettivo, va da sè  che il PD vuole partecipare assieme ad altri soggetti per determinare le scelte di politica nazionale e locale. E questi soggetti sono gli altri partiti facenti parte di una coalizione, sono soggetti non iscritti a partiti in grado di concorrere con il loro bagaglio di conoscenze alla composizione di un programma, sono le varie associazioni presenti sul territorio e disponibili a un dialogo aperto e franco.
Parlare di “cucinerie dei partiti” significa avere un concetto del tutto negativo della politica che mal si concilia con un impegno alto e disinteressato. Nel PD, specie in quello di Chiari, non esistono “cucinerie”, ma esistono persone che si confrontano liberamente sui problemi della città.
Aggiungo una considerazione del tutto personale. Secondo il mio punto di vista, il candidato sindaco del centrosinistra deve essere espresso dai partiti presenti in quest’area. Il motivo è semplice ed è la conseguenza del discorso  fatto sin qui. Questi partiti sono quelli che in questi anni hanno fatto politica, conoscono i problemi, sanno offrire soluzioni, hanno il  personale all’altezza della sfida.
Condivido pienamente la considerazione che non basta avere un buon candidato e un buon programma per vincere. Occorre che attorno ci sia la passione, il coinvolgimento di larghi strati della popolazione o come dice Luca Gorlani  “un moto popolare”.

manifestazione elettorale a Chiari

Quanto al “programma realmente alternativo” voglio aggiungere queste brevi considerazioni.  Appare del tutto evidente che la battaglia politica dei prossimi anni si giocherà per buona parte sulla grande questione dell’utilizzo del territorio. Il passaggio delle due grandi infrastrutture con tutti gli sventramenti connessi, possono rappresentare solo l’inizio di un processo di massiccia urbanizzazione del territorio. Se nel 2014 rivincerà una coalizione di centrodestra è certo che questo avverrà. Noi dobbiamo mettere in campo una proposta condivisa che cerchi di salvaguardare il territorio da ulteriori scempi. E’ il discorso che come PD stiamo portando avanti ormai da qualche anno. Non si tratta solo di “tecnicismi”, si tratta di proposte che sono perfettamente in antitesi che le proposte e le realizzazioni della Giunta Mazzatorta.

mercoledì 8 febbraio 2012

Per una svolta radicale

Ricevo e volentieri pubblico lo scritto inviatomi da Luca Gorlani.
E’ un ragionamento, peraltro già pubblicato su  Facebook, che apre al grande dibattito che presto sarà avviato in vista delle prossime elezioni amministrative del 2014. Molti sono i temi sollevati e molti gli spunti di approfondimento. Penso sia il caso di cominciare quella riflessione che deve vedere coinvolti nei prossimi mesi, partiti, forze sociali e società civile.

Che fare?
Le elezioni amministrative a Chiari si terranno nella primavera del 2014. Ai
più questa potrà sembrare come una non notizia. Per chi ha invece a cuore le
sorti della comunità clarense dovrebbe suonare come un campanello di sveglia!
Mi riferisco ovviamente a tutti coloro che pensano che l’attuale maggioranza
politica che governa la città debba divenire minoranza. Si dirà: i tempi sono
prematuri, come si fa a preconizzare un progetto vista la sdrucciolevole e
precaria condizione della politica locale e no? Penso più prosaicamente invece
che i tempi di tutto ciò siano non solo maturi, ma se si vuole realizzare un
progetto politico che abbia una qualche radice si sia già in ritardo. E si è in
ritardo rispetto a queste tematiche che a me paiono fondanti:
1. Non si da un progetto e un programma politico da anteporre al centro destra
all’interno di uno schieramento canonico di centro sinistra come quello
costituito nelle due ultime tornate amministrative. Le esperienze locali che si
sono espresse con chiarezza e anche radicalità di contenuti, abbassando il tono
dell’identità politica sono state premiate, ciò deve essere preso a modello.
2. Sarà una sconfitta costruire un programma politico, per quanto si voglia
bellissimo, intelligentissimo, colto e lungimirante se questo non è sostenuto
da un moto popolare più profondo e che va oltre le cucinerie dei partiti, delle
associazioni, dei cani sciolti che pesano.
3. Non si costruisce un progetto e un programma politico se non si esprime un
chiaro messaggio realmente alternativo al centro destra. Questo dovrà
realizzarsi in modo da essere articolato con chiarezza anche simbolica e non
fare il verso a quello leghista sulla sicurezza intesa come ordine pubblico. Ma
non deve essere un proclama amministrativo ma pienamente politico. Dire: “la
nostra politica è amministrare” è un grave errore che concede ad un tecnicismo
che svuota il termine politica della sua essenza.
4. Un programma e un progetto politico deve indicare una strada municipale per
affrontare la crisi attuale. Deve produrre risposte credibili riguardo al come,
al cosa e al come produrre in questo territorio non da qui a cinque anni, ma da
qui a dieci, vent’anni. E in particolare riguardo alle energie, alla qualità
dell’acqua, dell’agricoltura e della mobilità del comprensorio di Chiari.
5. Deve essere data credibile risposta a questi temi: Trafilerie Gnutti e suo
rapporto con la municipalità; la questione immigrazione: è necessaria una
diversa prospettiva di governo e relazione con questa realtà. Mettere al centro
il tema della ricostruzione della comunità clarense attraverso azioni
culturali, sociali e urbanistiche atte a ricomporre un territorio lacerato sia
in termini ambientali, ma ancor di più sotto quelli sociali e relazionali. Non
può, non deve essere la paura l’unico minimo comun denominatore partecipativo,
non può esserlo solo la merce comprata e scambiata. Quale chiara disposizione
urbanistica attorno alle ferite arrecate al territorio clarense dalle grandi
opere. Le politiche sociali e culturali intese nella prospettiva di una piena
partecipazione delle persone portatrici di risorse personali e non di
problemi.
6. Chiari ha bisogno di realizzare un progetto scolastico adeguato non solo ai
tempi attuali, ma di quelli a venire. Un progetto politico deve indirizzare i
suoi sforzi in maniera prioritaria su questo tema specifico.
7. Aprire al mondo giovanile favorendo la partecipazione politica. Ai giovani
dobbiamo guardare per fare in modo che siano testimoni attivi di questo
progetto che non si interrompa con questa tornata elettorale.
Una svolta radicale, uso questo termine non a sproposito, per realizzarlo
dovremmo avere la forza di partire sin da oggi a discuterlo con tutti quelli
che hanno la voglia e la determinazione di realizzare davvero un'altra
municipalità.

Luca Gorlani

lunedì 6 febbraio 2012

Derelitte

Come era stato chiesto da questo blog, il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Bertinotti Formenti ha avuto due incontri con le competenti Commissioni consiliari per discutere in merito alla ristrutturazione dello stabile delle Derelitte  e  alle relative politiche socio-assistenziali.
lo stabile delle Derelitte
Questo di per sè è stato un fatto positivo perchè ha portato all’attenzione del Consiglio Comunale, organo rappresentativo di tutta la cittadinanza, un problema di rilevante portata. Forse sarebbe stato meglio tenere questo incontro prima di rilasciare dichiarazioni  agli organi di stampa, ma sempre meglio che niente.
Rimangono alcune forti perplessità:
1) è stato affermato che l’ex “Conventino” non verrà venduto. Ottima notizia. Resta però da capire da dove sia uscita l’indiscrezione che sarebbe stato destinato “al mercato immobiliare, con soluzioni residenziali o direzionali”. La fonte giornalista di solito riporta dichiarazioni di prima mano assunte in ambienti molto vicini al sindaco e ai suoi collaboratori.  Se è stato scritto questo, sicuramente qualcuno quella frase la deve aver pronunciata e se l’ha pronunciata significa che ha allungato gli occhi sulla pregiata struttura. La notizia della “non vendita” è buona, ma i dubbi restano;
il cortile delle Derelitte
2) il Presidente della Fondazione ha spiegato che la riqualificazione dell’immobile era necessaria in quanto la struttura era ormai pericolante. Non facciamo fatica a crederlo visto che di questa ristrutturazione si parla da almeno 30 anni. E' bene recuperare all'uso della Comunità clarense un importante complesso edilizio di pregevole valenza storica e monumentale La copertura finanziaria dell’operazione è data dai proventi degli espropri  BreBeMi e TAV e  quindi non ci dovrebbe essere bisogno di ulteriori alienazioni di patrimonio. Bene.
Facciamo un inciso. Lo stabile delle Derelitte ha grosso modo una superficie utile pari a quella dell’ex Comune-Anagrafe-Carceri. Il costo preventivato per il suo recupero, pur aggiungendo un ragionevole incremento dovuto a  qualche imprevisto, è meno  della metà di di quello del Nuovo Museo della Città. A costo di essere noiosi, riaffermiamo che la ristrutturazione dell’ex Comune è costata una follia, anzi un treno di “ampolle di sangue”.
3) il Presidente Franzoglio è stato  abbastanza chiaro nell’esporre i dati riguardanti gli aspetti immobiliari dell’operazione, ma è stato molto vago sugli aspetti di politica socio-assistenziale. Le perplessità espresse nel mio precedente post rimangono tutte. Affermare di essere disponibili a valutare eventuali suggerimenti, non toglie dalla testa i dubbi che si sta portando avanti un’operazione, pur necessaria, senza aver bene in mente cosa fare una volta recuperato lo stabile;
4) a questo punto sarebbe utile sapere quale sia la posizione del Comune e in particolare dell’Assessorato alle Politiche sociali e servizi alla persona. Pur facendo salva l’autonomia gestionale del Consiglio della Fondazione, occorre  che l’Assessore faccia da tramite fra il Comune e la Fondazione (e le Fondazioni sarebbe meglio dire) per sviluppare assieme un piano integrato di politiche socio-assistenziali nei confronti di giovani, anziani e persone in difficoltà. Occorre vincere le tendenze a rinchiudersi nei propri cortili, a pensare che la Fondazione di cui si è amministratore pro-tempore, sia  il luogo da salvaguardare da ingerenze esterne. Questa sembra essere la volontà manifestata dalla Fondazione Bertinotti Formenti e si può auspicare che si perseveri in questa direzione. Le Fondazioni sono un patrimonio della città, beni che ci sono stati tramandati dai nostri padri, beni che devono servire a dare sostegno ai bisognosi, non fortilizi in cui rinchiudersi, non mezzi per fare affari.