giovedì 7 luglio 2011

Diritto di replica a pagamento

Del rapporto fra informazione e potere ci siamo occupati varie volte, mettendo in evidenza l’inclinazione degli uomini di potere di utilizzare i mezzi di comunicazione di massa per fini propri e la disponibilità di molti giornalisti di farsi utilizzare. Se non si ha schiena dritta e capacità di resistere alle sirene molto convincenti del potere, la stampa cessa di essere il mezzo attraverso cui la società civile controlla il potere stesso e diventa semplicemente un “porta voce”. Anzi, in molti casi il giornalista si trasforma in promotore di consenso. E più potente è il mezzo che utilizza, più forte è il potere di persuasione nei confronti di cittadini che non sempre hanno  mezzi adeguati di analisi e di critica della realtà.  
Siamo l’unico  paese  in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri è proprietario direttamente di tre televisioni nazionali e indirettamente delle altre tre, di numerosi giornali e riviste, di canali radio e di intrattenimento. Una singolare anomalia, inconcepibile in qualsiasi altra democrazia occidentale. Eppure questo fatto è visto da molti come naturale.
Purtroppo questa tesi è talmente diffusa, che anche in ambito locale è passata ormai la teoria che i mezzi di comunicazione di massa debbano essere a disposizione del potere. Con i soldi dei cittadini vengono comprate intere pagine di giornali per pubblicare quella che un po’ ipocritamente viene definita come “informazione istituzionale”. Si realizza così un duplice interesse: quello dell’amministrazione politica di avere una vetrina in cui esporre idee, progetti e realizzazioni, quello della testata giornalistica di avere una fonte di entrata certa.
Però, quello che apparentemente potrebbe essere motivo di orgoglio, col tempo rischia di diventare una trappola. Gradualmente si perde capacità di critica e la realtà non è più quella che i fatti raccontano, ma solo quella che la narrazione politica vuole fare emergere.
Arrivati a un certo punto non è neppure necessario che il politico intervenga direttamente. Il giornalista segue lo schema indicato con diligente disciplina.
Qualcosa di simile sta avvenendo a Chiari e i fatti emersi negli ultimi giorni, ci danno un esempio di cosa voglia significare la parola “commistione” (leggi qui).
Il fatto è assolutamente inaudito. Forse siamo l’unico posto al mondo in cui il “diritto di replica” è a pagamento.

venerdì 1 luglio 2011

Un coltello puntato alla gola

Era da un po’ di tempo che la notizia circolava. Il Comune ha ridotto il contributo alla Fondazione Morcelli Repossi da 26 mila a 16 euro. Insomma quei 26 mila euro che corrispondevano ai 50 milioni di lire dati dalla Giunta Facchetti, non solo non sono stati mai aumentati, ma addirittura oggi vengono decurtati.
Chiari - Nuovo Museo della Città
L’altra notizia, anch’essa a noi nota, è che il Vice Sindaco Seneci, con una lettera indirizzata alla Fondazione, propone di realizzare “un ciclo di mostre tematiche da tenersi presso il Museo della Città ...usufruendo della disponibilità dell’importante patrimonio in opere e documenti a disposizione della Fondazione”.  Così viene raggiunto il “duplice obiettivo di ampliare la conoscenza da parte della cittadinanza delle opere d’arte di proprietà dell’ente...e di permettere alla Fondazione, attraverso il finanziamento delle iniziative da parte del Comune, di disporre di un’ulteriore fonte di finanziamento per le proprie attività”.
Naturalmente la Presidente della Fondazione Ione Belotti ha accettato la proposta in quanto “il patrimonio della Fondazione appartiene a Chiari...e a noi interessa moltissimo mettere a disposizione dei clarensi le opere della Morcelli Repossi”.
Ripetiamo, eravamo a conoscenza di queste cose da un po’ di tempo e non siamo mai intervenuti per non creare imbarazzo a chi stava conducendo trattative riservate. Oggi però che la professoressa Belotti rende pubblica la questione con un’intervista al Giornale di Brescia, vogliamo esprimere chiaramente la nostra opinione.
Questa Giunta del fare sprechi, ha avuto sino ad oggi come linea di condotta quella di un uso a dir poco disinvolto del denaro pubblico. Non si tratta solo dei milioni impiegati per un Polo della Cultura mai nato o dei milioni spesi per progetti e consulenze che nulla hanno portato alla città, ma anche delle tantissime piccole somme utilizzate per feste, ricorrenze, cerimonie, celebrazioni, manifestazioni, inaugurazioni che molto spesso sono servite a  illustrare i nostri amministratori più che la città.  Tutti ci ricordiamo dei 117 mila euro spesi per la mostra elettorale “Futurismo anno 100 dal cielo” o dei 13 mila euro per lo spettacolo dei “Fichi d’India”, per parlare solo di quelli che vengono subito in mente.
Chiari - Fondazione Morcelli Repossi
Oggi invece i nostri Amministratori hanno imboccato la linea del rigore amministrativo e lesinano alla Fondazione Morcelli-Repossi, l’unica che a Chiari fa qualcosa di serio in campo culturale, quei quattro soldi finora dati.
Il vice Sindaco Seneci parla di un duplice obiettivo che così verrebbe raggiunto dalla Fondazione. A noi sembra che qui, se c’è un obiettivo che  viene raggiunto, è solo quello della Giunta Mazzatorta che non avendo uno straccio di politica culturale da spendere, si rivolge alla Fondazione Morcelli Repossi per avere un aiuto.  Un aiuto richiesto apparentemente con toni dimessi e disponibili, ma nella sostanza reclamato con l’arma del ricatto rappresentato dalla possibilità di revocare, in ogni momento, il pur piccolo contributo. Insomma una specie di coltello puntato alla gola.
Si badi bene che nel momento in cui nacque l’idea di realizzare il Nuovo Museo della Città, qualcuno ebbe a dire che a Chiari un museo c’era già ed era rappresentato appunto dalla Fondazione Morcelli-Repossi. Il Sindaco allora rispose piccato che si aveva intenzione di fare un “museo dinamico e non polveroso”, ammettendo indirettamente che la Fondazione fosse un museo statico e polveroso. Oggi, che ci si trova in brache di tela e in qualche modo bisogna giustificare il delirio di soldi spesi per riqualificare gli immobili dell’ex Comune, ci si rivolge a quella istituzione “statica e polverosa” per avere una mano.
In breve, si tolgono 10 mila euro alla Fondazione e la si costringe a realizzare parte delle proprie iniziative all’interno del Nuovo Museo della Città. Si tratta in sostanza di una politica ricattatoria, destinata a mettere in difficoltà l’antico ente. E infatti la professoressa Belotti, senza mezzi termini, dichiara  che mai come in questo periodo per noi è importante ricevere delle donazioni. Facciamo quindi appello a tutti i clarensi”.