venerdì 18 marzo 2016

Istituto Morcelliano - Fedele nei secoli

Fatemi capire, hanno trafficato tanto per inserire nello Statuto della Fondazione Istituto Morcelliano “l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale…promuovendo iniziative nel settore della formazione e istruzione dei minori e dei giovani”, al solo scopo di permettere a Mazzatorta di avere 5 milioni di euro per fare le scuole e ora ci vengono a dire che nella sede di viale Bonatelli andrebbe bene la Caserma dei Carabinieri?

La sede storica della Fondazione Istituto Morcelliano

Cosa faremo, una nuova modifica dello Statuto? Diremo che ci siamo sbagliati e che guardando bene le carte si evince chiaramente che l’assillo del grande prelato lungo tutto il corso della sua vita è stato quello di risolvere la questione della sicurezza dei giovani?
Diremo tutto questo senza correre il rischio di sentire una risata talmente fragorosa da seppellire sotto le macerie dell’antico istituto il povero geometra Mometti che senza il suo mentore non sa più a che santo votarsi per far quadrare il bilancio?
E che dire di quella perla dove si dice che il Morcelliano non si sente “moralmente” più in dovere di legare i propri standard qualitativi (leggi 2 milioni di euro da versare a richiesta all’Amministrazione Comunale per le scuole), avendo il Comune preso un’altra strada? 
“Moralmente”? Che senso ha questa parola nei rapporti economici fra due contraenti, quando a fronte di quell’impegno è stata firmata una convenzione e sottoscritta una fideiussione? In quale mondo vive il geometra Mometti, chi è il suo suggeritore?

La minoranza belante, sempre pronta a combattere battaglie di retroguardia, ha sposato con malcelato entusiasmo la proposta, senza neppure chiedersi se essa sia proponibile, fattibile, attuabile. Basta semplicemente dire che è una proposta che arriva dalla loro parte, che riguarda un cavallo di battaglia della Giunta Mazzatorta (mai realizzato però),  che è qualcosa che permette di dire, se rifiutata, che questa Amministrazione non ha alcuna intenzione di realizzare la Caserma. E questi sono gli amministratori del domani. Dio ci salvi!

Penso però che il Sindaco e la sua Giunta non possano stare in silenzio o tergiversare di fronte a queste provocazioni. Penso che una risposta decisa e puntuale al geometra Mometti e alla minoranza la debbano dare.  I patti li hanno voluti e firmati loro. Li rispettino!

giovedì 17 marzo 2016

E ti vengo a cercare

C’è una bella canzone di Franco Battiato che recita così:

E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici”.

Mi è venuta in mente a proposito della breve intervista rilasciata a Massimiliano Magli dall’ex Senatore ed ex Sindaco di Chiari, Avv. Sandro Mazzatorta. Una breve intervista, dicevo, rilasciata a un caro amico e confinata in dodicesima pagina fra un riquadro pubblicitario e l’altro de "Il Giornale di Chiari". 
L'ex Senatore e Sindaco di Chiari, Sandro Mazzatorta
Il giornalista Massimiliano Magli

Non inganni il poco risalto dato all’evento. Essa vale più di tutto il giornale. È come un distillato di veleno rivolto non più contro gli avversari di un tempo, ma contro gli amici di ieri, divenuti per le mutevoli traversie politiche, i feroci nemici di oggi.
Quello che non sopporta il professorino venuto da Verbania e assurto rapidissimamente agli alti scranni del Senato della Repubblica purtroppo non Padana, è di essere stato fatto fuori dalla corrente avversa dei Maroni e dei Salvini. Lui, sempre fedele al capo, al mai dimenticato Umberto Bossi che con un braccio e mezza voce vale dieci volte Salvini e Maroni messi insieme.
L’aneddoto che raccoglie Magli è di quelli che passano nei libri di storia, quando verrà il tempo di scrivere la Storia di questi anni bui.
Fabio Rizzi, Consigliere Regionale e braccio destro del Governatore, lui le amicizie le ha saputo scegliere bene. Quando era in Senato assieme al nostro Mazzatorta si fece prendere la mano dalla smania di scrivere un libro. Tutti i politici devono lasciare traccia del loro passaggio su questa terra e Fabio Rizzi non è stato da meno. 

L'ex Consigliere Regionale della Lega Nord Fabio Rizzi

L’argomento trattato non era granché originale. Tuttavia parlare di onestà in un Paese dove l’onestà bisogna cercarla con il lanternino, è un po’ una presa per i fondelli. Il titolo del tomo era quanto mai definitivo: “Game Over - Il default della politica”. 
Ora, questo libro sarebbe andato a finire nelle librerie degli amici (Mazzatorta ne ha ricevuto copia con tanto di dedica: “A Sandro con profonda stima! Mai mulà! Fabio”), o nella Biblioteca del Senato e nessuno ne avrebbe più parlato. Solo che Rizzi ha avuto la bella idea di farsi pizzicare con le mani nella marmellata e allora tanti saluti alle belle frasi di Kant sull’onestà e alla ramazze verdi usate per dire che bisognava rifondare il partito dopo gli scandali di Belsito, la laurea albanese del Trota e gli investimenti in Tanzania con tanto di diamanti. Rizzi fu uno di quelli che fece andare di più la ramazza, per cui oggi all’ex Senatore e Sindaco di Chiari, restio per natura a esprimere giudizi fino al terzo grado, tutto questo suona davvero surreale.

Renzo Bossi

E anche a me suona surreale e direi anche un tantino rivoltante. Non meno però della velenosa vendetta consumata da Mazzatorta tramite il suo giornalista di riferimento, sempre pronto alla marchetta quando il capo chiama.
Fra i due c’è un’affinità quasi elettiva e una totale condivisione politica. L’intervista si chiude con le parole profetiche di Mazzatorta che potrebbero tranquillamente essere pronunciate a voce alta anche dal nostro Magli: “Se non viene azzerata ed estirpata questa classe politica sarà impossibile pensare a un cambio di rotta”.
O bella! Sono le stesse parole che molti di noi hanno pensato quando governava l’allegro Berlusconi con il ruvido Bossi. Sappiamo tutti come è andata a finire e ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Purtroppo la malapianta non muore mai e sono ancora tutti lì pronti a riciclarsi.

sabato 12 marzo 2016

Rotta inevitabile

Quello che molti nel PD non riescono a capire è che questo partito non può essere la somma del PCI  con una parte della vecchia DC o viceversa. Il PD nelle intenzioni di chi lo ha ideato doveva essere altra cosa. Doveva essere un partito nuovo che uscisse dai recinti identitari dei due vecchi partiti per aprirsi alla società, cioè a quei ceti produttivi cresciuti nell'era di internet, a quell’elettorato di opinione che chiedeva di innovare modi e contenuti della politica. 


Per fare questo era necessario  l'avvento di una nuova classe dirigente, la vecchia era dichiaratamente incapace di comprendere i mutamenti che stavano avvenendo nella società ancorata com’era a vecchi schemi novecenteschi.
Matteo Renzi, dopo le deludenti stagioni di Veltroni, Franceschini, Bersani ed Epifani, ha incarnato questa esigenza. Ha portato all’interno del PD una ventata di novità, rompendo schemi e liturgie che avevano fatto il loro tempo. Una rivoluzione che solo un leader giovane poteva fare e non per nulla la sua prima parola d’ordine è stata “rottamare”. Rottamare, ovverosia liquidare una classe dirigente vecchia e perdente, ma anche una politica vetusta.


Naturalmente tutto questo è stato mal digerito e le rivolte dei vari D’Alema, Bersani, Bassolino, sono gli ultimi sussulti di una classe politica che non riesce a capire che il momento di farsi da parte era ieri. Insistere in una cocciuta  difesa delle  retrovie serve solo a rendere la rotta ancora più dolorosa.

sabato 5 marzo 2016

Riesumiamo le ronde!

Qualcuno nei giorni scorsi ha affermato che la precedente Amministrazione capeggiata dal Senatore Sindaco Sandro Mazzatorta, ha messo in campo ingenti risorse e mezzi per arginare la microcriminalità e la delinquenza sul territorio. Vero, sono stati messi in campo molte risorse e molti mezzi, ma nessuno però ci spiega con quali risultati. 
Nessuno per esempio ci spiega quali siano stati i risultati ottenuti con il famoso Airpol, l’aereo poliziotto inaugurato in pompa magna il 3 ottobre 2010 alla presenza dell’ex Prefetto di Brescia Brassesco Pace ed eminenti rappresentanti della Lega Nord fra cui la sedicente psicologa Monica Rizzi.


Il velivolo, costato la bella cifra di 360 mila euro, è stato portato in giro  da una fiera aeronautica all’altra come la madonna pellegrina, ma di risultati nisba. A meno che non si vogliano spacciare per risultati il piccolo orto di marijuana (e in questo caso il termine spacciare è quello giusto) o il mucchietto di materiali inerti scoperti nei primi giorni di volo magari dietro soffiata di qualche volante.
E che dire del distaccamento della Polizia Locale? Secondo le profetiche parole del nostro ex sindaco, avrebbe dovuto fare della stazione un salotto. Peccato che nello spazio di due anni il salotto si sia trasformato in una latrina a cielo aperto dove, se mi permettete, è abbastanza complicato prendere un caffè o un aperitivo aspettando il treno.

Le Ronde poi sono state un successo planetario. Erano così efficienti che si è deciso per carità di patria di assegnarle a servizi mortuari: montaggio gazebo della Lega prima, accompagnamento salme al cimitero dopo. Oggi qualcuno le vuole riesumare, ma non so se sia già trascorso il tempo previsto dal regolamento cimiteriale. 

Per la nuova Caserma dei Carabinieri di soldi per fortuna ne sono stati spesi pochi, ma di chiacchiere in otto anni ne sono state fatte tantissime. Se avessimo dovuto pagarle (le chiacchiere intendo) avrebbero mandato in fallimento il Comune.

giovedì 3 marzo 2016

Diritto alla sicurezza

Il diritto alla sicurezza è un diritto sacrosanto del cittadino. I tanti furti in appartamento commessi in questo periodo, a Chiari come altrove, devono essere considerati un fatto grave perché creano ansia e preoccupazione. 
Le persone devono sentirsi sicure in casa propria, è un loro “diritto”. Se questo non avviene, si infrange uno dei patti fondamentali stipulati fra Stato e cittadino nelle società moderne: il singolo individuo rinuncia a farsi giustizia da sé in cambio di una protezione da parte dello Stato.
La civiltà ebbe inizio, come ci ricorda il poeta, quando le “umane belve” incominciarono a stabilire fra loro dei patti, iniziarono a darsi degli ordinamenti  compendiati nelle felici parole  “nozze, tribunali ed are”. Al di fuori di questi ordinamenti che nel contesto moderno potremmo sintetizzare con il termine di “legge”, esiste solo l’arbitrio e la barbarie. Un motivo questo per cui viene punito chi si fa giustizia da sé senza che vi sia una legittima difesa.
Io non mi sognerei mai di guardare dall’alto in basso chi ha subito un furto o chi in buona fede si preoccupa di questo fenomeno e chiede più sicurezza con un più efficace intervento delle Forze dell’Ordine.

Cosa diversa sono le polemiche pretestuose portate avanti da chi, per meschino interesse di partito, alimenta paure e divisioni. Il Sindaco non è uno sceriffo e i suoi poteri in materia sono abbastanza limitati, per cui, continuare ad alimentare contrasti serve solo a soddisfare la pancia dei propri tifosi, ma non sposta di un millimetro la questione.
Quelli che oggi a Chiari si affannano a pubblicare tonnellate di post su Facebook per convincerci che l’ondata di furti che stanno avvenendo nella nostra città è frutto del lassismo e della disattenzione dell’attuale Amministrazione, evidentemente hanno memoria corta. Se al tempo in cui governavano loro le cose andavano meglio non si capisce perché si siano dati un gran daffare a concretizzare  provvedimenti che avrebbero dovuto servire da contrasto alla criminalità: Airpol, Patto locale sulla Sicurezza Urbana, distaccamento della Polizia Locale, Ronde ecc. . 
I risultati di queste scelte sono stati pessimi, segno che non bastano provvedimenti di facciata e dichiarazioni rilasciate a giornali compiacenti per risolvere il problema.

Facce di bronzo

L'ho scritto e riscritto decine di volte. La famosa “valorizzazione” dei patrimoni delle Fondazioni di Chiari non poteva che portare al loro fallimento. Il motivo è del tutto evidente: in questi anni i cosiddetti “uomini del fare disastri” si sono concentrati in modo quasi esclusivo sulla movimentazione degli “sterminati patrimoni” con l’unico risultato di aver generato lucrosi affari per una casta famelica di immobiliaristi, mentre le persone in difficoltà, ovvero i giovani, gli anziani e le famiglie bisognose di sostegno, non hanno partecipato al banchetto e sono rimaste sotto la tavola a raccogliere le briciole.


Oggi le Fondazioni non solo non hanno un soldo per attuare le finalità statutarie, ma non hanno neppure i denari per pagare i debiti contratti verso le banche e perfino il pagamento delle bollette diventa un problema.  Eppure, coloro che sono stati gli artefici di questo immane disastro continuano a protestare la loro innocenza e gridare che la colpa di tutto va fatta ricadere nella “volontà persecutoria della maggioranza nei confronti delle Fondazioni”. Mi verrebbe la voglia di usare un’espressione molto volgare, per decenza mi limito a dire che queste sono persone senza vergogna.