mercoledì 17 agosto 2011

Vamos a la playa

Una famosa canzone dei Righeira diceva “Vamos a la playa, la bomba estalló”, “Andiamo in spiaggia, la bomba è esplosa”. Anche quest’anno la “bomba” è esplosa, ma sotto forma di una manovra “lacrime e sangue” e i cittadini italiani di andare in spiaggia non ne hanno poi tanta voglia.
Di colpo, dopo anni trascorsi nella convinzione che saremmo diventati tutti più ricchi, più belli e più intelligenti, ci ritroviano improvvisamente nella m...a  e il futuro ci appare fosco per non dire nero.
Eppure non è passato molto tempo da quando un pimpante Berlusconi dallo studio di Porta a Porta firmava davanti a un  servizievole Vespa  il famoso contratto con gli italiani: drastica riduzione  fiscale, forte riduzione dei reati, innalzamento delle pensioni minime, creazione 1 milione e mezzo di posti di lavoro, piano decennale Grandi Opere. Effetti speciali di un grande illusionista.
Ora, non solo questi obiettivi non sono stati raggiunti, ma come Paese stiamo velocemente rotolando verso sud. Eppure Berlusconi ci aveva promesso che se almeno 4 dei 5 obiettivi non fossero stati raggiunti, non si sarebbe più presentato alle elezioni politiche.
Parole scolpite nella pietra. Non solo si è presentato, ma resta attaccato alla “cadrega” con le unghie e con i denti.

E Bossi? Che fa Bossi fra un rutto, un dito medio e un vaff.....lo?
Presenta al Governo un ultimatum dal titolo perentorio “Fatti in tempi certi”:
Entro 2 settimane riforma costituzionale per dimezzamento numero parlamentari e Senato federale; entro 30 giorni ulteriori forme di autonomia alle Regioni,  riduzione della bolletta energetica, riforma del patto di stabilità per Comuni e Province, taglio dei costi della politica, finanziamento del trasporto pubblico locale; entro 60 giorni definizione dei costi standard da applicarsi alle amministrazioni dello Stato; entro l'estate 2011  riforma fiscale e sua approvazione definitiva in Parlamento entro l’anno.
"O lo si realizza entro la fine dell'anno, oppure puntini, puntini" avverte quell’elegantone del Ministro Calderoli. Solo che si è dimenticato di spiegare cosa mai siano quei puntini, puntini, per cui siamo a fine estate e quell’ultimatum ormai vola nel vento.
Oggi, di fronte all’imperversare della crisi, il Governo è stato chiamato in tutta fretta ad approvare due indigeste manovre economiche. Peccato che a tenere in piedi la baracca siano chiamati ancora una volta i ceti medi, gli statali e gli Enti locali. La scure della manovra si abbatte pesantemente (18 miliardi) sugli enti locali e fa dire a Formigoni che il Federalismo è già morto ancora prima di nascere.  Ma diminuire le entrate a Regioni e Comuni non vuol dire solo ribaltare su altri soggetti scelte che non si ha il coraggio di fare, vuol dire soprattutto ridurre i servizi resi ai cittadini, specie quelli più in difficoltà. Quindi ti saluto i proclami di Bossi sul  “salviamo prima i poveracci” e poi agli enti locali ci penseremo.

A Chiari però, nonostante la crisi, sta per arrivare una benefica “pioggia di fondi pubblici” che renderà prospera e felice la nostra cittadina. Non pensiate che siano soldi che calano dal cielo “gratis et amore dei”!  No, sono quattrini che quella volpe del nostro Sindaco è riuscito a “captare” grazie all’esperienza maturata come Senatore. Il famoso “valore aggiunto”. D’accordo, 4 milioni arrivano dalla BreBeMi (ente privato, non pubblico), in cambio di una cava di 1 milione e 200 mc di ghiaia del valore molto approssimativo di 15 milioni di euro. Certo rimediamo uno sbrego del nostro territorio di oltre 200 mila mq, tonnellate di cemento gettate lungo la nostra campagna, cascine sbriciolate, viabilità stravolta, ma vuoi mettere la soddisfazione di poter fare il pieno appena entrati in autostrada?  Vamos a la playa, va là, todos con sombrero!







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sabato 13 agosto 2011

La mazzata

E a pagare sono sempre i soliti

Prime pagine quotidiani del 13.08.2011


 

mercoledì 10 agosto 2011

I labirinti delle nostre paure

preghiera
Se si crede, Dio è dappertutto, nelle strade affollate come nel deserto. I suoi templi però rappresentano per l’uomo, a tutte le latitudini, i luoghi santi per eccellenza. Sinagoghe, chiese, moschee, templi,  sono stati e sono i luoghi dove generazioni e generazioni di uomini e donne hanno rinnovato il patto con il loro dio, si chiamasse egli semplicemente Dio o Yahweh o Allah o Brahman o Atèa. Dio ha molti nomi, come molte sono le lingue che si parlano nel mondo, come molte sono le civiltà. E ovunque c’è un tempio lì ci sarà un essere umano che solleverà la sua preghiera per glorificare il suo dio, per implorare protezione e pietà.
L’uomo, da quando è diventato un essere senziente, ha sentito forte il desiderio di appellarsi a un essere supremo, che lo proteggesse da una natura brutale e lo elevasse dalla sua condizione ferina. Bisogno ancestrale quindi, radicato nel profondo dell’essere, incancellabile. Col tempo e  visti i tanti casi della storia in cui questo bisogno è stato disconosciuto e negato, esso ha assunto il ruolo di diritto inalienabile. A nessuno può essere negato questo diritto, perchè esso è uno dei  diritti fondamentali riconosciuti all’uomo dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani”: Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, in pubblico o in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”. Enunciazione ripresa pari pari dalla nostra Costituzione che all’art. 19 recita “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.
labirinto mentale
Cos’è allora questo strepitare scomposto di politici nostrani di fronte alle richieste di fondare moschee? Perchè si mobilitano comitati, capipopolo, delegazioni? (leggi qui) Cos’è che mette paura nella parola moschea?  Noi le chiamiamo chiese, loro le chiamano moschee e allora? E se invece della moschea fosse una sinagoga o un tempio induista, buddista, taoista o mormone, faremmo una battaglia per ogni richiesta, sull’assunto che l’unica religione ammessa nel nostro paese debba essere la religione cristiana, cattolica, romana?
Qualche tempo fa mi trovavo ad Aleppo all’ingresso della grande moschea vicino la Cittadella. I bambini giocavano a rincorrersi come fanno i nostri figli o i nostri nipoti davanti alle nostre chiese. Mi sono ricordato di certi mesi di maggio da noi.  Dentro la moschea la gente pregava il loro dio con compostezza, come si fa nelle nostre chiese. 
Cos’è che mette paura? Forse abbiamo bisogno di aprire la mente. Evitare  di lasciarci intrappolare dai pensieri malati di coloro che vogliono imprigionarci nei labirinti delle nostre paure. La paura dell’altro, del diverso, dello straniero. Sono pensieri malati che attecchiscono facilmente perchè fanno appello al grumo nero che è dentro ognuno di noi. Evitiamo di farci intrappolare. Questi individui, qui come altrove, brandiscono simboli religiosi come fossero clave, costruiscono le loro fortune politiche facendo appello alle nostre paure. Il mondo non sarà un bel posto dove vivere se questa gente l’avrà vinta.