martedì 29 marzo 2011

Don Alberto in campo

In merito alla lunga intervista rilasciata da don Alberto Boscaglia alla giornalista di ChiariNewsletter Rosanna Agostini, mi permetto di esprimere ulteriori valutazioni.
don Alberto Boscaglia

1) “Come presidente della Fondazione Istituto Morcelliano” dice la giornalista “è desiderio di don Alberto di rilasciare questa intervista. Ora, se al momento dell’intervista don Alberto non è più presidente della Fondazione e non fa parte del suo Consiglio d’Amministrazione, a che titolo egli dice “questo ci pare il momento opportuno di intervenire” (ci pare a chi, al CdA ? Egli rappresenta il CdA,  pur non facendone parte? E’ stato per caso nominato suo portavoce?). Sarebbe utile un chiarimento visto che per tutta l’intervista parla come se fosse nel pieno delle sue prerogative.

Rosanna Agostini e don Alberto Boscaglia
2) Quanto alla data di validità del CdA (2004 o 2007) la Asl esprime un parere e afferma che la validità è quella del 2004, data di nomina dei due consiglieri (Ramera e Turotti). E’ un parere. Ramera non è d’accordo in quanto dice che senza il terzo consigliere il CdA non era in grado di agire, quindi non aveva vigenza. A questo proposito forse varrebbe la pena di fare riferimento all’art. 2385 secondo comma del Codice Civile che recita “La cessazione degli amministratori per scadenza del termine ha effetto dal momento in cui il Consiglio di Amministrazione è stato ricostituito. Ricostituito può anche voler dire essere nella pienezza delle sue funzioni. La Asl ha espresso un parere, Ramera ha fatto ricorso. Se ha ragione o meno lo deciderà il Tribunale.  Ricorrere è nel suo diritto e non per questo si può dire che non sta facendo il bene della Fondazione. Anche perchè don Alberto sa benissimo che Ramera è contrario alla divisione del patrimonio dell’Ente e sta portando avanti la sua battaglia alla luce del sole. Quindi io starei molto attento ad assumere decisioni prima che questa importante questione venga chiarita. Se il Tribunale dovesse dare ragione a Ramera, egli dovrà essere reintegrato nella carica, verranno a cadere tutte le decisioni e le ratifiche assunte dal nuovo CdA, col rischio che don Alberto potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente delle decisioni assunte impropriamente e con lui il CdA.  Non v’è chi non veda in questo delle ricadute pesanti, visto che sono in essere importanti affidamenti garantiti da fidejussioni della Fondazione.
l'intervista a don Boscaglia
3) La nomina del Presidente effettuata nel 2007 a parere dell’Asl risulta “illegittima per la mancanza dei requisiti previsti dallo Statuto (residenza a Chiari da almeno 10 anni) e pertanto si invita don Alberto a rassegnare le proprie dimissioni. Sequenzialmente si invitano gli altri due Consiglieri a nominare congiuntamente un nuovo Consigliere al fine di perfezionare il Collegio. Poichè la nomina del suddetto Presidente è illegittima “ab origine”, si invita inoltre il nuovo Consiglio a ratificare tutti gli atti assunti dal 2007 ad oggi che allo stato attuale devono considerarsi sottoscritti a titolo personale dal Presidente”. Quello che don Alberto aggiunge dopo e cioè che “quello che è stato fatto dalla Fondazione non va per nulla smentito ed è assolutamente positivo...” è solo una sua arbitraria valutazione. L’Asl non esprime una valutazione di merito sull’operato della Fondazione, dice solo che gli atti posti in essere non sono validi in quanto votati da un CdA il cui Presidente è illegittimo e pertanto vanno ratificati. Il Consiglio, in linea di principio, avrebbe potuto non ratificare un bel niente e a quel punto ci sarebbe una responsabilità personale del Presidente.
don Alberto Boscaglia intervistato da
Rosanna Agostini
4) Don Alberto contesta l’opinione che la modifica dello Statuto sia fatta di comune accordo fra Parrocchia e Comune per fare metà e metà del patrimonio della Fondazione. “La situazione” dice “è un po’ più complessa”. Forse sarebbe il caso chiarisse le idee al Sindaco con cui dimostra di mantenere continuative frequentazioni.  Nel Consiglio Comunale del 12 luglio 2010 ebbe a dire “Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire metà di qua e metà di là”. La cosa sarà pure più complessa, ma da parte del Comune e di questo Sindaco le intenzioni sono chiarissime: “Metà di qua e metà di là”.
5)  Per spiegare la donazione modale don Alberto fa il parallelo con i donatori di sangue o di organi. Donare è bello, “l’importante è non compromettere la salute del donatore”. Ora, lui ha mai visto una persona donare la metà del suo corpo e rimanere ancora in vita? Donare metà del suo sangue e non collassare mortalmente? Ebbene, la donazione modale configurata da don Alberto e dal Sindaco sulla Fondazione avrebbero lo stesso effetto.
Ci fermiamo qui per non essere troppo lunghi, ma certamente non rinunceremo a dire la nostra su cosa significhi per il Comune perdere il proprio rappresentante in seno alla Fondazione, che impatto avrà sul territorio di Chiari la realizzazione di un campo da golf, ma anche costruzioni di lusso e una cava, sul perchè si continua a parlare di mega progetti , ma nulla si dice sulle politiche sociali rivolte ai giovani che sono la principale cosa che dovrebbe interessare un Sindaco e un prete. Alla prossima.


Per leggere tutti i post pubblicati sull'argomento (leggi qui)

Morcelliana: intervista al don

Rosanna Agostini intervista don Alberto Boscaglia

Ho visto con attenzione l’intervista rilasciata da don Alberto Boscaglia a Rosanna Agostini sulla  Fondazione Istituto Morcelliano.
In premessa voglio dire che il don è presentato dalla giornalista ancora come Presidente della Fondazione, ma nel corso dell’intervista si capisce che egli presidente non lo è più in quanto è stato “costretto” a dimettersi  a seguito del parere espresso dall’Asl.  A seguito delle sue dimissioni è stato nominato un nuovo Consiglio d’Amministrazione e presidente è stata eletta la signora Nadia Turotti.
Si può capire “il desiderio” di rilasciare  un’intervista a commento di una gestione durata circa tre anni,  ma a noi questo colloquio non è parso affatto un rendiconto da parte di chi si prepara a uscire definitivamente dalla scena, ma la ricapitolazione puntigliosa fatta da un personaggio che si ritiene ancora in grado di influire sui destini dell’Ente. E’ facile prevedere  che don Boscaglia, tolto di mezzo l’impedimento statuale della residenza decennale, tornerà ancora a guidare l’istituto, al fine di portare a compimento quei  progetti da lui stesso messi in campo. Poichè i tempi burocratici per l’approvazione di un nuovo Statuto possono essere imprevedibili, c’è da scommettere che per i prossimi mesi avremo un “ghost president”, che suggerirà dalle retrovie le cose da fare.
Sul contenuto dell’intervista vorremmo  fare qualche riflessione.
Don Alberto è stato molto puntiglioso nel precisare che le tavole fondative dell’Istituto prevedessero, seppure nei modi adatti al tempo, l’istruzione come una delle finalità dell’ente, ma non cita un passo dove sta scritto che per raggiungere questo scopo l’ente possa cedere parte del proprio patrimonio, seppure con la formula della donazione modale. Su questo punto, che è il punto cruciale di tutta la questione egli ha glissato.


l'intervista a don Alberto Boscaglia
Il patrimonio della Fondazione non è cosa di cui si possa disporre. Non può farlo il Prevosto, non può farlo il Sindaco, non può farlo tanto meno lui. Ammesso e non concesso venga reintegrato nel ruolo, sarà lì per permettere all’ente di raggiungere i fini previsti dallo statuto attraverso le rendite date dal patrimonio. L’art. 4 dell'attuale statuto, ripreso pari pari nella bozza del nuovo, è preciso al riguardo. Modificarlo, per adattarlo alle pretese di questa Amministrazione Comunale, costituirebbe, come già detto in passato, una torsione dell’impianto normativo che regola la Fondazione sin dalle sue origini.
La stessa giornalista pone la domanda decisiva “non sarebbe una soluzione più logica mantenere la proprietà di quanto viene realizzato, prodotto o costruito, ricevendo un’affitto?” La risposta a questa domanda del tutto logica è debole ed evasiva  Sì, però. Se lo faccio con la Croce Bianca c’è un affitto. D’accordo. Ma supponiamo una scuola. La fondazione la costruisce e cosa fa, chiede un affitto al Comune? Bene. Occorre 1) capire bene come separare manutenzione ordinaria e straordinaria 2) chiedo l’affitto al Comune? Va bene, vuol dire che il Comune chiede i soldi ai cittadini 3) non mi pare che l’edilizia scolastica nel tempo risparmi su manutenzioni e logorio...ed è giusto che di questo se ne possa far carico un’Amministrazione.” Come si vede risposte assolutamente poco convincenti.
L’intervista è molto lunga e  richiederebbe non uno ma dieci articoli di commento. Vediamo se questo post riesce ad animare la discussione su una questione che  è destinata a essere decisiva non solo per il futuro dell’Ente, ma anche per il futuro della nostra città.
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Per vedere l'intervista a don Boscaglia
http://94.91.89.183/comune/puntonew.asp?id=IntervistDonAlbertoBoscaglia

mercoledì 23 marzo 2011

La dolce Euchessina

Per noi italiani normali, il nostro inno è un canto che ci riempie di gioia e di giusto orgoglio: l’orgoglio di appartenere a un grande Paese.
Per quelli della Lega no. A sentire le prime note dellinno di Mameli sono presi da una rara forma di letargia per vincere la quale sono costretti a correre di filato al bar a farsi una pera di caffè ristretto.
Per quelli del  Pdl  invece il nostro inno è come una purga che presa in modiche dosi non ha fatto mai male a nessuno. Insomma, come la dolce Euchessina, che la prendi ... e poi stai subito meglio.

lunedì 21 marzo 2011

La guerra è orrenda. I dittatori pure

Muammar Gheddafi
La guerra è orrenda. La guerra fa danni, crea sofferenze, dilania i paesi. I dittatori pure.
Anzi si può dire che molto spesso le guerre sono generate dalla necessità di abbattere dittatori sanguinari che invece di dare prosperità al proprio paese lo governano con pugno di ferro, utilizzando tutte le atrocità che la mente umana può concepire per mantenere il proprio potere. Lo fanno contro gli oppositori, o presunti tali, lo fanno contro il loro stesso popolo. (leggi tutto)

venerdì 18 marzo 2011

La fascia rapita

Fascia da Sindaco
Potrebbe essere questo il titolo di un poema tragicomico sull’esempio di quello scritto da Alessandro Tassoni circa quattro secoli fa.

La fascia in questione è quella tricolore del Sindaco. Fascia che alla Festa dell’Unità d’Italia a Chiari, è stata negata. E non è che il Vicesindaco Seneci non l’abbia cercata con impegno, ma quella fascia, ieri, era introvabile. Perfino il mite Franco Begni è rimasto contrariato “il Vicesindaco Luca Seneci mi ha detto che sarebbe andato a prenderla. L’abbiamo aspettato una decina di minuti sotto la pioggia, ma poi è ritornato fra noi senza la fascia”. Il pacato Begni si dichiara dispiaciuto “in nessun paese è andata così” (dal Giornale di Brescia 18/3/2011) .

Franco Begni
E dire che il cavalier Franco Begni aveva mandato un fax in Comune per chiedere in maniera del tutto pacata e mite il permesso di organizzare “un piccolo corteo con alzabandiera che non ledesse Sindaco e Amministrazione”. Ora noi, che pacati e miti non siamo, non riusciamo proprio a capire come un corteo , magari con la banda musicale e il gonfalone del Comune e delle varie associazioni di Chiari, potesse ledere in alcun modo il Sindaco e l’Amministrazione. L’autorizzazione al corteo era stata chiesta per corrispondere a un sentimento della stragrande maggioranza del popolo italiano, inteso a festeggiare la giornata dell’Unità d’Italia.

l'Assessore
Roberto Campodonico
Naturalmente il Sindaco, Senatore e Cavaliere della Repubblica Italiana, ha pensato che rispondere personalmente a Franco Begni fosse un impegno non confacente alle sue responsabilità, per cui ha delegato il fido Assessore allo Sport Roberto Campodonico, forse perchè convinto che la ricorrenza andasse inserita, come la festa delle Quadre o il campionato di bocce, fra le competenze di questo assessorato. Sta di fatto che l’assessore ha fatto fronte all’impegno da par suo. Lasciata per un momento la postazione del palazzetto dello sport, dove ha istituito un servizio permanente di piantonamento per evitare che gli risoffino sotto il naso altri pannelli solari privi di copertura assicurativa, ha convocato in Comune il paziente Begni per comunicargli che a Chiari di cortei non se ne organizzano. Al massimo, e solo perchè in Comune sono buoni e magnanimi, acconsentivano a un “piccolo” alzabandiera.

Assessore Gabriele Zotti
Vicesindaco Luca Seneci
Il resto è cronaca di ieri. La “festa” si svolge in un’atmosferra surreale. I rappresentanti delle Associazioni d’Arma raggiungono Piazza Martiri della Libertà in ordine sparso, come Carbonari, mentre un cielo livido sembra minacciare pioggia. Niente banda, niente tromba, neppure un piffero. Della maggioranza che amministra la nostra città si vedono solo il già citato Seneci, che continua a chiedersi come mai non sia riuscito a “recuperare” la fascia di sindaco e il sempre lieto Assessore Gabriele Zotti noto come “l’uomo che sussurra ai Cavalli”. Per il resto niente. Non c’era l’Assessore Campodonico, come detto di piantone al Palazzetto a rileggersi le clausole vessatorie della polizza assicurativa, non c’era l’Assessore Piantoni di vedetta al Polo Logistico per controllare che non si cavi una badilata in più di ghiaia, non c’era neppure l’Assessore Zerbini, in missione a Roncello-Busnago dove sembra abbiano risolto il problema del mercato trasferendolo definitivamente a Cavenago. Non c’era l’Assesore alle Politiche sociali Annamaria Boifava, rinchiusa per ordine del Sindaco e sino a nuovo ordine nel cortile solidale. Non ci pare infine di aver visto il Responsabile Unico dell’Ufficio di Staff del Sindaco, Enio Moretti. Forse stava cercando di capire come funziona quel meraviglioso iPad che ha appena comprato coi nostri soldi. E il Sindaco?

Il Sindaco
sen. Sandro Mazzatorta
Il Sindaco è stato inseguito tutta la notte dal fantasma del Polo della Cultura. Non un attimo di tregua, un momento di respiro. E quando all’alba sembrava prendere sonno, ecco apparire terribile Massimo Ghilardi che tremendo gridava “ci hai portato alle elezioni con un progetto morto, un cadavere da tumulare!”. Brrrr! Come poteva, poveretto, in quelle condizioni, presidiare alla cerimonia! Meglio starsene a letto a sorbirsi un buon caffè.

Resta il mistero della fascia. Fascia mai disdegnata, anzi esibita in ogni avvenimento, la fascia tricolore della Repubblica Italiana, simbolo di prestigio, autorità, potere.

Ieri alcuni buontemponi hanno pensato bene che lo sfregio estremo da praticare a una festa non voluta, non gradita, anzi, detestata, fosse proprio quello. Non far trovare la fascia, impedire che alla cerimonia fosse dato il crisma dell’ufficialità. Piano riuscito, fascia non trovata, cerimonia triste.

Quello che però poteva sembrare a prima vista una vittoria, si è rivelato nel corso della giornata una sonora sconfitta. Quando sono arrivate le immagini televisive provenienti da tutta Italia allora l’atteggiamento tracotante dei nostri amministratori si è rivelato per quello che è. Un atteggiamento meschino e provinciale di piccoli uomini. Di fronte all’autorità morale del Presidente della Repubblica che mai come in questi momenti ha rappresentato tutta la nazione, anche i capi leghisti hanno dovuto rendere onore alzandosi in piedi all’intonazione dell’inno di Mameli.

mercoledì 16 marzo 2011

Mostra - "Cospiratori e patrioti clarensi"



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Da Johannesburg

Caro Enzo, ti inviamo alcuni ultimi appunti dal Sud Africa; il resto te lo racconteremo di persona.
studenti a Nigel (Sud Africa)
L'attività di formazione alle docenti, che consiste in incontri seminariali, tutoring individuale e preparazione di materiali cartacei ed informatici, si è conclusa, in questa prima fase in presenza, a cui seguirà una stretta collaborazione via mail e con altre modalità; è stato un lavoro molto impegnativo ed intenso, che è gravato per la maggior parte sulle spalle di Laura, compresi alcuni incontri con classi di studenti di varia età. Uno dei momenti più intensi è stato l'incontro con un paio di classi di studenti di 15-17 anni, tutti neri, in una cittadina, di nome Nigel, ad una sessantina di chilometri da Johannesburg: pensa che i ragazzi di queste due classi studiano l'italiano ed incominciano a parlarlo. Sono innamorati di ciò che è italiano e ci hanno fatto un sacco di domande.

baraccopoli a Johannesburg
Nei nostri numerosi spostamenti in automobile attraversando la smisurata Johannesburg, abbiamo colto appieno il grandissimo stridore tra l'opulenza, discretamente diffusa, e la povertà o addirittura la miseria più straziante, che sono ovunque, tranne nei quartieri esclusivi: le sterminate baraccopoli e la massa di mendicanti ti danno una sofferenza acuta, perchè vorresti fare qualcosa ma non puoi far altro che fare qualche elemosina.


Che ci fa un alpino bergamasco
in Sud Africa?
Domenica scorsa abbiamo vissuto altre intense emozioni, incontrando a Benoni, un paese ad una trentina di chilometri da Johannesburg, una comunità di vecchi friulani, quasi tutti ex minatori, che ci hanno raccontato la loro vita in miniera: vederli giocare a briscola o a tresette e sentire "mandi", il tipico saluto friulano, è stato un bagno di piccola ma autentica italianità. Per non parlare poi dell'incontro, sempre a Benoni, con il comandante della locale sezione degli alpini, un bergamasco di circa 75 anni, che ci ha mostrato con orgoglio la piccola baita che hanno costruito per le loro riunioni e per conservare religiosamente memorie, gagliardetti, trofei, foto, ecc.; abbiamo notato che c'erano molti gagliardetti bresciani, mancava quello di Chiari: bisognerà provvedere.Ti inviamo alcune foto, che ci sembrano eloquenti. Cari saluti a te ed a Mirella.

Mario e Laura

lunedì 14 marzo 2011

Uno schiaffo in faccia

Uno schiaffo in faccia all’Amministrazione Comunale di Chiari.
Questo è il significato della sentenza emessa dal Tar della Lombardia sul Polo della Cultura.
Uno schiaffo che fa giustizia di tutte le fandonie raccontate in proposito da qualche anno a questa parte dalla Giunta e, in particolare, dal Sindaco Mazzatorta.
I primi a rallegrarsene sono naturalmente i residenti che hanno fatto opposizione alla pretesa del Comune di voler spacciare come naturale prosecuzione del progetto Caputo il progetto Eleca, un ecomostro che li avrebbe letteralmente sepolti vivi. Vi ricordate le parole del Sindaco a seguito delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato  che non avevano autorizzato  la “sospensiva” del progetto?  Eccole: “I tentativi pretestuosi dal contenuto politico messi in atto da alcuni cittadini non sono andati a buon fine”. Oggi quei “tentativi” sono andati a buon fine “nel merito” e i cittadini sono pronti a presentare il conto salato delle spese legali.
ex cantiere del Polo della Cultura
La sentenza dice che il progetto Eleca è tutt’altra cosa rispetto al progetto Caputo (quello per intendersi che aveva vinto il Progetto di Idee o Concorso di Progettazione), e che esso non è conforme al PRG, cioè al Piano Regolatore Generale del Comune di Chiari vigente al momento dell’approvazione da parte della Giunta del progetto definitivo-esecutivo di Eleca . Questo vuol  dire che se i lavori fossero andati avanti, oggi ci troveremmo di fronte a un problema. A un grosso problema e a danni incalcolabili.
Ma c’è qualcun altro che oggi può sorridere, se sorridere è lecito per questo modo insensato di amministrare la cosa pubblica.  E’ il Partito Democratico e in particolare i Consiglieri Lorini,  Libretti e Goffi che in questi anni (all’inizio in plendida solitudine), hanno continuato a opporsi all’ operazione decantata dal Sindaco come opera rivoluzionaria.
E’ dalla loro penna che nel dicembre del 2007 è nato l’esposto presentato alla Procura della Corte dei Conti della Lombardia. Esposto che con minuziosità di dati andava a mettere l’accento su tutti i punti deboli del progetto, su tutte le sue difformità e sui danni che ne sarebbero derivati al Comune.
Basta andare a rileggersi i post pubblicati su questo Blog (leggi),  il Dossier sul Polo della Cultura (leggi)  e i numeri dell’Informachiari (leggi) dal dicembre 2007 in poi per trovare la cronistoria di questa vicenda con anticipazioni, queste sì straordinarie, di quello che hanno poi affermato rappresentanti della stessa maggioranza (Ghilardi) e ora i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale.
Cartellone 4x2 sul Polo della Cultura
La risposta a queste critiche da parte dell’Amministrazione Comunale è stata rabbiosa e portata avanti con una grancassa propagandistica degna di miglior sorte. Tutti ricorderanno i cartelloni 4 x 2 esposti in piazza Zanardelli prima delle elezioni politiche del 2008 e successivamente in Piazza Rocca durante le elezioni comunali del 2009. Tutti ricorderanno le pagine intere di giornale comprate con i nostri soldi per raccontare la bella favola del “contenitore culturale  più importante e suggestivo degli ultimi 50 anni”, ma che alla fine si è rivelato come un progetto morto”, un “cadavere” buono solo per essere tumulato.
Alla fine però, svanita la nebbia della propaganda, sono rimasti i danni costituiti da una montagna di soldi caricati sul groppone del contribuente clarense ed un lungo contenzioso dagli esiti preoccupanti.
Il buco
ideazione nikeros da Alberto Burri
Oggi con la sentenza del TAR, si aggrava la posizione dell’Amministrazione nei confronti di Eleca, si evidenziano le pesanti responsabilità del Sindaco, della Giunta, del Dirigente Responsabile del Procedimento e degli stessi Consiglieri Comunali di maggioranza (vedasi a tal proposito le mozioni votate e respinte in C.C.).
Come più volte detto, non basta chiudere un cantiere e asfaltare un piazzale per far svanire i problemi. Il fantasma di questo “progetto morto”  è destinato a turbare i sonni dei nostri Amministratori ancora per molto tempo e oggi ancor più di ieri.

lunedì 7 marzo 2011

Italia: Fortezza Bastiani

La Fortezza Bastiani
Il Ministro Roberto Maroni, come il tenente Giovanni Drogo dagli spalti della Fortezza Bastiani, scruta l’orizzonte in attesa di vedere apparire oltre il Deserto dei Tartari, l’odiato e temuto nemico.
Ci si aspetta un’invasione di  50, 100, 150 mila disperati o anche 300mila o forse 1 milione, 1 milione e mezzo. Chi lo può dire? Se si rompe quel debole argine rappresentato dal regime autoritario di Gheddafi, il Deserto di Tartari, cioè il Mar Mediterraneo, può essere attraversato da centinai di migliaia di persone disposte a tutto, anche a morire, pur di raggiungere le coste dell’Europa. E il primo avamposto dell’Europa è appunto la Fortezza Bastiani-Italia, governata da un partito che ha fatto della lotta all’immigrazione il proprio cavallo di battaglia.
Gli immigrati che annegano inquinano le acque di Lampedusa" ,  contro i clandestini voglio sentire il rombo dei cannoni  sono scampoli del florilegio usato in questi anni dai capi leghisti nei confronti dei migranti, buoni solo di essere presi “a calci nel culo e rispediti velocemente ai loro paesi di merda”.
manifesto della Lega
Su tutto questo si sono costruite fortune politiche e conquistato ampi spazi elettorali. “Difenderemo la terra dei nostri padri”, “Gli indiani non sono riusciti a fermare l’immigrazione, oggi vivono nelle riserve”,  “Fuori dalle palle, Padania libera” , “Abbiamo fermato l’invasione”, sono alcuni dei manifesti affissi in tutte le contrade del Nord dal popolo leghista, convinto che un fenomeno epocale come questo si potesse sconfiggere facendo semplice propaganda e alimentando paura e insicurezza.
Oggi, di fronte a una nuova ondata di immigrazione, più pesante perchè più massiccia delle precedenti, il partito leghista si trova a fronteggiarla dal governo. Anzi il ministro che dovrebbe governarla, quello dell’Interno, è proprio un leghista: Roberto Maroni.
Qui non ci sono più alibi di leggi che favoriscono l’immigrazione clandestina o  governi “complici” che chiudono un occhio. Oggi le leggi sono quelle volute dalla Lega e il Governo è quello della doppia  B:  Bossi-Berlusconi, quello che si è vantato di aver fermato l’invasione.
migranti a Lampedusa
Di fronte alla nuova “calata dei turchi” la Lega trema e Maroni si rivolge accorato all’Europa, affermando che il problema non può essere affrontato solo dall’Italia, ma deve essere un problema di tutta l’Europa. Certo, questo discorso sarebbe stato più credibile se fino a ieri non si fosse sputato nel piatto della Comunità Europea, non si fossero sbeffeggiati i suoi rappresentanti e le sue direttive. Oggi quei rappresentanti di fronte agli appelli angosciati dell’Italia, rispondono per le rime: “adesso la rogna ve la grattate da soli”. Per cercare l’auspicato sostegno si è dovuto spendere il Presidente della Repubblica, ma fosse stato per l’impresentabile Berlusconi e l’inaffidabile Maroni, adesso saremmo più soli che mai. 
migranti
Di fronte alle notizie sempre più allarmanti, alcuni capi locali della Lega, pretendono di smarcarsi cercando di giocare spregiudicatamente la carta della polemica come se appartenessero a un partito dell’opposizione. Arrivano persino ad affermare, come ha fatto Danilo Narduzzi, capogruppo della Lega nel Consiglio Regionale del Friuli che '”l'Europa non esiste e si vede tutta l'impotenza del Governo”.
Altri invece pretendono di tenere il nord al riparo dalla nuova ondata di immigrazione, creando al sud, magari in Aspromonte, campi di lavoro per i libici. La situazione diventa sempre più confusa e si teme che un’ondata di immigrazione di massa possa trovare impreparato il Governo, preso com’è a risolvere i problemi giudiziari dell’imputato Berlusconi.
migranti in un CIE
Insomma se la Lega, pur di portare a casa uno straccio di federalismo, è disposta a reggere il moccolo a Berlusconi sul fronte del “bunga bunga” e della giustizia “ad personam”,  non lo sarà nel caso in cui l’ondata di sbarchi si dovesse fare insostenibile, determinando la necessità di spalmare i migranti su tutto il territorio nazionale e quindi anche nei centri di accoglienza del nord  o, peggio, generando caos e disordini.
Sarebbe allora meglio sganciarsi da un cappio destinato a stringersi sempre di più, cercando di porre all’incasso quanto messo da parte in questi anni. Una crisi allora, se pur pericolosa per il Paese, libererebbe la Lega  da obblighi di governo che nulla possono concedere alla propaganda, lasciadole la libertà di agire su un terreno ad essa più congeniale che è quello della retorica della difesa del sacro suolo dalle orde islamiste. Libertà che porterà un vantaggio elettorale innegabile, fomentando come al solito paure e  insicurezze.
Il nemico è alle porte, ma non è detto che Roberto Maroni, come il tenente Giovanni Drogo, stia ad attenderlo alla Fortezza Bastiani-Italia. Molto più convenienti le retrovie.

domenica 6 marzo 2011

Uno che non si dà pace

Il Consigliere Andrea Maria Pio Puma
Due sono le cose. O il Presidente del Consiglio Comunale di Chiari gli ha rimboccato male lo scanno oppure è la febbrile attesa della Principessa Azzurra. Sta di fatto che il povero Consigliere Andrea Maria Pio Puma  non si dà pace.
Visto che la sua piccata risposta a quanto scritto da Chiari Week e da questo Blog (leggi qui) è stata pubblicata sul predetto giornale in caratteri microscopici, quindi non adeguati all’importanza dello scritto, ha pensato bene di mandare la stessa lettera anche al Giornale di Chiari, nella speranza di ottenere una migliore udienza. E infatti il “megafono senatoriale”, letta bene la missiva e convintosi di avere  fra le mani un pezzo che potrebbe fare la storia, ha pensato di pubblicarla sul giornale in prima pagina, come pezzo d’apertura.
Per quanto ci riguarda avevamo già risposto al Consigliere e consideravamo la questione, come egli dice, già chiusa (leggi qui). Considerata però l’insistenza con cui ritorna sull’argomento, forse si rende necessario un supplemento di risposta.
Lo stupore e l’incredulità manifestati dal Puma in relazione a un presunto conflitto fra il Pdl e il Sindaco, sono gli stessi espressi dal primo cittadino quando ha sentito che il Capogruppo di un  importante partito della sua coalizione, chiedeva di sapere che fine avessero fatto i  grandi progetti messi in agenda da questa Amministrazione, cioè la riqualificazione di viale Mazzini, la costruzione della Caserma dei Carabinieri, la sistemazione o costruzione delle Scuole, il rifacimento delle rotonde. Forse il povero Puma voleva veramente “portare all’attenzione del Consiglio Comunale i progetti dell’Amministrazione stessa, con il preciso intento di informarne i cittadini in modo ufficiale”, ma l’impressione emersa è stata quella di una chiara denuncia dell’inerzia della Giunta riguardo i progetti più qualificanti da realizzare. Questo hanno capito tutti i presenti, questo ha capito il giornalista di ChiariWeek, questo ha capito il Sindaco.
Tant’è che nella sua breve risposta, ha ricordato all’autorevole collega che il Pdl è presente in Giunta con eminenti suoi rappresentanti, certamente al corrente di quanto fatto e disfatto dall’Amministrazione Comunale. Come dire “se devi fare polemiche, comincia dai tuoi”.

da "La bella addormentata"

Ma il nostro Puma, a dispetto del nome, non è un tipo aggressivo, anzi. Egli è un “moderato”, uno che sta sopra la “palude in cui versano coloro che fanno chiacchiere da bar”, uno che ha avuto la fortuna di “leggere Monsignor della Casa” e il suo “Galateo”, uno che pratica il “bon ton”, e che da “Bello Addormentato” attende fiducioso l’arrivo della “Principessa azzurra”.
Noi glielo auguriamo di vero cuore, certi che un personaggio di questo rilievo meriti dalla vita ogni gioia e soddisfazione. Comunque, visto che è un cultore di  Giovanni della Casa, provi a leggere bene la sua biografia. Potrebbe scoprire che oltre che a scrivere il “Galateo”, Monsignore ha introdotto il Tribunale dell’Inquisizione in Veneto e scritto un “indice dei libri proibiti”, grazie a Dio, mai tradotto dal latino. Insomma, uno dalle ampie vedute, proprio come il suo fedele allievo Andrea Maria Pio Puma.

venerdì 4 marzo 2011

Dal nostro Inviato a Morrumbene (Mozambico)

E’ veramente un piacere scrivere dell’esperienza che stanno vivendo in Africa  Mario Angeli e Laura Fiorini. La cosa è partita quasi per caso a seguito di una mia richiesta inoltrata a Laura qualche tempo fa.  La speranza di ricevere una risposta era molto tenue, a causa di difficoltà oggettive. La disponibilità invece a parlarne è stata immediata, segno che c’è un interesse a fare sì che questa esperienza non rimanga nell’ambito privato, ma diventi un fatto pubblico. Solo così si può creare un movimento di sostegno alle iniziative di Don Piero come sembra indicare il Prof. Angeli alla fine della sua corrispondenza. Noi preferiamo dare la parola a lui, come fosse un corrispondente da quel  paese lontano. Ecco il materiale che mi ha inviato:

"Caro Enzo, ti ringraziamo per la rilevanza che hai dato alla nostra esperienza africana e per l’articolo del Giornale di Brescia che ci hai inviato.
Ora siamo a Johannesburg a continuare gli incontri di formazione e sabato pomeriggio inizieremo la stessa attività anche a Pretoria.
Morrumbene- l'accoglienza
Io (Mario) sono rientrato martedì sera dal Mozambico, dopo aver soggiornato tre giorni a Morrumbene, la parrocchia dove opera don Piero Marchetti; è stata un’esperienza esaltante e dall’impatto emotivo fortissimo, sia per le bellezze naturali sia per il contatto con un’Africa molto diversa da quella conosciuta qui.
Il sottosviluppo è assolutamente prevalente e ti dà una grande angoscia, se lo vedi con i nostri occhi europei, ma in realtà nella gente del posto cogli una serenità e vorrei dire quasi un senso di soddisfazione per il poco che hanno (e che ti possono donare) che ti riempie di ammirazione e di sensi di colpa per quanto siamo peggiori e più complicati.
Morrumbene - l'accoglienza
Grazie alla disponibilità di don Piero e del suo fuoristrada abbiamo percorso decine e decine di chilometri nella foresta, raggiungendo piccoli nuclei abitati, fatti di poche capanne costruite con qualche palo e rivestite di foglie di palma da cocco, ma quasi tutte ordinate e, per quanto possibile, pulite, abitate da persone serene e sorridenti.
lezioni per terra
I bambini, a centinaia, che sbucano da ogni dove, sono uno spettacolo affascinante; vederli poi andare a scuola tutti puliti ed ordinati, con la camicina bianca o azzurra ed i pantaloncini o la gonna blu, perfettamente lindi (nonostante l’acqua, che per il vero non scarseggia, sia di faticoso approvvigionamento), magari dovendo percorrere chilometri e chilometri su sentieri anche difficili, persino nei giorni da diluvio universale (come era martedì 1 marzo), ti allarga il cuore, perché capisci che il seme del riscatto darà prima o poi i suoi frutti.
un'aula senza banchi
Scuole ce ne sono molte, anche nei punti più impensati della foresta; quelle del centro abitato sono a volte in muratura, senza imposte ed in buona parte senza banchi (quindi i bambini si siedono per terra), quelle decentrate sono costituite da capanne simili alle abitazioni, senza alcuna suppellettile, e per lo più senza libri, con la lavagna costituita da un pezzo di faesite sbrecciata; e gli insegnanti, in prevalenza giovani donne, sono tutti con un candido camice bianco.
la falegnameria
Dal cortile della missione di don Piero, che ha come dirimpettaia una scuola per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni, in tutto quasi 2500) sia lunedì 28 che martedì 1 verso le 6 (la scuola inizia alle 6.30) ho cominciato a sentire una melodia che ho udito simile per oltre 45 anni, ossia le voci dei bambini che vanno a scuola, ma queste voci avevano un qualcosa di più autentico, di più gioioso, tanto che percepivi il sorriso dei bambini pur senza vederli: è stata una delle più intense beatitudini che ho provato qui.
banchi quasi finiti
Come sai, la mia visita a Morrumbene è coincisa con la consegna a questa scuola di una cinquantina di banchi (ognuno da tre posti con sedile incorporato), frutto della donazione effettuata in occasione del mio pensionamento; per la verità il destinatario era stato don Piero, ma, essendo le condizioni della missione, per quanto povere, migliori di quelle della scuola pubblica, lui ha preferito sostenerne le esigenze, nell’ottica di un delicato ma fruttuoso processo di mutuo sostegno tra la realtà statale e quella del volontariato.
consegna avvenuta
Quindi lunedì mattina c’è stata la cerimonia della consegna dei banchi, molto essenziale ma genuina, e martedì mattina, prima di partire, sono andato a vedere che effetto facevano i nuovi banchi nelle aule dove il giorno prima avevo visto i bambini seduti per terra; non ti dico la gioia mia e loro, che credo di aver condiviso intensamente con tutta la Toscanini e gli altri donatori, che ho percepito vicini a me.
Don Piero nella sua parrocchia-missione ha attivato una scuola materna, frequentata da oltre 350 bambini, che ricevono l’istruzione dell’infanzia e due pasti (colazione e pranzo): chi può paga qualcosa, gli altri no.
finalmente i banchi
Inoltre ci sono le iniziative di sostegno agli indigenti, che sono molti, quelle della catechesi (che non è invadente), quelle ricreative, un po’ come nel nostro Centro giovanile, la visita alle comunità disperse su un territorio vasto quasi quanto la provincia di Brescia, il funzionamento di una falegnameria con annesso corso di formazione per giovani, un corso di taglio e cucito per le donne, al termine del quale viene loro donata la macchina da cucire, un corso di informatica (che, sembra paradossale ma è vero, nell’organizzazione statale, tranne che nella scuola, è efficiente, se pensi che le elezioni si svolgono con il sistema elettronico), ecc.: per sostenere tutto ciò, soprattutto il funzionamento della scuola materna, la missione può contare in Italia sull’aiuto di molte persone ed organizzazioni; però don Piero ed i suoi collaboratori si danno molto da fare in proprio, curando una piccola azienda agricola, con qualche mucca, un discreto quantitativo di galline e conigli ed un po’ di verdura e piante da frutto (soprattutto manghi e palme da cocco).
è un'altra cosa
Con don Piero collabora un altro sacerdote bresciano, don Bruno Moreschi, che ora è in Italia per problemi di salute, e tre suore, una italiana, una brasiliana ed una mozambicana; ci sono poi altri laici, che ricevono un modesto compenso.
Ho visitato anche un’altra missione, gestita dagli Artigianelli di Brescia, che ha attivato una scuola professionale agraria, frequentata da oltre 400 giovani e ragazze, dove si insegna l’allevamento del bestiame, la lavorazione del latte, la trasformazione di altri prodotti naturali, lo sfruttamento ordinato e razionale del suolo, ecc. ; annesso alla scuola c’è anche un convitto per i ragazzi che non possono rientrare quotidianamente a casa ed è in costruzione una casa di riposo, considerato che spesso i vecchi vengono abbandonati, soprattutto le vedove, che sovente sono malviste perché sospettate di malocchio.
Il mio racconto potrebbe continuare; mi riservo altre occasioni, sia via mail, sia di persona, al rientro in Italia.
Sarebbe bello che riuscissimo a creare un movimento di sostegno a queste iniziative, affinchè quanto donato in occasione del mio pensionamento non resti un fatto isolato; ritengo che anche tu mi possa dare una mano molto efficace; se vuoi, ne parleremo.
Ti invio alcune delle tantissime foto scattate e saluto molto cordialmente te e Mirella, insieme a Laura.

Mario Angeli "

mercoledì 2 marzo 2011

La scuola in Mozambico

Ci fa piacere che dopo l'articolo pubblicato su questo blog il 26 febbraio scorso, la notizia sia stata ripresa dal Giornale di Brescia. Nell'edizione di oggi viene dedicato ampio spazio sia all'esperienza dei nostri concittadini prof. Mario Angeli e dott.ssa Laura Fiorini, sia all'opera che tramite don Piero Marchetti Brevi e don Bruno Moreschi svolge in Mozambico Calima Onlus:


Giornale di Brescia del 2 marzo 2011


martedì 1 marzo 2011

Rotonde in "pregiato" asfalto

Com’è lontano quel luglio 2006 quando Chiari News, il mensile di informazione dell’Amministrazione Comunale, riportando una quanto mai felice intervista all’arch. Aldo Maifreni sulle rotonde di Chiari, intonò un meraviglioso inno al sampietrino! “L'acciottolato riprende il movimento circolare della rotatoria attraverso fasce concentriche in contrasto di colore, dal porfido scuro al porfido rosso alla ghiaia bianca, fino all'occhiello centrale luminoso”.
Sono passati quasi 5 anni e di quelle parole si è persa financo l’eco, consumata come le malte cementizie e l’avveniristica resina che avrebbero dovuto “stabilizzare i giunti fra concio e concio”.
Il “linguaggio urbanistico nuovo di cui aveva bisogno la città, si è risolto in  un balbettio incomprensibile di buche, un farfuglio di avvallamenti micidiali, un biascichio  di cedimenti sempre più pericolosi. Perfino “l’occhiello centrale” ha perso la propria luminosità e di fronte a tanto sfacelo, guarda mestamente le macchine passare, come uno spento occhio di triglia.
Le “rotonde più belle del mondo” seppure “in gusto minimal-chic” sono costate un fracco di soldi. Soldi che avremmo potuto spendere in cose più utili, come per esempio le scuole, ma che questa Giuntadel fare disastri” ha preferito sprecare in un piano di  oltre 25 rotonde per lo più inutili.
Eppure, dopo pochi anni di esercizio, queste fantastiche opere sonoammalorate , termine poetico per dire che sono sfasciate, scassate, distrutte e quindi tutte da rifare.
Già nel novembre del 2006, quindi in tempi non sospetti, in una lettera indirizzata al Direttore del Giornale di Chiari suggerii che forse si potevano “fare delle semplici rotonde in asfalto, impiegando un terzo del tempo, evitando di paralizzare un paese, spendendo molto ma molto di meno”. Naturalmente il sottoscritto è un semplice cittadino che non s’intende di “linguaggio urbanistico nuovo” di “alfabeto ben preciso”  di “vissuto architettonico stratificato”, ma conosce bene il valore dei soldi e capisce che se si hanno 10 euro, 5 magari si utilizzano per fare le rotonde e 5 per mettere a posto le scuole.
E invece no!  Questi uomini “del fare pastrocchi” hanno ritenuto di spendere più di 9 milioni di euro (leggi qui) in rotonde di “pregiato materiale lapideo”, salvo poi, a distanza di pochi anni, ribaltare tutto e al posto dei blocchetti di porfido rimettere l’asfalto.
Il Vice Sindaco afferma perentorio che sarà una soluzione temporanea, in attesa di definire le cause in corso con i costruttori.  Forse sarebbe bene che qualcuno gli dicesse di lasciar perdere. Le rotonde in asfalto vanno benissimo. Costano poco e, quello che più conta, evitano di prendersi sonori  vaff....lo  dai cittadini esasperati.
Certo spiace sprecare altri soldi. Ma meglio quello che far sapere in giro che mettiamo l’asfalto. Rischiamo di farci ridere dietro per il resto dei nostri giorni.

Per ulteriori informazioni sulle rotonde a Chiari (leggi qui)