domenica 30 ottobre 2011

Il circo e il clown

Silvio Berlusconi
Mentre buona parte d’Italia affondava nel fango e splendide perle della costa ligure venivano sfregiate da violente quanto improvvise “bombe d’acqua” che hanno stravolto forse irrimediabilmente il territorio e il paesaggio, il “Palazzo” della politica e il circo mediatico al seguito, si è affannato a correre dietro alla “lettera a Babbo Natale” redatta diligentemente dallo “scolaro” Berlusconi, e alle sue irresponsabili dichiarazioni sull’euro, fatte la mattina e immancabilmente smentite la sera.
Berlusconi è tornato da Bruxelles con l’aria del cavaliere vittorioso. La lettera redatta in tutta fretta dagli ambienti governativi italiani e firmata di proprio pugno da “Silvio”, conteneva una somma di buone intenzioni valide per il futuro, proprio come fanno i bambini discoli che  promettono a Babbo Natale di fare i buoni in cambio di luccicanti regali. Berlusconi però è sembrato certo di aver convinto i suoi partner europei. Si trattava solo di mettere in pratica quanto scritto: una semplice formalità.
da Economist
Che quelle promesse fossero scritte sull’acqua i maggiorenti europei lo sapevano benissimo. Erano promesse scritte da una persona che ha fatto della menzogna il suo abito mentale e nei confronti del quale il Times di Londra, qualche giorno prima, aveva avuto parole quanto mai lusinghiere: "L'Europa è nauseata da questo clownesco primo ministro la cui noncuranza, irresponsabilità e codardia politica ha tanto esacerbato la crisi attuale". Una lisciatina mica da ridere, no?
All’Europa in questo momento cosa interessava? Interessava risolvere il problema più spinoso che è quello della Grecia e dei suoi titoli tossici, di cui sono pieni i forzieri delle banche tedesche e francesi. Si trattava quindi di risolvere questa spinosa questione: salvare la Grecia per salvare le banche di questi due paesi.
L’operazione è andata in porto in due mosse: svalutazione del 50% del debito greco, ricapitalizzazione delle banche europee. La Grecia non è strangolata e i maggiori istituti di credito europei evitano il fallimento.

risolini
In tutto questo, l’Italia risultava un convitato non gradito. Se l’Europa doveva prendersi carico anche di questo paese, andava a finire che saltava quel fragile accordo sulla Grecia cercato affannosamente fra la Merkel e Sarkosy. Occorreva tamponare il caso Italia, metterlo in stand-by. Dare a Berlusconi i compiti da fare a casa e fargli credere che un tema sgrammaticato e inconcludente fosse un pezzo di alta letteratura. Il tutto per prendere tempo, per lasciar passare la buriana, per cercare di raffreddare la febbre dei mercati.
Berlusconi ha pensato bene che le sue capacità di persuasione avessero fatto il miracolo e soddisfatto per la pacca sulle spalle ricevuta dalla Merkel, è tornato a casa tutto gongolante, rilasciando interviste a destra e a manca e propinandoci le sue “sciocchezze” sulla moneta unica, naturalmente fraintese.
Ora, le cose non sono come ce le vuole presentare il cavaliere di Arcore e la sua corte di “liberi servi”. Non basta un po’ di buona volontà e il famoso stellone che ci ha sempre aiutato. E’ l’ora in cui occorre prendere provvedimenti decisivi per il futuro del nostro Paese. Ma può questo premier impresentabile e questo governo che si regge sul voto dei tanti Scilipoti presenti in parlamento varare riforme strutturali ancorchè inique? No, non può.
Non ci resta che vedere il liquefarsi di questa orribile stagione politica, sperando di non fare la fine di Borghetto Vara, Monterosso e Vernazza.

sabato 29 ottobre 2011

La fascia ritrovata

Oggi per Chiari sarà una giornata memorabile. Alle 17.30 verrà inaugurata al Museo della Città la mostra antologica sul pittore clarense Giovanni Repossi, mentre questa sera, alle 20.45 al Salone Marchetti, si terrà un concerto per coro e pianoforte, in celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia.
Manifesto della mostra
Repossi 1950-2011
La prima manifestazione, organizzata dal Comune, vedrà l’intervento del Sindaco, Sen. Sandro Mazzatorta e del Vice Sindaco e Assessore alla Politiche Culturali, Luca Seneci,  la seconda è stata invece organizzata sotto l’Alto Patronato della Presidenza del Consiglio Comunale di Chiari.
Oggi, statene certi,  ci sarà un frenetico frusciare di fasce tricolori.
Non so se avete fatto caso, ma dopo la vicenda del 17 marzo scorso, la fascia tricolore della Repubblica, sparita misteriosamente quel giorno, è riapparsa per incanto subito dopo. Anzi si è addirittura moltiplicata.

Premiazione atleti eccellenti

Le foto pubblicate senza risparmio da ChiariNewsletter, il canale informativo del Comune di Chiari, ci fanno vedere i nostri Amministratori continuamente con la fascia tricolore al collo. Non c’è manifestazione, anche la più insignificante, la più banale, la più irrilevante in cui i nostri non si facciano trovare belli e  pronti con tanto di fascia al collo e forbici in mano per tagliare nastri, nastrini e cordelle.
Il Vice Sindaco in particolare, forse per rifarsi della figuraccia rimediata il giorno della festa del 150°Anniversario dell’Unità d’Italia, in cui pur avendocela messa tutta non è riuscito a rimediare una fascia tricolore neppure di seconda mano, subito dopo si è fatto fotografare con la fascia al petto in tutte le pose e in tutti luoghi.


Inaugurazione mostra di Linari
Neppure il Presidente del Consiglio Comunale scherza. Egli però non ha niente di cui farsi perdonare. Il 17 marzo la fascia tricolore al collo ce l’aveva. Peccato che fosse da tutt’altra parte: allo scoprimento di una lapide per commemorare 5 fratelli clarensi morti 59 anni prima in tragiche circostanze. Ora, voi direte: perchè fare una commemorazione ai 59 anni, mentre sarebbe stato forse più ragionevole ai 60?  Vi accontentate di un “mah!”?
Cerimonia per il 70° compleanno
del prevosto Mons. Verzeletti
Comunque anche il nostro Presidente, visto il successo avuto dai festeggiamenti del 150°, ha pensato bene di offrire il proprio patrocinio a questa importante manifestazione. Speriamo che il Marchettiano questa sera sia pieno, come speriamo che domani accorra molta gente al Polo dell’Emergenza dove sempre il nostro Presidente, con tanto di fascia al collo e forbici in mano, taglierà il nastro per l’inaugurazione della nuova  Aviosuperficie.
Ragazzi, tagliare tutti questi nastri è una fatica bestia. Forse sarebbe bene per i nostri Amministratori pretendere  un aumento del proprio stipendio.

venerdì 28 ottobre 2011

Rotonde: tutta colpa del resistone?

Questo è quanto riportava ieri il Giornale di Brescia:

«Rondò al gruviera? È colpa del resistone»



Chiari - Rotonda Mazzini-Mellini
 CHIARI e le rotonde «al gruviera»? Secondo il consulente tecnico d'ufficio (Ctu) che ha eseguito la perizia sul rondò in porfido tra i viali Mellini e Mazzini la responsabilità del rapido deterioramento di questo ed altri manufatti non è del Comune. Canta vittoria il vicesindaco Luca Seneci: «Il ctu ha riconosciuto a noi, per quella rotonda, un danno di 120mila euro. Anche se il giudice non si è ancora espresso abbiamo buone possibilità di vincere la querelle (che vede l'ente pubblico scontrarsi con la ditta che ha realizzato l'opera)». La rotonda in porfido, ricordiamo, era piena di buche (come altre situate nel centro, le azioni legali promosse dal Comune sono infatti quattro); l'ente l'ha sistemata a sue spese mesi fa. Ed ora spera di riuscire a incamerare la somma. «La perizia - aggiunge il vicesindaco - ha confermato quanto dicevamo noi. A generare il problema è stata la resina, il resistone, che cedendo ha fatto muovere i cubetti».



Chiari - Lavori di rifacimento
 rotonda Mazzini-Mellini
Siamo contenti che il Vice Sindaco Seneci canti vittoria. Però il CTU ha semplicemente detto che la causa delle buche della rotonda sta nella particolare resina usata, punto. Per vedere chi ha torto o ragione occorre fare riferimento al capitolato. Cosa diceva il capitolato? Se diceva che bisognava usare le malte cementizie e invece la ditta ha usato la resina, allora il Comune ha ragione e la ditta deve rifondere i danni. Ma se invece il capitolato parlava di resina, allora non vedo come il Comune possa pretendere un risarcimento. D’altra parte, come più volte riportato su questo blog, il Dirigente del Settore Territorio del Comune Arch. Maifreni, a proposito della resina in questione, si era espresso in termini quanto mai lusinghieri:
Una resina particolarmente tenace, unica novità rispetto alla tecnica tradizionale, stabilizza i giunti tra concio e concio e permette una facile pulizia con mezzi meccanici altrimenti non utilizzabili.


Chiari - Lavori di rifacimento
rotonda Mazzini-Mellini

La resina utilizzata, inoltre, si è rivelata determinante nei tempi di realizzazione delle rotonde: 24 ore dalla posa e sono subito praticabili... Ma l'aspetto meglio riuscito è il disegno progettuale della pavimentazione lapidea, vero valore aggiunto dei lavori. La progettazione nella realizzazione di un'opera pubblica è la fase più importante, il momento in cui vengono messe in campo le idee per definire il risultato migliore. E, nel caso delle sistemazioni dei viali, ogni centimetro dell'area oggetto di intervento è stato minuziosamente studiato e disegnato, senza che nulla fosse lasciato al caso. Numerosi e competenti i tecnici e i professionisti coinvolti, dal progettista, al direttore lavori, al capo cantiere, all'impresa, al responsabile della sicurezza, al responsabile del procedimento, al collaudatore. Uno staff diverso per ogni opera pubblica, per coniugare un unico nuovo alfabeto del tessuto urbano di Chiari" (Chiari News luglio/agosto 2006).

Rotonda Mazzini-Mellini

Come si vede quindi l’Arch. Maifreni era perfettamente al corrente delle caratteristiche  di questa resina definita “particolarmente tenace” (alla faccia!) e “determinante nei tempi di realizzazione delle rotonde”. Dal che si deduce che la resina è stata usata con cognizione di causa perchè ritenuta “particolarmente tenace” e per abbreviare enormemente i tempi di posa dei cubi di porfido “24 ore dalla posa e sono subito praticabili, eliminando così i venti giorni di solito necessari per l'assestamento delle sabbie cementizie normalmente utilizzate. Considerato che ogni rotonda è stata realizzata in almeno tre parti distinte sono stati risparmiati ben 60  giorni per ogni rotatoria sulla tabella di marcia”. Parole dette non dai responsabili della ditta realizzatrice, ma dall’Arch. Aldo Maifreni.
Se oggi il Ctu afferma che la colpa del dissesto delle rotonde è da attribuire al “resistone”, non può il Dirigente del Settore Territorio del Comune e con lui gli Assessori responsabili e il Sindaco, affermare che la responsabilità è di altri, perchè questo è in contraddizione con l’evidenza dei fatti.


Chiari - Rotonda Viali Mazzini-Mellini

Affermare inoltre che “ogni centimetro dell'area oggetto di intervento è stato minuziosamente studiato e disegnato, senza che nulla fosse lasciato al caso” conferma, senza ombra di smentita che il progetto e la realizzazione delle rotonde sono stati seguiti passo passo dai tecnici del Comune che hanno lavorato di concerto con “progettista, direttore lavori, capo cantiere, impresa,  collaudatore.
Che sulla vicenda i nostri Amministratori abbiano la coda di paglia lunga un chilometro,  è dato anche dal maldestro tentativo fatto in passato di addossare ad altri la responsabilità dell’uso di questo famoso “resistone”. Infatti nel mezzo della polemica, quando le buche rompevano le sospensioni delle macchine, qualcuno in Comune ebbe a dire che la resina era già stata usata dalla precedente Amministrazione, per esempio in via Rapicio. Ora si dà il caso che la mole di traffico in via Racipio non è minimamente paragonabile a quella di viale Mazzini e Mellini, tant’è che i problemi sono sorti dove più intenso è il traffico automobilistico.
Naturalmente c’è da sperare che il Comune possa vincere le cause promosse e recuperare così le vagonate di soldi spesi per rimettere a posto le rotonde “ammalorate”, ma cantar vittoria prima di vincere, può esporre il cantante ad amare delusioni.

domenica 23 ottobre 2011

Regressione



Video tratto dalla trasmissione "Presa diretta" di Riccardo Jacona.
Intervista di Alessandro Sortino a Enio Moretti responsabile dell'Ufficio di Staff del Sindaco Sandro Mazzatorta, in merito all'attività di dossieraggio all'interno del partito della Lega

Clicca qui per avviare il video

giovedì 20 ottobre 2011

PD: un partito afono

Negli ultimi giorni sono avvenuti dei fatti gravissimi:

1) la pubblicazione della telefonata fra Berlusconi e Lavitola in cui il premier sproloquia di rivoluzioni vere, di portare in piazza milioni di persone per far fuori il Palazzo di Giustizia di Milano, di assediare il quotidiano la Repubblica;
Black bloc a Roma
2) il Sacco di Roma ad opera di bande di teppistelli, lasciate colpevolmente libere di fare quello che cavolo hanno voluto, per incapacità o peggio, del Ministro dell’Interno, definito da un esponente di primo piano del Pdl  un incapace che ha sottovalutato il problema.
3) la proposta di leggi speciali avanzata a viva voce da Di Pietro con il plauso del Ministro dell’Interno Maroni;
4) la proposta di Maroni di un nuovo Pacchetto Sicurezza e l’introduzione una sorta di fideiussione obbligatoria per chi vuole manifestare;
5) il divieto imposto dal Sindaco di Roma Alemanno  di effettuare cortei per le vie di Roma per un mese;
6) la protesta dei sindacati di Polizia davanti ai Palazzi della politica per denunciare la carenza di risorse che impediscono persino alle volanti di uscire per mancanza di benzina;
7) la dichiarazione di Berlusconi che “non ci sono soldi”, per cui il Decreto Sviluppo si farà con i fichi secchi o raccontando qualche barzelletta;
8) la mancata nomina, sino ad oggi,  del Governatore della Banca d’Italia.

Il Segretario del PD
Pierluigi Bersani
Tutti fatti di una gravità inaudita che avrebbero determinato, in altri momenti, una reazione severa del maggior partito di opposizione.
Assistiamo invece a prese di posizione tiepide e incerte che lasciano ampio spazio ad agitatori e capipopolo di entrambi gli schieramenti.
Ma quand’è che il PD guarirà da questa afonia congenita?
Continuare con questo atteggiamento indeciso, timoroso, esitante deprime in modo quasi irreparabile quel patrimonio di partecipazione popolare che più di una volta questo partito ha saputo esprimere.
E’ venuta l’ora di svegliarsi, prima che sia troppo tardi!

mercoledì 19 ottobre 2011

Mazzatorta, un uomo tutto d'un pezzo


- Il Sindaco di Chiari bacchetta la Corte Costituzionale accusandola di emettere "sentenze al limite dell'eversione"- 

Poichè in Senato si fa poco o niente e al Comune di Chiari si gioca ad acchiappar le mosche, al nostro Senatore-Sindaco rimane molto tempo da dedicare alla sua antica passione, quella degli studi giuridici.
Egli ormai è diventato un punto di riferimento all’interno del suo partito in un settore molto sensibile qual’è quello dei rapporti fra legge e cittadini extracomunitari.
manifesto della Lega
Diciamolo chiaramente. A lui gli stranieri, specie quelli di origine araba, stanno antipatici, per cui ogni ragione è buona per metterli in riga. Le sue sottili teorie e le sue ordinanze  stanno facendo scuola nella vasta terra padana e da molti viene considerato come il capofila di un movimento il cui unico scopo è quello di mandare “föra di ball” questa “orda di barbari”.
Il punto fisso del suo ragionamento è quello della cittadinanza italiana. Sei cittadino italiano? Allora puoi fare tutto ciò che ti garba. Non sei cittadino italiano? Allora sono cavoli.
Questo principio l’ha fatto valere a Chiari in occasione dell’assegnazione delle case popolari, in occasione del bando sui  “premi  all’eccellenza scolastica”, in occasione della scelta dei rilevatori del Censimento Istat.
Nei primi due casi la sua battaglia non ha avuto molta fortuna. Una giustizia amministrata come  si sa dalle famigerate “toghe rosse”, in un giudizio di merito intentato da associazioni che lottano per la difesa  dei diritti umani, gli ha dato torto  in primo grado e in appello.
Il terzo caso è ancora aperto. Un primo pronunciamento della magistratura, senza entrare nel merito della questione, ha rigettato la denuncia presentata dalla Cgil per “carenza di legittimazione”. Adesso sembra che la stessa denuncia venga presentata dalla Fondazione Guido Piccini che ha legittimazione a ricorrere in giudizio per casi del genere. Vedremo come andrà a finire.
Non contento dei successi mietuti a piene mani nelle aule di tribunale, il nostro Senatore-Sindaco, che è un uomo tutto d'un pezzo,  ha ritenuto che si dovesse fare molto di più. E allora eccolo alle prese con un movimento di protesta sovracomunale per impedire la costruzione di una moschea  a Cologne, un paese vicino alla sua Chiari. Come non bastassero, i proclami, le proteste e le spedizioni sotto il monte Orfano, il Senatore ha deciso di presentare sull’argomento un’interrogazione parlamentare diretta al Ministro dell’Interno.


Il Senatore Sandro Mazzatorta
Ma si sa, il  Senatore Mazzatorta è un insoddisfatto di natura. Il suo cruccio è come fare a mettere ordine una buona volta per tutte in una materia dove vige la massima confusione. La soluzione potrebbe essere un disegno di legge. Ecco allora il DDL n. 2738 recante “Disposizioni concernenti gli edifici destinati all'esercizio del culto da parte delle confessioni religiose acattoliche di minoranza”. La presentazione dell’articolato è un trattato degno delle migliori tradizioni giuridiche di questo Paese, specie nella parte in cui si afferma: “Se le norme costituzionali... attribuiscono particolare rilevanza al culto è però precipuo compito del legislatore ordinario determinare la misura della libertà religiosa” e poi “...ai sensi della nostra Carta costituzionale, il nostro è uno Stato democratico sostanzialmente e formalmente cattolico. E noi che credevamo che il nostro fosse uno Stato laico sia nella forma che nella sostanza, dove  “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto...”. Ma tant’è. Il nostro Senatore è fermamente convinto che “la realizzazione in concreto del diritto di libertà religiosa  va indubbiamente assicurata”, ma per quanto concerne le religioni acattoliche sono posti tali e tanti paletti, divieti, obblighi, disposizioni, vincoli, doveri, imposizioni, che professare la propria fede non solo diventa un vero e proprio inferno, ma in concreto una cosa impraticabile.
Non solo. Mentre all’inizio si parla di religioni acattoliche, intendendo quelle religioni che non sono la religione cattolica, apostolica, romana, nel prosieguo si parla solo ed esclusivamente della religione islamica, svelando così l’esigenza per cui viene proposto il disegno di legge.
L’ultima trovata del nostro Senatore però riguarda i matrimoni misti, dove uno dei contraenti risulta clandestino. La Corte Costituzionale ha cassato la norma contenuta nel decreto sicurezza (Legge n. 94 del 15 luglio 2009) secondo la quale uno straniero sprovvisto del permesso di soggiorno e quindi irregolare secondo l’attuale legge,  non avrebbe potuto sposarsi nel nostro paese. Secondo la Consulta, la norma lede il diritto inviolabile dell’individuo a farsi una famiglia, sancito dall’art. 29 della Costituzione. L’effetto della norma bocciata  è stato infatti considerato sproporzionato rispetto all’obiettivo di contrastare l’immigrazione clandestina attraverso il disciplinamento di quelli che vengono definiti matrimoni di comodo.
Non fosse mai stata scritta! Per tutta risposta il Senatore-Sindaco dichiara perentorio che trattasi di  "una sentenza sbagliata e al limite dell'eversione" e per ribadire che non sta scherzando pubblica un’ordinanza che in dispregio di quanto stabilito dalla Corte  “ordina e dispone che nell’ambito della documentazione necessaria ai fini della pubblicazione di matrimonio deve essere presentata dallo straniero il permesso di soggiorno o la carta di soggiorno in corso di validità”, altrimenti nisba!
Ora ve lo immaginate in un’altra nazione un sindaco di paese, quantunque senatore, che si permette di affermare una cosa del genere relativamente a un Organo Costituzionale, ribadendo il suo punto di vista in un atto ufficiale? Se non chiamano la neurodeliri e gli chiedono subito di dimettersi, lo prendono sicuramente per un presuntuoso. Ebbene nell’Italia berlusconiana, dove si possono dire le cose più nefande senza avere il minimo senso della vergogna può anche capitare che il Sindaco di Chiari si permetta di dire che la Corte Costituzionale emette sentenze al limite dell’eversione e la cosa viene considerata come del tutto normale.
Forse prima o poi questa notte passerà, ma certamente per parecchio tempo ci toccherà andare in giro col lanternino a raccogliere  i cocci.



sabato 15 ottobre 2011

Il giornalismo che ci piace

Oggi ho seguito  i “fatti” di Roma attraverso la cronaca che ne ha fatto Rai News 24.
Ore e ore di trasmissione su un fatto importantissimo sia per il numero dei partecipanti, sia per il tragico evolversi degli avvenimenti.
Una bella pagina di giornalismo fatto in presa diretta lì dove avvenivano i fatti.
Chiunque ha avuto la possibilità di seguire la cronaca, si è potuto rendere perfettamente conto di come siano andate le cose. Quanti erano quelli che erano lì a manifestare pacificamente le loro ragioni e a esprimere civilmente la loro protesta e quanti (pochi) erano invece lì a spaccare e distruggere.
I giornalisti, scesi in piazza con il loro microfono e la loro telecamera hanno raccontato i fatti con patos e lucidità, non sottacendo niente di quanto da loro documentato.
Ebbene questo modo di fare giornalismo non è assolutamente piaciuto ad Alessio Butti, capogruppo Pdl nella Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai. "La diretta di Rainews - denuncia Butti - è inaccettabile e offende la storia della Rai. Mentre scorrono le immagini di devastazioni, di scontri e di guerriglia urbana si fa di tutto per minimizzare". Ora chi ha visto la trasmissione sa benissimo che questa affermazione è falsa e ingiusta.
Evidentemente all’on. Butti piace il giornalismo che scodinzola dietro ai poco onorevoli signori che occupano i palazzi della politica, ma ha in odio quel giornalismo di cronaca che racconta  fatti e storie di persone normali.

martedì 11 ottobre 2011

Chiari-Morrumbene

Con riferimento all’incontro di giovedì 6 ottobre scorso con don Piero Marchetti presso il CG 2000, ricevo e volentieri pubblico questo contributo del Prof. Mario Angeli:


“Due intensi occhi di un bimbo nero guardano da sopra un alto muro; noi di là vediamo un cielo azzurro e le cime di alberi maestosi, lui di qua non so che cosa vede; di là c’è il suo mondo, di qua il nostro.
Questa è stata la slide conclusiva di una intensa rassegna di immagini, con le quali don Piero  giovedì 6 ottobre ha mostrato che cosa c’è al di là di quel muro, che il suo impegno missionario e sociale si sforza di capire, valorizzare, orientare, sollevare dalla povertà e dall’ignoranza; il pubblico presente era folto, accorso anche da fuori Chiari, a testimoniargli non solo generica simpatia, ma soprattutto apprezzamento e sostegno per la sua opera in Mozambico.
E così scendendo dal cielo luminoso e dalle cime degli alberi, don Piero ha condotto gli ascoltatori al di là del muro sul piano della concretezza, che significa bambini abbandonati, vecchie cacciate di casa a morire di stenti perché sospettate di malocchio, giovani e ragazze che non possono recarsi a scuola perché impossibilitati a sostenere le spese di trasporto o le tasse di frequenza, aule scolastiche senza alcun arredo e con gli studenti seduti per terra perché non ci sono i banchi, pozzi d’acqua lontani chilometri dai villaggi, malattie per noi banali ma laggiù mortali; però anche la gioia di vivere, la condivisione ospitale, la fiduciosa riconoscenza, la frugalità appagata.
Don Piero è riuscito a creare qui una rete di solidarietà e di sostegno, sia affettivo che finanziario, che gli consente di affrontare laggiù con efficacia sia il suo primario ministero di prete sia i vari progetti sociali che ha avviato; sono una prova concreta di tale sostegno anche i frequenti soggiorni a Morrumbene di volontari, che trascorrono con lui periodi più o meno lunghi, condividendo fatiche e speranze: si sa che è in partenza per tre mesi una ragazza e poi sarà la volta di un giovane per sei mesi.
Uscendo dall’incontro con don Piero non riuscivo a togliermi dalla mente gli occhi del bimbo nero da sopra quel muro e mi domandavo se riuscisse a scorgere che cosa c’è al di qua o se don Piero gli abbia detto qualcosa del grado di decomposizione che sta attraversando il nostro mondo evoluto e mi è venuta spontanea una raccomandazione da fare a don Piero: - Di’ a quel bambino di scendere dal muro, perché al di qua c’è poco di bello da vedere.

Mario Angeli”

venerdì 7 ottobre 2011

Varcare il muro

Varcare il muro. Almeno una volta nella vita forse occorrerebbe farlo. Il muro del nostro mondo, delle nostre certezze, delle nostre convinzioni. Non tutti ne sono capaci, non tutti possono farlo. Al di là del muro, le nostre certezze possono vacillare, le nostre convinzioni possono essere fragili, perchè al di là del muro c’è un mondo difficile da capire e da vivere.
Varcano il muro quelli che Mario Angeli definisce visionari. Visionari non vuol dire pazzi, vuol dire capaci di avere una visione del mondo, capaci nello stesso tempo di mettersi in discussione e di avere la forza di credere all’incontro con altri esseri, per capirli e capirti.
Don Piero Marchetti, lui, quel muro l’ha varcato. Con indosso la sua fede (che parola difficile da usare per un laico!) e la sua disponibilità. La disponibilità a mettersi al servizio degli ultimi, secondo il più radicale dei precetti evangelici. Qui come  in Monzambico.
Nell’incontro che si è tenuto ieri sera al Centro Giovanile 2000, è stato proiettato un filmato dove veniva raccontata per immagini la vita e le attività della parrocchia di Morrumbene.
Abbiamo visto bambini sorridenti all’interno della loro scuola, donne anziane nelle loro capanne e giovani nei laboratori di falegnameria e sartoria. Abbiamo visto la Chiesa e le case, gli orti e gli animali, il laghetto e la campagna coltivata. In definitiva un’oasi di pace all’interno di un paese difficile.
Forse il quadretto era troppo idilliaco per essere completo. Forse quelle immagini, certo belle e suggestive, non davano testimonianza della fatica che don Piero e i suoi collaboratori devono sopportare per togliere 240 bambini dalla strada e portarli all’interno di un percorso educativo definito. O delle difficoltà che essi devono affrontare per salvare da una fine atroce le nonne rimaste sole o per realizzare dei pozzi per l’acqua o organizzare i laboratori.
Non tutto scende dal cielo e quello che non scende bisogna cercarlo, con la forza di volontà, col duro lavoro, con il coinvolgimento di tanti volontari. Perchè Morrumbene è sì una parrocchia, ma i suoi parrocchiani molto spesso sono privi anche del necessario per vivere.
E allora don Piero ritorna a varcare il muro e viene a parlare a noi dei suoi bambini e delle sue nonne. Non perchè possiamo sentirci edificati da tanta bontà, ma perchè egli vuole farci partecipi di quel mondo, che non è un mondo alieno, ma il nostro mondo. Se riusciamo a capire il messaggio e non ci limitiamo a un atteggiamento pietoso, forse in quel muro si può aprire un varco, ossia una possibilità di dialogo e di aiuto reciproco.

martedì 4 ottobre 2011

In-Sicurezza

Un altro degli obiettivi clamorosamente  mancati dalla giunta Mazzatorta è quello relativo alla Sicurezza.
Più sicuri a casa nostra” recitavano i programmi elettorali della Lega, “La sicurezza al primo posto” ribadiva il Bilancio di fine mandato dell’Amministrazione di centro-destra.  
Al primo posto? Certo, al primo posto sicuramente per la spesa.  Infatti i soldi buttati dalla finestra da questa “Giunta del fare chiacchiere” sono inversamente proporzionali ai risultati ottenuti. Per averne conferma basta andare a rileggersi i giornali di questi giorni.
Venerdì scorso, Chiari Week  dedicava ben due pagine a quanto successo nei giorni precedenti sul territorio di Chiari relativamente alla questione “furti con scasso”. Gli altri giornali a diffusione provinciale (Il Giornale di Brescia e Brescia Oggi) non sono stati da meno. Perfino il Giornale di Chiari riportava in prima pagina la lettera di una ragazza che lamentava l’insicurezza che si respira nelle nostre strade, segno che si sta assistendo a un degrado della convivenza civile difficilmente esorcizzabile con proclami ormai privi di significato.
Chiari è stato uno dei Comuni capofila nel portare avanti la tanto decantata “tolleranza zero”. Una strategia fatta di grandi proclami, grande dispendio di soldi,  scarsi risultati.
Perfino quelle cose che all’inizio di questa mediocre stagione politica sono state strombazzate ai quattro venti come risultati “straordinari”, si sono rivelati alla fine dei semplici bluff. Parliamo delle ronde padane, dello smantellamento del campo nomadi, della chiusura dello sportello immigrati, del distaccamento di polizia. Valanghe di inchiostro e fiumi di parole  per il niente.
La sicurezza è una cosa troppo seria per giocarsela con la propaganda. Gli annunci a effetto ci possono fare guadagnare qualche voto, ma alla lunga si ritorcono contro se non si riesce a portare avanti con costanza una seria politica di contrasto alla criminalità, fatta con mezzi adeguati e buone professionalità.
Chiari - Un'immagine della stazione
di qualche tempo fa
Che la delinquenza, anche quella piccola,  non si conbatta  con la teatralità l’abbiamo visto in modo lampante a Chiari, presso la stazione. Il Sindaco e la sua Giunta pensavano che bastasse mettere lì  un distaccamento della Polizia locale per risolvere ogni problema. L’aver aperto quel presidio ed averlo abbandonato quasi subito ha permesso che le cose andassero peggio di prima, come abbiamo avuto modo di documentare ripetute volte su questo blog.
Anche le ronde dovevano costituire un forte deterrente alla microcriminalità. Si sono rivelate invece un fiasco completo. Non solo perchè ne sono state costituite pochissime, ma soprattutto perchè quelle esistenti fanno tutt’altro, come risulta evidente a Chiari, dove l’Acsu si è ridotta, pur di portare a casa un misero contributo comunale, ad accompagnare i morti al cimitero.
Chiari - volontari Acsu
E che dire del mirabolante Air-pol? Mi piacerebbe che qualcuno mi dicesse che, effettivamente, l’ha visto volare sui cieli di Chiari. Mi piacerebbe che qualcuno mi descrivesse una qualche significativa operazione di contrasto alla criminalità operata con questo mezzo. Eppure la grancassa propagandistica ha scomodato molti pezzi grossi della Lega il giorno dell’inaugurazione dell’aereo poliziotto, come è stato definito. Il Patto locale di sicurezza ci è stato presentato come qualcosa di straordinario e decisivo per sconfiggere la criminalità. I fatti di questi giorni si sono incaricati di dimostrarci che non basta un “brain storming” in Comune per risolvere problemi complessi.
Chiari - Air-pol
I soldi però non sono mancati. Ai Carabinieri e alla Polizia sì,  ma ai nostri politici per fare le loro sceneggiate, i soldi non sono  mancati. Quanto è costato il distaccamento di Polizia presso la stazione ferroviaria? Assieme all’inutile Infopoint ben 50 mila euro, più affitti vari. Col risultato che ora il distaccamento è una biglietteria e l’Infopoint continua a essere desolatamente vuoto. E la centrale per i falsi documentali? E’ costata ben 300 mila euro. E il mirabolante Air-pol? Ben 360 mila euro. Col risultato che adesso è portato come la madonna pellegrina da una fiera all’altra per fare un po’ di propaganda alla ditta che ce l’ha ri...venduto. Dimenticavamo di aggiungere i 370 mila euro per il Comando della Polizia Locale, il famoso “binocolo per controllare la criminalità”.
Come si vede, un mare di soldi. Ma a che sono serviti se oggi un giornale esce con due pagine piene di notizie di furti con scasso perpetrati ai danni di aziende e cittadini di Chiari?

lunedì 3 ottobre 2011

Le contraddizioni del PD

Il Segretario del PD
Pierluigi Bersani
Si ha come l'impressione che al PD manchi la capacità di fare tattica. In almeno tre occasioni si è ritratto dall'assumere precise posizioni su alcuni temi importanti che hanno visto l'impegno di centinaia di migliaia di persone. E' capitato con i referendum sull'acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento e oggi sulla legge elettorale. Un altro caso è quello sull’abolizione delle province.  Il motivo è sempre lo stesso: “una forza che si dice di governo non può fare politica a botte di referendum”. Oppure: “noi abbiamo presentato le nostre proposte in Parlamento”.
Eppure gli iscritti e gli elettori di quel partito firmano per i referendum, organizzano banchetti per raccogliere firme, magari alle feste democratiche. Allora perchè quello che possono fare gli iscritti non lo può fare il partito nel suo insieme? Non può continuare a lungo questa contraddizione, questo scarto fra partito e corpo elettorale.
Per una nuova stagione politica che ci porti fuori da questo pantano e faccia rinascere il nostro Paese, c’è bisogno di un PD più coraggioso e meno bloccato dai veti incrociati delle sue varie anime.
Forse è venuta l’ora che i dirigenti di partito, invece di rimanere chiusi all’interno dei loro ufficetti, vadano sul territorio ad ascoltare cosa hanno da dire i cittadini, gli elettori e gli iscritti. Forse si capirebbero tante cose e si eviterebbero errori imperdonabili.

domenica 2 ottobre 2011

Tener fermo l'aratro davanti a sè

In occasione dell’incontro con don Piero Marchetti che si terrà giovedì 6 ottobre a partire dalle ore 20,00 presso il CG2000 di Chiari, ho chiesto al Prof. Mario Angeli che ci spiegasse chi è don Piero Marchetti. Ecco il testo che mi ha inviato:

don Piero Marchetti Brevi
“Incontrare don Piero e sostenere le attività che progetta ed anima nella comunità mozambicana di Morrumbene va molto oltre l'incontro con un prete e con la sua missione cattolica; non perchè don Piero sottaccia la sua identità o perchè le sue opere non siano un'applicazione dei precetti evangelici, anche di quelli più difficili da capire o da praticare, soprattutto per chi è in debito di fede.
Don Piero è prete fino in fondo, che vive sereno e sicuro le parole di Cristo: "il vostro dire sia sì sì, no no; ...ciò che farete ad uno di questi piccoli l'avrete fatto a me; ...nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio", disse Gesù ad un tale che gli diceva: "Signore, ti seguirò dovunque, ma prima lascia che mi congedi da quelli di casa".
Questo ho visto a Morrumbene.
In una capanna sbrecciata in mezzo alla savana don Piero celebra la Messa e commenta il vangelo ad un folto gruppo di donne, uomini e bambini, felici per la visita, purtroppo rara, del loro padre Pedro, che ad un certo punto si rivolge ad un suo catechista del posto, convivente con una giovane donna da cui ha avuto due figli, e gli dice sorridendo ma fermo, davanti a tutti: "Tu non puoi fare il catechista e stare con la tua donna senza sposarla".
la missione di Morrumbene
Una vecchia mendicante gli si fa incontro, gli biascica qualcosa, lo trattiene; don Piero ha fretta, ha un impegno urgente, come tutto è a Morrumbene, ma si ferma paziente, la ascolta, le mette una mano sulla testa; non comprendo una sola parola di quello che si dicono, ma vedo che il volto rugoso della vecchia si trasfigura in uno smisurato sorriso; quella "piccola" era per me una mendicante fastidiosa, don Piero invece aveva capito che era Cristo travestito da vecchia.
Per don Piero "quelli di casa" sono rimasti a casa; lui li ama, li sente o li vede quando può, ma resta dov'è e tiene fermo l'aratro davanti a sè, volgendosi indietro solo per vedere se il solco è dritto e se qualcuno lo segue per aiutarlo.
Quindi don Piero è un prete fino in fondo.
Ma a Morrumbene padre Pedro sa anche di non poter "dare al figlio un sasso al posto del pane o una serpe invece del pesce": un pozzo, qualche spicciolo, i banchi per la scuola, una macchina per cucire, un passaggio sul fuoristrada, qualche medicina, un bom dia o boa noite anche agli sconosciuti, un aiuto per sbrigare una pratica complicata: questi sono alcuni dei pani e dei pesci che lui mette a disposizione di tutti, fin che ce n'è.
Don Piero ha imparato bene dal suo Maestro come si fa a moltiplicare i pani ed i pesci: Quello lo sapeva fare per conto suo, don Piero si fa aiutare da chi ne ha voglia.
E' per questo che tanta gente, che magari neppur conosce, si offre di dargli una mano dietro l'aratro.

Mario Angeli"

sabato 1 ottobre 2011

Omaggio a Franco Cheli

In occasione della mostra "Segni e Simboli" omaggio a Franco Cheli
presso la Fondazione Morcelli-Repossi
dal 17 settembre al 16 ottobre 2011
abbiamo intervistato la
Prof.ssa Ione Belotti Presidente della Fondazione
Per avviare il video clicca qui