mercoledì 27 ottobre 2010

Il pragmatismo leghista

A leggere la rassegna stampa delle ultime settimane, appare evidente che il nostro Senatore Sindaco ha preso la decisione di avviare in anticipo la sua personale campagna elettorale.
I segnali che cominciano a salire dall’orizzonte politico indicano una vicina crisi di governo e possibili elezioni anticipate per la prossima primavera. Occorre quindi attrezzarsi per l’appuntamento,  posizionarsi sulla griglia di partenza in una posizione favorevole, mettersi bene in vista.
Per quanto riguarda le iniziative parlamentari, non sembra di individuare alcunché di significativo nell‘attività del Senatore Mazzatorta. Sicuramente non passeranno alla storia le misure urgenti a tutela della danza o le proposte relative alla recisione di code, orecchie e corde vocali di cani o la rimozione dell'obbligatorietà di arresto in flagranza per chi commette atti sessuali con minorenni “se di minore entità”.
Se il lavoro parlamentare non è stato particolarmente brillante, il lavoro di Sindaco è stato addirittura catastrofico.
Non solo il programma con cui si era presentato alle elezioni del 2004 non è stato assolutamente realizzato, ma addirittura su alcune importanti questioni c’è stato un vero e proprio fallimento.
Mazzatorta sa benissimo di essere in difficoltà e teme che gli insuccessi clarensi si risolvano, nel caso in cui si dovesse andare ad elezioni anticipate, in una sua clamorosa bocciatura. In via Bellerio a Milano non sono certo teneri e la concorrenza all’interno della Lega incomincia a diventare preoccupante.
Occorre allora un colpo d’ala. Qualcosa che lo rimetta in carreggiata e lo faccia apparire come un uomo forte e fedele, una candidatura promettente e sicura.
La strategia è quella della promozione mediatica.
Poiché è ormai evidente che di progetti importanti questa Amministrazione non ne farà più (a meno che non scenda la “manna dal cielo“), occorre mettere in piedi una macchina propagandistica che spacci per grandi realizzazioni cose abbastanza modeste o addirittura veri e propri bluff.
Per portare avanti questa iniziativa il Sindaco Senatore ha bisogno di promoter, di megafoni, di organizzatori di consenso che lo facciano apparire come un grande politico, un infaticabile realizzatore, un capace amministratore.
Via allora con il fantastico Airpol, l’aereo Vigile che dovrebbe risolvere tutti i problemi di sicurezza e di controllo del nostro territorio. Un giorno sì e l’altro pure vengono pubblicate sui giornali locali le avventure di questo aeroplanino, dipinte come fantastiche, straordinarie, decisive. L’ordinario e il consueto in tutta la vicenda politica di Mazzatorta non esiste. Si devono sempre sprecare paroloni per rivestire di stupore e meraviglia attività del tutto normali.
In verità si tratta di cose di poco conto, che nulla hanno a che vedere con il vero contrasto alla criminalità, al degrado del territorio, all’intollerabile inquinamento ambientale. Si getta fumo negli occhi con la ridicola piantagione di marijuana o con l’insignificante discarica abusiva, mentre sotto i nostri occhi scorre un fiume di droga, si realizzano cave abusive di ben diverse proporzioni, si inquinano l’aria e l’acqua con ben più pericolosi inquinanti.
Si dice “ma questo è un mezzo in più per combattere la criminalità, perché siete contrari?”. Anche i soldi che si spenderanno in quest’impresa sono tanti e nel frattempo ai corpi di Polizia dello Stato, cioè a coloro che effettivamente lottano contro la criminalità, vengono tagliati fondi e mezzi.

Recente è la decisione di farsi carico del controllo e della cura della stazione ferroviaria. E’ una cosa che può fare piacere, perché è intollerabile per un paese civile come il nostro avere una stazione ridotta in quelle miserevoli condizioni. Vedremo se questa volta si riuscirà a rendere vivibile uno snodo così importante per i molti cittadini che giornalmente si recano a Milano e Brescia per studio o lavoro. Qui vogliamo solo ricordare che questo è un film che abbiamo già visto. Anche nel 2005 i giornali erano pieni di articoli encomiastici nei confronti del Sindaco che era finalmente riuscito a rendere la stazione “un salotto”. Nonostante fosse stato aperto un distaccamento della Polizia Locale e un InfoPoint, la stazione si è tramutata ben presto nel regno della sporcizia e dell’abbandono, punto privilegiato per lo spaccio di droga, covo di ubriaconi e prostitute, zona franca di micro criminalità. Oggi, dopo mesi e mesi di polemiche sul degrado della stazione, sull’uso improprio del distaccamento della Polizia Locale, sulla chiusura della biglietteria e della sala di attesa, sui soldi spesi a man bassa per esporre i “grandiosi” progetti mai realizzati da questa Giunta, il Sindaco ci riprova. Ecco ricomparire il “megafono senatoriale” per raccontarci la “favola bella che ieri ci illuse” e oggi non ci illude più. Per prendere encomi le cose occorre realizzarle veramente, finirle non solo annunciarle. Mentre qui è diventata ormai abitudine quella di lodarsi prima del tempo per poi invariabilmente “imbrodarsi”.
Questo Sindaco viene a parlare di “pragmatismo leghista” come segno distintivo di un modo di governare capace, efficiente e dinamico. Ma a Chiari questo pragmatismo cosa ha prodotto? Per il momento solo disastri. Qualcuno ha suggerito di realizzare nel parcheggio dell’ex cinema comunale un enorme “sole delle alpi” in ricordo della grande impresa del Polo della Cultura. E perché non farlo nelle rotonde più scassate del mondo o nei Poli Scolastici mai nati o nella Caserma dei Carabinieri mai costruita o nel Caffé Letterario mai aperto o nel Polo del Benessere mai decollato?
Oggi il Sindaco Senatore di sente “rasserenato”. Era turbato perché credeva ingiustamente che Eleca gli volesse far del male, ma ha dovuto ricredersi. Eleca non aveva malanimo nei suoi confronti. Eleca, a detta del Sindaco, non ha portato a termine i lavori del Polo della Cultura solo perchè era in difficoltà, tant’è che ha posto i suoi operai in cassa integrazione. Ma intanto il “pragmatismo leghista”, ha messo in mano ad Eleca, quell’Eleca che oggi è in difficoltà (dio ci scansi da un suo fallimento), la bella somma di 1 milione di euro oltre a tutto il resto. Forse avrebbero fatto meglio a essere meno pragmatici, forse avrebbero fatto meglio a sganciare i quattrini a fronte di stati avanzamento lavori certificati. Ma si sa, questo è un modo di operare all’antica che nulla ha a che vedere col modo moderno di fare politica. La modernità pretende velocità e dinamismo. La nostra è una città che non sta ferma mai, sempre viva, frenetica, irrequieta, effervescente. E dove là c’era un cinema “fatiscente” , ecco che ti concepiamo un avveniristico Polo della Cultura. Lo ideamo, lo progettiamo, lo prefiguriamo. E quando tu già pensi che lo stiamo realizzando ecco che cambiamo di nuovo idea. E dove doveva sorgere il luminoso faro della cultura ecco che ti realizziamo un parcheggio. Perché cultura vuol dire innanzitutto stupore. Ecco nostro compito è stupirti, sorprenderti, lasciarti senza parole, senza respiro… senza soldi.
Questa è la politica degli arrembanti, “pragmatici” politici leghisti.
Un radioso futuro ci attende, ne siamo certi. Un radioso futuro illuminato da uno sorridente (beato lui) “sole delle alpi”.







martedì 19 ottobre 2010

Liquidazione sino a esaurimento scorte

Qualche giorno fa asserivamo che la politica a Chiari è ormai ridotta a misera cosa. Non esiste più una strategia o un progetto logico da seguire e il tutto si riduce a una sarabanda il cui frastuono dovrebbe farci dimenticare i continui fallimenti dei nostri Amministratori.
A parte il cabaret siamo ormai ai saldi. Alla liquidazione sino a esaurimento scorte, alla vendita totale, al fuori tutto, allo sbaracco.  La speranza è quella di incassare qualche euro per fare qualcosa o finire un progetto.
Dopo tre aste andate a vuoto, si riprova a vendere per la quarta volta l’area adiacente l’Istituto Tecnico Einaudi. “Venghino siore e siori, venghino” sembra dire l’Assessore Piantoni “Questa bellissima area, posta a due passi dal centro, ve la offro a un prezzo straordinario. Non a 4 milioni siori e neppure a 3 e nemmeno a 2 e mezzo. Siore e siori oggi mi voglio rovinare. Questo bellissimo terreno ve lo offro per 1 milione e 980 mila euro, che ci smeno un sacco di quattrini, quanto è vero che sono assessore”.
Ecco, l’area che potrebbe servire alla scuola per costruirvi una palestra ed evitare il giornaliero tran tran quotidiano dalla scuola al palazzetto, viene svenduta perché il Comune è alla canna del gas.
Avevano anche tentato la strada delle tombe di famiglia. La famosa asta pubblica “tombe per rotonde” non aveva avuto molto successo. Si sperava di incamerare più di 1 milione e mezzo di euro, ma si è arrivati a malapena a 350 mila. 
Oggi viene riproposto il bando scaduto a luglio e non si pone alcun vincolo temporale. Insomma, si vende tutto sino a esaurimento scorte. 
Siamo quasi certi che passati “i morti” inizieranno le offerte promozionali. Due tombe al prezzo di una, compri due e prendi tre, compra una tomba riceverai in regalo un loculo. Le formule possono essere tante, basta far correre la fantasia.
E a cosa dovrebbero servire tutti questi soldi? Beh, c’è quel pozzo senza fondo ancora da finire rappresentato dall’ex Comune, c’è la grana delle rotonde più belle del mondo da risolvere, c’è anche da sistemare  viale Mazzini.
A proposito del “pozzo senza fondo”, una persona informata sui fatti, il Direttore del Giornale di Chiari, ci informa che il progetto del nuovo e indispensabile Museo della Città costituirà la rivincita di Mazzatorta sul Polo della Cultura. Uauuuh!! Non sapevamo ci fosse una gara. Com’è che funziona, se questa volta si riesce a terminare l’opera si va alla bella? 
Per l’occasione Magli potrebbe intervistare il Senatore Sindaco come ha fatto il 10 maggio 2009. Chissà che non gli dica ancora “Restituiamo alla città  questi edifici che si affacciano su piazza Zanardelli”. Non si capisce bene quante volte debbano essere restituiti alla città questi edifici. 
La realtà è che sono già passati più di 3 anni e mezzo da quando sono iniziati i lavori e di vederne la fine ancora non se ne parla. Intanto il mercato è stato spostato dalla sua sede storica con conseguente, grave danno per il centro e per i commercianti che vi lavorano. Altro che rivitalizzazione!
Vedremo alla fine quando effettivamente questi immobili saranno veramente (e non per finta) consegnati alla città e quanto costerà questa straordinaria ristrutturazione. Ad oggi, se la memoria non ci inganna, dovremmo aver superato abbondantemente i 6 milioni di euro. 
D’accordo questi edifici andavano messi a posto e certamente un posto degno per il nostro archivio comunale andava cercato. Ma era proprio necessario rifare le piazze? Era proprio necessario ideare il nuovo Museo della città? Che ce ne facciamo di un nuovo museo, che ce ne facciamo di un nuovo  Info Point. Per il primo il Sindaco ci dice che non sarà un museo statico e polveroso, ma un museo moderno e dinamico. Va bene,  ma al di là delle roboanti e belle parole, cosa faremo di questo museo, cosa ci metteremo dentro, che attività vi svolgeremo? E cosa esporremo nell’Info Point, le tavole dei progetti mai realizzati? Non era meglio metterci un servizio veramente utile per la città?
Intanto, mentre si spende e spande in cose inutili, gli edifici delle nostre scuole vanno a ramengo. Quante scuole avremmo ristrutturato facendo solo la metà delle rotonde che abbiamo fatto e spendendo la metà dei soldi che abbiamo speso per l’indispensabile Museo della Città? 
Cos‘è che si aspetta per rifare le scuole la manna dal cielo? 


sabato 16 ottobre 2010

Chiari da bocciare

                                         CARO SINDACO, COSA FACCIAMO??
L'ingresso dell'Ospedale Mellino Mellini non è un gran bel biglietto da visita per la comunità, non le pare???

cantieri aperti

castrina senza protezioni
erbacce varie


parcheggio fai da te
con sporcizia varia

Come si volevano bene Bossi e Miglio ???????

 
Documenti per riflettere a cura di Rocco Artifoni


Ad agosto a Brescia nella piazza Giuseppe Garibaldi l’amministrazione di centrodestra (pdl e lega) ha inaugurato un busto di Gianfranco Miglio.
A settembre ad Adro comune della provincia di Brescia, a Gianfranco Miglio è stata dedicata una scuola, con tanto di simboli del “sole delle alpi”, da parte della giunta leghista.
Miglio era di Como ed ha insegnato all’Università cattolica di Milano.
Quindi, non c’erano ragioni “territoriali” perché nel bresciano si decidesse di ricordare Gianfranco Miglio.
Una volta esclusi eventuali legami locali, trovare una motivazione per quelle intitolazioni è alquanto arduo. Basti qui riportare alcune note e clamorose affermazioni di Miglio:
“Il destino dell’Europa è di rivivere le invasioni barbariche. La difficoltà è mantenere la distinzione fra schiavi e liberi”.
“Io immagino un federalismo autoritario, una nuova forma dello Stato moderno morto nel 1989 con il crollo dell’Urss”.
“Io sono per il mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica”.
“Ad un certo punto un uomo politico deve impugnare le armi. Bossi blatera e basta”.
A proposito di Bossi, ecco come Miglio l’ha descritto: “ignorante, tapino, rabbioso, infido, teppa, mostricciatolo, pigmeo, analfabeta, mentitore arabo, ubriaco, botolo ringhioso, sogliola da schiacciare, Robespierre da barzelletta, contapalle, comiziante da bar, ecc.”.
Ed ecco come Bossi ha definito Miglio: “minchione, arteriosclerotico, panchinaro, poveraccio, scoreggia nello spazio, ecc.”

Di fronte all’ideologia anticostituzionale di Miglio e agli scambi “culturali” con Bossi, resta da capire perché alcuni amministratori del centrodestra e soprattutto leghisti nel 2010 vogliano celebrare Gianfranco Miglio.
E soprattutto perché Miglio dovrebbe costituire un esempio positivo per i cittadini di Brescia e gli studenti di Adro.

Rocco Artifoni



Nota: tutte le citazioni sopra riportate sono tratte dall’intervista a Gianfranco Miglio dal titolo “Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica “, pubblicata da il Giornale il 20 marzo 1999.



mercoledì 13 ottobre 2010

Adro: ovvero quando la politica diventa barzelletta

In questa Italia segnata dal marchio berlusconiano e leghista, spesso la politica diventa barzelletta.
Guardate Adro
Il sindaco Oscar Lancini e la sua Giunta avevano realizzato un polo scolastico, considerato da molti bello e funzionale. Cosa c’è di meglio per un sindaco che concretizzare qualcosa di utile per la sua città? Per questi signori invece non basta. Bisogna sempre esagerare. 
Nel caso concreto non solo si cambia il nome alla scuola (intestata prima agli eroi risorgimentali fratelli Dandolo), ma la si marchia con simboli leghisti. Banchi, lavagne, cattedre, finestre, porte, zerbini, posacenere, ogni cosa ha impresso il celtico sole delle alpi, assunto dalla Lega come simbolo di partito. Non abbiamo notizie sui bagni, ma certo è che financo i cestini dei rifiuti riportano il simbolo leghista, segno che a questa gente manca perfino il senso del ridicolo. Affinché l’emblema sia visibile anche dai naviganti che solcano i  cieli padani,  un grande simbolo viene dipinto perfino sul tetto dell’edificio. Pensate a quali livelli di insulsaggine si può arrivare quando a guidarci non è la ragione, ma una cieca ideologia.
Risultato? Nessuno parla più della scuola, ma tutti discutono animatamente di questa scelta stupida e bizzarra, chiedendo a viva voce la rimozione dei simboli.
Il sindaco risponde piccato che non ci pensa minimamente. Perché così è stato deciso da lui, eletto dal popolo, e perché quello è un simbolo che trova le sue origini nell’antica storia dei popoli del nord.
Ora, cosa si direbbe se in qualche luogo di questo Paese un sindaco di fede comunista, si sognasse di marchiare una scuola con la falce e il martello? Anche quelli sono simboli antichi, ma è a tutti chiaro che la falce e il martello rappresentano un simbolo di partito. E se a un sindaco del Pd passasse per la mente di marchiare muri e arredi di una scuola con il simbolo della bandiera italiana con un piccolo rametto di ulivo sotto? Volete forse dire che la bandiera italiana non è il simbolo della nostra nazione? Che il rametto di ulivo non è un simbolo di pace?  Ma a nessun sindaco del Pd passerebbe per la mente un’idea così  stravagante. E se anche per ipotesi estrema capitasse, troverebbe subito la fiera opposizione dei cittadini, anche quelli di fede democratica.
Invece questi leghisti, da quando esistono come partito, hanno pensato che per divulgare meglio il proprio credo fosse necessario segnare il territorio con i loro simboli. Ormai ve li trovate da tutte le parti: lampioni, bidoni, muri, plance, vetrine, treni,  autobus, scale mobili, cessi ecc. Ci hanno preso tanto gusto che vorrebbero marchiare con il loro simbolo tutto quello che i loro amministratori fanno. Un po’ come avveniva nel ventennio fascista dove tutte le opere pubbliche recavano il simbolo del fascio littorio.
Contro questa decisione bislacca c’è stata la rivolta di una parte del paese di Adro, di una parte della provincia, di quasi tutti i giornali,  riviste, siti e blog di questo mondo, c’è stato il richiamo del Presidente della Repubblica, c’è stato il pronunciamento di quasi tutti i partiti, c’è stata perfino la raccomandazione del Ministro Gelmini, ma non c’è stato niente da fare. Il Sindaco Lancini è irremovibile. Lui non risponde alle leggi, risponde al suo capo, il senatore Bossi. Uno che, come sapete, ha forte il senso dello Stato.
Oggi siamo al grottesco.
In un paese normale, dopo aver inviato al sindaco l’invito a rimuovere tutti i simboli, il Ministro della Pubblica Istruzione avrebbe interessato il Ministro dell’Interno perché a sua volta interessasse il Prefetto perché questi controllasse la puntuale applicazione di quanto disposto dal Ministro. 
Qui invece hanno tutti traccheggiato. Ha traccheggiato la Gelmini, ha traccheggiato Maroni, ha traccheggiato il Prefetto, mentre Bossi si è limitato a dire che “Beh, sarebbe bastato solo un simbolo, non era poi tanto necessario metterne 700”.
Vista la formidabile prontezza di riflessi dei nostri politici , la patata bollente dal fuoco l’ha dovuta togliere il preside della scuola.   Confortato da una lettera ricevuta dal dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale e dalle decisioni prese all’unanimità dal Consiglio d’Istituto Straordinario, ha disposto la rimozione dei simboli o la loro copertura.
La reazione di Lancini è stata veemente “Vi denuncio tutti e poi ripristino i simboli” pare abbia detto. Su queste cose l’unico che può decidere sono io. Nessuno può impormi niente. Né il Presidente della Repubblica, né il Ministro né la Regione. Io sono stato eletto dal popolo. Qui comando io.
Il problema è proprio qui. Questi signori leghisti fanno fatica a capire che sono lì non per comandare ma per amministrare nell’interesse della città e del Paese.
La falsa idea della democrazia che ha Berlusconi, ha indotto molti a pensare che basti il mandato popolare per autorizzare gli eletti a fare qualsiasi cosa. Anche contro le leggi e il buon senso.
Se procederanno di questo passo, la politica continuerà ad essere barzelletta da avanspettacolo e noi faremo fatica a diventare un paese veramente serio e affidabile.

lunedì 11 ottobre 2010

Il paese dei balocchi

Questo blog, come ormai dovrebbe risultare evidente, ha scelto la linea di analizzare la vicenda politica di Chiari, evitando di intervenire nel mare magnum delle notizie che ogni giorno riempiono le prime pagine dei quotidiani nazionali e locali. E’ sicuramente un limite, ma può essere una sua specificità. Sfuggiranno questioni che hanno un loro interesse  generale, ma si discute in modo forse più approfondito di questioni che ci riguardano da vicino e che attengono alla nostra vita di cittadini che hanno cura e amore per la propria città.
Qualcuno ha rilevato che da qualche tempo a questa parte gli argomenti sono ripetitivi, diventando per forza di cose, noiosi.
E’ un appunto che ha una base di verità e non me ne sottraggo. Ma è altrettanto vero che la politica a Chiari è diventata noiosa, ripetitiva  e auto referenziale. 
Cosa si sta facendo in questa città che meriti una particolare attenzione? 
Noi non siamo giornalisti che dobbiamo rendere conto della cronaca, intesa come racconto di ciò che avviene. 
Il giornalista deve raccontare. Del cane che morde il vicino (meglio, del vicino che morde il cane), della lite in un condominio, del concorso ippico, dello spettacolo dei Fichi d’India, dell’areoplanino vigile ecc.  E’ chiamato inoltre a raccogliere i pareri dei politici che spesso, più che parlare di fatti, parlano di desideri, illusioni, fantasticherie. E’ un mestiere difficile e ingrato, me ne rendo conto.
L’amministratore di un blog queste necessità non ce l’ha, anche perché non deve rispondere a nessun editore. 
Nello specifico, mi permetto di aggiungere qualche nota.
Questo blog ultimamente ha seguito con particolare attenzione due questioni: il Polo della Cultura e il rapporto fra informazione e potere.
Il primo argomento non poteva essere liquidato con poche righe di commento. Si trattava di intervenire su quello che il suo stesso autore ha definito in modo quanto mai iperbolico, e magniloquente, “una rivoluzione”. La rivoluzione mazzatortiana si è sgonfiata come un soufflè mal riuscito e perciò, tutta una politica, portata avanti con grande enfasi e larghi mezzi, è fallita miseramente.
Anche perché (è noioso ripeterlo?) a questo si sono aggiunti altri fallimenti, altrettanto disastrosi per la nostra città. 
Oltre alla motivazione politica vi è anche una ragione di carattere economico che non può essere passata sotto silenzio. Qui non siamo di fronte a un fiasco senza conseguenze. Questo fallimento è onerosissimo per la città. Si tratta di rimetterci parecchi soldi. Quanti? Due o tre milioni. E chi paga il conto, Pantalone? 
Certo, i nostri Amministratori Sindaco in testa, hanno tutto l’interesse che di questo argomento non si parli. Se poi  se ne deve proprio parlare, è bene che la responsabilità del fallimento  la si addossi alla “reazione”, ai “conservatori”.
Ma neppure questa strategia sembra aver avuto efficacia. Un eminente rappresentante della maggioranza, in pieno Consiglio Comunale, ha chiamato il Sindaco alla sue responsabilità, dicendo esplicitamente di non poter accettare di vedersi addossare la stessa identica responsabilità che ha il Sindaco e di non accettare una “chiamata di correità”. 
Forse qualche domandina al  Sindaco  i suoi elettori la potrebbero fare. Invece di limitarsi a dire che questo blog è diventato noioso, vadano dal Sindaco a chiedergli conto del suo operato. Gli chiedano perché quella che avrebbe dovuto essere una luminosa rivoluzione si è risolta in un disastro mai registrato nella storia della nostra città. Gli chiedano che fine ha fatto quella politica che avrebbe dovuto cambiare Chiari dal profondo.  
Egli, consapevole del suo fallimento politico, cerca di utilizzare tutti i mezzi per non pagarne lo scotto. Una sapiente strategia comunicativa, unita alla solita politica del “panem et circenses” può risultare utile.
Ben vengano quindi tutte le iniziative editoriali che lo dipingono come un genio. Un genio del fare costretto a confrontarsi  con una genìa di mestieranti della politica, animati solo da invidia e rancore.  Ben vengano quelle attività che servono a illustrare l’Amministrazione Comunale. Squillino allora le trombe, suonino i tamburi e si dia inizio alla grande kermesse.  Le feste i balli le celebrazioni i ricevimenti sono la passione della gente, stufa di sentir parlar di politica, stanca di polemiche e contrasti. Forza allora con i “ricchi premi e cotillons” dai con la “fascia d’oro per la miss”, purché sia padana.  Cosa c’è di meglio per dimenticare i guai di un po’ di allegria, chiasso, felicità, buonumore? 
Se questo non bastasse, possiamo aggiungere una magnifica cerimonia di presentazione dell‘occhio Vigile della città, un aereo leggero in grado di monitorare continuamente il nostro territorio. 
E’ l’ultima geniale invenzione del nostro Sindaco che si è avvalso per l’occasione del contributo determinante del Ministro Maroni.  Un aereo consegnato alla Polizia Locale di Chiari per combattere con mezzi innovativi l’insicurezza delle persone, il degrado ambientale, la diffusione del consumo di droga. Stupefacente! 
Ed eccolo  il novello Icaro levarsi nei cieli padani sotto la sfavillante luce del sole delle Alpi. Qui  una vecchina  deve attraversare la strada, là uno si fa impunemente una canna, più avanti un altro getta un secchio di detriti nel giardino dietro casa, causando forse un irrimediabile danno ambientale. 
Per ogni situazione di crisi ecco intervenire prontamente il nostro straordinario aereo: un mezzo che ci fa  sentire più sicuri e protetti. 
E dove non potesse arrivare il vigile dall‘alto, ecco intervenire dal basso i nostri vigilanti. Le super ronde padane fortissimamente volute dal Sindaco per un capillare controllo del nostro territorio. Da quando esistono, criminalità e degrado sono spariti dal centro storico la domenica mattina. Concordo con voi che a memoria d’uomo non si è mai registrato un atto criminale in centro storico la domenica mattina, ma questo non toglie nulla alla forza deterrente delle nostre ronde, una forza calma al servizio della cittadinanza. 
Che meraviglia che è diventato, ragazzi, il nostro paese! Sembra tale e quale il paese dei balocchi.

giovedì 7 ottobre 2010

Strategia comunicativa

Ultimamente abbiamo cercato di analizzare  il rapporto fra politica e informazione, nella convinzione che nell’Italia di oggi sia un problema vitale che interessa le regole della democrazia e la formazione del consenso.
Questa Amministrazione si è caratterizzata sin dall’inizio, per la sua forte capacità di utilizzo dei mezzi di comunicazione, allo scopo di far conoscere ai cittadini i propri programmi, progetti, proposte.
Per svolgere al meglio questo compito sono state impegnate ingenti risorse. Innanzitutto è stata assunta una giornalista, la signora Rossana Agostini,  che ha il compito, di rappresentare all’esterno l’attività politico-amministrativa della Giunta.
Attraverso vari periodici, Il Punto Web, Chiari Newsletter, Qui.Chiari, la giornalista cerca di dare conto di tutto ciò che avviene nella nostra città e che ha come punto di riferimento il Comune. E’ un lavoro utile anche se spesso un po’ declamatorio. 
A questo c’è da aggiungere quanto riportato dal sito del Comune e quanto riferito dai giornali locali. Quest’ultimi  danno un resoconto quasi giornaliero di tutto ciò che si dibatte a livello politico, con una particolare attenzione com’è ovvio, alle posizioni del Sindaco e della sua Giunta.
Si direbbe che tutto ciò possa essere sufficiente per farsi un’idea completa di quanto svolge a Chiari l’Amministrazione Comunale.
E invece no .
Il Sindaco più volte ha espresso il suo rammarico per il fatto di non riuscire a comunicare ai cittadini quello che veniva operato dalla sua Giunta.  
Per colmare questa lacuna ha utilizzato vari mezzi. 
Molti di voi ricorderanno i famosi tabelloni 4x2 che sono stati posti attorno al cantiere dell’ex Comune vecchio. Servivano per abbellire la staccionata del cantiere, ma erano anche un mezzo di comunicazione (o secondo i punti di vista, di propaganda),  quanto mai efficace. Sono stati utilizzati a ridosso delle elezioni politiche del 2008 e poi riproposti in piazza Rocca prima delle elezioni del 2009. Per lo più erano la rappresentazione di progetti ancora da realizzare, ma per il Sindaco erano dati per fatti. Non per niente poco prima delle elezioni comunali aveva affermato “Abbiamo offerto a Chiari il più  importante e suggestivo contenitore degli ultimi 50 anni”. “Abbiamo offerto“ badate, non come sarebbe stato più logico, offriremo o realizzeremo. Come se il Polo della Cultura fosse già stato completato, inaugurato e aperto con sommo gaudio per la popolazione tutta e onore per la Giunta che l‘aveva eseguito.  Di che offerta si trattasse l’abbiamo visto in questi mesi.
Per tornare a noi, per ogni attività svolta, per ogni cantiere aperto, fosse anche piccolo, si è utilizzato il tabellone per spiegare ai cittadini cosa si stesse facendo.
Esisteva anche un punto fisso dove poter ammirare i progetti elaborati da questa Amministrazione: l’ Info Point della stazione ferroviaria.
A tutto ciò sono da aggiungere i vari convegni che sono stati organizzati per spiegare alla cittadinanza il lavoro “scientifico” effettuato prima di avviare le grandi realizzazioni che avrebbero “cambiato” definitivamente il volto di Chiari, mentre, in occasione della presentazione dei progetti che hanno partecipato al concorso per il fantomatico  Polo della Cultura, è stata organizzata addirittura una mostra.
Naturalmente per ogni cosa realizzata c’è stata sempre una bella inaugurazione o più di una secondo i casi, con tanto di banda musicale, benedizione, champagne e comparsata di Amministratori e Consiglieri vari. 
Ma poiché al Sindaco e alla sua Giunta tutto questo non bastava, in occasione delle elezioni comunali è stato inviata a ogni famiglia una brochure contenente un resoconto di fine mandato (costo 60 mila euro + spese di spedizione). Ma si sa una brochure si legge e si butta via. Meglio allora una grande festa che contenesse al proprio interno una serie innumerevoli di eventi e che illustrasse in modo completo le capacità futuriste di questa Giunta (costo 117 mila euro).
Ma neppure questo era sufficiente per i nostri Amministratori.
Per sopperire a quella che si riteneva una “evidente” mancanza di comunicazione, è stato ideato un periodico gratuito, Km7, che veniva distribuito nei bar e nei negozi. Apparteneva a privati certo, ma guarda caso era diretto dalla giornalista a busta paga del Comune e conteneva articoli encomiastici sull’attività della Amministrazione Comunale.
Pensate forse che questo sia stato sufficiente per informare la popolazione sulle mirabilie operate da questa Giunta. Manco per idea.
Da qualche mese, il Giornale di Chiari, contiene due pagine di quella che viene definita “informazione istituzionale”. Due pagine barbose quanto mai, ma sempre in grado di relazionare i cittadini su quanto sta facendo la Giunta in alcuni ambiti.
Nonostante i soldi pubblici spesi a man bassa, il Sindaco e i suoi amici, temono che la “reazione“, con i “potenti mezzi” di cui dispone, possa ingenerare nella popolazione il sospetto che stiano governando male.   Di “Km7” si sono perse le tracce, il Punto web, Chiari Newsletter e Qui.Chiari  forse  non potrebbero bastare per illustrare gli straordinari e mirabolanti progetti mai realizzati - dal Polo della Cultura alla Caserma dei Carabinieri, dai Poli scolastici al Museo, solo per parlare dei più importanti. 
Perché allora non mettere le mani sul giornale gratuito più diffuso della nostra città?  Non è necessario comprarlo, basta svolgere nei confronti del suo Editore-Direttore una sorta di “suasion“. Basta fargli capire che appoggiare il Sindaco e la Giunta può essere utile per i destini della sua testata. Non è quello che sta avvenendo ormai da diversi anni a livello più generale? Perché un editore locale dovrebbe rifiutare ciò che non rifiutano editori e direttori più importanti di lui?
Vedremo nei prossimi mesi se questa persuasione ha avuto il suo effetto o se il nostro Direttore è riuscito a tenere la schiena dritta, mantenendo quella libertà di giudizio e quella indipendenza di cui in passato ha menato vanto e che gli è stata sempre riconosciuta. 
Per quanto riguarda il Sindaco Senatore e la sua Giunta c’è da scommettere che daranno fondo agli ultimi euro rimasti nelle casse comunali per sviluppare la loro spregiudicata e disinvolta strategia comunicativa. L’estremo tentativo è quello di informare sul niente. Esattamente quello che stanno facendo.


lunedì 4 ottobre 2010

Concorsi ippici

La politica a Chiari si è ridotta ormai a ben misera cosa. 
A scorrere i resoconti pubblicati sui vari Chiari Newsletter, Il Punto Web, Qui.Chiari, periodici realizzati dalla giornalista  Rossana Agostini, ci si rende conto che si parla quasi esclusivamente di manifestazioni eno-gastronomiche, di tornei, di gare, di rassegne, di miss e naturalmente di inaugurazioni. Il tutto in un meraviglioso “tripudio di tromboni” e clarinetti.  A parte le inaugurazioni che servono solo a promuovere i nostri Amministratori e non la città, queste sono tutte cose utili e buone. Ma se l’attività amministrativa si riduce solo a questo, evidentemente c’è qualcosa che non va.  Tanto più che ci avevano raccontato la favola bella della “città che non sta ferma mai”, il mito della “piccola Atene”, la storia della rivoluzione mazzatortiana che avrebbe cambiato dal profondo questo sonnacchioso, apatico e indolente paese.
Che fine ha fatto questa rivoluzione? Dove sono andati a finire i grandi progetti che avrebbero trasformato un agglomerato privo di personalità in una  città operosa e dinamica?
L’unica rivoluzione a cui abbiamo assistito è quella della comunicazione, o meglio dire, della propaganda. Mazzatorta è stato molto bravo, bisogna riconoscerglielo, a vendere bene la propria merce. Certo ha speso un sacco di soldi pubblici, ma i cittadini di Chiari hanno saputo per filo e per segno quello che hanno fatto lui e la sua Giunta. Anzi è stato così bravo che è riuscito a far credere a molta gente di aver realizzato anche le cose che sono rimaste tristemente sulla carta.
Vi ricordate i pomposi cartelli elettorali 4x2 sulle realizzazioni della Giunta. La maggior parte erano disegni di progetti da realizzare. Due o tre sul Polo della Cultura, due o tre sulla Caserma dei Carabinieri , due o tre sul Museo della Città. Peccato che allora non si potesse parlare dei Poli Scolastici, perchè anche su quelli ci sarebbero stati due o tre cartelloni. Tutto immaginario e fittizio, ma fatto così bene da rendere quasi vera la realtà virtuale.
Questo è stato la politica mazzatortiana: un artifizio. Una mirabile invenzione che spacciava per grande politica misere realizzazioni. Un trucco dialettico per giustificare i fiumi di denaro pubblico speso in idee bislacche e prive di valore.
Vogliamo accennare alle rotonde più scassate del mondo per le quali sono stati spesi sino “a ieri”  9 milioni di euro? Oppure all’indispensabile Museo della Città per il quale si spenderanno, se ci va bene, oltre 6 milioni di euro? E che dire del fantomatico e incontinente Polo della Cultura? Si spenderanno tra i 2 e i 3 milioni di euro. Ma per avere cosa? Meno del niente. Perché ieri c’era un cinema e oggi non c’è più. E perché non aggiungere i quasi 4 milioni spesi in consulenze e parcelle di tecnici, avvocati, consulenti? Facevano parte del famoso “lavoro scientifico” di cui si vantava il nostro Sindaco-Senatore. “Tutto scie…scientifico” diceva Gassman nel film “I soliti ignoti” parlando del piano per scassinare una cassaforte. Tanto scientifico da sbagliare appartamento. I protagonisti di quel film erano andati a fare il grande colpo e alla fine si sono accontentati di una minestra di ceci. Come i nostri Amministratori, che erano partiti per rivoluzionare il mondo e alla fine si sono dati all‘ippica.

venerdì 1 ottobre 2010

Impara a sperare non a sparare (seconda parte)

Contributo tratto da: Pax Christi Italia, don Nandino Capovilla
….. Sconcertati dall'incredibile decisione dei ministeri della Difesa e dell’Istruzione, intendiamo affermare che questa iniziativa risulta altamente dannosa perché estranea alla finalità della scuola e stravolge il contenuto del progetto “Cittadinanza e Costituzione” o quello di altre iniziative come “La pace si fa a scuola”.
Tra i temi proposti, spiccano la cultura militare, armi e tiro, i mezzi dell’esercito, sopravvivenza in ambienti ostili e, addirittura, la difesa nucleare (concetto ormai improponibile nel panorama giuridico internazionale che, già nel 1963, Giovanni XXIII considerava assurdo,“alienum a ratione”; l’Italia, tra l’altro, ha ratificato il Trattato di Non proliferazione per il disarmo nucleare globale).
Siamo di fronte a una novità pericolosa, antiformativa e antipedagogica. Insegnare-imparare a sparare non è compito della scuola della Repubblica Italiana dove risplende l’articolo 11 della Costituzione e dove sono maturate ipotesi di difesa nonviolenta anche tramite corpi civili di pace che non vengono adeguatamente organizzati perché il governo preferisce investire 20 milioni di euro per la “mini naja” (progetto “Vivi la Difesa”, presentato come strumento di “cultura della pace”).

Vengono così tagliati i finanziamenti al Servizio civile nazionale col rischio di far seccare le radici piantate negli anni ’85, ’92, ’98, 2001 e 2004 a favore della “Difesa civile non armata e nonviolenta”.


Chi lotta contro la piaga dei bambini soldato nei paesi in guerra non può accettare la nascita a casa propria degli "studenti guerrieri". Chi vuole contrastare il bullismo non può pensare di farlo in modo paramilitare. Nel clima attuale, basato sul governo della paura, tali progetti possono solo diffondere l’idea della violenza armata come strumento normale di soluzione dei conflitti (con la convinzione che la guerra è un sistema naturale e necessario di convivenza).

  
Consolidano l’idea del nemico da eliminare. Alimentano i pregiudizi e ne creano di nuovi. Manipolano le emozioni.Porteranno molti a farsi legge da sé, a praticare la legge del più forte. Una scuola che accogliesse simili progetti non aiuterebbe certo i giovani a usare la forza della ragione anziché la ragione della forza.

 

E' bene ricordare il motto nonviolento: se vuoi la pace prepara la pace……..
……..organizzare iniziative di solidarietà o riflessioni operative su bambini soldato, infanzia negata, dignità della donna, pena di morte, guerre dimenticate, mine antipersona, disarmo chimico o nucleare, malattie e accesso ai farmaci, immigrazione, diritto internazionale, acqua bene comune, commercio equo e solidale, sobrietà e nuovi stili di vita.



Il compito di una scuola seria e serena è quello di educarci alla pace come costruzione di una vita bella e buona, ricca di amicizie e di relazioni, animata dalla fresca energia della nonviolenza, aperta alla speranza.






        Non ci può essere futuro senza educazione alla pace.