martedì 12 luglio 2016

Inseguire fantasmi

Allora, vediamo! È due anni che la Lega ce la sta menando con la situazione Sicurezza fuori controllo a Chiari. È due anni, cioè da quando hanno preso la batosta elettorale, che stanno facendo e scrivendo cose da pazzi per accreditare una presunta verità: la Sicurezza a Chiari è fuori controllo a causa della sottovalutazione del problema da parte della Giunta Vizzardi. Prima, cioè quando governava Mazzatorta, il Sindaco che aveva speso montagne di soldi per aerei poliziotto, ronde padane e distaccamenti di polizia, si stava molto meglio e le persone passeggiavano per le vie del centro anche di notte e a casa stavano con porte e finestre aperte, tanto nessuno veniva a disturbare i loro sonni. 


In questi due anni, sui siti e profili dei vari attivisti e simpatizzanti leghisti, sono stati scritti fiumi di parole, con commenti che spesso hanno rasentato l’incitamento all’odio razziale e alla violenza, per non dire l’istigazione a delinquere. Se ciò non bastasse, si sono messi in mezzo anche i giornali. I soliti megafoni in servizio permanente effettivo, hanno dato il meglio di sé nel realizzare articoli a quattro colonne per il furto della cassetta dell’elemosina. Lo scopo era quello di dimostrare che Chiari, da piccola Atene qual era, si era trasformata in poco tempo in una landa desolata dove la facevano da padroni ladri e tagliagole.

Oggi vengono resi noti i dati forniti dalla Prefettura di Brescia, unica autorità in grado di dire una parola certa sul PROBLEMA SICUREZZA. Guarda guarda! La piccola Atene dei tempi di Mazzatorta era solo una fantasia mediatica e anche allora come oggi, si commettevano furti, rapine, atti vandalici e truffe. Anzi a ben vedere la situazione era ancora più grave, nonostante i soldi spesi senza ritegno.
È quello che ho scritto varie volte su questo Blog, prendendomi critiche e rampogne dai vari signori “so tutto io”. I dati tuttavia hanno una loro cocciutaggine e la realtà si può manipolare fino a un certo punto, ma non per sempre. 
Pur di non recedere di fronte all’evidenza, ora si cerca di asserire che i dati non corrispondono a verità e che un conto è il furto di una bicicletta e un conto il furto in un appartamento. Siamo d’accordo. Il Sindaco ha promesso altri dati. Aspettiamo!


Poiché questo rappresenta in ogni caso un colpo, la Lega ha pensato bene di  rilanciare, organizzando un sit-in in Piazza del Granaio per mettere in evidenza l’allarme profughi, un problema che come tutti sanno lascia inquieti i clarensi.  Sono stati chiamati a raccolta attivisti e dirigenti provinciali, regionali e naturalmente i soliti megafoni accorsi a dare una mano ai vecchi amici.
Avrebbe dovuto essere un gran raduno di folla e invece è stato un flop memorabile. Togli i dirigenti locali, provinciali e regionali, in piazza del Granaio non c’era nessuno, segno che i clarensi non sono così ansiosi e che la Lega continua a inseguire i suoi fantasmi. Un grande risultato, non c’è che dire!

sabato 9 luglio 2016

McDonald's a 5 Stelle

Cos’è che ha determinato il successo di McDonald’s in tutto il mondo?
Innanzitutto il prodotto. Il prodotto McDonald’s è fatto per andare incontro ai gusti di una larga platea di possibili clienti. Gli elementi sono semplici: pane morbido e leggermente dolce, carne premacinata che non richiede, al pari del pane, molto sforzo nel masticarla, salse varie per conferire alla stessa un sapore gustoso, insalata, formaggio fuso. 
Il secondo elemento è dato dal ferreo controllo della produzione e della distribuzione. 
Il terzo elemento è la standardizzazione. In qualunque negozio McDonald’s tu entri, troverai sempre gli stessi prodotti che hanno tutti lo stesso sapore. La standardizzazione del prodotto mette il cliente al riparo da brutte sorprese. Quando entri in questi fast food ti aspetti di mangiare quello che poi effettivamente mangerai. Non c’è un panino diverso dall’altro, un servizio diverso secondo il posto. Tutto è omologato.
Il quarto elemento è il prezzo. Un prezzo contenuto che dà la possibilità di soddisfare la fame con poca spesa.
Il quinto elemento è il servizio. È un servizio self-service rapido. Il tempo di decidere cosa prendere e sei subito servito: un Big Mac con patatine e una Coca. Una delizia. 
Il sesto elemento è il marketing. È l’elemento determinante. È quello che permette di vendere un prodotto di scarso valore in tutto il mondo. Il marketing è fatto di marchio. Il marchio McDonald’s lo trovate in tutto il mondo, anche nei posti più sperduti. Poiché è un prodotto indirizzato per lo più a una clientela giovane, tutta l’organizzazione deve rispondere a canoni giovanilistici. E così i dipendenti sono giovani, i negozi  scintillanti, gli incarti e le tovagliette accattivanti. Il cliente McDonald’s è un cliente giovane, che entra in un ambiente dove ci sono giovani. Questo elemento identitario è determinante.

Big Mac a 5 Stelle


Valutate ora quanto affine sia il M5S al mondo McDonald’s.

Prodotto, controllo, standardizzazione e marketing sono elementi che hanno determinato il successo del Movimento.
Anche il M5S elabora prodotti buoni per una certa fascia di mercato. Fascia poco incline a farsi domande sulla qualità del prodotto, ma sicuramente disponibile a consumare idee e proposte preconfezionate.
Il controllo su ciò che si produce (proposta politica - linguaggio)  e su come lo si distribuisce attraverso i vari canali mediatici, per avere valore deve essere ferreo. Affinché non si crei una insopportabile cacofonia, la narrazione deve avere il carattere dell’univocità e rimanere quindi nelle mani di Casaleggio e Grillo. Se non c'è questo viene giù tutto come un castello di carta.
La standardizzazione dell’offerta politica è un tratto distintivo del Movimento. Tutti parlano la stessa lingua, tutti usano gli stessi termini, tutti si muovono nella stessa direzione. Al pari dei McDonald’s, la più grande impresa fordista ancora esistente al mondo, l’attivista del M5S viene istruito rigorosamente. Egli sa perfettamente cosa deve fare, cosa deve dire, dove deve dirlo e il suo lavoro è complementare a quello di tutti gli altri. Non sono ammessi intralci, altrimenti il sistema entra in difficoltà.
Quello che avviene nei McDonald’s, dove i lavoratori vengono tenuti sotto controllo dalle macchine stesse, avviene anche nel M5S. Il controllo è esercitato da Grillo e dalla Casaleggio Associati che funzionano come inibitori. E se lì il dosatore di bibite si ferma automaticamente quando il bicchiere è pieno o la friggitrice avverte quando le patatine sono croccanti, qui Grillo e Casaleggio ti dicono qual è il limite della tua autonomia e quando è arrivato il momento di fermarsi. L’esempio della Raggi a Roma è l’ultimo in ordine di tempo.
La formazione del personale politico non richiede un grande impegno di conoscenza. L’importante è eseguire bene le poche indicazioni date dal Blog che rappresenta agli occhi dei fanatici sostenitori del movimento l’unica fonte di verità.

Virginia Raggi
L’esperienza della Raggi a Roma ha dato la misura di quanto importante sia il  “controllo” e il “marketing”.  Tutto quello che è stato fatto è stato costruito a tavolino attraverso una notevole operazione mediatica che ha messo al centro più che il programma la persona. Le poche proposte fatte dalla candidata del M5S erano risibili. Ella però aveva un valore mediatico innegabile che è stato imposto all’attenzione dell’opinione pubblica attraverso una campagna di marketing mirata e ben orchestrata. Anche l’ultima trovata del bambino portato in Consiglio Comunale risponde a questa esigenza.
C’è chi dice che il marketing non basta a sostenere un prodotto non buono. L’esempio McDonald’s dovrebbe farci capire che non sempre è così.

Resta da capire però se questo meccanismo, che ha in sé i germi di un nuovo tipo di fascismo, possa reggere nei tempi lunghi. Finora ha retto perché il Movimento non ha dovuto affrontare il problema del governo in realtà significative. Oggi si trova a un bivio. Raggi e Appendino devono dimostrare al mondo che al di là delle parole c’è anche la sostanza. Inoltre esse non possono essere controllate in ogni loro decisione, anche perché nelle loro giunte sono presenti personalità non direttamente riconducibili al Movimento. Si riuscirà a trovare una sintesi fra le varie esigenze o le frizioni arriveranno a un punto di rottura irreparabile? Una risposta a questo quesito ce la può dare solo il tempo.

sabato 2 luglio 2016

The Floating Piers

La grandiosa opera di ChristoThe Floating Piers”  ha destato, com’era prevedibile, molto interesse e molte perplessità. L’interesse è testimoniato dalle tante persone che hanno deciso, nonostante i disagi, di partecipare a questo evento, le perplessità riguardano l’idea che una installazione del genere possa essere considerata opera d’arte. “Come può definirsi opera d’arte qualcosa che non dura nel tempo ed esaurisce la sua funzione in 15 giorni?”  Già questo fatto dovrebbe escludere l’opera di Christo dal novero delle opere d’arte. Il Laocoonte, il David di Michelangelo, King and Queen di Henry Moore sono opere destinate a resistere all’usura del tempo e quindi, in quanto immortali, sono considerate opere d’arte.

La durata nel tempo però non può essere il metro per considerare una creazione dell’uomo un’opera d’arte. Anche il Partenone è un’opera d’arte come lo è la Venere di Milo o il Cenacolo di Leonardo. Eppure quelle che noi chiamiamo indiscusse opere d’arte non sono più quelle che all’origine erano state create dalla mente e dalla abilità dell’uomo. Il Partenone non ha più le sue metope e le sue colonne originali, come la Venere di Milo non ha più le sue braccia e il Cenacolo di Leonardo è la parvenza di quello che aveva ideato il grande vinciano. Come si vede, anche le opere nate per durare nel tempo si sono mutate.
Se questo è vero, potremmo tranquillamente affermare che tutta l’arte è effimera. Magari ci vorranno secoli o millenni o centinaia di migliaia di anni, ma alla fine tutto quello che ha creato l’uomo è destinato prima o poi a scomparire.
Quindi, se anche le opere create per durare subiscono le ingiurie del tempo, perché non dovrebbero essere considerate opere d’arte le moderne, molto spesso create con materiale povero e quindi deperibile?


L’effimero è anzi il tratto distintivo dell’opera d’arte moderna e lo è in quanto essa è lo specchio della nostra società, mutevole, inafferrabile, transitoria, liquida. Nessun artista oggi pensa che la sua opera durerà nei secoli. Pensa piuttosto che la sua opera, ambigua e contraddittoria, possa interpretare la realtà dell’oggi.
Guardiamo le città. Non dico le nostre ancorate al concetto del conservare a tutti i costi. Guardiamo le città moderne. Il paesaggio urbano non è mai lo stesso. È mutevole, cangiante, straniante. E lì dove c’era un vecchio quartiere oggi ci sono grattacieli immensi e dove c’era una ferrovia oggi vedi un parco urbano. 
La stessa opera architettonica sembra aver perso corporeità. I grandi architetti fanno a gara a chi riesce a rendere la propria opera più leggera e diafana (vedi le  nuvole di Fuksas o le creazioni di Zaha Hadid).


Le opere di Christo sono per definizione effimere. La durabilità non è una cosa che lo interessi. Lo interessa di più la provocazione, la meraviglia, lo stupore. Quando solo salito sulla piattaforma, che dico, ancora prima di metterci piede, ho pensato che solo un artista visionario poteva immaginare una cosa simile, solo chi non è ancorato agli schemi vecchi di un’arte che deve seguire determinati canoni. Forse anche i grandi artisti dei tempi passati, coloro che con le loro opere hanno innovato il modo di dipingere, di scolpire o costruire, devono essere apparsi agli occhi di molti loro contemporanei dei pazzi. Il mondo ha bisogno di pazzi per progredire, di persone che sanno vedere al di là delle convenzioni.


La migliore definizione che sono riuscito a trovare per l’opera di Christo è questa: “progetto effimero contemporaneo dalla liquida sostanza performativa”.
Liquida sostanza performativa. La sensazione che si prova sulla piattaforma a piedi nudi è quella della instabilità, la stessa che si prova stando su una barca. Ma sulla barca stai fermo, mentre qui cammini, parli, ammiri, fotografi, mentre avverti questo leggero stato di precarietà di fronte alla mutevolezza del paesaggio. Un’opera d’arte che si fa usare. Certo l’ammiri in tutta la sua stupefacente grandiosità, ma tu sei parte dell’opera. Se fosse una piattaforma galleggiante messa lì per essere vista da lontano, non avrebbe molto senso. Il suo senso è dato dalla sua capacità di essere goduta in tutta la sua discreta pervasività. Questo suo attraversare il lago, entrare nel paese, abbracciare un’isola poi ancora indietro, senza che ciò comporti la minima devastazione ambientale.
“Coscienza dell’effimero”. Se non si ha coscienza  dell’effimero non solo non si può capire l’arte moderna, ma neppure la realtà contingente. Mi fa strano che coloro che portano avanti una critica totale alla politica classica, fatta di partiti organizzati, di istituzioni strutturate, non riescano a capire il valore di questa coscienza. La società sta cambiando rapidamente e la politica, come l’economia, le istituzioni,  l’istruzione, l’informazione devono adeguarsi di conseguenza. Dobbiamo attrezzarci a governare una realtà mutevole. Rimanere fermi a vecchi schemi è come guardare un’opera d’arte e vederci solo una passerella.