martedì 10 dicembre 2013

Il dovere di non avere paura

Quella scritta domenica dal Partito Democratico è una bella pagina di democrazia.
In questi tempi bui in cui la ragione sembra smarrirsi di fronte ai problemi creati da una crisi cruenta, vedere tante persone animate da spirito civico che con pazienza aspettano il loro turno per votare è una cosa che dovrebbe fare piacere a chi riesce a guardare la realtà senza i filtri del preconcetto.
Ieri, scherzando con alcuni amici dicevo:  ”Ma cosa bisogna fare per impedire a queste persone di venire a votare, prenderle a martellate?”  Il PD infatti da quando è nato  ha fatto di tutto per disamorare il proprio elettorato.  Eppure nonostante  gli errori, le carenze, le difficoltà l’elettorato di questo partito in maniera quasi cocciuta lo spinge ad andare avanti quasi fosse consapevole che travolto il PD all’Italia non rimanga più alcuna speranza.
Primarie a Chiari
 Il popolo del PD non è una massa di fedeli adoranti  e neppure gente incazzata e acrimoniosa il cui fine è solo quello di fare tabula rasa di tutto.  Sono cittadini che voglio contare nelle scelte, che contestano se c’è da contestare, ma sono dentro la realtà e ne sanno cogliere  difficoltà e complessità.

Il risultato di queste primarie deve essere stato dirompente se le reazioni sono state così scomposte.
Grillo  ha velenosamente affermato che: “ La capacità di parte degli italiani di farsi prendere per il culo è inimmaginabile”, mentre la sua deputata Donatella Agostinelli ha rincarato la dose dicendo: “Adesso vedo tanti pecoroni dare contenti 2 euro per farsi prendere per il culo piano piano come piace alle persone per bene” . Pecoroni? Che finezza ragazzi!
Neppure il Fatto Quotidiano si è tirato indietro e a tutta pagina ha  titolato “Trionfa Renzi. Battuti Letta e il Colle” , mentre  il Giornale di Berlusconi ha riservato un titolo  a nove colonne “Renzi sgomina il PD”. Addirittura!
Primarie a Chiari
Qualcuno ha parlato di grancassa mediatica che non riesce a nascondere  un flop, qualcun altro di bambinata, altri ancora di fine del Pci, Pds, Ds, altri addirittura di morte del PD.
Ma come si fa a ragionare di politica se si ha la testa rivolta sempre all’indietro, come si fa a guardare al futuro se si rimane prigionieri di rassicuranti cliché che niente hanno a che vedere con la realtà effettiva? Morte del PD? Il PD è ben vivo e vegeto e Renzi non è il rappresentante camuffato della destra o uno che viene  da Marte, ma è il suo Segretario.
Matteo Renzi
Il dato di fondo di queste primarie è che l’elettorato e gli iscritti , hanno chiesto con la loro straordinaria partecipazione un forte cambiamento e  Renzi era il personaggio che dava più di altri l’idea della novità.  Con lui si chiude un lungo periodo di transizione. La completa fusione fra le varie anime o componenti del PD poteva realizzarsi solo con l’affermazione di una nuova classe dirigente. Non c’era soltanto bisogno di uomini e donne nuovi, ma anche l’urgenza di metodologie e programmi nuovi.
Riuscirà Matteo Renzi in questo compito che non riguarda solo il Partito Democratico, ma l’Italia intera? Lo vedremo. Sicuramente ieri gli elettori del PD hanno dato fiducia a Renzi, ma non gli hanno consegnato una delega in bianco. Penso che il loro spirito critico lo esprimeranno anche con lui, perché una cosa è certa: il PD non ha padroni e non vuole un uomo solo al comando.
Matteo Renzi
Per tirare l’Italia fuori dalla crisi che la attanaglia da decenni è lavoro difficile e complicato. Bisogna rimuovere incrostazioni burocratiche, privilegi insopportabili, inefficienze a tutti i livelli, indirizzare le risorse disponibili per creare lavoro, maggiore istruzione, conoscenza, innovazione, efficienza.
Questo sarà possibile se nel fare politica ci sarà etica e sobrietà, se si rinuncerà a tutti i privilegi che in questi anni hanno caratterizzato la classe politica come una casta inefficiente. 
Si sta aprendo una nuova stagione, abbiamo il dovere di non aver paura. 

domenica 10 novembre 2013

Una città senza memoria è una città senza futuro

Ricevo e pubblico volentieri il seguente post:

"Il bastimento del comandante Mazzatorta si è incagliato. 10 anni di governo intriso di una visione dirigista, autoreferenziale, che si è agitata fra volontà di potenza e incapacità concreta, ha perso la bussola fra le nebbie degli interessi personali, pensando a viaggi fantastici irrealizzabili e costosi, buttando a mare quei carichi che invece poteva portare comodamente in porto.  
In che altro modo chiamare le vicende legate al polo della cultura-Eleca e delle risorse economiche buttate via per quell’opera (si abbatté pure un cinema storico senza nessuna discussione in merito!); come possiamo chiamare gli esuberanti costi delle ristrutturazioni del museo della città, del vecchio comune di piazza Zanardelli attualmente inutilizzati e di cui questa maggioranza non ha indicato nessun convincente modo di utilizzo? Delle rotonde più belle d’Europa esposte a costi stratosferici e a rifacimenti fra buche e cause civili. Chi rivendica le magnifiche sorti e progressive di questa giunta, dovrà pure avere un rapporto con la realtà ricordando i fallimenti riguardanti il progetto dei poli scolastici, della caserma dei carabinieri, del “fisiologico travaso” mai avvenuto dei lavoratori della NK nel polo logistico Auchan (altra ferita nella nostra campagna). Di un PGT che si poneva una prospettiva costruttiva esorbitante e che non è mai stato realizzato. La ciurma, non è stata in grado di ricompattarsi attorno a quel fare che ha così tanto evocato il suo assente capitano, perché lui stesso non è stato in grado di tenerla unita e solo un senso di preoccupante sudditanza l’ha aggregata. In mezzo a questo disastro, oggi, tre rappresentati della maggioranza, ci avvertono, tramite un manifesto, che la è colpa soprattutto del male che alberga nel PDL, e ovviamente, nella minoranza. Responsabilità delle umane debolezze che l’imminente campagna elettorale mette ancor più in evidenza.  I dissidi invece non sono personalistici, lo divengono pure, ma nascono dal modo con cui si è gestita la cosa pubblica e che prima ricordavamo, del come si sono realizzate modalità di rapporto e di confronto, anche umane, all’interno di quella maggioranza che oggi non c’è più. Era troppo chiedere che questi iniziassero facendo un bilancio serio, almeno di questo mandato? Un consuntivo, come si sa, non è solo  rappresentato dai guadagni, ma anche costi. No…, le responsabilità in questo documento sono attribuite esclusivamente ai cattivi, tra l’altro nominati in modo incomprensibile ai più, con le forme esoteriche della politica politicante, sintomo di chi non vuole trasparenza, ma agitare le acque per intorpidire ulteriormente. Si lamenta di una mancata coesione politica che non darebbe così riscontro positivo agli investitori, esponendo la cittadinanza, “la clarensità” ad esserne così una vittima sacrificale. Anche qui un minimo di autocritica, un pizzico di ragionamento dovrebbe essere il filo conduttore di chi fa politica: non hanno nulla da rimproverarsi i tre che sostengono la maggioranza? Non hanno niente da rimproverarsi il sindaco e la Lega? I tre ci avvertono che la presunta candidatura alle prossime elezioni amministrative, di uno dei migliori esponenti della società clarense pesa di più, nel ragionamento che stiamo facendo, rispetto alle notizie di arresto di esponenti di primo piano della Lega? Pesa di più la presunta mancanza di propositività della minoranza rispetto alla querelle, che ha coinvolto esponenti della maggioranza riguardo a conflitti di interessi interni alla giunta e alla maggioranza? Questi fatti non danneggiano la nostra comunità rispetto a chi esternamente vorrebbe procedere a fare investimenti nel nostro comune? Queste stesse modalità non mettono in stato di coma quella clarensità, quel modo di vivere la città che era denominata come una Atene della bassa?
Così lo scontro per la gestione della polis, non si alza dal fango in cui anche questa l’ha ficcata, in quella mota, ci sguazza, nel buio del marasma in cui si dibatte, aggiungendo fango su fango. Se i tre volevano dire: prima viene la cittadinanza, prima viene il bene comune di tutti, ebbene questa loro evocazione si perde in una prosa scomposta, vittima di una chiacchiericcio che fa leva su un male tutto italiano e che non possiamo fare si che si estenda oltre: la perdita di memoria e di storia, primo bene comune che invece dobbiamo risvegliare per il bene della città e di tutti i suoi cittadini."

Luca Gorlani

venerdì 1 novembre 2013

Golf a una buca

Il voto del Consiglio Comunale di lunedì scorso ha decretato la sconfitta di chi, con atteggiamento arrogante, pensava di disporre a proprio piacimento di un bene che è patrimonio della Città e ad essa sola appartiene.
L’idea di una spartizione consensuale delle spoglie della  Fondazione Istituto Morcelliano, titolare di un “patrimonio sterminato” è cosa non di oggi. Tentativi in tal senso erano stati fatti già in passato, ma senza alcun esito. Negli ultimi anni, con l’avvento in Comune dei cosiddetti “uomini del fare”,  il processo ha subito una brusca accelerazione.
Seduta del Consiglio Comunale di Chiari

Tutto parte da una lettera del 17 maggio 2010 indirizzata al Consiglio di Amministrazione dell’Ente dal Prevosto di Chiari Mons. Rosario Verzeletti.  Si esprimeva un orientamento sul futuro della Fondazione e si precisava che essa “potrebbe poter… trasformare il patrimonio in opere, strutture e realtà non di per sé rimanenti in proprietà della Fondazione ma donate alla comunità nei suoi enti o associazioni”.
Segue la lettera del 3 giugno 2010 indirizzata congiuntamente dal Prevosto e dal Sindaco al Presidente della Fondazione. In tale lettera si esprime un parere  favorevole in ordine alla proposta di modifica degli artt. 3-6-15-16 della Statuto dell’Ente.
Del giugno dello stesso anno sono le  parole del Sindaco esplicitate in sede di Consiglio Comunale: “Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire là, metà di qua e metà di là”.
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta e
il Prevosto mons. Rosario Verzeletti
Tuttavia il maldestro tentativo di forzare lo scrigno della Fondazione attraverso una modifica dell’impianto statutario non riesce. Gli atti posti in essere “con i crismi dell’ufficialità e con dietro studi legali”  non  bastano a convincere i funzionari della Regione Lombardia.  Le modifiche vengono rigettate, in particolare quelle che più interessano Comune e Parrocchia: divisione del patrimonio, composizione del CdA.
Insomma una vera disfatta che avrebbe dovuto indurre  Prevosto e Sindaco a  decisioni più meditate.   
Invece, come se nulla fosse successo, a guidare ancora la Fondazione vengono chiamate le stesse persone protagoniste di quel flop. 
don Alberto Boscaglia

Tolto l’impedimento statutario, don Alberto Boscaglia  ritorna a capo della Fondazione e come primo atto viene a raccontarci che Regione Lombardia non ha riscontrato “da parte dell’Ente una presuntiva volontà di “spartizione” del patrimonio dell’istituto tra Comune e Parrocchia”  e  che anzi ha manifestato un “apprezzamento per l’operato già svolto dalla Fondazione e per le sue attività future”.  Quindi, se Regione Lombardia ha manifestato apprezzamento significa che una soluzione è sempre possibile, come affermato in modo illuminante dall’ Assessore Davide Piantoni in una delle sue ormai famose interviste: passato il principio che vuole che il patrimonio dell’Ente rimanga integro, “non ci sarebbe niente di male nel vedere la Fondazione realizzare lei la stessa scuola di cui Chiari ha bisogno. La delibera non ha infatti cancellato il progetto del polo scolastico... L’operazione proseguirà... so che il Morcelliano sta già lavorando”. Insomma la spartizione del patrimonio esce dalla porta ed entra dalla finestra.
Planimetria dei terreni dove doveva sorgere il Campo di Golf

Il “don” però non è persona ordinaria e sa bene che il terreno è alquanto scivoloso. Per risolvere l’annoso problema occorre una levata d’ingegno, cioè ideare un progetto che prenda due piccioni con una fava: valorizzare il patrimonio della Fondazione, rispondere alle pretese della Giunta Mazzatorta. Il progetto si chiama “Campo di Golf”, un’operazione immobiliare in grande stile in piena campagna di Chiari, il cui surplus viene utilizzato nella costruzione di una  scuola del valore di circa 2 milioni di euro da cedere in uso alla Città. L’accordo prevede anche la possibilità di mettere a disposizione ulteriori 3 milioni per la costruzione di un polo scolastico. Questo naturalmente se tutto dovesse andare secondo le migliori previsioni.  Anche in questo caso gli atti sono posti in essere con i crismi dell’ufficialità e con dietro prestigiosi studi di architettura . 
Rappresentazione grafica della scuola Giovanni Paolo II

Il progetto, o meglio lo studio di fattibilità,  prevede la costruzione della scuola nei pressi di via Roccafranca, giusto prima del casello autostradale della Bre.Be.Mi.  Peccato che la scuola disegnata dall’arch. Cantarelli immagini un plesso non adeguato alle esigenze di una moderna didattica e certamente non rispondente alle “Linee guida ministeriali per l’edilizia scolastica” pubblicate nell’aprile di quest’anno. Qualcuno parla di “scuola loculo”, senza mensa e palestra e sicuramente peggiore della scuola che si vuole sostituire, il Turla.
Per avversare l’intera operazione, ritenuta non rispondente alle finalità proprie della Fondazione, si costituiscono due comitati: il comitato “Non inGolfiamoci” e il comitato “Giù le mani dal Turla”.  La loro costante attività sul territorio e sui social network, entrando nel merito dei problemi e coinvolgendo larghi strati dell’opinione pubblica, crea non pochi problemi agli ideatori del progetto. La polemica, spesso rovente,  si sviluppa per oltre un anno.
Per partire, l’operazione deve comunque avere l’approvazione del Consiglio Comunale. I numeri parlano di una vittoria scontata dei fautori del progetto, ma in politica niente è mai scontato.
Striscione del Comitato "Giù le mani dal Turla"

Le prime avvisaglie dei malumori che agitano la maggioranza si hanno nel Consiglio Comunale del 13 giugno scorso, quando viene approvata  la mozione presentata dal PD che invita la Giunta Municipale ad abbandonare il progetto della scuola Giovanni Paolo II.  Determinanti sono le astensioni dei Consiglieri del Pdl.
Il secondo campanello d’allarme è dato dalle dimissioni dell’Assessore alle Politiche Sociali Annamaria Boifava che va via sbattendo la porta e affermando che riguardo le Fondazioni “non c’è stato confronto e che alcune sono impegnate in progetti faraonici incoerenti con il proprio statuto”.
Il resto è cronaca di oggi.  Il Consiglio Comunale riunito per discutere del “progetto Golf”  lo rigetta in modo definitivo. Determinanti sono i voti contrari del Consiglieri del Pdl. Soddisfatti sono i partiti di minoranza, esultanti i rappresentati dei due comitati civici.
Golf

 Quali valutazioni politiche trarre da tutta questa vicenda?
Come ho detto all’inizio è stata sconfitta l’arroganza.
Innanzitutto l’arroganza del Sindaco, che pervicacemente ha preteso la spartizione del patrimonio della Fondazione per rimpinguare le ormai esauste casse comunali. La votazione di lunedì del Consiglio non è solo la bocciatura del  “Progetto Golf”,  rappresenta soprattutto il fallimento di una politica.
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta

E’ stata sconfitta anche l’arroganza di don Alberto  che ha immaginato la Fondazione non come ente erogatore di servizi alla persona nei limiti delle sue disponibilità e delle finalità statutarie, ma come mezzo per esprimere le sue spregiudicate capacità imprenditoriali.
La bocciatura del “Progetto Golf”, con tutte le conseguenze che ne deriveranno, richiede una assunzione di responsabilità da parte dell’intero Consiglio di Amministrazione. E’ inammissibile che questi signori possano rimanere ai loro posti un minuto di più.  Prevosto e Sindaco dovrebbero far loro intendere che è cessato quel rapporto di fiducia che li legava. Se questo non avviene,  dovrebbero essi stessi  sentire il dovere morale di dimettersi.

Occorre al più presto eleggere un CdA di garanzia che prenda in mano la situazione, faccia chiarezza sui conti e dia alla Fondazione un nuovo indirizzo basato sul rispetto delle finalità statutarie.

martedì 29 ottobre 2013

Ora tutti a casa


Dopo il voto di questa sera in Consiglio Comunale 

il CdA della Fondazione Istituto Morcelliano

deve rassegnare per decenza le proprie dimissioni.




giovedì 26 settembre 2013

Moretti agli arresti

La notizia è di quelle esplosive, che travalicano gli ambienti ristretti di una città di provincia e si riverberano in ambiti più elevati.  Enio Moretti, uno degli esponenti più in vista della Lega Nord a Chiari è agli arresti domiciliari per ipotesi di reato molto gravi tra cui  associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale unitamente al fratello Renato e due fratelli calabresi, Rocco e Vincenzo Natale.
L’indagine è in corso da due anni e il presunto danno erariale ammonta a circa 20 milioni di euro a fronte dei quali sono stati sequestrati beni per oltre 2 milioni.
Enio Moretti

Vedremo come andrà a finire.
Certo è che se l’impianto accusatorio dovesse trovare conferma nel processo, ci troveremmo di fronte a un fatto gravissimo. Qui non si tratta di emissione di assegni a vuoto o del fallimento di qualche piccola società, fatti gravi ma pur sempre rientranti nella sfera privata di un soggetto. No, nel caso specifico l’accusa è pesante e lo è ancora di più se si pensa che per svolgere la loro presunta attività criminosa, i signori Moretti  si son serviti della collaborazione di due soggetti provenienti dal profondo sud. Chi sono questi signori Natale? Dei normali imprenditori, delle persone che seppur accusate di gravi reati, sono lontani da collusioni mafiose? Col tempo si capirà anche questo aspetto.
Fa comunque un certo effetto sapere che un duro leghista come Moretti di giorno lancia pesanti critiche nei confronti dei parassiti abitanti del sud e poi di notte fa gli affari, a quanto pare sporchi, con due imprenditori provenienti da terra di ‘ndrangheta.
Che il nostro territorio risulti pericolosamente infiltrato dalla mafia abbiamo avuto modo di sperimentarlo in occasione dei lavori di sbancamento al Polo Logistico, quando alcune macchine  di movimento terra sono state bruciate, con chiaro segno intimidatorio.
intimidazioni mafiose
(foto di repertorio)

Ora emerge questa connessione fra un imprenditore clarense e politico di primo piano della Lega e imprenditori della provincia di Reggio Calabria. Magari non vuol dire niente, o magari sì.  Il tempo ci darà la possibilità di chiarire i fatti.

Cerchiamo ora di analizzare le ricadute politiche che il fatto ha generato. Le dichiarazioni di quasi tutti gli esponenti politici di Chiari, specie quelli di opposizione, sono improntati alla cautela. C’è quasi una sorta di  incredulità e per il momento si vogliono evitare  strumentalizzazioni.
Da parte della Lega però c’è una presa di distanza netta. Il Sindaco di Chiari ha sospeso Moretti dall’incarico di Presidente di Chiari Servizi.  “E’ un atto dovuto – afferma – chi è agli arresti domiciliari non è nelle condizioni di poter guidare una società”, mentre  la Segreteria provinciale della Lega è stata ancora più dura, commissariando la locale sezione del partito di cui Moretti era Segretario.
Logo Lega Nord

C’è tuttavia il tentativo di considerare la questione come un fatto privato che nulla ha a che vedere con la politica.
Certo è un fatto privato, ma può in questo caso il privato non coinvolgere la sfera politica? No, non può. E lo si è visto chiaramente dall’atteggiamento della Lega, atteggiamento certo di autotutela, ma sicuramente in grado di farci comprendere che certi fatti non possono rimanere rinchiusi nella sfera privata.
Per molto  meno Josefa Idem ci ha rimesso la poltrona di ministro. Anche in quel caso si trattava di fatti privati, di irregolarità che non prefiguravano alcun tipo di reato, eppure la destra, compresa la Lega, ha richiesto a gran voce la testa della campionessa di canoa diventata ministro.
E oggi, di fronte a un fatto gravissimo, diciamo che la politica non c’entra niente?
Peraltro non è la prima volta che le Istituzioni si trovano in imbarazzo per inchieste in cui è stato coinvolto Moretti.
Sandro Mazzatorta e Enio Moretti

Più volte era stato chiesto al Sindaco Mazzatorta di allontanare Moretti dalla guida di Chiari Servizi e dell’Ufficio di Staff. Oggi deve farlo, suo malgrado, perchè travolto da uno scandalo che se confermato avrebbe una valenza di livello nazionale e  comproverebbe ancora una volta il tramonto della Lega come partito riformatore.
A Chiari poi si è alla fine di una stagione che ha visto emergere il prepotere del sindaco e senatore  Sandro Mazzatorta, una stagione nata sotto i migliori auspici e che si conclude annegando in un mare di contenziosi giudiziari, conflitti di interesse e accuse reciproche. La vicenda di Enio Moretti ne è il suggello. 

Altri articoli su Enio Moretti (leggi)

domenica 22 settembre 2013

La città e le ambizioni politiche

Chiari alla vigilia delle Elezioni Comunali


Siamo alla fine dei due lunghi mandati del Sindaco Sandro Mazzatorta. Chiari ne esce sfibrata e ripiegata su se stessa. 
Il suo territorio è stato stuprato dal passaggio della Tav, della BreBeMi e da una urbanizzazione selvaggia che ha lasciato sul terreno centinaia di case vuote.  Inoltre il Sindaco ha voluto due grandi aree di servizio, un Polo Logistico e un Polo del Produrre rimasto lettera morta. Decine e decine di ettari di buona campagna andati in fumo.

BreBeMi e area di servizio

Ingenti risorse sono state buttate nella ristrutturazione del vecchio Comune e nella realizzazione di un Museo di cui la città non sentiva proprio il bisogno.
Il territorio è stato disseminato di rotonde, fatte e rifatte, molte delle quali del tutto inutili.

Rifacimento rotonda a Chiari

Il problema della sicurezza, tanto sbandierato durante il primo mandato,  è rimasto insoluto come tanti altri problemi. La stazione, una vera latrina a cielo aperto, ha continuato a essere luogo di ritrovo di sbandati, ubriachi e vagabondi, mentre i furti ad attività commerciali, abitazioni private e luoghi pubblici, sono continuati come e peggio di prima. 

Degrado alla Stazione di Chiari

Il campo nomadi è stato chiuso, ma i nomadi sono ancora in giro per la nostra campagna. Il costoso Airpol ha soddisfatto la sete di propaganda  della Lega, ma il problema della sicurezza non è stato  spostato neppure di una virgola.

Milioni sono stati spesi per progetti e consulenze che nulla hanno dato alla città.

L’immigrazione di persone provenienti da paesi extracomunitari, altro cavallo di battaglia di questa Giunta e del suo Sindaco, in dieci anni non ha subito interruzioni, anzi si è incrementata notevolmente e nulla ha fatto l’Amministrazione Comunale per agevolarne l’integrazione.
Le Fondazioni sono state usate in modo spregiudicato per fini che nulla hanno a che vedere con i loro scopi statutari. Quando non si è riusciti ad affondare le mani nei loro forzieri, esse sono state utilizzate per operazioni di carattere immobiliare.
Veri e propri fallimenti hanno costellato la vita della Giunta Mazzatorta:
il Polo della Cultura, ferita ancora aperta per i suoi risvolti finanziari e giudiziari; la Caserma dei Carabinieri che avrebbe dovuto sorgere dove ora c’è la cava di via Roccafranca; i Poli Scolastici, il Polo del Benessere e quello Sportivo, il caffè letterario.
A fronte delle poche opere realizzate si è dissipato tutto il patrimonio comunale messo da parte dalle Amministrazioni precedenti e si è imposta ai cittadini di Chiari un’addizionale Irpef nella misura massima dello 0,8%.
Manifesto del PD

La cosa più grave però è che durante i due mandati del Sindaco Mazzatorta si sono ristretti gli spazi di democrazia.  Il Consiglio Comunale è stato limitato nelle sue funzioni, ai singoli consiglieri è stata più volte tolta la parola sulla base di una rigida attuazione dei regolamenti consiliari, sono stati eliminati molti luoghi di incontro e di dibattito e quelli che sono rimasti sono inavvicinabili per i loro costi eccessivi. La stessa Casa  Comunale è diventata una torre d’avorio, impermeabile all’ascolto della cittadinanza. In compenso si sono spesi molti soldi in propaganda, vedi cartelloni 4x2, profumati compensi pagati a giornalisti alle dirette dipendenze della Giunta e del Sindaco  o a testate amiche.

Il Sindaco di Chiari
Sandro Mazzatorta

Per finire:  il Sindaco è ostinatamente assente dalla scena politica di Chiari ormai da parecchio tempo, dimostrando così di non avere più alcun interesse per la città che lo ha eletto senatore; un assessore si è dimesso in chiara contrapposizione con alcune scelte della Giunta; la  maggioranza è ormai ridotta a brandelli.

Questo è il quadro della situazione.
E’ possibile un’alternativa al modo di amministrare di Mazzatorta e soci? Certo che è possibile, ma lo sarà solo nella misura in cui tutti i partiti, liste civiche, movimenti, singole personalità presenti sul territorio e riconducibili all’area di centro sinistra, saranno capaci di offrire alla città un progetto di rinascita. 

Lo sarà se si anteporrà l’interesse della città di Chiari 
alle ambizioni politiche di ognuno.

Centro storico di Chiari

A sentire le voci che corrono in giro, nell’ambito del centrosinistra i candidati alla carica di sindaco potrebbero essere almeno tre. Mi chiedo se questo sia nell’interesse della città.

Non penso che i programmi dei vari contendenti siano in contrapposizione. Per alcuni di loro c’è stata una lunga stagione di condivisione di idee e di battaglie, espresse sia a livello di Consiglio Comunale che fuori. C’è stato un duro  allenamento alla  ricerca di soluzioni alternative rispetto a quelle prospettate dalla maggioranza. Non capisco cosa oggi possa impedire a queste formazioni di sedersi attorno a un tavolo e individuare un percorso che porti alla scelta di un candidato Sindaco e alla definizione di un programma comune. Le primarie di coalizione dovrebbero essere  la migliore e più trasparente opzione per individuare il futuro candidato, lasciando agli elettori l’onore e l’onere di questa scelta.  

giovedì 19 settembre 2013

In mare aperto


Oggi viviamo in un Paese ingessato: economia stagnante, scarsa innovazione, investimenti insufficienti, istruzione carente, informazione inadeguata, politica inconcludente.  Per uscire da questa situazione ci vuole una classe dirigente nuova, una classe dirigente che abbia il coraggio di innovare, rischiare,  immaginare percorsi nuovi, di avere una visione.
Mi viene in mente Colombo e la sua idea di trovare un’altra rotta per raggiungere le Indie. Senza la sua intuizione non avremmo scoperto un nuovo continente, almeno allora. Ma Colombo da solo non era sufficiente. Occorreva un impulso che solo la politica poteva dare e in quel momento il coraggio dei regnanti di Spagna è stato determinante per lanciarsi in questa avventura del tutto nuova. Penso a Colombo sulla riva del mare e ai pensieri  che attraversavano la sua mente.
Anche noi oggi siamo di fronte a una grande prova. O si prende coraggio e ci si butta in mare aperto oppure si resta nella calma tranquilla della rada, a curare i nostri piccoli interessi, a begare sulle nostre piccole meschinità.
Se si vuole affrontare il mare aperto occorre avere una nave robusta. Ma non basta. Pensare di affrontare questo viaggio con marinai logori nell’età e nei pensieri è del tutto insensato. I vecchi marinai, dispensino pure i loro grani di saggezza, ma rimangano in porto e lascino che ad affrontare il mare siano forze nuove e in grado di sostenere tempeste. Fuor di metafora, solo una rinnovata classe dirigente potrà creare un partito in grado di rinnovare il Paese. Questo vale a livello generale e anche a livello locale.


A Chiari tra poco andremo a nuove elezioni. La destra ha avuto dieci anni per dimostrare le sue capacità amministrative e politiche. I risultati sono del tutto deludenti per non dire fallimentari. Scuole, Polo della Cultura, Caserma dei Carabinieri, Polo del Produrre sono i fiaschi più eclatanti di una politica arrogante e inconcludente.
La cartina d tornasole per spiegare  il fallimento della politica di Mazzatorta e soci è data dalle condizioni della sua maggioranza ormai del tutto inesistente.

Ci attendono dieci anni difficilissimi. Molto sta cambiando nel mondo e molto dovrà cambiare anche a Chiari. I tempi della spesa facile sono finiti, come sono finiti i tempi del saccheggio del  territorio. Oggi è il tempo della ricostruzione, è il tempo  del risanamento delle ferite inferte al Paese da una politica dissennata. Ferite inferte al territorio, al lavoro, alle imprese, alla politica, all’etica, alla democrazia. 
Bisogna cominciare dallle realtà locali. Spero che il PD sia all’altezza delle sfide che ci attendono.

mercoledì 18 settembre 2013

Bilancio fallimentare di fine mandato

E così in Comune si sta preparando il Bilancio di fine mandato, una summa di politica e buona amministrazione ai tempi del Sindaco già Senatore Sandro Mazzatorta. Ullallà!

C’è da supporre che un capitolo importante sarà riservato alla vicenda del Polo della Cultura, progetto rivoluzionario, faro che avrebbe dovuto illuminare il panorama culturale della nostra città da qui all’eternità. Peccato però che al posto del faro ci sia rimasto un misero lumino, di quelli che si vendono al cimitero, buono solo a dare un po’ di luce a un “progetto morto” , a un cadaverino da tumulare nell’edificando “muro del pianto”.
Cantiere del Polo della Cultura
 Un altro capitolo non meno corposo dovrebbe essere riservato alla mega operazione della Caserma dei Carabinieri. Lungo la via Roccafranca  lì dove c’era una cava, avrebbe dovuto sorgere una moderna Caserma dei Carabinieri, grazioso regalo del Gruppo Fin Beton a fronte di una speculazione coi fiocchi: mega centro commerciale di 45 mila metri quadri con sotto due piani di parcheggi, multisala cinematografica,  palestra, ristorante,  pizzeria ecc.   E poichè riempire la buca e basta sarebbe stata un’operazione antiestetica, era nata anche l’idea di costruire un villaggio con le sue belle casette multicolore dove sarebbero andate ad abitare felicemente almeno 500 persone. Un bel quartiere dove le sere d’estate, nell’anfiteatro appositamente costruito o lungo i viali, ci sarebbero state  meravigliose occasioni di svago. Bello, vero? Peccato che il sogno sia svanito e a noi sia rimasta soltanto una buca piena di materiali inquinanti.


Progetto Caserma dei Carabinieri mai realizzato

Un capitolo a parte dovrebbe essere riservato alla nostra Stazione Ferroviaria, vero vanto di questa Giunta e in particolare del nostro Sindaco. La grancassa propagandistica l’aveva presentata come il salotto della città, la sua scintillante porta d’ingresso. Distaccamento della Polizia Locale, Infopoint, pareti tirate a lucido, comoda e pulita sala d’attesa. 

I bagni della stazione di Chiari
Solo il tempo di riempire i giornali di articoli encomiastici e la situazione è ritornata come e peggio di prima. Ora il Sindaco se la prende con le Ferrovie che gli impediscono di investire. Ma quanto dovrebbe ancora investire in questa folle impresa?  Per fare della stazione il simbolo della sua politica del fare, Mazzatorta ha speso  decine  e decine di migliaia di euro dei contribuenti clarensi.  Risultato? Una rivoltante latrina a cielo aperto.

I binari della stazione di Chiari
Ora, dopo aver chiuso il distaccamento della Polizia Locale, l’Infopoint, i bagni, la sala d’aspetto, il bar, si tenta l’ultima carta, abbattere le due pensiline divenute ormai dormitorio di barboni e sbandati. Se anche questo non fosse sufficiente, non resta che chiedere l’abbattimento della stazione stessa così risolviamo il problema alla radice e non ci pensiamo più. 

domenica 15 settembre 2013

Cuperlo chi?

Lo riconosco, sono un iscritto abbastanza anomalo del PD. Non mi entusiasmano molto i regolamenti, ho un’allergia congenita per gli statuti e quanto agli apparati mi fanno venire una fastidiosa orticaria. Tuttavia non penso di essere una persona disattenta. Vivo con passione la vita politica italiana e tutto ciò che si muove all’interno del PD. Eppure a proposito di Cuperlo ho dovuto consultare Wikipedia per sapere qual era il suo nome.
La vicenda politica di Gianni Cuperlo si svolge tutta all’interno del PCI e delle sue successive declinazioni. Sono gli anni della caduta del muro di Berlino e delle opposte ideologie che lo sorreggevano.
Alla Bolognina Occhetto annuncia la cosiddetta “svolta” che avrebbe portato in poco più di un anno allo scioglimento del Partito Comunista Italiano e alla nascita del PDS. La Fgci segue la stessa sorte e si scioglie il 22 dicembre del 1990. A decretarne la fine è proprio Gianni Cuperlo: egli incarna egregiamente la figura dell’esecutore testamentario,  volto pallido e aplomb da responsabile di una ditta di pompe funebri.
Ora, Cuperlo sarà anche una persona colta, una persona perbene, una persona preparata, ma ce lo vedete voi contrapposto a quel vulcano vivente che è Matteo Renzi? Io no.

Gianni Cuperlo - Matteo Renzi

Parla uno a cui Renzi non sta per nulla simpatico. Quando si è trattato di scegliere fra lui e Bersani ho scelto Bersani, nella convinzione che questo Paese, per tirarsi fuori dalla melma in cui è sprofondato,  ha bisogno di serietà e pragmatismo. Gli imbonitori, quelli che ci hanno indicato vie facili  per raggiungere ricchezza e felicità, ci hanno portato alla rovina. 
Bersani ha avuto la sua occasione e l’ha sprecata. La sua debacle elettorale ha aperto autostrade a Matteo Renzi che oggi rappresenta l’uomo forte all’interno del PD e l’unica speranza di vincere la prossima competizione elettorale.
Se non ci fosse lo spirito distruttivo che anima questo partito dalla sua nascita, si prenderebbe coscienza di questo dato di fatto e si lavorerebbe uniti per dare una svolta definitiva al PD: non più fusione mal riuscita fra Ds e Margherita, ma nuovo partito moderno e riformatore, dove le provenienze non contano più.

Temo purtroppo che prevarrà ancora il senso di appartenenza e che presto mi si chiederà  di aderire a qualche comitato per sostenere la candidatura di qualcuno. Questa volta però passo. 

martedì 3 settembre 2013

Chi sarà il nuovo sindaco?

Mi sa che alle prossime elezioni comunali ne vedremo delle belle. Da quello che si sente dire in giro i pretendenti alla carica di sindaco saranno più numerosi degli stessi elettori. Il che ci conferma che in Italia 3 persone sono capaci di formare 4 partiti.
Chiari

Se gli schieramenti sono quelli di centrodestra e centrosinistra correttezza vorrebbe che la scelta dei rispettivi candidati avvenisse tramite libere primarie, lasciando agli elettori l’onere e l’onore della scelta. Sarebbe il metodo più limpido e democratico.
A destra parlare di primarie, libere e democratiche, è un “non senso”.

Ma a sinistra?


domenica 1 settembre 2013

Mona Lisa toilet

Forse perchè è un capolavoro assoluto la Monna Lisa di Leonardo è stata oggetto nel tempo di numerosi tributi o dissacrazioni ad opera di artisti del calibro di Marcel Duchamp
Marcel Duchamp 

Andy Warhol e Salvador Dalì
Salvador Dalì

Jean Michel Basquiat
Jean Michel Basquiat

Fernando Botero e Eugene Bataille,  ecc.  
Confortati da questi precedenti, i pubblicitari si sono buttati a capofitto sul quadro di Leonardo, utilizzando l’immagine della Monna Lisa per pubblicizzare qualsiasi prodotto, dalle salse alle penne biro
Pubblicità di una salsa

dal caffè all’acqua minerale
Pubblicità di una nota marca
di acqua minerale

Vedere però la Monna Lisa riprodotta su un cesso supera ogni immaginazione e direi perfino ogni ritegno. 
Chiari - Toilet box della Sebach

Va bene che l’espressione artistica non conosce regole, ma un confine almeno non lo dovrebbe superare ed è quello del buon gusto.
Ma poi che messaggio si vuole dare con la povera Gioconda riprodotta su una toilette?
Che la bellezza ci salverà alfine dagli stronzi?
Che Monna Lisa non è quella bella donna che tutti dicono che fosse, ma un ineffabile cesso?
Che siamo delle emerite merde a non tutelare adeguatamente il nostro patrimonio artistico?
Oppure che accedere in un gabinetto avendo negli occhi la bella immagine della moglie di messer Giocondo ti predispone meglio all'espletamento del  bisogno?

Entrare nella mente dei nostri pubblicitari alcune volte è veramente arduo, ma se mi trovassi nella necessità di dover fare la pipì dopo aver bevuto qualche bella biretta, giuro che piuttosto che utilizzare quella toilette preferisco farmela addosso.