giovedì 21 maggio 2015

Un centro storico vivo


A Chiari, come in tantissimi altri posti, la crisi ha creato seri problemi al settore del commercio.  Chiunque giri per le vie del centro può constatare quanti siano gli esercizi chiusi e le saracinesche abbassate. 
Se la crisi è la massima responsabile di questa situazione, una buona mano l’ha messa anche l’Amministrazione Comunale precedente che poco ha fatto per rivitalizzare il centro. In alcuni casi, anzi, ha operato scientemente perché esso venisse desertificato. La vicenda mercato e le polemiche che per anni ne sono seguite, sono emblematiche.
Oggi, forse si compie un primo, piccolo passo di inversione di tendenza. L’Amministrazione Vizzardi, consapevole dell’importanza del centro storico ai fini di uno sviluppo equilibrato della nostra comunità, lancia un’operazione - CHIARI OPEN - che vuole essere un tentativo per cancellare dalle vie del centro quella sensazione di abbandono che è fisicamente avvertibile in quasi tutte le vie.
I negozi chiusi, le vetrine polverose, potrebbero riprendere nuova vita se i vari esercenti fossero disponibili a utilizzarli per mostre, show-room, temporary shop, ovverosia apertura temporanea di negozi ad affitti calmierati.
L’iniziativa non è nuova. Una iniziativa simile era stata avviata a Brescia e aveva visto la collaborazione fra il Comune e gli esercenti di Corso Palestro. Ne avevo parlato nell’agosto dello scorso anno sul mio profilo Facebook e l’avevo segnalata come iniziativa da emulare. Quindi non può che farmi piacere se a distanza di meno di un anno anche a Chiari prende avvio una iniziativa che dimostra sensibilità verso un problema fondamentale qual’è quello della vivibilità del nostro centro storico.
Spero che la stessa sensibilità ci sia da parte degli esercenti e che tutti si lavori per rendere più bella e vivibile la nostra città.

sabato 2 maggio 2015

Le parole sono pietre

Le parole della polemica politica non mi spaventano. Da quando scrivo su questo blog ne ho dette e ricevute a valanghe. Ma un conto è il commento ironico, tagliente, dissacrante o le parole anche pesanti rivolte a un uomo politico per quello che fa nell’esercizio delle sue funzioni, un altro conto sono le offese personali che attengono alla sua sfera privata o, peggio, parole e frasi che si configurano come istigazione alla violenza.
Ora, nel caso che ci occupa a Chiari [“Caro Sindaco, spero che uno di questi profughi scappi, ti ammazzi la famiglia e ti stupri la moglie”] l’istigazione a delinquere non esiste. E’ un auspicio, una speranza tanto più vergognosa e riprovevole in quanto rivolta non alla figura del Sindaco, ma alla sua famiglia e a sua moglie, cioè a persone estranee alla sua attività politica  e quindi alla sua responsabilità come pubblico ufficiale.  
Possiamo dire che non configurandosi come un reato questo commento sia meno grave? Possiamo dire, come fa il Segretario della Lega di Chiari, Alessandro Cugini, che dopotutto si tratta di un “commentino su Facebook”, al quale non va data alcuna importanza, essendo altri i problemi?


Forse sarebbe il caso di approfondire la questione. 
La speranza espressa dal commentatore dovrebbe servire a confermarlo nella propria idea. L’idea è questa: i profughi in arrivo a Chiari rappresentano un pericolo alla nostra sicurezza. Nel caso dovessero scappare (scappare da cosa? Non sono mica in prigione) potrebbero ammazzare e stuprare. Nel caso, caro Sindaco, spero che ad essere ammazzata sia la tua famiglia e stuprata tua moglie. Questo in sintesi è il succo del discorso.
Ma come si fa a mettere in piedi una fantasia del genere senza neppure conoscere le persone che andremo a ospitare? Perché immaginiamo possano essere assassini e stupratori quando non sappiamo niente di loro? Sappiamo per caso da dove vengono, da quale città, paese, villaggio? Sappiamo cosa facevano prima e da quali pericoli o calamità stanno scappando? No, non lo sappiamo, ma presumiamo possano essere terroristi, assassini e stupratori. Eppure si tratta di profughi per i quali sono in corso le pratiche per stabilire se ad essi possa essere applicato lo status di rifugiati secondo le convenzioni internazionali. Per essi è previsto in questa fase di transizione un percorso di accompagnamento che ci permette di controllarli molto meglio che se fossero dei semplici clandestini.

Negli anni passati, cioè negli anni in cui governava la Lega a Chiari, gli stranieri sono più che triplicati. La maggior parte di essi erano clandestini, regolarizzati successivamente con i vari decreti. Abbiamo forse gridato all’invasione e all’arrivo di assassini e stupratori? 
Oggi invece si montano campagne di odio per cinque semplici profughi.
Questa campagna è in corso da mesi, da quando cioè il centrodestra ha subito il tracollo elettorale. Essa è alimentata dal partito della Lega e in particolare dai suoi massimi rappresentanti.
A furia di soffiare sul fuoco, emergono quasi inevitabilmente paure irrazionali alle quali si reagisce con un misto di rabbia e aggressività. Le frasi lette in questi giorni fanno inorridire per il loro contenuto xenofobo e razzista. Continuare a parlare di “forni” e “lanciafiamme” non solo richiama alla mente tempi tragici mai dimenticati, ma testimonia della depravazione mentale a cui certi individui possono arrivare.
Cugini e Campodonico possono anche nascondersi dietro un “disclaimer”, ma la responsabilità di queste nefandezze è tutta loro.

venerdì 1 maggio 2015

Profughi e fanatismo

Caro Sindaco, spero che uno di questi profughi scappi, ti ammazzi la famiglia e ti stupri la moglie”.
Questo commento, apparso sul profilo FB del Consigliere Comunale Campodonico, è una summa di vergogna e infamia. Diventa difficile capire in quale fondo di turpitudine germinano idee come queste, in quali famiglie crescono persone che esprimono queste nefandezze. Se ci fossero dei genitori all’altezza del loro compito porterebbero i loro figli a calci nel sedere a chiedere scusa al Sindaco e alla sua famiglia. 
Purtroppo questo vile messaggio non è il solo. In quella fogna maleodorante che è diventata la rete  circolano parole che offendono e infamano le persone, quando non sono vere e proprie istigazioni alla violenza. 


E’ giunta l’ora di dire basta! La rete, Facebook non possono essere un porto franco dove ognuno scarica impunemente i propri scazzi senza  poi rispondere delle parole che scrive. 
E’ una deriva  purtroppo alimentata da giornali accondiscendenti che scambiano l’informazione per una ghigliottina, un tritacarne dove gettare chiunque non corrisponda ai canoni delle loro miserevoli linee editoriali. I siti e profili canaglia in questi anni si sono moltiplicati in misura esponenziale. La libertà di parola e di opinione non c’entra proprio niente. In Italia ognuno è libero di esprimere le proprie idee, ma la dignità della persona va salvaguardata e a nessuno è consentito infangare o, peggio, incitare alla violenza.
Si dice “La gente è esasperata, non ne può più”. Possono mai essere le accuse infamanti e le violenze gratuite una risposta a una situazione di difficoltà? Anche perché queste violenze sono  spesso messe in atto da persone che le difficoltà della vita non le conoscono. Il motore che alimenta queste manifestazioni violente è quasi sempre il fanatismo e una bestiale idea di intendere la politica, non più confronto anche aspro sui problemi, ma invettiva, offesa, turpiloquio, violenza verbale.


Per rimanere nel nostro piccolo ambito, quel messaggio non è una cosa isolata. A Chiari, sulla questione profughi, si sta intessendo da mesi una polemica ossessiva che ultimamente ha assunto caratteri di vera e propria isteria. Se quel commento è a dir poco raccapricciante non lo sono da meno altri che inneggiano ai “forni”, ai “lanciafiamme”, alle “ruspe”, da usare naturalmente per far fuori i profughi che arrivano da lidi lontani. Atteggiamenti di stampo fascista che certamente non sono attenuati da prese di distanza ipocrite e tardive. Quando si hanno responsabilità istituzionali occorrerebbe avere senso della misura, mentre certi rappresentanti leghisti attizzano tutti i giorni la canea, salvo poi nascondere la mano quando le cose si mettono male e le parole diventano pietre. Alzare le mani per dire io non c’entro serve solo a rendere ancora più manifesta la responsabilità di questi dirigenti. 
A seguito della batosta elettorale certi personaggi hanno pensato bene di alzare il livello della polemica per recuperare alla loro causa quell’elettorato deluso da una gestione decennale fatta di inaudito spreco di denaro pubblico e di clamorosi fallimenti. Chiari viene dipinta come una novella Beirut, una casba dove imperversano bande di tagliagole. E’ una visione del tutto falsa, creata ad arte per generare in menti impressionabili uno stato di tensione e di paura. 
Ognuno è libero di dipingere la realtà come meglio crede. Se la polemica rimane nell’ambito del confronto democratico seppure aspro, nulla da dire. Se trascende in vera e propria istigazione a delinquere, allora del fatto non si dovrà interessare solo la politica, ma dovrà essere chiamata in causa anche la magistratura.