martedì 28 settembre 2010

Paralipomeni del Polo della Cultura

Ho letto con attenzione il ricorso al Tar presentato da Eleca e sono rimasto estasiato dai livelli cui può arrivare la prosa forense. 
Al di là comunque dei termini eruditi (note prodromiche ne è solo un esempio), il ricorso è stato presentato per dichiarare  l’inefficacia” della nota  con la quale il Comune ha rigettato in data 09.07.2010 la domanda di revisione del Piano Economico Finanziario (P.E.F.) e ha disposto unilateralmente la risoluzione del contratto. 
Esso dice  cose che possono precisare alcuni dei punti ancora poco chiari di tutta la vicenda.
Innanzitutto il perché Eleca abbia deciso di rinunciare a questa commessa, nonostante i larghi benefici offerti dal Sindaco e dalla sua Giunta. E’ uno dei capi di difesa di Mazzatorta. Se Eleca ha rinunciato, significa che non è vero quanto sempre affermato dai rappresentati del Pd.  Cioè non è vero che ad Eleca sono stati concessi larghi benefici, è vero semmai l‘incontrario.
Ora a parte che la Convenzione è lì a testimoniare che alla controparte i larghi benefici sono stati concessi al di là di ogni ragionevole decenza, il ricorso  dice una cosa che a me pare illuminante. In esso infatti è affermato che a seguito della presentazione dei ricorsi giudiziali da parte dei proprietari confinanti, le banche hanno ritenuto che quell’investimento fosse a rischio e pertanto non hanno aderito a una ulteriore richiesta di allargamento delle linee di credito.

Esiste un rapporto di causa-effetto fra ricorsi giudiziali e atteggiamento più intransigente delle banche nei confronti di Eleca? Sarei più propenso ad affermare che esistono più cause. Certamente i ricorsi dei proprietari confinanti devono aver allarmato le banche, ma deve averle preoccupate anche la spinosa questione  della  proprietà di Eleca Chiari Srl  passata di fatto nelle mani di una società anonima svizzera, questione ormai divenuta di pubblico dominio. La faccenda  più importante   riguardava però gli aspetti finanziari del progetto. Per portare avanti  il piano occorrevano ingenti capitali. I maggiori costi derivanti dalle prescrizioni dei Vigili del Fuoco richiedevano ulteriori finanziamenti che le banche  non erano più disposte a concedere. A crisi di sistema ormai scoppiata, risultava difficile credere in un ritorno abbastanza rapido del capitale investito.
Il traccheggiamento di Eleca, da marzo 2009 a dicembre dello stesso anno, ha avuto il solo  scopo di far trascorrere i due anni necessari per chiedere la revisione del Piano Economico Finanziario, così come previsto dalla Convenzione. Insomma, per iniziare i lavori, la società chiedeva altri 2 milioni di euro (esattamente 1 milione e 935 mila euro).  L’Amministrazione Comunale, dopo aver deliberato in un primo momento di accordare ad Eleca altri  960 mila euro, successivamente ritorna sui suoi passi.
Quale è il motivo di questo ripensamento? La pressione dell’opinione pubblica che forse non avrebbe capito perché  per un auditorium del valore di 1 milioni e 300 mila euro si andava a spendere la bella somma di 1 milione e 960 mila euro più il resto? Oppure la presa d’atto del definitivo fallimento del progetto? 
Sta di fatto che a gennaio 2010 le due parti si incontrano e decidono di abbandonare il progetto seguendo la strada di un accordo bonario.
La strada però risulta subito accidentata, perché grande è la distanza fra l’importo richiesto da Eleca e quello riconosciuto dal Comune.
Si è ormai allo stallo e la partita viene giocata a botte di reciproche intimazioni e recriminazioni, senza riuscire a trovare un’ apprezzabile soluzione.
L’Amministrazione Comunale con due lettere inviate in aprile e maggio 2010 chiede inspiegabilmente a Eleca di riprendere i lavori. Ciò avviene subito dopo che gli Uffici Comunali entrano misteriosamente in  possesso dell’originale della garanzia fideiussoria prestata da Eleca. Infine il 9 luglio 2010, viene rigettata la domanda di revisione del PEF e si procede alla risoluzione del  contratto. A questa iniziativa segue in agosto l’occupazione coatta del cantiere che decreta il definitivo affondamento del progetto.

Il ricorso al Tar da parte di Eleca ha un chiaro intento: quello di far dichiarare l’inefficacia della nota del 9.7.2010 del Comune e quindi l’improponibilità dell’escussione  presso la società assicuratrice Helvetia della garanzia di 1 milione e mezzo di euro. Non siamo ancora al processo civile, ma il ricorso ha lo stesso un valore rilevante.
Se il Tar dovesse dichiarare legittima la posizione dell‘Amministrazione Comunale, la stessa potrebbe chiedere il pagamento della fideiussione con conseguente grave pregiudizio per Eleca, chiamata a corrispondere a Helvetia la somma richiesta dal Comune. Eleca a questo punto rischierebbe il dissesto finanziario e quindi il fallimento.
Alcune domande sono d’obbligo:
- perché il Comune, subito dopo l’apertura del cantiere, non ha preteso l’avvio immediato dei lavori
- Perché, di fronte all’atteggiamento attendista di Eleca, non ha subito messo in mora la società?
- Perché ha avviato un procedimento di accordo bonario con Eleca per poi disattenderlo senza una precisa ragione?
- Eleca accusa il Comune di aver fatto “affermazioni gravemente mendaci” e che è stato prodotto un presunto verbale della riunione del 29.01.2010 per Eleca mai sottoscritto dai suoi rappresentati e privo di numero di protocollo. E’ vero quanto afferma Eleca?
- Perché Eleca, a fronte della inadempienza del Comune di  provvedere al riequilibrio dei costi già approvati (per 960 mila euro), non ha provveduto, subito dopo il dicembre 2009, a impugnare di fronte al Tar la Delibera di Giunta 2/2009? 
- Perché Eleca usa la frase “confidando nella buona fede del Comune…”, locuzione del tutto impropria nel mondo degli affari?  
- Perché Eleca ha consegnato al Comune l’originale della fideiussione proprio nel momento in cui si stava per aprire il contenzioso?  Lo ha fatto nella convinzione che quella garanzia non sarebbe mai stata attivata in quanto c’era stata  promessa di pervenire a un accordo bonario?

Come si vede, più si va avanti più questa vicenda apre nuovi scenari del tutto imprevedibili. E siamo solo all’inizio, anzi, ai prodromi.


venerdì 24 settembre 2010

Dopo la scuola di partito... Arrivano i nuovi "Balilla"

Con un accordo Gelmini-La Russa via a un corso che prevede la divisione degli studenti in "pattuglie", lezioni di tiro con la pistola ad aria compressa e percorsi "ginnico-militari".
Si chiama “allenati per la vita”. E’ il corso teorico e pratico, valido come credito formativo scolastico, rivolto agli studenti delle scuole superiori, frutto di un protocollo tra ministero dell’Istruzione e della Difesa.
 E che cosa serve a un ragazzo per allenarsi per la vita? 
Agli studenti si insegnerà a tirare con l’arco e a sparare con la pistola (ad aria compressa). E in più “percorsi ginnico-militari”.
Seguirà, a fine corso, “una gara pratica tra pattuglie di studenti (il termine è proprio pattuglie, recita la circolare, termine che ha fatto storcere il naso a molti docenti, ndr)”. Intanto si è aperto il dibattito: è giusto trasformare la scuola pubblica in un collegio militare? 

SOLDI ALLA RICERCA INVECE NO!!!!!!!!

lunedì 20 settembre 2010

La fregatura

L’hanno battezzato Polo culturale e invece diventerà la fregatura per tutti i clarensi. Segnatevi queste poche parole, che per qualcuno sanno di allarmismo ma che per chi le rileggerà fra un paio d’anni sanno di profetico, e invece, visto che simili doti non sono nostro appannaggio, di profetico non c’è nulla, appartenendo semmai a una mera analisi dei fatti.”
Se pensate che queste dure parole le abbia scritte l’amministratore di questo blog vi sbagliate di grosso. Queste parole le ha pronunciate Massimiliano Magli. Quello stesso Magli che oggi ritiene di dover difendere a spada tratta l’autore di quella fregatura, secondo il principio che vuole si combatta il peccato ma si salvi il peccatore.
Certo, secondo la nostra morale i peccatori vanno perdonati non una e non settanta, ma settanta volte sette. Il perdono però non può essere disgiunto dal  principio di responsabilità.  A Cesare va dato ciò che è di Cesare e chi ha amministrato male sperperando i soldi pubblici, dovrebbe avere almeno il buon gusto di farsi da parte. 
Perché qui, lo dice Magli non il sottoscritto, si è assistito a una “vergogna“. All’ex cinema comunale è stato proiettato “un film dell‘orrore“.  
E qual è questo film che riempiva di indignazione il nostro Magli fino a poco più di un anno  fa?
Naturalmente si tratta del fantomatico Polo della Cultura, il contenitore più incontinente degli ultimi 50 anni.
Doveva nascere sulle ceneri dell’ex cinema-teatro comunale, buttato giù precipitosamente per qualche “schitata” di piccione. Ma si sa i nostri pubblici amministratori hanno vivo il senso dell’estetica per cui, piuttosto che assistere passivamente a quello “scempio” hanno pensato bene di abbatterlo.
Via il cinema, sciò ai piccioni e facciamo largo al super mega progetto della rivoluzione mazzatortiana. Tataaaa!!!
Il povero Magli, dopo che da oltre un anno  i vari Goffi, Lorini, Libretti e compagnia cantante si sgolavano per dire che si trattava di una bufala, finalmente si accorge che forse quel progetto non era poi quella gran cosa che alcuni interessati estimatori andavano decantando. 
Per farglielo capire i suddetti  ne avevano scritte di parole sui vari InformaChiari, esposti al Tar, interpellanze in Consiglio Comunale, volantini, manifesti ecc. ecc. ecc!
Ad aprile 2009 cioè subito dopo l’apertura del cantiere e a un mese dalle elezioni, ecco finalmente il nostro Magli scoprire la sua vena profetica. “Vergogna!” sentenzia. Aver buttato giù il glorioso cinema è una vera vergogna. E per cosa poi. Per il dignitoso progetto Caputo vincitore del concorso di progettazione indetto dal Comune? Naah, manco per l’idea! Qui si parla di un progetto, il progetto Eleca, che triplica i volumi e quello che era 8 ora d’incanto è diventato  20. Sì, vale 20 milioni di euro l’ecomostro Eleca. Come farà la nostra città, dice Magli, a sopportare la mole di traffico che si concentrerà in quella zona? “Il risultato sarà il collasso urbano della città“. 
E come se non bastasse ci sono anche i residenti che saranno murati vivi nelle loro case, mentre 20 tigli del nostro più bel viale sono stati già tagliati e i parcheggi dati in gestione ad Eleca con grave danno per il Comune. 
Giusto, chiaro, perfetto. Peccato però che queste siano tutte cose che l’InformaChiari andava scrivendo dal dicembre 2007 e quindi di profetico qui non c‘è un bel "ciufolo" di niente!
Ma ora che a Magli  si sono aperti gli occhi e vede qual’è la realtà dei fatti, è un fiume in piena. “Bel modo di tutelare gli interessi dei cittadini di Chiari. Bel modo di fare cultura nel cuore del centro storico clarense, quasi che lo si potesse sventrare come fece il Duce nel cuore di Brescia…“.
Il finale è da tribuno ispirato: “Noi stiamo dalla parte dei clarensi. Viva Chiari, viva la Cultura. Abbasso questo modo di fare edilizia forsennata a tutti i costi“.
Fiuuhh ragazzi, che oratoria!!! 
Una domanda però sorge spontanea: ma cosa è successo a Magli in questo anno e quattro mesi? Perché oggi difende il Senatore Sindaco, messo sotto accusa dalla sua stessa maggioranza? Perché riporta pedissequamente quanto dice Mazzatorta, ma non si sogna minimamente di porgli alcune domande facili facili che servirebbero a far capire ai suoi elet…pardon lettori, cosa sta succedendo? Gliene suggeriamo qualcuna:
- chi ha redatto la sciagurata Convenzione che tanti problemi sta creando al Comune e perché il Sindaco l’ha avallata? 
- Perché ha dato 1 milione ad Eleca senza che fosse tirato su neppure un mattone, cioè senza legarlo a stati avanzamento lavori?
- Perché a marzo 2009 ha aperto il cantiere quando era ormai chiaro che il progetto era morto
- Perché ha mentito agli elettori, spacciando per realizzabile un progetto che Ghilardi ha definito un cadavere
- Perché la maggioranza di Eleca Chiari Srl è stata acquisita di fatto da una società anonima svizzera, una società opaca, di cui al momento non si conoscono i soci? Chi sta dietro questa società?
Semplici domande che ogni giornalista dovrebbe sentire la necessità e l’orgoglio di porre al responsabile del fallimento di questo progetto. Un  progetto che lui, Magli, poco più di un anno fa, chiamava “vergogna”.




giovedì 16 settembre 2010

La quinta quadra

Ricevo e pubblico volentieri la seguente lettera:

“Apprendo dall'articolo sul Palio delle Quadre di Chiari pubblicato nei giorni scorsi su BresciaOggi, che l'Assessore Leghista Campodonico, di fronte a quelli che lui ritiene attacchi immotivati al protagonismo della Giunta dichiara che i responsabili delle quadre dovrebbero dimostrare la loro coerenza rinunciando il prossimo anno al contributo del Comune.
Ovviamente si tratta di una dichiarazione travisata dal giornalista perchè è ben noto che i soldi del Comune non sono dell'Assessore Campodonico e dei suoi sodali, bensì di tutta la comunità impegnata nella realizzazione della manifestazione e un pubblico amministratore non può aver detto una cosa simile.
Nel caso non si trattasse di un travisamento del giornalista ma l'Assessore davvero pensasse di dare i soldi pubblici solo a chi loda la sua brillante gestione dell'Assessorato, mi permetto sommessamente di osservare che un simile pensiero sarebbe in contraddizione con la raffinatezza, l'imparzialità e l'intelligenza di cui sinora ha dato prova ed a nome di tutti i critici che non hanno capito il valore culturale dei Fichi d'India o la popolarità dei concorsi ippici chiedo scusa , confidando nella erogazione del contributo alle Quadre anche il prossimo anno.
Gliene saranno grati tutti i cittadini che, dalla sfilata, alla corsa, alla gestione degli stands, hanno dedicato ore e giornate di lavoro solo a maggior gloria della Giunta Leghista pensando, erroneamente, di lavorare per il bene della Comunità clarense senza bandiere di partito nella settimana del Palio.


Carlo Fogliata”


domenica 12 settembre 2010

Il Direttore e il "Signor Qualcuno"

Certo che ci vuole una buona dose di impudenza e una bella faccia tosta se, a fronte di un fallimento com’è quello del Polo della Cultura, si impiegano tre pagine del Giornale di Chiari per fare una requisitoria, non all’autore o agli autori di quel disastro, ma alla Giunta Comunale precedente e al PD.

Che la vicenda del Polo della Cultura sia stata un vero e proprio disastro per questa Giunta è accertato non solo dalla chiusura coatta del cantiere, avvenuta nel bel mezzo delle ferie d’agosto, ma anche dall’atto di accusa nei confronti del Sindaco, pronunciato in pieno Consiglio Comunale da un eminente rappresentante della stessa maggioranza.
Per il Direttore del Giornale di Chiari, giornale che in passato era stato molto severo nei confronti di questo progetto, tutto ciò ha poca o nessuna importanza. Per lui la “mission” è quella di salvare il capitano Mazzatorta dal “cul de sac” in cui si è ficcato e che ora rischia di annientarlo. Non solo. Con questo lungo articolo Magli  fornisce un assist formidabile al bieco gioco del Sindaco  di spostare l’attenzione dei cittadini di Chiari dal fallimento del Polo della Cultura ad altri problemi che nulla hanno a che vedere con l’attualità politica. 
Forse ha dimenticato il nostro esimio direttore che compito di un giornalista, specie se titolare di una testata, non è quello di assumere un atteggiamento genuflesso nei confronti di chi comanda, ma quello di porre domande scomode. Qui non si tratta di prendere posizioni preconcette o  schierarsi con questo o quello. Qui si tratta di narrare i fatti, andare alla fonte delle notizie e non lasciare che gli avvenimenti, che hanno una loro cristallina evidenza, vengano narrati dalle  dichiarazioni di questo o quel rappresentante politico.
E in questo caso, il fatto è che il fantomatico Polo della Cultura, che avrebbe dovuto rappresentare “il più importante e suggestivo contenitore degli ultimi 50 anni a Chiari“, è colato a picco come il Titanic.  Solo che il capitano del Titanic è andato a fondo con la sua nave, mentre il nostro “capitano coraggioso“, nonostante abbia detto per ben otto volte in Consiglio di assumersi tutte le responsabilità politiche del caso, è rimasto incollato alla “cadrega” come alla scialuppa di salvataggio della sua carriera politica. 
Mentre però sulla sua testa si addensano fosche nubi di crisi, messe in evidenza dalla buriana che sta scoppiando all’interno del Pdl dove è in corso una lotta fratricida all’ultimo sangue, in suo soccorso  scende il Direttore Magli e il suo giornale.
Non è la prima volta che ciò accade. 
Lasciando da parte lo “spottone” che gli ha confezionato in piena campagna elettorale sulla finta consegna alla città degli immobili ristrutturati dell‘ex Comune e dell‘Anagrafe, il vero salto di qualità c’è stato in occasione del servizio di Striscia la Notizia sulla questione inquinamento a Chiari. A molti era sembrato che quell’articolo, che esprimeva vivo disappunto per il trattamento riservato al Sindaco dall’inviato di Striscia, fosse stato scritto a quattro mani. 
Certo che un segno di riconoscenza il Sindaco se lo aspettava, considerato che il Comune di Chiari, con i nostri soldi, si era comprato stabilmente due pagine del Giornale di Chiari per la cosiddetta “informazione istituzionale”. 
Oggi il salto è ancora più evidente. Parafrasando quanto dice Magli nell’incipit del suo articolo, serviva il fallimento del progetto “Polo della Cultura” per vedere all’opera i veri sentimenti che scorrono tra le viscere dei nostri giornalisti. Di fronte a un evidente disastro che comporta un danno inaudito per la città , i nostri corrispondenti, anche quelli che il sabato e la domenica si trasformano in rivoluzionari da diporto, si voltano dall’altra parte. Guardano il bruscolino negli occhi del PD, ci vengono a dire che alla gente del Polo della Cultura non interessa niente, stilano lunghe requisitorie sulle “malefatte” delle passate giunte, ma sui veri disastri e sulle precise responsabilità della Giunta attuale le loro bocche rimangono praticamente cucite. 
Qui addirittura siamo al travisamento dei fatti e alla giustificazione dei fallimenti e di chi quei fallimenti ha prodotto.
Ormai siamo al paradosso. L’essersi presentati alle elezioni con un “progetto morto, un “cadavere” buono solo per essere seppellito, è visto dal nostro Magli come un atto di coraggio. Ha qualche importanza aver mentito agli elettori, aver raccontato balle?  
No, per il direttore del Giornale di Chiari questo non ha importanza. Ha importanza invece che Mazzatorta, messo alle strette da un rappresentante della sua stessa maggioranza, invece di stare sulla difensiva ha sfoderato una “verve degna dei tempi migliori”.  A Magli non interessa che il Sindaco invece di rispondere alle accuse circostanziate di Ghilardi abbia ficcato nella polemica, in un parossistico delirio verbale,  "la figlia di Lorini“ e “la mamma di Vizzardi”, lanciato intimidazioni, ventilato presunti conflitti di interesse, tradimenti, pugnalate alle spalle da parte dei suoi stessi alleati e chi ne ha più ne metta. No, a Magli interessa mettere in evidenza, con le parole del sindaco, il falso moralismo dei consiglieri di minoranza che “nel proprio armadio custodiscono scheletri” ben più ingombranti.
Il nostro direttore si guarda bene dal “dichiarare chi abbia colpa nel fallimento del Polo della Cultura”, però è certo che “un tentativo in buona fede sia stato fatto da questa Amministrazione”. E qual è questo tentativo? Quello azzardato in campagna elettorale di spacciare per vivo un progetto morto, di dichiarare come realizzabile quello che ormai tutti sapevano non sarebbe stato più realizzato? Ebbene questo atto di supremo cinismo è visto dal nostro direttore come un atto di “buona fede”.  Alla faccia!  Deve trattarsi della stessa buona fede che fa dire a Mazzatorta, proprio sul giornale di Magli alla vigilia delle elezioni comunali  “il Polo della Cultura costerà ai cittadini di Chiari solo 500mila euro” ben sapendo che la convenzione sottoscritta nel dicembre 2007 prevedeva il versamento a Eleca da parte del Comune  dell’importo di 1milione di euro a fondo perduto, senza contare tutto il resto. Quella stessa buona fede che qualche giorno addietro fa dire al Sindaco che i cittadini di Chiari devono stare tranquilli perché i soldi spesi verranno recuperati a breve con l’escussione della fideiussione di 1milione e mezzo di euro. Visto che ormai si trova in perfetta sintonia col sindaco, provi a informarsi Magli quale sia stata la risposta della società assicuratrice Helvetia alla pretesa del Comune di escutere la garanzia. La risposta, fuori dai termini burocratici, è stata semplice e perentoria : “ciccia”.  Per il momento “non c’è trippa per gatti” ovvero i soldi richiesti non verranno “scuciti” e  l’aver chiuso precipitosamente il cantiere di viale Mazzini non ci esimerà dall’affrontare un lungo e dispendioso contenzioso legale dall'esito quanto mai incerto. 
Eleca oltre ai soldi già presi pretende, per togliere il disturbo, altri 855mila euro. Lo sa questo Magli o il sindaco lo informa soltanto sul “cahier de doleances” presentato dalle minoranze al Prefetto?  No, forse questo  Magli ancora non lo sa, ma sa benissimo che la difesa ad oltranza del Senatore Sindaco deve avvenire attraverso la sollevazione di cortine fumogene create rimestando nei recessi di una memoria ormai lontana. Lupatini, Facchetti, Goffi, Lorini, il centro-sinistra, il Pd, vengono tutti chiamati in ballo per giustificare l’assunto che nessuno è immune da colpe, che tutti hanno qualcosa da nascondere. Si arriva all’assurdo di lanciare un appello agli elettori di non dimenticare le malefatte o presunte tali del centro-sinistra. Agli “elettori”? Se questo appello fosse stato lanciato da Mazzatorta l’avremmo capito, ma lo giudichiamo singolare in bocca a un giornalista. Forse si voleva parlare di “lettori“, ma per un refuso tipografico o un  imprevedibile quanto provvidenziale lapsus  “lettori” diventa  “elettori”, illuminandoci così sui reali sentimenti del nostro Magli, folgorato sulla via di Verbania da quella “penna quanto mai acuta” rappresentata dal “signor nessuno” diventato in breve tempo un “signor qualcuno”.
Ormai siamo all'immedesimazione totale, alla perfetta sovrapposizione delle figure e in futuro, il “Ma-Ma“, il Mazzatorta firmato Magli, ce ne dirà sicuramente delle belle.   Dubitiamo però che ci dica chi pagherà il conto salatissimo del Polo della Cultura.

venerdì 3 settembre 2010

Rotonde "ammalorate"

La lettura di Chiari Newsletter di Rosanna Agostini ci riserva sempre degli spunti interessanti di riflessione.
In un pezzo pubblicato il 16 agosto dal titolo “Situazione attuale delle rotatorie in Chiari” la giornalista ci fa sapere che l’attuale Amministrazione Comunale dal 2005 al 2009 ha speso quasi 9 milioni di euro per 25 interventi effettuati in “prezioso materiale lapideo” , di cui 20 rotatorie. Praticamente per ogni intervento sono stati spesi in media ben 360mila euro. Media naturalmente. Perché per qualche intervento, vedi grandi rotonde, è stato speso molto di più per altri un po’ di meno. 
Come abbiamo detto in un post precedente, se l’Amministrazione Comunale avesse deciso di realizzare tutte queste benedette rotonde in normale asfalto, avrebbe risparmiato un milione e mezzo di euro con il quale forse avremmo potuto mettere un po’ a posto le scuole che sono in uno stato di fatiscenza. Se poi invece di 25 interventi ne fossero stati realizzati solo una decina, che tanti sarebbero bastati per snellire il traffico, allora le scuole le avremmo messe a posto di sana pianta. Ma si sa le rotonde sono le priorità di tutte le giunte leghiste, il loro marchio di fabbrica, mentre le scuole … interessano solo se c’è un bel “progetto di idee” che serva a “valorizzare” qualche pregiata porzione di territorio comunale.  
Solo però che queste “preziose” rotonde si stanno rivelando un vero e proprio disastro. L’unica cosa che sono riusciti a fare, alla fine l’hanno fatta pure male.
Oggi la signora Agostini ci informa che di tutte le innumerevoli rotonde realizzate sul territorio comunale solo 6 hanno problemi strutturali. Solo? 6 rotonde su 20 rappresentano il 30% del totale e a me questo non sembra un dato di poco conto, anzi. 
In ogni caso vorrei rilevare che le rotonde “ammalorate” , come le chiama la giornalista forse su suggerimento di qualche accademico della “Crusca” , sono proprio quelle su cui si riversa la maggior corrente di traffico automobilistico che interessa il nostro Comune. Sono rotonde realizzate da ditte diverse (Ranghetti-Origini-Fenaroli-Bios) e presentano, guarda caso, gli stessi problemi.  Voler cercare l’origine dei “mali” in una cattiva esecuzione dei lavori, mi sembra difficilmente dimostrabile. Anche perché i lavori sono stati seguiti dai competenti organi comunali e per gli stessi è stato effettuato un collaudo definitivo. A questo punto, per cavarsi d’impaccio, i nostri aggiungono che  la colpa di questo disastro è da ricercare nell’uso di una speciale resina, il cosiddetto “Resistone“.  Questa resina che dà la possibilità di eseguire i lavori in tempi molto ridotti, forse non sembra del tutto adatta per manufatti che devono subire l’usura di un  traffico intenso. I nostri tecnici non potevano immaginare una cosa del genere? Perché  hanno avallato il suo uso? Il fatto che la stessa sia stata usata nel 2003 in via Rapicio li solleva dalla responsabilità di averne autorizzato l’utilizzo in rotatorie dove era prevedibile un intenso traffico anche pesante? Non sarebbe stato meglio e meno dispendioso usare l’asfalto?
Comunque, visto che l’Amministrazione ha avviato procedimenti giudiziari nei confronti delle ditte che hanno eseguito i lavori, sarà la magistratura a stabilire se vi sia stata loro responsabilità e se devono provvedere o meno a risarcire il Comune. 
Come già detto in precedente post ho l’idea che oltre ai soldi delle rotonde “scassate” ci toccherà sborsare anche le spese legali per i vari giudizi avviati dai nostri Amministratori. Comunque vedremo.  
Per quanto ci riguarda possiamo solo dire che dopo aver speso 9 milioni di euro per questo delirio di rotonde, adesso ci toccherà spenderne altri 650 mila (se basteranno) per metterle a posto. Senza considerare che dovremo aspettare ancora un anno per avviare i lavori e affrontare in queste condizioni il freddo inverno e la “maledetta” piovosa primavera. 
Le 6 rotonde “ammalorate”  rappresentano già un terrificante campo di battaglia che mette a dura prova coloro che soffrono di mal di schiena e cervicali.  In che condizioni saranno fra un anno? Lascio a voi immaginare. Per cui, se avete dolori lombari e la vostra schiena fa i capricci, è meglio che seguiate altre strade. Sulle “più belle rotonde del mondo” si rischia fatalmente il “colpo della strega”.