Regione Lombardia, con Decreto n. 376 del 24 gennaio 2012 ha approvato il nuovo Statuto della Fondazione Istituto Morcelliano, cassando in pratica quelle modifiche, molto care al Sindaco, al Prevosto e a don Boscaglia, che prevedevano:
- la cessione ad altri enti, senza corrispettivo, di parte del patrimonio dell’Istituto Morcelliano attraverso una donazione modale;
- la gestione dell’ente attraverso un CdA confessionale, cioè senza la presenza di un rappresentante del Sindaco.
Sentite con quanta curiale ipocrisia viene descritta dal Consiglio d’Amministrazione la batosta rimediata:
“Il nuovo Statuto, pur non contemplando la donazione modale, recepisce pienamente le progettualità avviate e dota l’Ente di enormi prospettive”.
Infatti. L’Ente continua ad avere enormi prospettive solo grazie al fatto che il piano di spartizione del suo patrimonio non è andato a buon fine. Se il disegno del Sindaco di forzare lo scrigno della Fondazione fosse stato portato a compimento, non ci sarebbero più state prospettive per l’ente e il patrimonio sarebbe andato “metà di qua e metà di là”. Altro che storie!
“Regione Lombardia, con l’approvazione delle variazioni allo Statuto, manifesta apprezzamento per l’operato già svolto dalla Fondazione e per le sue attività future senza riscontrare da parte dell’Ente una presuntiva volontà di “spartizione” del patrimonio dell’istituto tra Comune e Parrocchia. Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Istituto Morcelliano manifesta apprezzamento per i riscontri positivi alle modifiche dello Statuto da parte di tutte le realtà politiche clarensi, sia di maggioranza che di opposizione”.
Ora ci piacerebbe sapere come si faccia ad affermare in buona fede che non c’è stata “presuntiva volontà di spartizione” del patrimonio dell’istituto tra Comune e Parrocchia”. Ma scusate che film abbiamo visto negli ultimi due anni? Chi ha scritto la lettera del 17 maggio 2010 indirizzata al CdA della Fondazione? Da chi è stato sottoscritto il parere indirizzato al Presidente della Fondazione in data 3 giugno 2010? Chi ha proposto la modifica degli artt. 3 e 6 dello Statuto della Fondazione Istituto Morcelliano? Chi ha pronunciato queste parole: “Si tratta di far pervenire al Comune, attraverso una donazione, una parte del patrimonio della Fondazione da investire nella realizzazione del Polo scolastico di via Roccafranca...un lavoro di 6 o 7 milioni... ...Nelle fondazioni c’è un patrimonio immobiliare sterminato che è meglio non saperlo. Perchè in questo Comune abbiamo bisogno di tante cose e non abbiamo voluto mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Abbiamo cercato di ridurre i costi, le spese, gli sprechi ( ah sì, e dove di grazia? - ndr), ma non abbiamo mai agito sul fronte delle entrate (forse sarebbe stato meglio aggiungere ‘ancora’ - ndr)...Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire là, metà di qua e metà di là ed è quello che questo Sindaco e questo Parroco hanno tentato di fare”?
Mi pare che questa, più che una dichiarazione, sia una confessione spontanea. La volontà di spartizione non era solo “presuntiva”, ma era esplicita, chiara e precisa.
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E se le parole del Sindaco non sono sufficienti a chiarire questa volontà, allora possiamo aggiungere quelle del Prevosto, che in maniera meno brutale afferma lo stesso concetto “...mi pare che la Fondazione dovrebbe poter...trasformare il patrimonio in opere, strutture e realtà non di per sè rimanenti in proprietà della fondazione, ma donate alla comunità nei suoi enti o associazioni...Che la fondazione rimanga costituita e solida, e se necessario un poco più povera (ma il patrimonio non è poco) se questo è ciò che chiede la nostra gente come prezzo di efficienza ed efficacia”.
Tutte queste cose le abbiamo sognate? Non ci pare.
Forse in questo caso il Prevosto non ha inteso bene cosa effettivamente gli chiedeva la sua gente. Ha prestato orecchio alle sirene provenienti dal Palazzo Municipale, ma non ha inteso le molte voci che si sono alzate, anche dal suo “gregge”, facendo arrivare la loro eco sino alla curia di Brescia. Voci che lo esortavano a non prendere quella strada. Voci che si sono concretizzate in una ferma opposizione a questo dissennato progetto di smembramento della bicentenaria fondazione, a partire dallo stesso Consigliere da lui designato. Voci che si sono trasformate in osservazioni indirizzate all’Asl di Brescia e alla Regione Lombardia e che hanno determinato l’epilogo che è sotto gli occhi di tutti. Altro che “riscontri positivi alle modifiche dello Statuto da parte di tutte le realtà politiche clarensi, sia di maggioranza che di opposizione”!
Designare alla guida della Fondazione le stesse persone che sono state protagoniste di questo “flop”, significa non aver capito niente di quanto accaduto. Anzi si cerca di far passare l’idea che dopotutto nulla di così tragico è successo. Se Regione Lombardia non ha riscontrato “da parte dell’Ente una presuntiva volontà di “spartizione” del patrimonio dell’istituto tra Comune e Parrocchia” e se “manifesta apprezzamento per l’operato già svolto dalla Fondazione e per le sue attività future”, perchè mai non proseguire sulla strada già tracciata? Tolto l’impedimento statutario, don Boscaglia è ritornato, come previsto, a capo della Fondazione, con la ferma intenzione di portare a compimento il suo progetto. Magari con un atteggiamento più suadente, un linguaggio più curiale, una disponibilità a discutere con quelle posizioni politiche, sia di maggioranza che di opposizione, che hanno dato riscontri positivi alle modifiche dello Statuto, ma sempre più deciso a realizzare quello che ha in testa, a incominciare dal campo da golf a nove buche con tanto di “club house”, ristorante, hotel, residence, ville di lusso e cava,
Si è concluso un “game”, ma la partita è ancora tutta da giocare.