Guascone, spavaldo, temerario, incosciente, populista,
irresponsabile. Questi sono alcuni degli appellativi affibbiati al politico più
imprevedibile e anomalo del panorama politico italiano: Matteo Renzi.
Questa imprevedibilità e questa anomalia sono ancor più evidenti
se si pensa che egli proviene da un
partito paludato come il PD. Non per nulla molti dei suoi sono come
frastornati, non riuscendo a capire come ciò sia potuto accadere.
Qualcuno lo definisce anche un buffone, cioè uno che fa teatro, epigono
del Berlusconi della prima ora, anzi suo perfetto imitatore.
Renzi un buffone? Sono d’accordo. Infatti solo un buffone
potrebbe non solo pensare di cambiare questo Paese, ma lavorare praticamente per cambiarlo. Egli, come
i tanti buffoni che l’hanno preceduto, ha
la forza e l’incoscienza di dire a quelli che sino a oggi hanno retto le sorti
dell’Italia che è venuta l’ora di voltare pagina, “cambiare verso” come dice
lui.
Solo un buffone poteva pensare di dare, in piena recessione,
80 euro in più in busta paga a quelli (10
milioni di persone) che con il loro lavoro portano avanti la baracca. Quelli
che in tutti questi anni sono stati bistrattati e dimenticati.
I “lumaconi” d’Italia gridano allo scandalo. “E’ una mancia, uno spot elettorale, una balla”. Non so se avete
fatto caso, ma chi grida così è gente che ha patrimoni miliardari, gente per cui 80 euro valgono proprio una
mancia. Lui serafico risponde “Provino
loro a vivere con 1200 euro al mese!”.
“Populista!” ribattono i suoi
avversari, “Fa campagna elettorale con
soldi che non ci sono”.
Che lo dica Berlusconi è comprensibile, che lo ribadisca
Grillo si capisce, che la Camusso faccia spallucce un po’ di meno.
Ma Renzi resta un buffone. Pensate che si è messo in testa
di cambiare la legge elettorale e abolire il bicameralismo perfetto allo scopo
di adeguare i tempi della politica a quelli della società civile. Bisogna proprio essere mentecatti per pensare una cosa del genere e pensare di farla
assieme alle opposizioni. A Berlusconi,
al condannato Berlusconi, non gli è parso vero. Grillo, come al solito, si è escluso dalla partita gridando
all’inciucio. Non so se la cosa andrà in porto,
Berlusconi è un esperto nel far saltare i tavoli. Resta però il
fatto che le acque stagnanti per non
dire putride della politica sono state smosse. Sono trent’anni che diciamo che
le cose così non vanno, ma al di là
delle tonnellate di carta prodotte, nulla è stato fatto.
Ora quel buffone di Renzi pensa di togliere il segreto di
stato sulle stragi che hanno insanguinato questo Paese, di eliminare il
finanziamento pubblico ai partiti, di ridurre gli emolumenti dei manager
pubblici e dei membri degli organi regionali, di eliminare qualunque tipo di
rimborso in favore dei gruppi politici presenti nei consigli regionali, di
abolire le province, gli enti inutili a partire dal Cnel, di ridurre drasticamente le auto blu, di aumentare l’aliquota sulle rendite
finanziarie e il tutto con una fretta che toglie il fiato.
Siamo proprio al populismo più sfrenato, alla demagogia pura.
Coloro che si sono nutriti alla greppia dei contributi statali, che hanno
vissuto di rendita, che hanno fatto della politica un mestiere, i grandi burocrati buoni solo a creare norme
che esasperano il comune cittadino, coloro
che sono pronti a cambiare tutto purché nulla effettivamente cambi, sono in
forte allarme. Qui va a finire che
bisogna inventarsi un lavoro, che bisogna rispondere di quello che si fa e di
come lo si fa.
I mesi avvenire, complice anche la campagna elettorale, non
saranno facili per Renzi. I suoi oppositori, dopo un momento di sbandamento, si stanno riorganizzando. Farlo cadere adesso
non è conveniente. I sondaggi sono tutti a favore del “buffone” e una crisi di
governo non è praticabile. L’unica arma è il logoramento. In questo noi
italiani siamo dei maestri.
Che questa sia la strada lo si è visto chiaramente l’altra sera
nella puntata di Porta a Porta. Berlusconi ha alzato il tiro, facendo supporre
che l’accordo sulle riforme potrebbe saltare. E’ solo tattica elettorale? Forse. Ma potrebbe anche essere la mossa della
disperazione per fermare chi, in pochi mesi, è riuscito a depotenziarlo.
Sarebbe tragico se trovasse una sponda in una parte del Partito Democratico.
In questo partito si sta vivendo una vicenda a dir poco
surreale. Il loro segretario è anche il Presidente del Consiglio, ma molti di loro fanno,
come dicono a Milano, i mal mostosi. Si rifiutano di far valere questa carta,
di tirare un rigore che gli farebbe vincere la partita e continuano a considerare Renzi come un corpo estraneo che prima si espelle
dall’organismo e meglio è. La forza di eliminarlo per il momento non ce
l’hanno, ma continuano a fare “ammuina”, a farsi venire i mal di pancia, a
usare paroloni da grandi politici,
perifrasi incomprensibili. Nel
frattempo il “buffone” tira dritto per
la sua strada con l’ incoscienza di chi
ha una visione e la porta avanti con una determinazione che non lascia il tempo,
ai lumaconi d’Italia, neppure di pensare.