domenica 27 aprile 2014

Quel buffone di Renzi

Guascone, spavaldo, temerario, incosciente, populista, irresponsabile. Questi sono alcuni degli appellativi affibbiati al politico più imprevedibile e anomalo del panorama politico italiano: Matteo Renzi.
Questa imprevedibilità e questa anomalia sono ancor più evidenti se si pensa  che egli proviene da un partito paludato come il PD. Non per nulla molti dei suoi sono come frastornati, non riuscendo a capire come ciò sia potuto accadere.


Qualcuno lo definisce anche  un buffone, cioè uno che fa teatro, epigono del Berlusconi della prima ora, anzi suo perfetto imitatore.
Renzi un buffone? Sono d’accordo. Infatti solo un buffone potrebbe non solo pensare di cambiare questo Paese,  ma lavorare praticamente per cambiarlo.  Egli,  come i tanti buffoni che l’hanno preceduto,  ha la forza e l’incoscienza di dire a quelli che sino a oggi hanno retto le sorti dell’Italia che è venuta l’ora di voltare pagina, “cambiare verso” come dice lui.
Solo un buffone poteva pensare di dare, in piena recessione,  80 euro in più in busta paga a quelli (10 milioni di persone) che con il loro lavoro portano avanti la baracca. Quelli che in tutti questi anni sono stati bistrattati e dimenticati.  
I “lumaconi” d’Italia  gridano allo scandalo. “E’ una mancia, uno spot elettorale, una balla”. Non so se avete fatto caso, ma chi grida così è gente che ha patrimoni miliardari,  gente per cui 80 euro valgono proprio una mancia. Lui serafico risponde “Provino loro a vivere con 1200 euro al mese!”.  “Populista!” ribattono i suoi avversari, “Fa campagna elettorale con soldi che non ci sono”.
Che lo dica Berlusconi è comprensibile, che lo ribadisca Grillo si capisce, che la Camusso faccia spallucce un po’ di meno.


Ma Renzi resta un buffone. Pensate che si è messo in testa di cambiare la legge elettorale e abolire il bicameralismo perfetto allo scopo di adeguare i tempi della politica a quelli della società civile.  Bisogna proprio essere mentecatti per pensare  una cosa del genere e pensare di farla assieme alle opposizioni.  A Berlusconi, al condannato Berlusconi, non gli è parso vero. Grillo, come al solito,  si è escluso dalla partita gridando all’inciucio. Non so se la cosa andrà in porto,  Berlusconi è un esperto nel far saltare i tavoli. Resta però il fatto  che le acque stagnanti per non dire putride della politica sono state smosse. Sono trent’anni che diciamo che le cose così non vanno,  ma al di là delle tonnellate di carta prodotte, nulla è stato fatto.
Ora quel buffone di Renzi pensa di togliere il segreto di stato sulle stragi che hanno insanguinato questo Paese, di eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, di ridurre gli emolumenti dei manager pubblici e dei membri degli organi regionali, di eliminare qualunque tipo di rimborso in favore dei gruppi politici presenti nei consigli regionali, di abolire le province, gli enti inutili a partire dal Cnel,  di ridurre drasticamente le auto blu,  di aumentare l’aliquota sulle rendite finanziarie e il tutto con una fretta che toglie il fiato.
Siamo proprio al populismo più sfrenato, alla demagogia pura. Coloro che si sono nutriti alla greppia dei contributi statali, che hanno vissuto di rendita, che hanno fatto della politica un mestiere,  i grandi burocrati buoni solo a creare norme che esasperano il comune cittadino, coloro che sono pronti a cambiare tutto purché nulla effettivamente cambi, sono in forte allarme.  Qui va a finire che bisogna inventarsi un lavoro, che bisogna rispondere di quello che si fa e di come lo si fa.


I mesi avvenire, complice anche la campagna elettorale, non saranno facili per Renzi. I suoi oppositori,  dopo un momento di sbandamento,  si stanno riorganizzando. Farlo cadere adesso non è conveniente. I sondaggi sono tutti a favore del “buffone” e una crisi di governo non è praticabile. L’unica arma è il logoramento. In questo noi italiani siamo dei maestri.
Che questa sia la strada lo si è visto chiaramente l’altra sera nella puntata di Porta a Porta. Berlusconi ha alzato il tiro, facendo supporre che l’accordo sulle riforme potrebbe saltare. E’ solo tattica elettorale?  Forse. Ma potrebbe anche essere la mossa della disperazione per fermare chi, in pochi mesi, è riuscito a depotenziarlo. Sarebbe tragico se trovasse una sponda in una parte del Partito Democratico.


In questo partito si sta vivendo una vicenda a dir poco surreale. Il loro segretario  è anche il Presidente del Consiglio, ma molti di loro fanno, come dicono a Milano, i mal mostosi. Si rifiutano di far valere questa carta, di tirare un rigore che gli farebbe vincere la partita e continuano a  considerare  Renzi come  un corpo estraneo che prima si espelle dall’organismo e meglio è. La forza di eliminarlo per il momento non ce l’hanno, ma continuano a fare “ammuina”, a farsi venire i mal di pancia, a usare paroloni da grandi politici,  perifrasi incomprensibili.  Nel frattempo il “buffone”  tira dritto per la sua strada  con l’ incoscienza di chi ha una visione e la porta avanti con una determinazione che non lascia il tempo, ai lumaconi d’Italia, neppure di pensare.