martedì 28 ottobre 2014

Il futuro è solo l'inizio

Il PD sta cambiando rapidamente e questo cambiamento lo stanno realizzando le nuove generazioni, i cosiddetti nativi, quelli mai iscritti al PCI o alla DC e loro successive denominazioni.

Ovunque vediamo affermarsi una nuova classe dirigente, giovane, preparata, con la mente sgombra da ideologie morte e sepolte, una classe dirigente che sogna di cambiare questo Paese fermo ormai da decenni. Dopo i lunghi anni della transizione, oggi molti giovani assumono responsabilità dirigenti in tutte le realtà amministrative e di partito. E’ un fenomeno che sotto la guida di Matteo Renzi sta assumendo un profilo di massa.

Congresso PD di Chiari
Questo cambiamento è avvenuto anche a Chiari. Marco Salogni, il nuovo Segretario del PD, ha appena 25 anni. E’ un giovane preparato, capace, aperto al dialogo, con notevoli doti organizzative, ambizioso e modesto al tempo stesso. Quello che mi piace più di lui è la sua capacità di guardare oltre il proprio steccato. Nel suo discorso di insediamento ha detto che non bisogna avere paura della gente. Sembra un luogo comune, ma non lo è per un partito la cui principale preoccupazione in questi anni è stata quella di  difendersi da contaminazioni esterne, da nemici invisibili che cercavano di attentare alla sua identità.

Marco  Salogni
Quanto possa cambiare il PD sotto la sua guida l’abbiamo visto questa estate subito dopo le elezioni. In quei giovedì di festa che hanno accompagnato la strana estate clarense il Circolo si è aperto alla città, quasi a voler affermare che la politica non è fatta solo di assemblee paludate e terribilmente noiose, di discussioni approfondite e spesso inutili,  ma anche di rapporti informali, di relazioni, di disponibilità al dialogo semplice. Un cambio di prospettiva radicale.

Semplicità. Altra parola che traggo dal discorso di Marco. La necessità cioè che la politica si faccia semplice che non vuol dire semplicistica, ma chiara, comprensibile, trasparente, efficace. Negli anni passati il buon politico era quello che faceva discorsi che pochi capivano, quello che sapeva dire cose a cui non credeva. Oggi il politico è stato messo giù dal suo piedistallo. Il cittadino vuole partecipare alla vita pubblica, vuole contare, vuole scegliere. Non c’è più l’io e il voi, ma il noi. Forse questa è la chiave per spiegare la vittoria di  Massimo Vizzardi, un progetto che è maturato fra la gente e con la gente.

Chiari - Assemblea durante la recente campagna elettorale
A quelli che mi hanno chiesto le ragioni per cui  non sono entrato nel nuovo Organismo dirigente del PD, rispondo che sono le stesse ragioni per cui ho chiesto con convinzione un cambio alla guida del partito e cioè la necessità di un rinnovamento radicale delle persone e dei metodi. Se c’è una cosa che non condivido pienamente nella nuova organizzazione del Circolo di Chiari è che all’interno del Coordinamento permangano ancora persone appartenenti a stagioni politiche passate. Sarebbe stato meglio che avessero sentito l’esigenza di fare un passo indietro. Tutti hanno diritto di fare politica, ma la cittadinanza attiva cioè l’impegno per la propria città e il proprio Paese non richiedono necessariamente di far parte di organismi direttivi. Si può fare politica anche rimanendo nelle retrovie con il compito di ascoltare, supportare, consigliare se richiesti.

Oggi il tempo è dei giovani, è la loro stagione.  Il futuro è nelle loro mani  e come diceva Bob Marley in una frase ripresa oggi dal PD “ Il futuro è solo l’inizio”.

domenica 26 ottobre 2014

Vento di cambiamento

Marco Salogni è il nuovo Segretario 
del Circolo di Chiari del PD.
Complimenti e auguri di buon lavoro.


lunedì 6 ottobre 2014

Una cocente vittoria

Ovvero come il PD riesce a farsi male anche quando vince

Il Partito Democratico, o meglio una parte di esso, è affetto da una strana sindrome, una sorta di “melanconia politica” che gli impedisce di gioire anche quando vince. Sarà l’abitudine alla sconfitta, il gusto all’autocritica, una propensione a rimanere sempre in posizione minoritaria, ma anche il 41% dei voti non basta a strappare un sorriso, far alzare un calice, sventolare una bandiera.
Visto l’entusiasmo con il quale è stato accolto da molti il risultato alla Europee e le bellissime affermazioni  in molti comuni d’Italia, Chiari compresa, sarebbe giusto parlare di “cocente vittoria”, una vittoria che alimenta un innato scontento, una vittoria che  brucia.


Colpa di quel Renzi che si è andato a prendere i voti dell’elettorato di destra. Orrore! Colpa della strana coalizione che ha appoggiato la candidatura a sindaco di Massimo Vizzardi e che ha strappato il governo della città alla destra dopo dieci anni di purgatorio. Doppio orrore!
Non sarebbe stato meglio evitare pericolose contaminazioni e rimanere nel nostro tranquillo recinto identitario che tanto ci piace e ci assicura quel 25% (a Chiari un po’ meno) che non dà fastidio a nessuno? Che gusto c’è a smuovere le acque, a prendersi la briga di governare il Paese in piena crisi, o Chiari dopo che Mazzatorta ha venduto oltre alla mercanzia anche il carretto?
E poi perché parlare sempre di rinnovamento? Cos’è questo giovanilismo tanto di moda? Forse che le persone di una certa età non hanno diritto di fare politica, non hanno la giusta esperienza, la giusta preparazione per reggere le sorti del nostro Paese e delle nostre belle città? 


I giovani si sa, sono scapestrati, portano avanti idee nuove che spesso si rivelano molto pericolose. I giovani ci cambiano le carte in tavola con una rapidità che spesso ci confonde, mentre noi amiamo una politica pacata, dai tempi giusti. Una politica dove i problemi vengono a maturazione all’interno di convegni ben preparati, nell’ambito di fondazioni ben remunerate, in assemblee poco partecipate.
La politica non è cosa per neofiti, la devono praticare solo coloro che appaiono credibili dicendo cose a cui non credono.