Ovvero il mostro
giuridico del nuovo Statuto
Più di una volta ho espresso la convinzione che
un’Amministrazione Comunale abbia tutto il diritto di scegliersi i propri
collaboratori, dirigenti comunali, amministratori di società partecipate o enti
che siano.
E’ inammissibile che cambi l’Amministrazione Comunale e
rimangano in carica a gestire importanti servizi, delicate funzioni e rilevanti
patrimoni persone designate dal precedente sindaco.
Rielaborazione da Magritte |
La nuova formulazione prevede invece un Consiglio di 5 membri:
-
2 designati uno ciascuno da Sindaco e Parroco,
-
1
dagli utenti,
-
2 appartenenti al precedente Consiglio.
Come si vede una proposta bizzarra e un “vulnus” alle
prerogative del Sindaco e del Parroco.
Il Consiglio d’Amministrazione dell’Ente ha sicuramente il
potere, a norma dell’art.13 dello Statuto,
di deliberare le modifiche statutarie. Mi chiedo però se il Consiglio
possa apportare modifiche sostanziali all’atto fondativo tali da mettere in
discussione il potere decisionale di coloro che sono chiamati a scegliere gli
Amministratori. A me pare ci sia un
conflitto insanabile.
Tra parentesi questa modifica non ha neppure un carattere
funzionale, rispondente cioè alla necessità di rendere più efficiente la
funzionalità del Consiglio di Amministrazione, per cui non si capisce quale sia
la ragione che ha spinto gli amministratori a deliberarla.
Sede della Fondazione Bertinotti Formenti |
Il fondatore di solito nomina i primi amministratori,
indicando poi nell’atto fondativo le modalità di nomina dei successivi, e questo per la semplice ragione che la vita di
una Fondazione supera, e spesso di molto, quella dei padri fondatori.
Nel caso specifico (ma non è il solo) vengono indicati il
Sindaco e il Parroco in quanto massimi rappresentati della Città in campo
civile e religioso .
Può il Consiglio d’Amministrazione cambiare questa norma? Lo
può fare solo se la nuova formulazione è coerente con la volontà del fondatore
e non è in contrasto con la legge.
A questo proposito sarebbe utile rifarsi all’atto fondativo
e a quanto venuto consolidandosi nel tempo. In
precedenza, cioè prima dell’ottobre 2003, il rapporto all’interno del CdA era
di 5 a 2. Cioè 5 membri designati dal Sindaco, due dal Parroco. Lo Statuto del
2003, ha deliberato un riequilibrio di questo rapporto (4 a 3). La nuova
formulazione ribalta completamente questo rapporto, rendendo ininfluente la
rappresentanza del Sindaco e conferendo ai due componenti il vecchio Consiglio,
nominati nella passata Amministrazione, un potere quasi assoluto.
In ogni caso, con la formulazione usata il Consiglio nomina se stesso, cosa che a me pare del tutto
inammissibile. Anzi ritengo si tratti di
una vera e propria mostruosità giuridica
e non si capisce come possa essere
accolta da Regione Lombardia che rappresenta, è bene ribadirlo, l’autorità
tutoria, cioè l’autorità che svolge quell’attività
di controllo e vigilanza necessaria al buon funzionamento delle Fondazioni.
La formulazione
adottata contraddice il principio di terzietà nella scelta degli
amministratori. In una società gli
amministratori vengono scelti dall’assemblea dei soci, in una fondazione o dai
fondatori o da chi viene indicato nell’atto fondativo. Il Consiglio d’Amministrazione ha molti
poteri, ma non quello di nominare se
stesso.
Parlare di continuità di gestione può avere un senso, ma la
conferma eventuale di amministratori precedenti va decisa da coloro che sono i
referenti della Fondazione, così come previsto dall’atto fondativo, cioè
Sindaco e Parroco.
Da quanto riportato dalla stampa, sembra che Regione Lombardia abbia deliberato l’approvazione del nuovo
Statuto. Non ne conosciamo le motivazioni perché ancora non sono state
ufficializzate. I funzionari della Regione tuttavia ci hanno abituati a
infortuni del genere. Tutti ricordiamo la vicenda della modifica dello Statuto
dell’Istituto Morcelliano in un primo momento accolta e successivamente rigettata.
Nel frattempo (mese
di agosto 2014) il Sindaco Vizzardi ha revocato i precedenti amministratori di
sua nomina e ne ha eletti 4 nuovi, invitando il Parroco a fare altrettanto.
Purtroppo l’invito non è stato raccolto, a testimonianza che fra il Comune e la
Parrocchia al momento esiste un
conflitto abbastanza difficile da comporre.
Il Sindaco di Chiari Masimo Vizzardi |
Dall’altra parte i membri del vecchio Consiglio (peraltro
già sfiduciati dal Sindaco) si sono dimessi. Successivamente è stato
ricostituito un nuovo Consiglio, eletto con evidenti forzature sulla base della
nuova formulazione dello Statuto.
Mi pare chiaro che da parte dei componenti del vecchio
Consiglio di Amministrazione della Bertinotti Formenti ci sia la volontà di resistere a tutti i costi. E’
una volontà pervicace che non si comprende (o forse si comprende benissimo) e
che sicuramente non giova né alla Fondazione né alla Città.
Cosa c’è dietro tutto questo? Perché il vecchio CdA ha
proceduto alla modifica dello Statuto proprio durante il periodo elettorale?
Qual era l’urgenza di tale scelta? Alcune risposte chiare su questi
argomenti sarebbero necessarie.
La situazione è sicuramente ingarbugliata e passerà tempo
prima che si normalizzi. Sarebbe utile che in questo periodo i soggetti
interessati si astenessero dal prendere decisioni che impegnano
patrimonialmente la fondazione. Nel caso in cui si dovessero assumere decisioni
in carenza di rappresentanza, gli amministratori e il Presidente in
particolare, ne risponderebbero personalmente e presumo anche penalmente.
Come ho detto all’inizio, il Sindaco Vizzardi ha tutto il
diritto di scegliere i membri di sua fiducia e i vecchi rappresentanti (o nuovi
che siano) dovrebbero sentire il dovere morale,
se non la decenza, di dimettersi.