Circola in rete un comunicato con cui la destra di Chiari cerca di giustificare la revoca del Patrocinio da parte del Comune a Rete di Daphne, associazione sovracomunale che si batte da anni contro la Violenza di Genere.
Comunicato Grafico di Rete di Daphne |
L’associazione, apartitica, opera su un territorio comprendente 44 comuni che vanno dal Lago d’Iseo alla Bassa pianura.
Il Centro accoglie donne vittima di violenza, fornendo oltre che ospitalità e protezione, assistenza psicologica e legale gratuita.
L’intervento inizia con il primo contatto, per poi proseguire, con la collaborazione di istituzioni e servizi comunali, in un percorso che prevede, nei casi estremi, allontanamento, separazione, protezione e messa in sicurezza della donna, anche con l’ausilio delle Forze dell’Ordine. Insomma un percorso di autonomia quanto mai importante in situazioni del genere.
Le figure coinvolte, tutte donne, sono le volontarie e figure professionali quali: assistente sociale, psicologa, avvocata, supervisore dei casi.
Detto ciò, tutti possono farsi un’idea dell’importanza sociale di questo Centro.
Determinante ai fini di un coinvolgimento delle donne oggetto di violenza di genere, è l’informazione attraverso l’utilizzo di tutti i canali oggi disponibili.
La richiesta del Patrocinio al Comune di Chiari era relativa a una giornata di incontri e di momenti ludici realizzati attraverso l’enogastronomia, la cultura, la musica, l’arte ecc. . L’appuntamento avrebbe dovuto svolgersi l’8 giugno prossimo in Villa Mazzotti.
Il patrocinio è stato prima concesso, poi revocato. Le motivazioni della revoca sono a dir poco risibili.
Si dice che “Rete di Daphne ha organizzato l'esibizione di un gruppo, nato in un CENTRO SOCIALE DI MILANO, composto da BALLERINE ANTIFASCISTE che si impegnano socialmente per inclusione e resistenza".
Ora voi capite bene che questa frase è un concentrato di termini che a leghisti e fratellini d’Italia fanno venire i diverticoli.
Appena un leghista sente parlare di “Centro Sociale” le sue narici si dilatano, le vene del collo si gonfiano, diventa paonazzo e sbotta in improperi indicibili. Strana reazione, visto che il loro leader, Capitan Fracassa, ai suoi anni giovanili frequentava proprio il Centro Sociale Leoncavallo.
Non solo. Il gruppo che doveva esibirsi (Della Move) è composto da ballerine che si definiscono “antifasciste”.
Logo del Gruppo "Della Move" |
Qui andiamo oltre il sopportabile. Nell’Italia meloniana, definirsi antifascisti significa quasi macchiarsi di un reato. Se ti va bene vengono a casa a identificarti e quasi minacciarti di non più usare quel termine, desueto, divisivo, provocatorio.
Se poi all’aggettivo “antifascista” affianchi i sostantivi “inclusione e resistenza”, allora significa che te la vai a cercare.
Dico, come si fa, in una città governata dalla destra, avere la pretesa di organizzare uno spettacolo con questa piattaforma programmatica? Insomma signori, un po’ di creanza!
Ebbene sì, questo è proprio quello che sta accadendo nella Chiari di Zotti e Campodonico. Una città dove il Sindaco pretende “Ordine”. Se per caso qualcuno durante una manifestazione organizzata dopo un femminicidio grida il proprio sdegno, se in un convegno si invitano “ballerine antifasciste", allora il nostro primo Cittadino interviene per mettere ordine, usando come suo solito parole sferzanti, parole fuori misura: la lotta contro la violenza sulle donne deve essere fatta "senza ideologie manipolanti, senza carnevalate, senza feste mascherate da eventi politici".
Il Sindaco di Chiari Gabriele Zotti |
Insomma, il nostro Sindaco vuole stabilire lui cosa fare, cosa dire e come dirlo. E se non siete d’accordo, allora quello che volete fare fatelo con i vostri soldi. Il Sindaco concederà il patrocinio solo a eventi di cui condivide le finalità. Anzi, vista la reazione scomposta e stizzita di alcuni attori locali, si regolerà in futuro su cosa dire e a chi dare il patrocinio. E così imparate!
Vuoi mettere un bel torneo di Burraco, senza dare troppo nell’occhio?