lunedì 4 giugno 2012

Elezioni e programmi


Alcuni pensano che per vincere le elezioni basti presentarsi con un buon programma. Nella realtà magari perde chi ha elaborato il programma migliore e vince chi si presenta alle elezioni con  l’elenco della spesa.

Altri sono i motivi che determinano il successo di una forza politica o di una coalizione. Fra questi motivi ci sono certo le opzioni programmatiche, ma esse incidono sul risultato in modo del tutto relativo.
C’è innanzitutto la capacità di saper capire le necessità delle persone. Un partito è per sua definizione “parte” di un tutto.  Più si è capaci di interpretare le necessità e gli interessi di larghe fasce di elettorato, più si ha successo.
In tempi andati i partiti che facevano questo erano  la DC e il PCI, in tempi più recenti Berlusconi e la Lega.
Intepretare le necessità delle persone però non basta. Occorre avere anche l’abilità di intessere rapporti con l’elettorato, entrare in sintonia con esso, dialogare. Questo diventa più facile se un partito è strutturato, cioè se è presente con le sue strutture in ambito locale, oppure dispone di efficienti mezzi di comunicazione di massa che sopperiscano alla carenza di struttura e riescano a veicolare i messaggi direttamente dal leader alla massa dei teleudenti. In questo caso però il rapporto è del tutto passivo e alla lunga rischia di logorarsi. 
Questo è quello che avveniva sino ad oggi.
  
Ultimamente si è aperto un nuovo spazio, la rete, come luogo virtuale di incontro. Essa permette di dialogare con vaste parti di popolazione ubicate in tutte le parti del mondo, rendendo le singole persone protagoniste. Non esiste più il leader che detta il suo verbo, ma una fitta rete di connessioni in cui ognuno esprime il suo personalissimo modo di pensare. Questo in linea di massima.
In realtà anche qui si può creare un rapporto di dipendenza, se esistono una persona o un gruppo di persone o delle organizzazioni economiche o politiche che, utilizzando la rete in modo efficiente, riescono a veicolare messaggi forti che poi pian pian diventano comune sentire. E’ quello che sta avvenendo in Italia con Grillo e il suo Movimento. E’ certamente un fatto nuovo che apre prospettive interessantissime. Bisognerà vedere se questo movimento riuscirà a reggere alla prova del tempo. 
Personalmente credo che il successo di un partito o movimento che sia, derivi dalla capacità di utilizzare tutti i mezzi a disposizione: la struttura di per sè rigida e la flessibilità della rete, i mezzi tradizionali di comunicazione e i nuovi mezzi.

Ma alla base di tutto stanno le idee. Senza idee non si va da nessuna parte. E le idee hanno bisogno di tempo e di gambe per affermarsi. Non basta redigere un buon programma alla vigilia delle elezioni.  Occorre essere presenti sulla scena politica in modo continuativo con idee e persone. Mi fanno ridere coloro che del tutto assenti per 5 anni, si ripresentano immancabilmente alla nuova tornata elettorale con la pretesa magari di rappresentare il nuovo.  Essi non rappresentano il nuovo, rappresentano il niente.
Tutto quello che ho detto, naturalmente non ci esime dall’affrontare la questione programmatica, anche perchè ci troviamo in una stagione molto particolare in cui le risorse sono scarse e  i programmi devono essere adeguati alle risorse disponibili.
Credo che mai come ora occorra partire dalle priorità, cercando di utilizzare le risorse disponibili per fare il necessario e lasciare da parte il superfluo. 
Sarebbe interessante su questo tema aprire un franco dibattito.






3 commenti:

Unknown ha detto...

Continuo a pensare che la questione centrale stia nella realizzazione di un "progetto politico" che solo in seconda battuta sia in grado di esplicare un programma con e per la città.
Un progetto di lungo periodo che tenga anche conto dell'eventualità di non venire premiato, ma non per questo si scioglie come neve al sole all'indomani dell'evento elettorale.
Un progetto politico che consideri questi due punti iniziali:
1)Che l'attuale crisi economica si sta caratterizzando sempre più come una crisi di sistema. La condizione di recessione attuale non potrà che aggravarsi e riversarsi sulla realtà politica, sociale, culturale del nostro territorio.
2) A venir prese a bersaglio dalla rabbia sociale saranno quelle politiche, quelle modalità che hanno concorso e concorrono anche attualmente a depauperare il territorio, le famiglie, i singoli soggetti. Tutte quelle forze politiche che hanno fatto della compatibilità liberista il loro credo, o che ad esse si sono accodate per convenienza di poltrona o di portafoglio.

Non dovremo attendere anni, in questi mesi si manifesteranno altri sintomi che vanno nella direzione che sto indicando.
Le recenti elezioni amministrative sono solo l'antipasto di ciò che avverrà nel prossimo futuro.
In questa situazione è necessario che tutte le soggettività che hanno fatto riferimento a partiti, associazioni, gruppi che si sono opposti al centro destra cittadino, diano vita a questo progetto.
In questa situazione non è tanto la forma partito a non essere adeguata, semmai ciò che i partiti hanno compiuto soprattutto in questi anni della cosiddetta seconda repubblica.
Una forza capace di oltrepassare (non solo di opporsi) il localismo leghista tramutandolo in una difesa relazionale, costruttiva della specificità culturale e sociale di un territorio.
Un progetto in grado di ricostruire una comunità locale oltre i concetti di destra e sinistra, mettendo in soffitta il vetusto e ormai inutile concetto di progresso.
Un progetto "radicale" (che mette radici) che sia in grado di ascolto, azione e sintesi.
Grazie a Enzo per lo spazio... Luca Gorlani

Anonimo ha detto...

La Lega e il Pdl, come ha scritto Enzo, in effetti hanno vinto dando ampio spazio e forte fiato alle "esigenze" popolari, dei "larghi strati" di popolazione, offrendo sul piatto nella lista della spesa tematiche quali la sicurezza, grandi libertà di movimento nell'impresa, ecc. Popolazione che però, per esempio, non mai avuto come esigenza "il bene comune", il bene collettivo, il bene dell'Altro. Il bene privato e corporativo è invece sempre stato prioritario. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
E' evidente che su alcune tematiche serva una lettura, una interpretazione e una prospettiva risolutiva che debba essere "fatta passare" più che contrattata. Il dialogo con gli attori sociali, i protagonisti dei settori produttivi, i soggetti che sono stati disorientati dalle retoriche, dalle false aspettative e catapultati fuori sistema da un meccanismo molto più grande e complesso di quanto sono stati disposti ad ammettere, non può che avvenire PRIMA di avviare un percorso di ascolto.
E forse proprio per questo la resistenza di quasi tutti è forte. Perché presuppone la disponibilità a valutare la stessa possibilità della svolta netta, che nulla più può avere a che fare con quanto visto finora. Sempre per questo motivo sarà molto facile e probabile che al momento della prova del nove si verifichi l'ennesima sconfitta. Non tanto la linea programmatica ma l'orizzone dovrebbe essere ben definito.
Andrea

Anonimo ha detto...

Certamente è arrivata l'ora delle scelte ragionate ma radicali. Non si può scopiazzare dall'altro schieramento oppure avere paura di affrontare certi argomenti associandosi al festival della demagogia. Le ultime elezioni si sono perse per errori madornali di alleanze sbagliate e candidato Sindaco sbagliato. Chi ha imposto queste scelte è ancora li bello come il sole a catechizzare chi invece è andato sul territorio con pazienza a dialogare con i vari rappresentanti di scuola, artigianato, commercio, servizi sociali ecc.ecc. e da li ha composto il programma elettorale che è stato poi totalmente ignorato dal partito, dalla coalizione e dal candidato Sindaco. Ecco dove sono le colpe e dove bisogna migliorare. Vincere le elezioni politiche non vuol dire più giocare sulle alleanze ma sulle idee. E le idee le possono dare solo coloro i quali vivono a stretto contatto con la realtà quotidiana affrontando i problemi non teoricamente ma praticamente. Il linguaggio ed i concetti devono essere in sintonia con i problemi e le esigenze dei nostri concittadini e non concetti teorici incomprensibili ai più o soltanto attaccando l'avversario senza mia proporre niente di alternativo.
Gabriele Zanni, a Palazzolo, è un esempio invece di quello che si deve fare per affermarsi. Nativo del PD mai iscritto prima a nessun partito è riuscito in pochi anni ad essere credibile e vincente grazie ad una politica di lotta e di proposte ben identificabili lasciando perdere i tatticismi e le liturgie del partito ma guardando solo al bene comune.
Il Partito Democratico nasce per essere un partito inclusivo e non di parte. Mentre ora si è ridotto ad essere un partito che parla solo ad una fetta dell'elettorato dimenticando l'altra (che conta per vincere le elezioni). Spero che Matteo Renzi si candidi alle primarie per restituire al PD i suoi antichi obbiettivi e personalmente mi impegnerò affinchè ciò avvenga.

Raffaele Albertini