venerdì 29 aprile 2016

Il popolo delle scimmie

Nel fantastico mondo della giungla mediatica esiste una tribù che potremmo chiamare, prendendo a riferimento Kipling e di conseguenza Gramsci, “Il popolo delle scimmie”.
Hanno un tale concetto di sé che si definiscono grandi, libere, straordinarie. “Noi siamo il popolo più straordinario di tutta la giungla, - dicono - Lo diciamo tutte e per ciò deve essere vero”.
Invece sono “Pettegole, stupide e vanitose” come direbbe Kaa delle scimmie. Non basta infatti essere chiacchieroni per essere grandi, né dire stupidaggini per essere liberi, né offendere le persone per essere straordinari.

Dal film "Il libro della giungla" della Disney

Guardate cosa succede a Chiari dove da tempo è stanziale una di queste tribù. Alimentano le polemiche più assurde per i motivi più futili, sollevando polveroni in cui si fa fatica a distinguere la realtà dalla fantasia. 
Due esempi.
La prima polemica è stata sollevata in occasione della festa del 25 Aprile a cui il PD ha partecipato con la propria bandiera.
La polemica è divampata veloce sulla base del principio che la Festa della Liberazione, essendo la festa del popolo italiano, non possa essere monopolizzata da un solo partito.
Si potrebbe obiettare che nessuno impedisce ad altri di partecipare alla festa con i propri simboli e le proprie bandiere.

Chiari - 25 aprile 2016

La bandiera è simbolo sì di appartenenza, ma è anche simbolo di gioia, di festa, di partecipazione. L’importante è che la bandiera di un partito, bandiera quindi di parte, si inchini davanti alla bandiera italiana che appartiene a tutti. E infatti in queste manifestazioni le bandiere di partito sfilano in fondo, dopo la bandiera italiana, dopo il gonfalone comunale, dopo i gagliardetti delle associazioni d’arma. Lo fanno per un senso di rispetto, non perché non abbiano titolo a partecipare liberamente.
La Resistenza, da cui è nata la Festa della Liberazione, è stata portata avanti da tutti quei partiti e movimenti che poi hanno costituito i CLN, primi nuclei della riorganizzazione statuale del Paese. Certo, è stata una lotta di popolo, ma senza la guida di quei partiti non ci sarebbe stata Resistenza. Essa, pur riconoscendo che l’Italia è stata liberata dalle Forze Alleate, ha avuto il merito di restituire un po’ di dignità a un Paese in gran parte compromesso con una dittatura sanguinaria. Quindi dire che la bandiera del PD non ha diritto di presenza a una manifestazione del 25 Aprile è una vera e propria scemenza, degna di scimmie pettegole, stupide e vanitose.

Seconda polemica. Un muro di protezione costruito davanti alla Scuola Materna Mazzotti-Bergomi, per proteggere i bambini che si recano a scuola e per evitare il parcheggio selvaggio. 

Chiari - Scuola materna Mazzotti-Bergomi
Per il Consigliere Comunale Zotti, sempre pronto ad alimentare polemiche sterili, quel muro fatto di mattoni “imbarazzanti” (?) è una “boiata pazzesca”. Volete mettere l’alto decoro e l’utilità di quel “muro del pianto” costruito quando Zotti era Assessore presso l’area dell’ex Cinema Comunale? È stato fatto così bene che a pochi anni dalla sua costruzione se lo sta già mangiando la ruggine. Lo venderemo come ferrovecchio, esattamente come il Consigliere Zotti e tutta la sua tribù.

mercoledì 20 aprile 2016

L'aspra battaglia del referendum


L’aspra battaglia del Referendum si è conclusa lasciando sul terreno vincitori e vinti.
Non considerando per il momento le reazioni prevedibili dei vincitori, fa un certo effetto leggere le reazioni di chi si è speso fino alla fine per il SÌ. 
Non potendo disconoscere di aver subito una sconfitta, cercano in tutti i modi di stornare da loro ogni responsabilità. Se rovescio c’è stato la colpa non è la loro, ma di altri: il Presidente del Consiglio, il Presidente emerito della Repubblica Napolitano, la Rai ecc..
Naturalmente particolare attenzione viene riservata agli elettori, considerati: “un popolo bue”, “una mandria di pecore”, “la folla che sceglie sempre Barabba”, “una massa di ignavi” ecc. ecc. ecc..
Rielaborazione da Altan

Difficile trovare un’analisi decente su quanto avvenuto. Eppure sembrava che dall’esito di questo referendum dipendessero la politica energetica dell’Italia, il futuro delle fonti rinnovabili, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del nostro mare, per non parlare naturalmente delle sorti del Governo e di Renzi. 
Gli ultimi due mesi sono stati segnati dalle polemiche più assurde e dagli slogan più fantasiosi. Da “Trivella tua sorella” a “L’Italia non si trivella”, da “Il nostro mare non si tocca” a “Trivelliamoli con un SÌ”. 
Qualcuno si è scoperto difensore della Costituzione e dei valori della Resistenza, dimenticandosi  che in passato con la Costituzione, come con la nostra bandiera,  volevano pulirsi il c**o.
Si è parlato di governo dei petrolieri o di governo che fa regali ai petrolieri, arrivando  perfino ad affermare che mentre l’Italia incassava il 10% di royalties, la Norvegia ne incassava il 78%. 
Oggi il chiasso propagandistico si è spento e a parte qualche residua reazione biliosa, nell’ambiente dei social media è calato un silenzio imbarazzante.
Sono spariti i leghisti che abbaiavano a Renzi “Se perdi vai a casa”, sono spariti i 5 Stelle che più di altri si sono spesi su questo referendum, sono spariti i Presidenti di Regione che l’avevano promosso. Unica eccezione Michele Emiliano che ha avuto la bella pensata di affermare a urne ancora calde “Sì ma noi avevamo già vinto 5 a zero”. 
La sinistra radicale, sempre alla ricerca di avventure tafazziane, parla di “Una bella battaglia”, mentre Il Fatto Quotidiano, divenuto a tutti gli effetti organo del M5S, se la prende un po’ con tutti - Renzi, Governo, Napolitano, stampa, televisione. 
A nessuno, dico a nessuno, passa per l’anticamera del cervello di pensare che  magari questo era un referendum sbagliato e che se hanno perso, la maggiore responsabilità è la loro.
Basta guardare questa rilevazione Demos: 


I partiti e i movimenti che più hanno spinto questo referendum sono riusciti a portare alle urne neppure il 50% del loro elettorato. I dati della Lega sono addirittura imbarazzanti essendo la partecipazione dei loro elettori pari a quella del PD. Se Salvini fosse una persona seria e le sue parole avessero qualche valore, "a casa" ci dovrebbe andare lui.


David (elaborazione di Enzo Maragucci)


A Chiari la campagna elettorale non si è mai accesa. Le plance dei manifesti elettorali sono rimaste tristemente vuote e lo scontro polemico si è concentrato solo sui  social media . 
A me è capitato di partecipare a una discussione su un noto sito locale, dalla quale ho rimediato una caterva di insulti solo per aver risposto a un commentatore che affermava che “Chi non vota, vota per il golpista Renzi”. Questa è una di quelle brutte cose che questi tempi bui ci riservano, l’incapacità cioè di sostenere un dibattito civile senza scadere negli insulti e offese personali. È un comportamento tipico dell’elettorato grillino e di certo elettorato leghista eccitato dal linguaggio da trivio usato spesso da Salvini. Forse è venuta l’ora di darsi una calmata.

sabato 16 aprile 2016

Strafottenza

Stamattina, al ritorno dalla mia passeggiata giornaliera, mi sono imbattuto in questo cartello.


C’è scritto: “Gli alunni della primaria hanno pulito questo spazio. Non sporcate!”. Sono le aiuole di via della Battaglia  dove persone molto "civili" abbandonano la qualunque.
Poco più avanti, in viale Mellini e in viale Bonatelli, mi sono imbattuto in questo:



Volete dire che le persone non hanno fatto caso che a non più di 5 metri di distanza c’era un cestino porta rifiuti? Erano le 7,30 della mattina e l’incaricato di Chiari Servizi era da poco passato a pulire. 
Qui non si tratta solo di inciviltà, si tratta di disinteresse, menefreghismo, incuria,  insomma vera e propria strafottenza.