L’aspra battaglia del Referendum si è conclusa lasciando sul terreno vincitori e vinti.
Non considerando per il momento le reazioni prevedibili dei vincitori, fa un certo effetto leggere le reazioni di chi si è speso fino alla fine per il SÌ.
Non potendo disconoscere di aver subito una sconfitta, cercano in tutti i modi di stornare da loro ogni responsabilità. Se rovescio c’è stato la colpa non è la loro, ma di altri: il Presidente del Consiglio, il Presidente emerito della Repubblica Napolitano, la Rai ecc..
Naturalmente particolare attenzione viene riservata agli elettori, considerati: “un popolo bue”, “una mandria di pecore”, “la folla che sceglie sempre Barabba”, “una massa di ignavi” ecc. ecc. ecc..
Difficile trovare un’analisi decente su quanto avvenuto. Eppure sembrava che dall’esito di questo referendum dipendessero la politica energetica dell’Italia, il futuro delle fonti rinnovabili, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del nostro mare, per non parlare naturalmente delle sorti del Governo e di Renzi.
Gli ultimi due mesi sono stati segnati dalle polemiche più assurde e dagli slogan più fantasiosi. Da “Trivella tua sorella” a “L’Italia non si trivella”, da “Il nostro mare non si tocca” a “Trivelliamoli con un SÌ”.
Qualcuno si è scoperto difensore della Costituzione e dei valori della Resistenza, dimenticandosi che in passato con la Costituzione, come con la nostra bandiera, volevano pulirsi il c**o.
Qualcuno si è scoperto difensore della Costituzione e dei valori della Resistenza, dimenticandosi che in passato con la Costituzione, come con la nostra bandiera, volevano pulirsi il c**o.
Si è parlato di governo dei petrolieri o di governo che fa regali ai petrolieri, arrivando perfino ad affermare che mentre l’Italia incassava il 10% di royalties, la Norvegia ne incassava il 78%.
Oggi il chiasso propagandistico si è spento e a parte qualche residua reazione biliosa, nell’ambiente dei social media è calato un silenzio imbarazzante.
Sono spariti i leghisti che abbaiavano a Renzi “Se perdi vai a casa”, sono spariti i 5 Stelle che più di altri si sono spesi su questo referendum, sono spariti i Presidenti di Regione che l’avevano promosso. Unica eccezione Michele Emiliano che ha avuto la bella pensata di affermare a urne ancora calde “Sì ma noi avevamo già vinto 5 a zero”.
La sinistra radicale, sempre alla ricerca di avventure tafazziane, parla di “Una bella battaglia”, mentre Il Fatto Quotidiano, divenuto a tutti gli effetti organo del M5S, se la prende un po’ con tutti - Renzi, Governo, Napolitano, stampa, televisione.
A nessuno, dico a nessuno, passa per l’anticamera del cervello di pensare che magari questo era un referendum sbagliato e che se hanno perso, la maggiore responsabilità è la loro.
Basta guardare questa rilevazione Demos:
I partiti e i movimenti che più hanno spinto questo referendum sono riusciti a portare alle urne neppure il 50% del loro elettorato. I dati della Lega sono addirittura imbarazzanti essendo la partecipazione dei loro elettori pari a quella del PD. Se Salvini fosse una persona seria e le sue parole avessero qualche valore, "a casa" ci dovrebbe andare lui.
David (elaborazione di Enzo Maragucci) |
A Chiari la campagna elettorale non si è mai accesa. Le plance dei manifesti elettorali sono rimaste tristemente vuote e lo scontro polemico si è concentrato solo sui social media .
A me è capitato di partecipare a una discussione su un noto sito locale, dalla quale ho rimediato una caterva di insulti solo per aver risposto a un commentatore che affermava che “Chi non vota, vota per il golpista Renzi”. Questa è una di quelle brutte cose che questi tempi bui ci riservano, l’incapacità cioè di sostenere un dibattito civile senza scadere negli insulti e offese personali. È un comportamento tipico dell’elettorato grillino e di certo elettorato leghista eccitato dal linguaggio da trivio usato spesso da Salvini. Forse è venuta l’ora di darsi una calmata.
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