venerdì 24 giugno 2016

Europa matrigna?


Quello che segue è un articolo che avevo scritto nel settembre 2008, appena scoppiata la crisi dei mutui sub-prime:

"Avete mai pensato come la nostra esistenza sia spesso soggetta a un senso di assoluta precarietà?
Partiamo per le vacanze e al nostro ritorno non troviamo più la casa: andata in fumo per un corto circuito. Prima eravamo pieni di fiducia nell’avvenire, oggi siamo piombati in una situazione di sconforto e depressione.
Guardate cosa è capitato in questi ultimi giorni. Ci siamo distratti un momento e in quella frazione di secondo il mondo é cambiatoIrrimediabilmente. Non un piccolo cambiamento che non disturba i nostri sonni, ma un cambiamento epocale, di quelli che accadono una volta in un secolo.
La crisi scatenata dai cosiddetti mutui sub-prime e che ha visto coinvolte in un gigantesco crack colossi d’acciaio quali Lehman Brothers, Merryll Linch, Aig, Freddie Mac e Fannie Mae, non è di quelle che possiamo liquidare con una alzata di spalle. Si tratta di cose americane, di fatti loro. Hanno fatto il guaio e allora che se la sbrighino. No, quei fatti ci interessano da vicino eccome. E se non ci hanno messo abbastanza in allarme le cadute rovinose delle borse mondiali di questi giorni, ci penseranno i fatti, nei mesi e negli anni avvenire, a ricordarci che qui e ora un mondo è finito.
Il Governo americano, per correre ai ripari e per evitare un disastroso effetto domino che non avrebbe risparmiato niente e nessuno, ha messo sul piatto qualcosa come 700 miliardi di dollari. Una cifra tanto grande da non poterla neppure immaginare. Non soldi per investimenti, opere pubbliche, sostegno alle imprese o ai lavoratori. No, soldi che serviranno a comprare debiti. Cioè quella montagna di carta straccia creata dai guru della finanza e di cui sono piene le banche d’America e di tutto il mondo. Un marciume che intossica i bilanci e fa perdere quel bene essenziale che è la fiducia, senza il quale non c’è economia che possa tenere.
Il nostro querulo ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha avuto la premura di rassicurarci dicendo che le crisi ci sono, si superano e i paesi manufatturieri come l’Italia ne possono uscire più forti. Io non sarei tanto sicuro sulle nostre “magnifiche sorti e progressive”. Se la crisi diventerà più dura, può rendere molto oscuro il nostro orizzonte.
In inglese “blue” vuol dire blu, ma anche depresso. Ecco, gli americani all’inizio di questo nuovo millennio sembrano proprio “blue”e noi con loro".

Quando si parla di Europa matrigna forse ci si dimentica cosa è accaduto in questi anni.
La crisi che ha interessato i mercati finanziari nel 2008 è stata peggiore di quella vissuta nel 1929. Allora, milioni di persone sono passati da una situazione di sostanziale benessere a una situazione di grave indigenza. I film di allora, epici quelli di Chaplin, sono lì a testimoniarlo.

Se in questi anni non ci siamo ridotti a quei livelli è perché è intervenuto un cordone sanitario che bene o male ha limitato gli effetti della crisi. Non è stato sufficiente, si poteva fare di più? Tutto quello che volete. Non ci fosse stata l'Europa, le singole Nazioni sarebbero state dei piccoli vascelli in mezzo a una tempesta perfetta.
Noi in quel mare agitato ci siamo ancora. Qualcuno pensa che sganciandosi dalla formazione ha maggiori possibilità di sviluppo. La Gran Bretagna da questo punto di vista è la più attrezzata, ma se l'effetto della Brexit sarà la dissoluzione dello Stato, con Scozia e Irlanda del nord che se ne vanno, allora l'Inghilterra e il Galles da soli rischiano grosso. Sicuramente non è auspicabile, per il loro stesso interesse, che l'esempio venga seguito da altri.

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