Ora che il primo turno delle Primarie
si è concluso e le bocce sono quasi ferme, cerchiamo di analizzare lo scenario
che si è determinato.
Il primo dato che salta
all’occhio è la grande partecipazione popolare. Tre milioni e cento mila persone
che vanno a votare, pagando anche di tasca propria, è un fatto democratico di
grande rilievo, che fa giustizia di tante analisi che vedono ormai una frattura
insanabile fra rappresentanti e rappresentati, fra politica e società. Anche a
Chiari c’è stata una buona partecipazione, al di là di ogni più rosea
aspettativa.
Certo, in Italia c’è una profonda
crisi della politica e dei partiti, messa in evidenza da un’astensione al voto
che in alcune realtà è un fatto veramente preoccupante. Ma esiste anche una parte della società che non
vuole rassegnarsi all’ineluttabilità del declino. Pur tra molti mugugni, lamentele e
incazzature, crede fermamente che la democrazia sia un bene da salvaguardare a
tutti i costi e con la sua partecipazione attiva sembra indicare ai partiti
politici la necessità di una loro riforma.
I risultati delle primarie hanno
indicato che non esiste un candidato che gode della maggioranza più uno degli
elettori del centrosinistra. Al ballottaggio andranno Bersani e Renzi che
appartengono allo stesso partito e che hanno ottenuto rispettivamente il 44,9 e
il 35,6 dei consensi.
Bersani ha vinto, ma Renzi ha
ottenuto un grande risultato. Sia l’uno che l’altro sono espressioni
dell’elettorato del PD anche se di qualità diversa.
Bersani in quanto segretario
rappresenta l’intero partito, ma a lui guarda con interesse e forse con affetto
quella parte di elettorato più radicata. Non solo quello che, a volte con tono
spregiativo, si definisce “apparato”, non solo lo zoccolo duro del partito (ex Ds
ed ex Margherita), ma anche coloro che credono in una politica fatta di serietà
e cose concrete. E’ un elettorato in buona parte costituito da persone mature,
anche se non mancano i giovani.
Renzi è, in linea di
massima, il campione dell’elettorato di
opinione. Il suo fare spigliato e alcune volte sfrontato fa breccia in un
elettorato giovane che ha voglia di emergere e chiede rappresentanza. I
sostenitori del “ragazzetto”, come lo ha definito Marini, si destreggiano bene con i nuovi mezzi di
comunicazione e trovano nei social network
i luoghi deputati per i loro incontri e le loro discussioni.
In questo momento queste due
fasce di elettorato sono in una fase di contrapposizione. I primi rinfacciano
ai secondi di non contribuire al progresso e al miglioramento del partito,
chiamandosi fuori dall’organizzazione delle singole istanze territoriali e dei
problemi reali del Paese, i secondi rinfacciano ai primi di occupare i posti di
comando, non lasciando spazio alle nuove leve. Il termine “rottamazione”, pur con
la brutalità che lo contraddistingue, vuole esprimere una richiesta di profondo
rinnovamento, non solo del partito, ma dell’intera società.
In questa settimana questi due
schieramenti si confronteranno, forse anche aspramente.
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Primarie a Chiari |
Esprimono entrambi
esigenze reali. Non esiste partito e quindi vera rappresentanza se non c’è
organizzazione territoriale. Il voto di opinione è quanto mai importante ed
esprime istanze che arrivano dal profondo della società. Se esse però rimangono
nell’ambito di discussioni interessanti e non si trasformano in proposte
politiche praticabili, allora rischiano di rimanere sterili. Dall’altra parte
se non ci si apre a un profondo rinnovamento, dando rappresentanza alle nuove
generazioni, riformando anche il modo di fare politica, allora si rischia di
rimanere rinchiusi nelle casematte della conservazione.
Dopo le Primarie queste due anime
devono cercare di trovare una sintesi. Perchè solo così è possibile attrezzarsi
al meglio per affrontare i tanti e gravi problemi del nostro Paese.
Là fuori non ci aspetta una bella
situazione. La crisi economica e sociale sta mordendo nel profondo. Il problema
del lavoro sta diventando esplosivo e il caso Ilva ne è l’esempio più eclatante.
Un diverso modo di produrre e di consumare si rende ormai necessario se non
vogliamo rischiare il definitivo declino. Uno svecchiamento e un rinnovamento
del nostro apparato statale è indispensabile. Occorre affrontare una volta per
tutte la spinosa questione dei nuovi diritti.
Italia. Bene Comune vuol dire
mettere l’Italia prima di ogni interesse particolare. Sia questo lo slogan del
nuovo PD.