giovedì 21 novembre 2013
domenica 10 novembre 2013
Una città senza memoria è una città senza futuro
Ricevo e pubblico volentieri il seguente post:
"Il bastimento del comandante Mazzatorta si è incagliato. 10 anni di governo intriso di una visione dirigista, autoreferenziale, che si è agitata fra volontà di potenza e incapacità concreta, ha perso la bussola fra le nebbie degli interessi personali, pensando a viaggi fantastici irrealizzabili e costosi, buttando a mare quei carichi che invece poteva portare comodamente in porto.
"Il bastimento del comandante Mazzatorta si è incagliato. 10 anni di governo intriso di una visione dirigista, autoreferenziale, che si è agitata fra volontà di potenza e incapacità concreta, ha perso la bussola fra le nebbie degli interessi personali, pensando a viaggi fantastici irrealizzabili e costosi, buttando a mare quei carichi che invece poteva portare comodamente in porto.
In che altro modo chiamare le
vicende legate al polo della cultura-Eleca e delle risorse economiche buttate
via per quell’opera (si abbatté pure un cinema storico senza nessuna
discussione in merito!); come possiamo chiamare gli esuberanti costi delle
ristrutturazioni del museo della città, del vecchio comune di piazza Zanardelli
attualmente inutilizzati e di cui questa maggioranza non ha indicato nessun
convincente modo di utilizzo? Delle rotonde più belle d’Europa esposte a costi
stratosferici e a rifacimenti fra buche e cause civili. Chi rivendica le
magnifiche sorti e progressive di questa giunta, dovrà pure avere un rapporto
con la realtà ricordando i fallimenti riguardanti il progetto dei poli
scolastici, della caserma dei carabinieri, del “fisiologico travaso” mai
avvenuto dei lavoratori della NK nel polo logistico Auchan (altra ferita nella
nostra campagna). Di un PGT che si poneva una prospettiva costruttiva
esorbitante e che non è mai stato realizzato. La ciurma, non è stata in grado
di ricompattarsi attorno a quel fare che ha così tanto evocato il suo assente capitano,
perché lui stesso non è stato in grado di tenerla unita e solo un senso di
preoccupante sudditanza l’ha aggregata. In mezzo a questo disastro, oggi, tre
rappresentati della maggioranza, ci avvertono, tramite un manifesto, che la è
colpa soprattutto del male che alberga nel PDL, e ovviamente, nella minoranza. Responsabilità
delle umane debolezze che l’imminente campagna elettorale mette ancor più in
evidenza. I dissidi invece non sono
personalistici, lo divengono pure, ma nascono dal modo con cui si è gestita la
cosa pubblica e che prima ricordavamo, del come si sono realizzate modalità di
rapporto e di confronto, anche umane, all’interno di quella maggioranza che
oggi non c’è più. Era troppo chiedere che questi iniziassero facendo un
bilancio serio, almeno di questo mandato? Un consuntivo, come si sa, non è solo
rappresentato dai guadagni, ma anche
costi. No…, le responsabilità in questo documento sono attribuite esclusivamente
ai cattivi, tra l’altro nominati in
modo incomprensibile ai più, con le forme esoteriche della politica
politicante, sintomo di chi non vuole trasparenza, ma agitare le acque per
intorpidire ulteriormente. Si lamenta di una mancata coesione politica che non
darebbe così riscontro positivo agli investitori, esponendo la cittadinanza, “la
clarensità” ad esserne così una vittima sacrificale. Anche qui un minimo di
autocritica, un pizzico di ragionamento dovrebbe essere il filo conduttore di
chi fa politica: non hanno nulla da rimproverarsi i tre che sostengono la
maggioranza? Non hanno niente da rimproverarsi il sindaco e la Lega? I tre ci
avvertono che la presunta candidatura alle prossime elezioni amministrative, di
uno dei migliori esponenti della società clarense pesa di più, nel ragionamento
che stiamo facendo, rispetto alle notizie di arresto di esponenti di primo
piano della Lega? Pesa di più la presunta mancanza di propositività della
minoranza rispetto alla querelle, che ha coinvolto esponenti della maggioranza
riguardo a conflitti di interessi interni alla giunta e alla maggioranza?
Questi fatti non danneggiano la nostra comunità rispetto a chi esternamente
vorrebbe procedere a fare investimenti nel nostro comune? Queste stesse
modalità non mettono in stato di coma quella clarensità, quel modo di vivere la
città che era denominata come una Atene della bassa?
Così lo scontro per la gestione
della polis, non si alza dal fango in cui anche questa l’ha ficcata, in quella
mota, ci sguazza, nel buio del marasma in cui si dibatte, aggiungendo fango su
fango. Se i tre volevano dire: prima viene la cittadinanza, prima viene il bene
comune di tutti, ebbene questa loro evocazione si perde in una prosa scomposta,
vittima di una chiacchiericcio che fa leva su un male tutto italiano e che non
possiamo fare si che si estenda oltre: la perdita di memoria e di storia, primo
bene comune che invece dobbiamo risvegliare per il bene della città e di tutti
i suoi cittadini."
Luca Gorlani
venerdì 1 novembre 2013
Golf a una buca
Il voto del Consiglio Comunale di lunedì scorso ha
decretato la sconfitta di chi, con atteggiamento arrogante, pensava di disporre
a proprio piacimento di un bene che è patrimonio della Città e ad essa sola
appartiene.
L’idea di una spartizione consensuale delle spoglie
della Fondazione Istituto Morcelliano,
titolare di un “patrimonio sterminato”
è cosa non di oggi. Tentativi in tal senso erano stati fatti già in passato, ma
senza alcun esito. Negli ultimi anni, con l’avvento in Comune dei cosiddetti
“uomini del fare”, il processo ha subito
una brusca accelerazione.
Seduta del Consiglio Comunale di Chiari |
Tutto parte da una lettera del 17 maggio 2010
indirizzata al Consiglio di Amministrazione dell’Ente dal Prevosto di Chiari
Mons. Rosario Verzeletti. Si esprimeva
un orientamento sul futuro della Fondazione e si precisava che essa “potrebbe poter… trasformare il patrimonio in
opere, strutture e realtà non di per sé rimanenti in proprietà della Fondazione
ma donate alla comunità nei suoi enti o associazioni”.
Segue la lettera del 3 giugno 2010 indirizzata
congiuntamente dal Prevosto e dal Sindaco al Presidente della Fondazione. In
tale lettera si esprime un parere
favorevole in ordine alla proposta di modifica degli artt. 3-6-15-16
della Statuto dell’Ente.
Del giugno dello stesso anno sono le parole del Sindaco esplicitate in sede di
Consiglio Comunale: “Il pensiero del
Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo
patrimonio deve andare a finire là, metà di qua e metà di là”.
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta e il Prevosto mons. Rosario Verzeletti |
Tuttavia il maldestro tentativo di forzare lo
scrigno della Fondazione attraverso una modifica dell’impianto statutario non
riesce. Gli atti posti in essere “con i
crismi dell’ufficialità e con dietro studi legali” non
bastano a convincere i funzionari della Regione Lombardia. Le modifiche vengono rigettate, in particolare quelle
che più interessano Comune e Parrocchia: divisione del patrimonio, composizione
del CdA.
Insomma una vera disfatta che avrebbe dovuto
indurre Prevosto e Sindaco a decisioni più meditate.
Invece, come se nulla fosse successo, a guidare
ancora la Fondazione vengono chiamate le stesse persone protagoniste di quel flop.
don Alberto Boscaglia |
Tolto l’impedimento statutario, don Alberto Boscaglia
ritorna a capo della Fondazione e come primo atto viene a raccontarci
che Regione Lombardia non ha riscontrato “da
parte dell’Ente una presuntiva volontà di “spartizione” del patrimonio
dell’istituto tra Comune e Parrocchia”
e che anzi ha manifestato un “apprezzamento per l’operato già svolto dalla
Fondazione e per le sue attività future”.
Quindi, se Regione Lombardia ha manifestato apprezzamento significa che
una soluzione è sempre possibile, come affermato in modo illuminante dall’ Assessore
Davide Piantoni in una delle sue ormai famose interviste: passato il principio
che vuole che il patrimonio dell’Ente rimanga integro, “non ci sarebbe niente di male nel vedere la Fondazione realizzare lei
la stessa scuola di cui Chiari ha bisogno. La delibera non ha infatti
cancellato il progetto del polo scolastico... L’operazione proseguirà... so che
il Morcelliano sta già lavorando”. Insomma la spartizione del patrimonio
esce dalla porta ed entra dalla finestra.
Planimetria dei terreni dove doveva sorgere il Campo di Golf |
Il “don” però non è persona ordinaria e sa bene che
il terreno è alquanto scivoloso. Per risolvere l’annoso problema occorre una
levata d’ingegno, cioè ideare un progetto che prenda due piccioni con una fava:
valorizzare il patrimonio della Fondazione, rispondere alle pretese della
Giunta Mazzatorta. Il progetto si chiama “Campo di Golf”, un’operazione
immobiliare in grande stile in piena campagna di Chiari, il cui surplus viene
utilizzato nella costruzione di una
scuola del valore di circa 2 milioni di euro da cedere in uso alla
Città. L’accordo prevede anche la possibilità di mettere a disposizione
ulteriori 3 milioni per la costruzione di un polo scolastico. Questo
naturalmente se tutto dovesse andare secondo le migliori previsioni. Anche in questo caso gli atti sono posti in
essere con i crismi dell’ufficialità e con dietro prestigiosi studi di
architettura .
Rappresentazione grafica della scuola Giovanni Paolo II |
Il progetto, o meglio lo studio di
fattibilità, prevede la costruzione
della scuola nei pressi di via Roccafranca, giusto prima del casello
autostradale della Bre.Be.Mi. Peccato
che la scuola disegnata dall’arch. Cantarelli immagini un plesso non adeguato
alle esigenze di una moderna didattica e certamente non rispondente alle “Linee
guida ministeriali per l’edilizia scolastica” pubblicate nell’aprile di
quest’anno. Qualcuno parla di “scuola loculo”, senza mensa e palestra e
sicuramente peggiore della scuola che si vuole sostituire, il Turla.
Per avversare l’intera operazione, ritenuta non
rispondente alle finalità proprie della Fondazione, si costituiscono due
comitati: il comitato “Non inGolfiamoci” e il comitato “Giù le mani dal
Turla”. La loro costante attività sul
territorio e sui social network, entrando nel merito dei problemi e
coinvolgendo larghi strati dell’opinione pubblica, crea non pochi problemi agli
ideatori del progetto. La polemica, spesso rovente, si sviluppa per oltre un anno.
Per partire, l’operazione deve comunque avere
l’approvazione del Consiglio Comunale. I numeri parlano di una vittoria
scontata dei fautori del progetto, ma in politica niente è mai scontato.
Striscione del Comitato "Giù le mani dal Turla" |
Le prime avvisaglie dei malumori che agitano la
maggioranza si hanno nel Consiglio Comunale del 13 giugno scorso, quando viene
approvata la mozione presentata dal PD che
invita la Giunta Municipale ad abbandonare il progetto della scuola Giovanni
Paolo II. Determinanti sono le
astensioni dei Consiglieri del Pdl.
Il secondo campanello d’allarme è dato dalle
dimissioni dell’Assessore alle Politiche Sociali Annamaria Boifava che va via
sbattendo la porta e affermando che riguardo le Fondazioni “non c’è stato confronto e che alcune sono impegnate in progetti
faraonici incoerenti con il proprio statuto”.
Il resto è cronaca di oggi. Il Consiglio Comunale riunito per discutere
del “progetto Golf” lo rigetta in modo
definitivo. Determinanti sono i voti contrari del Consiglieri del Pdl.
Soddisfatti sono i partiti di minoranza, esultanti i rappresentati dei due
comitati civici.
Golf |
Come ho detto all’inizio è stata sconfitta l’arroganza.
Innanzitutto l’arroganza del Sindaco, che
pervicacemente ha preteso la spartizione del patrimonio della Fondazione per
rimpinguare le ormai esauste casse comunali. La votazione di lunedì del
Consiglio non è solo la bocciatura del
“Progetto Golf”, rappresenta
soprattutto il fallimento di una politica.
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta |
E’ stata sconfitta anche l’arroganza di don
Alberto che ha immaginato la Fondazione
non come ente erogatore di servizi alla persona nei limiti delle sue
disponibilità e delle finalità statutarie, ma come mezzo per esprimere le sue
spregiudicate capacità imprenditoriali.
La bocciatura del “Progetto Golf”, con tutte le conseguenze
che ne deriveranno, richiede una assunzione di responsabilità da parte
dell’intero Consiglio di Amministrazione. E’ inammissibile che questi signori
possano rimanere ai loro posti un minuto di più. Prevosto e Sindaco dovrebbero far loro
intendere che è cessato quel rapporto di fiducia che li legava. Se questo non
avviene, dovrebbero essi stessi sentire il dovere morale di dimettersi.
Occorre al più presto eleggere un CdA di garanzia
che prenda in mano la situazione, faccia chiarezza sui conti e dia alla
Fondazione un nuovo indirizzo basato sul rispetto delle finalità statutarie.
Iscriviti a:
Post (Atom)