domenica 10 novembre 2013

Una città senza memoria è una città senza futuro

Ricevo e pubblico volentieri il seguente post:

"Il bastimento del comandante Mazzatorta si è incagliato. 10 anni di governo intriso di una visione dirigista, autoreferenziale, che si è agitata fra volontà di potenza e incapacità concreta, ha perso la bussola fra le nebbie degli interessi personali, pensando a viaggi fantastici irrealizzabili e costosi, buttando a mare quei carichi che invece poteva portare comodamente in porto.  
In che altro modo chiamare le vicende legate al polo della cultura-Eleca e delle risorse economiche buttate via per quell’opera (si abbatté pure un cinema storico senza nessuna discussione in merito!); come possiamo chiamare gli esuberanti costi delle ristrutturazioni del museo della città, del vecchio comune di piazza Zanardelli attualmente inutilizzati e di cui questa maggioranza non ha indicato nessun convincente modo di utilizzo? Delle rotonde più belle d’Europa esposte a costi stratosferici e a rifacimenti fra buche e cause civili. Chi rivendica le magnifiche sorti e progressive di questa giunta, dovrà pure avere un rapporto con la realtà ricordando i fallimenti riguardanti il progetto dei poli scolastici, della caserma dei carabinieri, del “fisiologico travaso” mai avvenuto dei lavoratori della NK nel polo logistico Auchan (altra ferita nella nostra campagna). Di un PGT che si poneva una prospettiva costruttiva esorbitante e che non è mai stato realizzato. La ciurma, non è stata in grado di ricompattarsi attorno a quel fare che ha così tanto evocato il suo assente capitano, perché lui stesso non è stato in grado di tenerla unita e solo un senso di preoccupante sudditanza l’ha aggregata. In mezzo a questo disastro, oggi, tre rappresentati della maggioranza, ci avvertono, tramite un manifesto, che la è colpa soprattutto del male che alberga nel PDL, e ovviamente, nella minoranza. Responsabilità delle umane debolezze che l’imminente campagna elettorale mette ancor più in evidenza.  I dissidi invece non sono personalistici, lo divengono pure, ma nascono dal modo con cui si è gestita la cosa pubblica e che prima ricordavamo, del come si sono realizzate modalità di rapporto e di confronto, anche umane, all’interno di quella maggioranza che oggi non c’è più. Era troppo chiedere che questi iniziassero facendo un bilancio serio, almeno di questo mandato? Un consuntivo, come si sa, non è solo  rappresentato dai guadagni, ma anche costi. No…, le responsabilità in questo documento sono attribuite esclusivamente ai cattivi, tra l’altro nominati in modo incomprensibile ai più, con le forme esoteriche della politica politicante, sintomo di chi non vuole trasparenza, ma agitare le acque per intorpidire ulteriormente. Si lamenta di una mancata coesione politica che non darebbe così riscontro positivo agli investitori, esponendo la cittadinanza, “la clarensità” ad esserne così una vittima sacrificale. Anche qui un minimo di autocritica, un pizzico di ragionamento dovrebbe essere il filo conduttore di chi fa politica: non hanno nulla da rimproverarsi i tre che sostengono la maggioranza? Non hanno niente da rimproverarsi il sindaco e la Lega? I tre ci avvertono che la presunta candidatura alle prossime elezioni amministrative, di uno dei migliori esponenti della società clarense pesa di più, nel ragionamento che stiamo facendo, rispetto alle notizie di arresto di esponenti di primo piano della Lega? Pesa di più la presunta mancanza di propositività della minoranza rispetto alla querelle, che ha coinvolto esponenti della maggioranza riguardo a conflitti di interessi interni alla giunta e alla maggioranza? Questi fatti non danneggiano la nostra comunità rispetto a chi esternamente vorrebbe procedere a fare investimenti nel nostro comune? Queste stesse modalità non mettono in stato di coma quella clarensità, quel modo di vivere la città che era denominata come una Atene della bassa?
Così lo scontro per la gestione della polis, non si alza dal fango in cui anche questa l’ha ficcata, in quella mota, ci sguazza, nel buio del marasma in cui si dibatte, aggiungendo fango su fango. Se i tre volevano dire: prima viene la cittadinanza, prima viene il bene comune di tutti, ebbene questa loro evocazione si perde in una prosa scomposta, vittima di una chiacchiericcio che fa leva su un male tutto italiano e che non possiamo fare si che si estenda oltre: la perdita di memoria e di storia, primo bene comune che invece dobbiamo risvegliare per il bene della città e di tutti i suoi cittadini."

Luca Gorlani

venerdì 1 novembre 2013

Golf a una buca

Il voto del Consiglio Comunale di lunedì scorso ha decretato la sconfitta di chi, con atteggiamento arrogante, pensava di disporre a proprio piacimento di un bene che è patrimonio della Città e ad essa sola appartiene.
L’idea di una spartizione consensuale delle spoglie della  Fondazione Istituto Morcelliano, titolare di un “patrimonio sterminato” è cosa non di oggi. Tentativi in tal senso erano stati fatti già in passato, ma senza alcun esito. Negli ultimi anni, con l’avvento in Comune dei cosiddetti “uomini del fare”,  il processo ha subito una brusca accelerazione.
Seduta del Consiglio Comunale di Chiari

Tutto parte da una lettera del 17 maggio 2010 indirizzata al Consiglio di Amministrazione dell’Ente dal Prevosto di Chiari Mons. Rosario Verzeletti.  Si esprimeva un orientamento sul futuro della Fondazione e si precisava che essa “potrebbe poter… trasformare il patrimonio in opere, strutture e realtà non di per sé rimanenti in proprietà della Fondazione ma donate alla comunità nei suoi enti o associazioni”.
Segue la lettera del 3 giugno 2010 indirizzata congiuntamente dal Prevosto e dal Sindaco al Presidente della Fondazione. In tale lettera si esprime un parere  favorevole in ordine alla proposta di modifica degli artt. 3-6-15-16 della Statuto dell’Ente.
Del giugno dello stesso anno sono le  parole del Sindaco esplicitate in sede di Consiglio Comunale: “Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire là, metà di qua e metà di là”.
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta e
il Prevosto mons. Rosario Verzeletti
Tuttavia il maldestro tentativo di forzare lo scrigno della Fondazione attraverso una modifica dell’impianto statutario non riesce. Gli atti posti in essere “con i crismi dell’ufficialità e con dietro studi legali”  non  bastano a convincere i funzionari della Regione Lombardia.  Le modifiche vengono rigettate, in particolare quelle che più interessano Comune e Parrocchia: divisione del patrimonio, composizione del CdA.
Insomma una vera disfatta che avrebbe dovuto indurre  Prevosto e Sindaco a  decisioni più meditate.   
Invece, come se nulla fosse successo, a guidare ancora la Fondazione vengono chiamate le stesse persone protagoniste di quel flop. 
don Alberto Boscaglia

Tolto l’impedimento statutario, don Alberto Boscaglia  ritorna a capo della Fondazione e come primo atto viene a raccontarci che Regione Lombardia non ha riscontrato “da parte dell’Ente una presuntiva volontà di “spartizione” del patrimonio dell’istituto tra Comune e Parrocchia”  e  che anzi ha manifestato un “apprezzamento per l’operato già svolto dalla Fondazione e per le sue attività future”.  Quindi, se Regione Lombardia ha manifestato apprezzamento significa che una soluzione è sempre possibile, come affermato in modo illuminante dall’ Assessore Davide Piantoni in una delle sue ormai famose interviste: passato il principio che vuole che il patrimonio dell’Ente rimanga integro, “non ci sarebbe niente di male nel vedere la Fondazione realizzare lei la stessa scuola di cui Chiari ha bisogno. La delibera non ha infatti cancellato il progetto del polo scolastico... L’operazione proseguirà... so che il Morcelliano sta già lavorando”. Insomma la spartizione del patrimonio esce dalla porta ed entra dalla finestra.
Planimetria dei terreni dove doveva sorgere il Campo di Golf

Il “don” però non è persona ordinaria e sa bene che il terreno è alquanto scivoloso. Per risolvere l’annoso problema occorre una levata d’ingegno, cioè ideare un progetto che prenda due piccioni con una fava: valorizzare il patrimonio della Fondazione, rispondere alle pretese della Giunta Mazzatorta. Il progetto si chiama “Campo di Golf”, un’operazione immobiliare in grande stile in piena campagna di Chiari, il cui surplus viene utilizzato nella costruzione di una  scuola del valore di circa 2 milioni di euro da cedere in uso alla Città. L’accordo prevede anche la possibilità di mettere a disposizione ulteriori 3 milioni per la costruzione di un polo scolastico. Questo naturalmente se tutto dovesse andare secondo le migliori previsioni.  Anche in questo caso gli atti sono posti in essere con i crismi dell’ufficialità e con dietro prestigiosi studi di architettura . 
Rappresentazione grafica della scuola Giovanni Paolo II

Il progetto, o meglio lo studio di fattibilità,  prevede la costruzione della scuola nei pressi di via Roccafranca, giusto prima del casello autostradale della Bre.Be.Mi.  Peccato che la scuola disegnata dall’arch. Cantarelli immagini un plesso non adeguato alle esigenze di una moderna didattica e certamente non rispondente alle “Linee guida ministeriali per l’edilizia scolastica” pubblicate nell’aprile di quest’anno. Qualcuno parla di “scuola loculo”, senza mensa e palestra e sicuramente peggiore della scuola che si vuole sostituire, il Turla.
Per avversare l’intera operazione, ritenuta non rispondente alle finalità proprie della Fondazione, si costituiscono due comitati: il comitato “Non inGolfiamoci” e il comitato “Giù le mani dal Turla”.  La loro costante attività sul territorio e sui social network, entrando nel merito dei problemi e coinvolgendo larghi strati dell’opinione pubblica, crea non pochi problemi agli ideatori del progetto. La polemica, spesso rovente,  si sviluppa per oltre un anno.
Per partire, l’operazione deve comunque avere l’approvazione del Consiglio Comunale. I numeri parlano di una vittoria scontata dei fautori del progetto, ma in politica niente è mai scontato.
Striscione del Comitato "Giù le mani dal Turla"

Le prime avvisaglie dei malumori che agitano la maggioranza si hanno nel Consiglio Comunale del 13 giugno scorso, quando viene approvata  la mozione presentata dal PD che invita la Giunta Municipale ad abbandonare il progetto della scuola Giovanni Paolo II.  Determinanti sono le astensioni dei Consiglieri del Pdl.
Il secondo campanello d’allarme è dato dalle dimissioni dell’Assessore alle Politiche Sociali Annamaria Boifava che va via sbattendo la porta e affermando che riguardo le Fondazioni “non c’è stato confronto e che alcune sono impegnate in progetti faraonici incoerenti con il proprio statuto”.
Il resto è cronaca di oggi.  Il Consiglio Comunale riunito per discutere del “progetto Golf”  lo rigetta in modo definitivo. Determinanti sono i voti contrari del Consiglieri del Pdl. Soddisfatti sono i partiti di minoranza, esultanti i rappresentati dei due comitati civici.
Golf

 Quali valutazioni politiche trarre da tutta questa vicenda?
Come ho detto all’inizio è stata sconfitta l’arroganza.
Innanzitutto l’arroganza del Sindaco, che pervicacemente ha preteso la spartizione del patrimonio della Fondazione per rimpinguare le ormai esauste casse comunali. La votazione di lunedì del Consiglio non è solo la bocciatura del  “Progetto Golf”,  rappresenta soprattutto il fallimento di una politica.
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta

E’ stata sconfitta anche l’arroganza di don Alberto  che ha immaginato la Fondazione non come ente erogatore di servizi alla persona nei limiti delle sue disponibilità e delle finalità statutarie, ma come mezzo per esprimere le sue spregiudicate capacità imprenditoriali.
La bocciatura del “Progetto Golf”, con tutte le conseguenze che ne deriveranno, richiede una assunzione di responsabilità da parte dell’intero Consiglio di Amministrazione. E’ inammissibile che questi signori possano rimanere ai loro posti un minuto di più.  Prevosto e Sindaco dovrebbero far loro intendere che è cessato quel rapporto di fiducia che li legava. Se questo non avviene,  dovrebbero essi stessi  sentire il dovere morale di dimettersi.

Occorre al più presto eleggere un CdA di garanzia che prenda in mano la situazione, faccia chiarezza sui conti e dia alla Fondazione un nuovo indirizzo basato sul rispetto delle finalità statutarie.