mercoledì 26 luglio 2017

POLO DELLA CULTURA -

Game over - 

Pensavo che sull’argomento Polo della Cultura non ci fosse ormai più nulla da scrivere. I fiumi di parole spesi per raccontare, quasi in cronaca diretta,  quella disastrosa e fallimentare operazione potevano essere sufficienti per inchiodare alle loro responsabilità i protagonisti della vicenda (leggi qui). 


E invece no. Gli ex Amministratori Comunali affermano che qualcuno deve chiedere scusa a Mazzatorta. Motivo? I 468mila euro recuperati rappresentano un “tesoretto”, frutto dell’ottimo lavoro della precedente Amministrazione, mentre la differenza fra il milione di euro a suo tempo versato alla Eleca e la somma recuperata rappresentano il valore dei lavori eseguiti per alcuni sottoservizi. Peccato però che i 468mila euro se ne siano andati per pagare avvocati e periti, mentre i sottoservizi resteranno inutilizzati sotto terra a futura memoria di questo capolavoro amministrativo.
Il danno effettivo subito dalla città si avvicina ai 2 milioni e mezzo di euro. Altro che tesoretto!
Il Consigliere Campodonico, incurante di tutto, perfino del ridicolo, pretende scuse e incalza indignato affermando che contro questa “brillante operazione” furono gettate accuse infamanti. Vero, tutto vero. Non solo sull’operazione, ma anche su coloro che l’hanno ideata e portata avanti. Mi ricordo infatti le parole, pesanti come pietre, pronunciate in pieno Consiglio Comunale da Massimo Ghilardi, autorevole rappresentante della maggioranza di allora. Le riporto testualmente a beneficio del Consigliere Campodonico: “Andammo alle elezioni con un progetto morto, consapevoli che ci portavamo appresso un cadavere… Mi sarei aspettato che il responsabile, cioè il Sindaco, facesse un passo avanti e si assumesse la responsabilità di quello che è a tutti gli effetti un fallimento politico. Se non lo farà, lascerà a noi il peso di questa testardaggine. Io non posso accettare di vedermi addossare la stessa identica responsabilità che ha il Sindaco. Io non accetto questa chiamata di correità”.

Ha ragione Campodonico, sono parole infamanti. Parole che però non hanno avuto seguito, forse perché rappresentano l’incontrovertibile verità su questa sciagurata operazione: il più grande fallimento politico-amministrativo della storia recente della città di Chiari.


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