Ho notato, passando accanto al Nuovo Polo Scolastico delle Primarie, che le vetrate del Civic Center, da qualche settimana a questa parte, sono utilizzate per attaccarci dei disegni realizzati dai bambini. Non si tratta di disegni generici, ma di composizioni create in occasione di particolari avvenimenti. Fino all’altro ieri c’erano i disegni per la Giornata della Disabilità, da ieri quelli per la Giornata della Memoria.
È un’iniziativa interessante per vari aspetti.
Innanzitutto c’è il lavoro e immagino gli approfondimenti sul tema specifico dei bambini e dei loro insegnanti. Li ho visti, passando la mattina, discutere animatamente e lavorare. Sono composizioni belle e colorate che fanno pensare a un lungo e impegnativo lavoro di elaborazione.
Se però la cosa si fosse limitata a questo, sarebbe stata un’iniziativa come se ne fanno tante tra le quattro mura scolastiche, bella e lodevole certo, ma limitata all’ambiente scolastico.
I ragazzi e i loro insegnanti invece hanno voluto fare qualcosa di molto diverso.
I disegni non sono stati attaccati ai muri delle classi o dei corridoi. Sono stati invece attaccati alle vetrate, ma con il dritto rivolto verso l’esterno, quasi a voler ricercare un dialogo con la popolazione, un suo coinvolgimento. Insomma la scuola che si proietta all’esterno esattamente come era stata ideata fin dall’inizio.
I cittadini, passando da quelle parti, si possono fermare e leggere quello che hanno creato i loro figli, i loro nipoti, la bambina che abita sotto casa, il bambino che abita di fronte. Non solo. Su quelle vetrate si riflette la città, si riflette il passante che camminando frettolosamente vede la sua immagine vicino a parole capitali: “fare memoria per avere speranza, per non dimenticare”. Si instaura così un dialogo che arricchisce i bambini che stanno oltre quelle vetrate e la città che sta di qua.
I ragazzi ci chiedono: si può essere memoria se quegli avvenimenti non sono stati vissuti in prima persona? La risposta è sì. Tutti noi possiamo diventare memoria e lo diventeremo solo se scolpiremo nei nostri cuori le parole del poeta:
“Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli”.
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