venerdì 29 novembre 2019

ITALIA VIVA? NO, MEGLIO ITALIA MORTA

Diciamolo chiaramente. Da quando Matteo Renzi è entrato nell’agone della politica nazionale, si è scatenata contro di lui la terza guerra mondiale. Non solo da parte degli avversari politici o da parte di giornali spazzatura, non solo da parte degli “amici” di partito, quelli del cosiddetto “fuoco amico”, ma anche da parte di settori della magistratura che lo hanno messo nel mirino e che si sono avvalsi per le loro indagini finite sempre nel nulla, anche di servitori dello Stato infedeli che hanno costruito prove contraffatte o dichiaratamente false. Scafarto docet.

Matteo Renzi alla Leopolda 2019
Per cui non meraviglia che oggi, ad appena pochi giorni dalla nascita di Italia Viva, si apra l’indagine su Open, la fondazione che ha organizzato fino al 2017 la Leopolda di Firenze. L’accusa è che questa fondazione fosse un partito mascherato che permetteva il finanziamento irregolare e contra legem di parlamentari renziani.
Come spiegato in questi giorni, in Italia ci sono 121 fondazioni riconducibili alla politica. Il 45% è dotata di Statuto, il 18% pubblica i bilanci, il 7% rende nota la composizione dei soci, il 3% pubblica l’elenco dei finanziatori. OPEN ha statuto, pubblica i bilanci, l’elenco dei soci, l’elenco dei finanziatori. Ma guarda caso, due giudici di Firenze, gli stessi che hanno disposto l’arresto dei genitori di Matteo, provvedimento revocato dal Tribunale del riesame, si prendono la briga di fare le pulci a Open, disponendo perquisizioni all’alba nella sede della fondazione e nelle abitazioni di alcuni finanziatori. Modello retata, trattamento riservato di solito ai peggiori mafiosi e ai peggiori delinquenti di questo paese. 

Matteo Renzi
Naturalmente i giornali - Fatto Quotidiano in testa - si sono gettati a pesce su questa succulenta storia e hanno pubblicato perfino i nomi di persone verso le quali ancora non erano state fatte perquisizioni. A riprova che esiste un filo diretto fra le cancellerie di alcune procure e certi quotidiani specializzati nel gettare fango o altro fetido materiale, in faccia a quelli che vengono delineati come “nemici”. Naturalmente dopo avere infangato le persone, i direttori di questi giornalucoli si lamentano se vengono chiamati a rispondere delle cose dette e scritte, ritenendo forse che la calunnia e la diffamazione debbano essere consentite dal nostro ordinamento giudiziario sulla base di una libertà di stampa che si risolve in questi casi in libertà di arbitrio.
Si è arrivati a un punto tale di accanimento che dopo che è stata posta la legittima domanda: “i magistrati hanno il potere di trasformare le fondazioni in partiti?”, la risposta è stata la diffusione di una velina su una vicenda privata di Matteo Renzi. Fatto inquietante che prefigura una specie di avvertimento verso un politico per il quale sembra debbano considerarsi sospese tutte le libertà previste dalle leggi e dalla Costituzione.
La legge farà il suo corso e scopriremo, si spera a breve, quanta sostanza c’è in questa indagine. Quello che più importa dire è che a un partito e al suo leader  viene impedito di svolgere appieno una adeguata iniziativa politica dovendo correre dietro a una vicenda kafkiana con tutti gli strascichi che essa comporta dal punto di vista giudiziario e mediatico.
Gruppi di potere e consorterie varie, minacciati dall’attivismo di Matteo Renzi, vogliono soffocare sul nascere Italia Viva. Meglio sia Italia Morta. Solo così potranno continuare a coltivare i loro meschini interessi mandando però a catafascio il Paese.

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