In principio fu il “non partito”, poi il “non statuto”, infine la “non vittoria”. Noi clarensi, che non vogliamo essere secondi a nessuno, oggi abbiamo un “non-candidato”.
Strano luogo la politica! Essa non è più il posto del fare, il campo della concretezza, il terreno della dialettica propositiva, no, la politica sta diventando la regione del nulla, un “altrove”.
Eppure i partiti del centrodestra di Chiari da settimane stanno informando i cittadini di essere già pronti per la grande sfida. Non solo, si dicono anche portatori di “Progetti strategici” (Mazzatorta docet) e con “l’ambizione di avanzare” un candidato “in grado di generare entusiasmo”.
E i Fratelli d’Italia, il partito che presumibilmente sarà maggioritario alle prossime elezioni, cosa fa? Ambisce ad “avanzare” il proprio candidato, certo serio, coerente e determinato, ma non ce ne fa conoscere il nome. In una piccola città dove tutti sanno tutto, se ci fosse una “persona seria, coerente, determinata, disinteressata, aperta al dialogo, lontana da logiche personali e disponibile a impegnarsi a tempo pieno per amministrare Chiari”, come il partito della Meloni dice, tutti lo conoscerebbero. Invece questo “fenomeno” rimane un segreto, quasi che a esporlo alla valutazione pubblica potesse andare in frantumi, come un vaso prezioso di cristallo in mezzo a vasi di vile coccio.
Il sospetto è che tanto parlare nasconda un problema di fondo: il Centrodestra non ha una persona adeguata per affrontare la difficile sfida. Come diceva il divo Giulio, “il potere logora chi non ce l’ha”. E infatti a Chiari, in questi dieci anni, i partiti della destra non sono riusciti a far crescere una classe politica adeguata e ora, di fronte alla sfida della vita, forse dovranno affidarsi a un papa straniero.