Laura Fiorini |
In questo saggio, presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino 2010 e a Chiari presso la Fondazione Morcelli-Repossi, l’autrice ci conduce in un percorso che prima che didattico è emozionale. L’intento è quello di imparare ad accostarsi all’opera d’arte per conoscerla, interpretarla e viverla. Quest’esperienza non solo ha fornito ai ragazzi apporti educativi duraturi, ma più di ogni altra cosa ha generato in loro benessere e piacere.
La strada per arrivare a questo è stata complessa e ha avuto bisogno di una base scientifica solida e meditata.
Tutto parte all’interno delle classi dove si scoprono gli elementi del linguaggio figurativo.
“Ogni dipinto ti osserva e ti attira e poi svela e accende i tuoi pensieri”. Questa è l’idea che hanno i ragazzi quando l’immagine ha smesso di essere una forma muta ed è invece diventata qualcosa con cui dialogare, uno spazio e un tempo dove entrare per capirne i più intimi significati.
Le opere analizzate sono capolavori della nostra arte: la Venere di Urbino di Tiziano, la Primavera del Botticelli, l’Annunciazione di Leonardo, il Tondo Doni di Michelangelo, ecc.
Dopo l’osservazione attenta del quadro, emergono domande a cui seguono risposte immediate e poi idee e concetti. Ma per creare un nesso emotivo con l’opera d’arte occorre qualcosa che la richiami e la trattenga nella mente. Questo qualcosa è il dettaglio, il particolare.
E’ questa la parte più interessante del saggio. Qui vengono proposte le opere prodotte dai ragazzi attraverso l’elaborazione mentale del colore, la scomposizione degli elementi dei quadri, la loro ricomposizione in nuove produzioni che danno il senso di una capacità cognitiva e creativa non banale.
A questo lavoro preparatorio, segue la visita al museo e il contatto visivo con l’opera d’arte che genera sempre sorpresa e stupore inaspettati. Vi è un desiderio di vicinanza (prossemica), quasi un’aspirazione a entrare nel quadro, “luogo reale e magico di tutte le possibilità”.
Molto suggestivo è il capitolo dedicato all’arte dal rifiuto. Opere realizzate dai ragazzi con l’uso di materiali di consumo quotidiano. E’ sorprendente vedere i risultati che si possono raggiungere con materiali di scarto (bottiglie, forchette, bicchieri e tappi di plastica o di sughero). L’oggetto d’indagine qui è la statua, con la sua forma, le sue geometrie, le linee direttrici al suo interno, la sua tridimensionalità che cattura e trattiene la luce. Alcune realizzazioni, come il Galata morente o Paolina Bonaparte, dimostrano un’approfondita indagine estetica e psicologica del personaggio e una capacità realizzativa straordinarie.
Alla fine di questo percorso, quando tutto è stato interiorizzato, i bambini diventano loro stessi statue, imitandone i movimenti e le posture, le tensioni e gli abbandoni. E’ un metodo che consente di conoscere le potenzialità del proprio corpo e la forza delle emozioni, creando al tempo stesso un rapporto di cooperazione e fiducia fra i ragazzi. E’ la premessa perchè l’arte diventi azione teatrale. Quindi non più rappresentazione del corpo, ma corpo stesso che si fa arte.
Bel libro. Libro che suggerirei non solo agli insegnanti per tutte le informazioni che esso fornisce sulla didattica e i rapporti con i ragazzi, ma anche a chi vuole accostarsi all’arte in modo del tutto nuovo, vale a dire lontano da metodi esclusivamente informativi e descrittivi.
1 commento:
congratulazioni alla preparata e spumeggiante professoressa LAURA FIORINI.
cmq mi stupisce il silenzio dei commenti, arte e cultura è probabilmente meno interessante del gossip
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