lunedì 3 marzo 2014

Cambiare verso anche a Chiari

Sono passati quasi 10 anni da quando Sandro Mazzatorta è diventato sindaco di Chiari, forse è venuto il tempo di tentare un’analisi ragionata di questo periodo.
Mazzatorta è stato il campione di quei ceti affaristico-speculativi disposti ad assecondare la sua “rivoluzione”, un progetto i cui pilastri poggiavano sull’uso disinvolto del denaro pubblico e sulla disponibilità a favorire le richieste provenienti direttamente dal mercato, evitando qualsiasi ingerenza di carattere programmatorio .
Il Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta
I mezzi per realizzare questo programma erano tre: un ambizioso Piano di Governo del Territorio (PGT),  i Piani Integrati di Intervento (P.I.I.),  i Grandi Progetti.  
Le previsioni del nuovo PGT prefiguravano una significativa espansione urbana, a fronte però di un tasso di crescita della popolazione pari a zero. Forse si partiva dall’idea che lo sviluppo immobiliare avrebbe richiamato nuova manodopera a buon mercato di provenienza extra comunitaria. Come si vede un’insanabile contraddizione fra la paventata invasione dello straniero e l’incoraggiamento all’ingresso di nuova manodopera extracomunitaria richiamata nei fatti dal boom edilizio.
L’uso indiscriminato dei P.I.I. doveva dare la possibilità di allentare i  “lacci” previsti dal PGT, consentendo così una più sistematica cementificazione del territorio  favorita dalla bolla speculativa in atto. Da una parte gli impresari facevano gli affari, dall’altra il Comune monetizzava oneri di urbanizzazione.
I Grandi Progetti ideati in questo periodo – Poli Scolastici, Polo della Cultura, progetto Fin-Beton, Polo Logistico, Polo del Produrre -  andavano tutti nella stessa direzione: fare grandi speculazioni barattando pezzi pregiati di territorio con modeste opere di interesse pubblico.
Il cantiere del Polo della Cultura
La crisi economica, scoppiata proprio quando quei progetti erano in fase di studio o realizzazione, ha stroncato sul nascere quelle ambizioni. I progetti sono rimasti sulla carta, a testimonianza di quello che poteva essere e non è stato, mentre lo scoppio della bolla immobiliare ha lasciato sul terreno un numero imprecisato di abitazioni invendute, determinando così il tracollo di imprese immobiliari grandi e piccole.
Ad aggravare la già compromessa situazione ambientale, sono intervenute le due grandi infrastrutture – Tav e BreBeMi – che hanno divorato decine e decine di ettari di buona campagna e devastato la parte sud del territorio di Chiari.
Aree di Servizio della BreBeMi
Mentre l’avventura volge al termine in un clima segnato da contrasti e ritorsioni, si vendono gli ultimi fazzoletti di terra, poveri resti di quello che fu il patrimonio immobiliare comunale, si autorizzano gli ultimi Piani Integrati di Intervento per la costruzione dell’ennesimo Centro Commerciale, si concedono le ultime autorizzazioni per portare la speculazione edilizia nel pieno della nostra campagna.
La Chiari che non doveva stare ferma mai, dopo 10 anni di Amministrazione Mazzatorta è una città sfregiata. Ci vorrà del tempo per riparare le ferite e sicuramente un cambiamento radicale nel modo di amministrare.  Occorre avere il coraggio di cambiare verso .

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