Con la decisione di Matteo Renzi di lasciare il Partito Democratico e di costituire con altri deputati e senatori gruppi autonomi in parlamento, si chiude il percorso del PD iniziato nell’ottobre del 2007. Un breve e tormentato percorso durante il quale si sono scontrate, idealità, sensibilità, visioni della politica diverse, senza mai riuscire a giungere a una sintesi condivisa. L’immagine che l’elettorato di centrosinistra ne ha tratto è stata quella di un partito diviso, litigioso, spesso bloccato da un correntismo esasperato.
Matteo Renzi |
Il tentativo di creare un soggetto nuovo dalle principali correnti riformiste del ‘900, si è arenato a mio parere, per l’incapacità di una parte del partito oggi maggioritaria, di guardare oltre i propri recinti identitari e di avventurarsi in un percorso nuovo che guardasse la realtà nel suo continuo mutamento e la affrontasse con coraggio e capacità di proposta. La novità costituita da Renzi è stata purtroppo vista come un inciampo rispetto alla vecchia politica fatta di continui compromessi al ribasso che hanno determinato nel tempo il declino dell’Italia. Il problema non è solo politico, ma anche sociale ed economico. Troppa ruggine, troppe incrostazioni, troppe piccole e grandi rendite da tutelare. Renzi, con la sua politica, aveva cercato di scrostare questa ruggine per fare ripartire il paese. La sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016 ha segnato una battuta d’arresto di questo percorso. Una battuta d’arresto che non ha permesso all’Italia di fare quel salto di qualità che la ponesse al pari dei paesi europei più avanzati. Gli italiani hanno invece scelto l’inamovibilità, il rancore, perfino l’odio, elementi che miscelati assieme possono portare solo a ulteriore declino.
Quella presa ieri è sicuramente una decisione divisiva, in quanto molti rappresentanti di questo partito già vicini all’ex segretario, hanno dichiarato di voler rimanere nella casa democratica. Ma è anche una decisione che semplifica il panorama politico e lo arricchisce di nuovi contributi. Renzi finalmente non avrà il freno del suo stesso partito e sarà libero di dire e fare quello che avrà più voglia di dire e di fare. Il PD, per parte sua, non avrà più tra i suoi rappresentanti un personaggio che innegabilmente creava ombra al suo segretario ed era visto da molti più come un nemico che come un compagno di partito. Si spera che a beneficiare di questa scelta sia il largo elettorato del centrosinistra e che le due formazioni riescano ad attrarre a sé elettori della sinistra più tradizionale ed elettori del centro moderato, in una competizione che si spera leale e rispettosa.
Per quanto mi riguarda finisce qui il mio percorso all’interno del Partito Democratico per il quale mi sono speso, sempre disinteressatamente, con energia e passione politica. Oggi è un nuovo inizio.
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