domenica 12 settembre 2010

Il Direttore e il "Signor Qualcuno"

Certo che ci vuole una buona dose di impudenza e una bella faccia tosta se, a fronte di un fallimento com’è quello del Polo della Cultura, si impiegano tre pagine del Giornale di Chiari per fare una requisitoria, non all’autore o agli autori di quel disastro, ma alla Giunta Comunale precedente e al PD.

Che la vicenda del Polo della Cultura sia stata un vero e proprio disastro per questa Giunta è accertato non solo dalla chiusura coatta del cantiere, avvenuta nel bel mezzo delle ferie d’agosto, ma anche dall’atto di accusa nei confronti del Sindaco, pronunciato in pieno Consiglio Comunale da un eminente rappresentante della stessa maggioranza.
Per il Direttore del Giornale di Chiari, giornale che in passato era stato molto severo nei confronti di questo progetto, tutto ciò ha poca o nessuna importanza. Per lui la “mission” è quella di salvare il capitano Mazzatorta dal “cul de sac” in cui si è ficcato e che ora rischia di annientarlo. Non solo. Con questo lungo articolo Magli  fornisce un assist formidabile al bieco gioco del Sindaco  di spostare l’attenzione dei cittadini di Chiari dal fallimento del Polo della Cultura ad altri problemi che nulla hanno a che vedere con l’attualità politica. 
Forse ha dimenticato il nostro esimio direttore che compito di un giornalista, specie se titolare di una testata, non è quello di assumere un atteggiamento genuflesso nei confronti di chi comanda, ma quello di porre domande scomode. Qui non si tratta di prendere posizioni preconcette o  schierarsi con questo o quello. Qui si tratta di narrare i fatti, andare alla fonte delle notizie e non lasciare che gli avvenimenti, che hanno una loro cristallina evidenza, vengano narrati dalle  dichiarazioni di questo o quel rappresentante politico.
E in questo caso, il fatto è che il fantomatico Polo della Cultura, che avrebbe dovuto rappresentare “il più importante e suggestivo contenitore degli ultimi 50 anni a Chiari“, è colato a picco come il Titanic.  Solo che il capitano del Titanic è andato a fondo con la sua nave, mentre il nostro “capitano coraggioso“, nonostante abbia detto per ben otto volte in Consiglio di assumersi tutte le responsabilità politiche del caso, è rimasto incollato alla “cadrega” come alla scialuppa di salvataggio della sua carriera politica. 
Mentre però sulla sua testa si addensano fosche nubi di crisi, messe in evidenza dalla buriana che sta scoppiando all’interno del Pdl dove è in corso una lotta fratricida all’ultimo sangue, in suo soccorso  scende il Direttore Magli e il suo giornale.
Non è la prima volta che ciò accade. 
Lasciando da parte lo “spottone” che gli ha confezionato in piena campagna elettorale sulla finta consegna alla città degli immobili ristrutturati dell‘ex Comune e dell‘Anagrafe, il vero salto di qualità c’è stato in occasione del servizio di Striscia la Notizia sulla questione inquinamento a Chiari. A molti era sembrato che quell’articolo, che esprimeva vivo disappunto per il trattamento riservato al Sindaco dall’inviato di Striscia, fosse stato scritto a quattro mani. 
Certo che un segno di riconoscenza il Sindaco se lo aspettava, considerato che il Comune di Chiari, con i nostri soldi, si era comprato stabilmente due pagine del Giornale di Chiari per la cosiddetta “informazione istituzionale”. 
Oggi il salto è ancora più evidente. Parafrasando quanto dice Magli nell’incipit del suo articolo, serviva il fallimento del progetto “Polo della Cultura” per vedere all’opera i veri sentimenti che scorrono tra le viscere dei nostri giornalisti. Di fronte a un evidente disastro che comporta un danno inaudito per la città , i nostri corrispondenti, anche quelli che il sabato e la domenica si trasformano in rivoluzionari da diporto, si voltano dall’altra parte. Guardano il bruscolino negli occhi del PD, ci vengono a dire che alla gente del Polo della Cultura non interessa niente, stilano lunghe requisitorie sulle “malefatte” delle passate giunte, ma sui veri disastri e sulle precise responsabilità della Giunta attuale le loro bocche rimangono praticamente cucite. 
Qui addirittura siamo al travisamento dei fatti e alla giustificazione dei fallimenti e di chi quei fallimenti ha prodotto.
Ormai siamo al paradosso. L’essersi presentati alle elezioni con un “progetto morto, un “cadavere” buono solo per essere seppellito, è visto dal nostro Magli come un atto di coraggio. Ha qualche importanza aver mentito agli elettori, aver raccontato balle?  
No, per il direttore del Giornale di Chiari questo non ha importanza. Ha importanza invece che Mazzatorta, messo alle strette da un rappresentante della sua stessa maggioranza, invece di stare sulla difensiva ha sfoderato una “verve degna dei tempi migliori”.  A Magli non interessa che il Sindaco invece di rispondere alle accuse circostanziate di Ghilardi abbia ficcato nella polemica, in un parossistico delirio verbale,  "la figlia di Lorini“ e “la mamma di Vizzardi”, lanciato intimidazioni, ventilato presunti conflitti di interesse, tradimenti, pugnalate alle spalle da parte dei suoi stessi alleati e chi ne ha più ne metta. No, a Magli interessa mettere in evidenza, con le parole del sindaco, il falso moralismo dei consiglieri di minoranza che “nel proprio armadio custodiscono scheletri” ben più ingombranti.
Il nostro direttore si guarda bene dal “dichiarare chi abbia colpa nel fallimento del Polo della Cultura”, però è certo che “un tentativo in buona fede sia stato fatto da questa Amministrazione”. E qual è questo tentativo? Quello azzardato in campagna elettorale di spacciare per vivo un progetto morto, di dichiarare come realizzabile quello che ormai tutti sapevano non sarebbe stato più realizzato? Ebbene questo atto di supremo cinismo è visto dal nostro direttore come un atto di “buona fede”.  Alla faccia!  Deve trattarsi della stessa buona fede che fa dire a Mazzatorta, proprio sul giornale di Magli alla vigilia delle elezioni comunali  “il Polo della Cultura costerà ai cittadini di Chiari solo 500mila euro” ben sapendo che la convenzione sottoscritta nel dicembre 2007 prevedeva il versamento a Eleca da parte del Comune  dell’importo di 1milione di euro a fondo perduto, senza contare tutto il resto. Quella stessa buona fede che qualche giorno addietro fa dire al Sindaco che i cittadini di Chiari devono stare tranquilli perché i soldi spesi verranno recuperati a breve con l’escussione della fideiussione di 1milione e mezzo di euro. Visto che ormai si trova in perfetta sintonia col sindaco, provi a informarsi Magli quale sia stata la risposta della società assicuratrice Helvetia alla pretesa del Comune di escutere la garanzia. La risposta, fuori dai termini burocratici, è stata semplice e perentoria : “ciccia”.  Per il momento “non c’è trippa per gatti” ovvero i soldi richiesti non verranno “scuciti” e  l’aver chiuso precipitosamente il cantiere di viale Mazzini non ci esimerà dall’affrontare un lungo e dispendioso contenzioso legale dall'esito quanto mai incerto. 
Eleca oltre ai soldi già presi pretende, per togliere il disturbo, altri 855mila euro. Lo sa questo Magli o il sindaco lo informa soltanto sul “cahier de doleances” presentato dalle minoranze al Prefetto?  No, forse questo  Magli ancora non lo sa, ma sa benissimo che la difesa ad oltranza del Senatore Sindaco deve avvenire attraverso la sollevazione di cortine fumogene create rimestando nei recessi di una memoria ormai lontana. Lupatini, Facchetti, Goffi, Lorini, il centro-sinistra, il Pd, vengono tutti chiamati in ballo per giustificare l’assunto che nessuno è immune da colpe, che tutti hanno qualcosa da nascondere. Si arriva all’assurdo di lanciare un appello agli elettori di non dimenticare le malefatte o presunte tali del centro-sinistra. Agli “elettori”? Se questo appello fosse stato lanciato da Mazzatorta l’avremmo capito, ma lo giudichiamo singolare in bocca a un giornalista. Forse si voleva parlare di “lettori“, ma per un refuso tipografico o un  imprevedibile quanto provvidenziale lapsus  “lettori” diventa  “elettori”, illuminandoci così sui reali sentimenti del nostro Magli, folgorato sulla via di Verbania da quella “penna quanto mai acuta” rappresentata dal “signor nessuno” diventato in breve tempo un “signor qualcuno”.
Ormai siamo all'immedesimazione totale, alla perfetta sovrapposizione delle figure e in futuro, il “Ma-Ma“, il Mazzatorta firmato Magli, ce ne dirà sicuramente delle belle.   Dubitiamo però che ci dica chi pagherà il conto salatissimo del Polo della Cultura.

22 commenti:

Annibale ha detto...

Le nefandezze di Magli, in verità, non fanno neppure più scalpore. Ora che è anche diventato editore, prepariamoci al tariffario della notizia. ChiariWeek non è da meno, nonostante i precedenti rivoluzionari dei suoi redattori. Banderuole.

Queste nefandezze, invece, mi sembrano ancor più sconvolgenti:

Dice la Padania: coinvolgere nella politica «innocenti e disinformati bambini» è «meschino e spregevole». Dice Berlusconi: «È inaccettabile strumentalizzare i bambini». Dice la Gelmini: «È vergognoso che si strumentalizzino i bambini». Ma se la pensano così (a ragione) per i piccoli portati nelle piazze «rosse», come possono tacere su quella scuola di Adro marchiata di simboli leghisti? Sia chiaro, quel sindaco del Carroccio non ha scoperto niente di nuovo. L'indottrinamento dei fanciulli è da sempre una fissa di chi pensa di avere la verità in tasca. Lo hanno fatto i comunisti coi giovani pionieri devoti a Peppone Stalin che correvano per casa annunciando la rivoluzione: «Budet revolucija!». Lo hanno fatto i fascisti coi balilla che a scuola studiavano che «gli italiani, siccome sono i più richiamati dalla Santa Provvidenza, hanno tredici comandamenti. I primi dieci della tavola di Mosè e poi c'è Credere, Obbedire, Combattere». Lo hanno fatto i nazisti partendo da quanto aveva scritto Hitler nel «Mein Kampf»: «Lo Stato razzista deve considerare il bambino come il bene più prezioso della nazione».

Gian Antonio Stella [continua]

annibale ha detto...

Gian Antonio Stella 2

Per carità, ogni paragone tra la scuola di Adro e quelle in cui gli scolari intonavano «Heil Hitler! Sia lodato Gesù Cristo in eterno, amen», sarebbe una forzatura esagerata. La tragedia, è noto, si ripete spesso in farsa. Ma certo l'iniziativa di Oscar Lancini, il sindaco bossiano che ha tappezzato col marchio leghista del sole delle Alpi tutta la nuova scuola elementare, dai tavoli ai banchi, dai cestini dell'immondizia alle finestre, è una cosa sgradevolmente nuova perfino nel tormentone dell'uso e dell' abuso dei bambini nelle faccende della politica nostrana. Non c'è mai stato molto rispetto per i minori, dalle nostre parti. Basti ricordare i manifesti del Pci del 1946 con due fratellini che in mezzo a un campo di grano, mentre sventolano una bandiera rossa e una tricolore, invitavano a votare contro la monarchia. O i manifesti della DC. La bimba terrorizzata davanti ai cingoli d'un carro armato marchiato con falce martello. La mamma che protegge i figlioletti: «Madre! Salve i tuoi figli dal bolscevismo!». Il piccolo democristiano che esulta: «Mamma e papà votano per me». Lo scolaretto che tiene un comizio ai compagnucci: «E se papà e mamma non andranno a votare, noi faremo la pipì a letto!»

annibale ha detto...

3
Né si può dire che le cose siano cambiate col passare degli anni. Lo ricorda una foto di bambini che sfilano per le vie di Milano nel ‘69 col fazzoletto rosso al collo e il “libretto rosso” in mano tra uno sventolio di bandiere dei marxisti leninisti. O l'immagine di una femminista «'n zacco alternativa» che nel 1975 tira a una manifestazione per l'aborto un carrettino dove due bimbe mostrano un cartello: «È più bello nascere se si è desiderati». O ancora la poesia letta in apertura di un congresso radicale da una «tesserata di quattro anni», Altea: «In un bel vaso di porcellana / era rinchiusa una bella cinesina / che danzava una danza americana / con il capitano della Marina. Ciao e buon congresso!» . Per non dire di quel maestro che alla periferia milanese spiegava ai bambini un alfabeto tutto suo (C come Castro, F come fucile, R come rivoluzione…) o delle processioni dei nostalgici alla tomba del Duce a Predappio con figli al seguito con fez e manganellino: «Tu levi la piccola mano, / con viso di luce irradiato. / Tu sei quel bambino italiano, / che il Duce a cavallo, ha incontrato. / Il Duce ti guarda, o innocenza. / Sull'erba, che sfiori, gli appare / la dolce e radiosa semenza…».

Si poteva sperare che cambiasse tutto con la seconda Repubblica? Magari! L'esordio, spettacolare, fu di Maria Pia Dell'Utri il giorno in cui spiegò come mai era nato a casa sua, per iniziativa a suo dire della figlioletta Araba, il primo «Baby club di Forza Italia»: «Mi ha detto: "Mamma, posso essere anch'io presidente di un club di Forza Italia per bambini?" E io: "Ma certo amore, è una splendida idea, chissà come sarà contento papà"». La bimba, spiegò la madre al giornale del quartiere ripreso da Concita de Gregorio, aveva «voluto uno striscione con scritto "Silvio facci sempre vedere i cartoni"» perché «i bambini temevano che se Berlusconi avesse perso le elezioni loro non avrebbero più avuto cartoni animati in tv».

Da allora, ne abbiamo viste, letteralmente, di tutti i colori. Neonati comunisti col pugnetto alzato per «il manifesto». Piccoli finiani (non ancora antiberlusconiani) in marcia contro i leghisti con le magliette che dicevano: «Io sono italiano». Giovanissimi crociati in calzamaglia o con strampalati costumi pseudo-celtici sui palchi dei comizi di Bossi. Devoti chierichetti al «family day». Famigliole felici e avanguardiste arruolate per i manifesti di Forza Nuova. Cuccioli di «black block» o «Tute Bianche» trascinati da babbi e mammine ai cortei alternativi. Tranne il «piccolo kamikaze coi candelottini alla cintura», non ci siamo fatti mancare niente. E ogni volta: scandalo! Da parte di chi, si capisce, stava sull'altro fronte. Indimenticabile un Maurizio Gasparri da antologia: «Trovo sgradevole l'uso dei bambini nelle manifestazioni. È sbagliato strumentalizzare e disinformare i bambini portandoli nei cortei. È una cosa gravissima e chi lo fa è un cattivo genitore». E con chi si fa fotografare al corteo del Family Day del 12 maggio? Con la sua figlioletta. Che porta al collo il badge con nome, cognome e partito di appartenenza: Alleanza Nazionale. Proprio perché questo è un tema che più di altri richiede coerenza, val la pena dunque di ricordare i giudizi della destra sui bambini portati in piazza un paio di anni fa contro Maria Stella Gelmini. «La marcia su Roma dei bambini», titolò scandalizzata la Padania, dedicando al tema altri titoli come «Che pena i bimbi in piazza». «E’ odioso vedere certi insegnanti e certi genitori, spesso senza aver letto una riga del decreto, sfruttare i bambini per la protesta», tuonò il segretario romagnolo della Lega Gianluca Pini. E via così, fino ai durissimi giudizi già ricordati del capo del governo e di Maria Stella Gelmini. La quale oggi pensa che la scelta di indottrinamento leghista della scuola di Adro sia «folklore». Ma va?

Gian Antonio Stella

Anonimo ha detto...

Il Sole delle Alpi è un antichissimo simbolo molto diffuso nelle aree celtiche e specialmente lungo l’arco alpino. Si tratta di un simbolo solare, essenzialmente grafico, non vincolato a determinati colori, che solo un grosso somaro può assimilare alla foglia di marijuana.
E’ costituito da sei "spicchi", regolarmente disposti a raggiera e generalmente racchiusi in un cerchio o in una decorazione circolare; a volte, anche in un esagono.

Il Sole delle Alpi è come la riunione di altri simboli:
-sta ad indicare anzitutto il Sole, cioè la vita, il calore, la luce e tutto ciò che è bello e piacevole;
-sta ad indicare la "ruota della vita", con l’alternarsi delle stagioni e delle vicende;
-sta ad indicare Gesù Cristo, "vero Sole", "Sole invitto" e "Sole di giustizia", rappresentato con il Chrismon (sovrapposizione di X e P, cioè delle prime due lettere greche di Christos);
-la suddivisione in 6 rimanda alla "Stella di Davide" e all’importanza di questo numero legato alla creazione: il 6 non è solo il doppio del numero perfetto, ma anche la somma dei primi tre numeri;
-sta ad indicare il fiore, cioè la bellezza, la pulizia, la vita che rinasce dopo l’inverno, e in particolare la stella alpina che cresce anche nelle condizioni più sfavorevoli;
-sta ad indicare infine i sei ceppi etnolinguistici della Padania: i Celto-italici, i Veneti, i Tedeschi, i Friulani, i Ladini e gli Occitani-Arpitani.
Il Sole delle Alpi è un ornamento grafico popolare e popolano: lo si ritrova soprattutto inciso o disegnato sui comuni oggetti (utensili, culle, portapane, grolle...) quotidianamente adoperati dai ceti popolari, rurali, periferici, spesso accanto all’emblema di Gesù ("JHS"); raramente è esposto su portoni, terrazze o travi, come in una casa walser a Binn, in Svizzera; nelle Chiese compare poco, e in posizione secondaria; non lo si vede mai sugli stemmi nobiliari, sui palazzi o sui Castelli: gli artisti più ricercati non si rifacevano di certo a un ornamento popolare di così facile e esecuzione.

Il Sole delle Alpi è chiaramente visibile, per esempio, nel pavimento del Santuario di Saronno, nella facciata della Parrocchiale di Varedo, sul campanile di Bedero, nei rosoni absidali della Chiesa di San Zanipolo a Venezia e all'interno della Basilica principale della cristianità: San Clemente in Romna.

Il Sole delle Alpi è dunque un simbolo popolare e familiare, adatto ad esprimere il profondo legame che i popoli padani e alpini vogliono instaurare e mantenere con le loro istituzioni politiche: la Repubblica Federale della Padania.

Anonimo ha detto...

Il Sole delle Alpi (o Fiore delle Alpi[1]) è la denominazione attuale, introdotta negli anni novanta, di un arcaico simbolo eurasiatico (associato spesso ai Celti), noto anche come rosa celtica, fiore a sei petali, rosa dei pastori e detto nel medioevo anche rosa carolingia. È uno stemma bene augurante che rappresenta il sole. Si tratta graficamente di 6 o 8 raggi o petali inscritti in una circonferenza.
Questo glifo rappresenta probabilmente ruota del sole[1] e esprime un valore di buon augurio[senza fonte]. Veniva utilizzato in passato inciso su costruzioni, abitazioni, portali e chiese, sia su pietra che su legno o metallo.

Il simbolo si trova in tutta Europa e in molte parti dell'Eurasia.

In Italia è presente sin prima dell'VII secolo a.C., in Toscana sull'urna etrusca di Civitella Paganico, in Puglia su alcune Stele daunie, monumenti funerari in pietra calcarea proveniente dal Gargano, a forma di lastra parallelepipeda, in uso presso l'antica civiltà dei Dauni.

È presente anche in Val Camonica, nell'arte Celtica, nell'iconografia Longobarda ed in genere in tutta l'area di influenza celtoligure.

È diffuso anche in Campania, in particolare sull'isola d'Ischia, dove è una tipica decorazione degli architravi degli antichi edifici del centro storico di Forio.

Il partito politico della Lega Nord, lo ha inserito nel proprio simbolo e lo ha proposto come eventuale bandiera della Padania.

Simboli simili e con significato affine possono essere ritrovati in vari contesti eurasiatici, dall'India alla Scandinavia, via Siculi di Transilvania (vedi anche il simbolo internazionale degli Zingari o la Runa di Hagall norrena).

Il simbolo compare infine in uno stemma istituzionale: campeggia infatti (privo però della circonferenza di contorno) nella parte superiore dello stemma della Provincia di Lecco.

Anonimo ha detto...

Belli i commenti precedenti ma stiamo andando fuori tema. Sicuramente il "polo della cultura" era un progetto ambizioso anche se pensare a parecchi spazi commerciali legati alla cultura era pura follia. Ma è altrettanto verio che il fatto che Magli ricordi all'opposizione i misfatti di un passato poi non tanto lontano non può essere liquidato come "l'alzare cortine fumogene".
E se Magli fino a ieri persona tendente a sinistra scrive certe cose dovrebbe proprio far riflettere questa parte poilitica che non sa esprimere nulla di nuovo. vedi Bersani con la riproposizione dell'Armata Brancaleone chiamata ULIVO!

Anonimo ha detto...

e quando Magli scriveva articoli pro giunta PD, andava bene? allora inutile infervorarsi adesso, no? saluto

Anonimo ha detto...

Devo dire geniale il riferimento ai "rivoluzionari da diporto" :)
Ciao Enzo, buon lavoro,
Andrea Mihaiu

sòle delle alpi ha detto...

secondo me il sole delle alpi, o fiore delle alpi, è una cagata pazzesca!

Anonimo ha detto...

A proposito di ca**** pazzesche: anche la svastica ed il fascio littorio possono vantare origini antiche, che precedono la loro adozione come tristi simboli che hanno funestato la storia del Novecento. Il fanatismo con cui si vuole marchiare tutto con il simbolo del proprio partito (sintesi emblematica di molte posizioni del movimento leghista), più che una ca****, è un fenomeno che dovrebbe preoccupare.

Beppe Vavassori

Anonimo ha detto...

A parte tutto il simbolo è ormai noto a tutti come quello adottato dalla Lega. C'è ad ogni manifestazione e c'è su tutte le bandiere. Quindi nessuno si nasconda dietro ad un dito. Questa scuola è stata usata per farsi marketing. Ma purtroppo se ad Adro c'è da rendersi orgogliosi per aver costruito in tempi brevi e senza extra costi una bella scuola qui a Chiari invece c'è da andare a nascondersi dopo il fallimento del polo della cultura. Allora se vale sempre il concetto di marchiare i propri "lavori" bisognerebbe ora fare un gigantesco sole delle Alpi nel nuovo parcheggio di Chiari !

Anonimo ha detto...

Non sta a me difendere il sig. Magli, ma a me è sempre sembrato abbastanza critico con la giunta leghista.
Comunque sia nella sua "requisitoria" ha detto cose che anche io condivido, tra le quali per esempio: come mai la precedente giunta si incazza se viene abbattuto il cinema, dicendo che con "pochi" soldi si poteva sistemare e loro per anni l'han lasciato li a marcire?

Massimiliano Bettoni

Anonimo ha detto...

Insomma piantiamola con sta vecchia giunta. Quello che ha fatto o non ha fatto appartiene al passato. Guardiamo al presente ma sopratutto al futuro. Chi come Magli per giustificare le cose sbagliate di questa giunta va a ripescare, probabilmente sotto dettatura, delle cose vecchie di 10 anni allora non ha proprio nulla da dire. Ma il giornale è suo e può pubblicare quello che vuole. Sta a noi non leggerlo più. Per conto mio lo farò.

Anonimo ha detto...

voglio correggere l'anonimo del 14 settembre, forse avrò la memoria corta, ma una giunta PD a Chiari non è mai esistita.
non iventiamoci fregnacce. Grazie

Anonimo ha detto...

il fondo di magli è veramente patetico. il tentativo di buttarla in caciara è evidente. poi paragonare quattro piastrelle rotte nei cessi di villa mazzotti nel lontano 2000 con il fallimento del polo della cultura che ben che vada costerà a chiari qualche centinaio di migliaia di euro ha un qualcosa di spudorato

Anonimo ha detto...

"una giunta PD a Chiari non è mai esistita" e, se la situazione resta questa, difficilmente esisterà. Magli non sbaglia nè alza cortine fumogene quando definisce nello stesso articolo la candidatura di Lupatini "già difficile e rovinata in modo fragoroso da alcuni alleati". Chiedo, e mi piacerebbe avere una risposta, se dopo la sconfitta elettorale c'è stata una seria verifica elettorale, con tutte le forze eil candidato. Sperando che non restiamo come la domanda del sig. Bettoni sul vecchio cinema.

Anonimo ha detto...

Per quelli che dicono che una giunta PD a Chiari non è mai esistita, bravi se cambiate nome al partito ogni tre per due anche una amministrazione che si chiamasse "Piero" dopo cinque anni si chiamerebbe "Pasquale". Purtroppo le persone sono sempre quelle!!!!.... ed è questo il Vs. grosso problema!

Anonimo ha detto...

Bene siamo ancora a richiedere verifiche sulla sconfitta elettorale. Ma mi faccia il piacere vada a scopare il mare signor TaFAZZI DUE. Faccia invece delle verifiche su chi ci sta governando che sono molto più importanti. Elasci perdere i discorsi di chi cambia parere a secondo di come tira il vento.

Anonimo ha detto...

"Insomma piantiamola con sta vecchia giunta. Quello che ha fatto o non ha fatto appartiene al passato"
TROPPO COMODA RAGIONARE COSI'...
"Ma il giornale è suo e può pubblicare quello che vuole. Sta a noi non leggerlo più. Per conto mio lo farò."
BRAVO, SI DEVE LEGGERE SOLO QUELLO CHE FA COMODO... e già, la verità fa male

Anonimo ha detto...

Caro anonimo delle 18.28 a scopare il mare ci vada Lei, è comodo porre una pietra sopra al passato che passato non è. Esempio: F. Lorini è qualche decennio che siede in Consiglio Comunale con incarichi anche da assessore, Lupatini è stato a sua volta assessore ai tempi di ... Giulio Cesare, tante belle facce dell'opposizione, anche della maggioranza per la verità, sono tanti troppi anni che si vedono in giro. E se hanno governato da cani "secoli fa" è realmente da TAFAZZI riproporle ad ogni tornata elettorale. In politica una persona ci deve restare per non più di due legislature e poi basta (due legislature comprensive di tutti i gradi di eleggibilità, dal Comune al Senato compreso!) e poi a lavorare come un normale cittadino!!!! Questo vuol dire canmbiamento, riformismo, rinnovamento. Il resto sono solo fregnacce.

Anonimo ha detto...

Concordo con l'ultimo commento anonimo. Una linea come questa, all'interno del PD, è stata bollata di pazzia e cretinismo. Guardi le facce di questa gente, tipo Libretti, dicono "Noi abbiamo tempo, noi..." e in effetti ce l'hanno. Ci vorrebbe proprio una bella tempesta...

Anonimo ha detto...

Pro giunta di sinistra, è vero. mi scuso per la topica. qui in Italia basta cambiare nome al partito ma se vai a vedere le persone che lo compongono sono sempre quelle.. Cambiare nome significa azzerare le azioni commesse? non credo. o forse per qualcuno è cosi? oggi faccio l'assessore, domani il consigliere e se mi va di culo sabato sono eletto in provincia..
Ci vorrebbe gente meno attaccata alla sedia e più a svolgere al meglio il proprio lavoro, ma ho scoperto l'acqua calda.. che delusione la politica.