giovedì 12 maggio 2016

Unioni Civili e i labirinti delle nostre paure

La strada per affermare i diritti è sempre in salita. Una strada dura da affrontare perché quando si inizia il cammino si è sempre soli o in sparuta compagnia. Ma non è tanto questo. Le maggiori difficoltà vengono dai pregiudizi radicati nella mente  delle persone, talmente radicati che tutto quello che è fuori dalla cosiddetta “norma” è visto come un male inammissibile.  
Chi lotta per affermare i diritti è additato dalla folla dei benpensanti come un sobillatore, un provocatore, un sedizioso. L’ordine costituito ha le sue norme, chi vuole affermare diritti deve forzare lo status quo, magari con atteggiamenti e azioni provocatori. Nel corso della storia sono cose che si sono ripetute nei secoli. 
Ieri il nostro Paese, votando la legge sulle Unioni Civili, ha fatto un enorme passo  in avanti. Il percorso della legge non è stato né breve né facile. Si provava a ogni legislatura, ma ci si scontrava sempre in resistenze e opportunismi. 
Eppure questo strano Paese, con uno strano Parlamento, con un ancor più strano Governo, qualcosa di positivo lo sta facendo. Probabilmente quando saremo lontani dalle polemiche contingenti ci accorgeremo dei grandi passi in avanti fatti in molti ambiti.
Oggi non resta che gioire e fare festa.
Prima parlavo di pregiudizi. Nessuno ne è immune, perché tante sono le barriere e i labirinti creati dalla nostra educazione. Voglio riportare un’esperienza personale.
Ieri, dopo il voto del Parlamento, un amico ha postato su Facebook un video di Hozier “Take me to church”. È un bellissimo video in bianco e nero che accompagna una bellissima canzone.
Clicca qui per avviare il video
Il video tratta del tema dell’omofobia. È un atto di denuncia verso le discriminazioni omofobe, raccontando la storia d'amore di due ragazzi omosessuali che viene ostracizzata violentemente da un gruppo estremista.
In una sequenza questi due ragazzi si baciano. Non vi nascondo che in una reazione spontanea ho avuto un momento di fastidio. Poi, superato il primo turbamento, ho cominciato a ragionare, cercando di venire a capo di questa mia reazione. Ho guardato dentro di me e ho visto gli insegnamenti, i precetti, le regole che hanno governato la mia educazione. Ho rivisto le scene di scherno nei confronti di persone omosessuali, ho risentito le parole omofone pronunciate, ho rivisto l’umiliazione e la segregazione di persone altrimenti squisite sotto ogni aspetto. 
La ragione. Guai se a governarci è il pregiudizio, guai se a dirigere le nostre azioni è il preconcetto! 
Veniamo da secoli di educazione in cui il sesso è l’abisso della vergogna invece di essere il sommo della vera umanità. Non solo. L’orientamento sessuale è un discrimine fra ciò che è normale e ciò che rappresenta un disordine morale, un abominio.
La canzone di Hozier parla di affermare se stessi e di rivendicare la propria umanità attraverso un atto d’amore.
Ecco, il nostro Parlamento ha compiuto un atto di amore. Ha restituito dignità a tante persone senza diritti. Da ieri siamo tutti un po’ più responsabili.

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