venerdì 10 agosto 2018

CHIARI, LEGA e FAKE NEWS

In questo tratto di storia, siamo passati dalla comunicazione alla manipolazione delle notizie, dalla scienza alla superstizione, dalla cultura all’incompetenza. Non ci sono dati o metodi scientifici che tengano. Galileo, con il suo metodo scientifico sperimentale, oggi sarebbe svillaneggiato  da “legioni di imbecilli”.

Cercare di controbattere con dati alla mano al racconto della destra su una città di Chiari fuori controllo è come cercare di svuotare il mare con un secchio. 
Come in economia la moneta cattiva scaccia quella buona, così nella comunicazione è la notizia vera a essere scacciata da quella falsa. Branchi di decerebrati condividono evidenti bufale perché assecondano i loro pregiudizi. Non c’è alcun tentativo di verificare la veridicità delle notizie. Sono pubblicate in rete quindi sono vere a prescindere.
Dice, ma non sono i dati statistici  che contano, quello che conta è il sentimento della gente. Non la realtà vera, ma la realtà percepita. Su questa storia della realtà percepita si sono create fortune politiche. Soffiare tutti i giorni sulle paure della gente, parlare sempre del diverso (meridionale, albanese, rumeno, zingaro, africano) che attenta alla nostra identità, che vive sulle nostre spalle, che stupra le nostre donne, riesce ad azzerare ogni dato statistico. Anche quei dati che individuano le mura domestiche come il luogo più insicuro della terra, anche i dati che vedono l’Italia come l’unico fra i paesi occidentali a essere rimasto immune dal terrorismo di matrice islamica. Anche i dati che vedono i reati, a Chiari come altrove, in costante diminuzione
Cosa vuoi che contino i dati statistici quando qualcuno ti dice che le tue paure sono giustificate, che anzi faresti bene ad armarti, che fai bene a stare chiuso in casa perché lì fuori c’è l’uomo nero pronto a farti fuori o a stuprare le tue donne? Sono gli assertori delle case fortino, delle città murate, dei porti chiusi, delle frontiere serrate. Soltanto noi, con le nostre tradizioni, la nostra fede, i nostri miti, le nostre paure.
C’è una notte lunga da far passare. “A da passà a nuttata” diceva poeticamente il grande Eduardo. Una nottata alla fine della quale o ci sarà un cambiamento di fase o sprofonderemo inevitabilmente in una qual forma di fascismo di cui, noi italiani, abbiamo già depositato il marchio di fabbrica.

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