martedì 3 febbraio 2009

Dalla Polite alla Rotondite acuta ... transitando per i "Falli imperiali"


Non si tratta di un itinerario archeologico né di un contributo per un seminario medico-scientifico, ma solo della diagnosi di un’epidemia localizzata, esplosa da quando il colorito di molti individui di una comunità dell’ovest bresciano ha iniziato a virare in direzione di un verde dalle tonalità padane. I primi segnali di questa epidemia coincidono con la comparsa di visioni oniriche dal contenuto megalomane che in breve, come spiegheremo, somatizzano e si trasformano in bubboni purulenti. Nel linguaggio specialistico queste allucinazioni vengono definite Poli e, moltiplicandosi a dismisura, sviluppano una patologia chiamata Polite, i cui effetti non sarebbero rilevanti se la stessa Polite venisse bloccata per tempo. Il decorso della malattia invece procede attraverso una tappa intermedia caratterizzata dal trasferimento dell’eccitazione cerebrale in una diversa sede fisica, più precisamente nella zona pelvica, dove si manifesta in forme passeggere di priapismo (volgarmente definito “celodurismo”). Nell’auspicio di stabilizzare tale fenomeno, benedetto, la popolazione ha provveduto a celebrarlo con rappresentazioni itifalliche. Queste sono visibili nelle loro immagini più significative lungo la strada che porta alla stazione ferroviaria (appunto la via dei “Falli imperiali”), ma abbondano anche altrove, in dimensioni più modeste, seminate ad ogni angolo e travestite da insidiosissime colonnette scanalate di granito, dal disegno vagamente littorio. Nonostante questi rituali la Polite avanza e tradisce le aspettative. Il vigore robusto, ma effimero, precipita. L’organo si affloscia e purtroppo subisce una triste fase di corruzione, i tessuti interni si decompongono in una materia repellente, che ben presto riaffiora a livello cutaneo assumendo l’aspetto di tumefazioni tondeggianti. Ecco i bubboni! A questo punto la Polite conclude il suo ciclo e ripercorre il tragitto in senso inverso, cioè ritorna in ambiente encefalico, trascinando tuttavia ben impressa con sé l’impronta circolare dei bubboni e dando inizio, per un processo di metamorfosi, alla Rotondite che si annuncia come un’ossessione per la figura sferica. Le persone iniziano a “circolare”, nel senso etimologico del verbo, e nei casi più gravi passano allo stadio di Rotondite acuta, allorché diventano sempre più verdi e girano vorticosamente su se stesse come i monaci dervisci, raggiungendo l’estasi che porta alla contemplazione di un luogo mitico chiamato “Padania”. Non essendoci più rimedio a questo disturbo cronico, gli illuminati reggenti della comunità - anche loro in buona parte contagiati - hanno pensato ad una terapia palliativa: adeguare il territorio alla patologia. Ancora una volta sono intervenuti sulla rete stradale per trasformare ogni incrocio in una bellissima rotonda. Così tutti gli abitanti (anche quelli non affetti dal morbo, che forse sono ancora la maggioranza) viaggiano attraverso un labirinto di ghirigori, dentro uno slalom che triplica le distanze, sbattono contro le famose colonnette e si procurano uno stordimento tale da far dimenticare non solo la propria destinazione, ma anche le somme pazzesche spese in questi progetti.

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