venerdì 5 giugno 2009

REFERENDUM 2009 SULLA LEGGE ELETTORALE

I quesiti referendari sono tre e riguardano alcune modifiche della legge elettorale vigente per l’elezione del Parlamento italiano (introdotta nel dicembre 2005 e con la quale è stato eletto il Parlamento sia nel 2006 che nel 2008).
Con questa legge si vota con un sistema proporzionale che prevede un premio di maggioranza, attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato, alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti.
Poiché un referendum non può lasciare un vuoto legislativo, e quindi non può abrogare totalmente una legge, l’eventuale esito positivo del referendum introdurrà comunque solo delle parziali modifiche alla legge vigente.

- Il primo quesito (scheda verde) riguarda l’attribuzione del premio di maggioranza alla Camera;
- Il secondo quesito (scheda bianca) riguarda l’attribuzione del premio di maggioranza al Senato;
- Il terzo quesito (scheda rossa) riguarda le candidature multiple, sia alla Camera che al Senato.

I primi due quesiti referendari si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste per l’attribuzione del premio di maggioranza, trasferendo quindi tale premio ai partiti più votati.
Ciò significherebbe passare da una forma bipolare ad una forma bipartitica, con una spinta a favore dei partiti maggiori degli schieramenti.
Un altro effetto dei primi due quesiti referendari è quello che, abrogando la norma sul premio di maggioranza attribuito alle coalizioni, verrebbero innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, cioé, le liste dovranno raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e dell’ 8 % al Senato.

Il terzo quesito referendario punta a vietare la candidatura plurima di uno stesso candidato in più collegi. La legge attuale consente la possibilità di candidature in più circoscrizioni (anche tutte). L’eventuale elezione di un candidato in più collegi, lo obbliga poi ad optare per un solo collegio, consentendo ai candidati della propria lista risultati primi “non eletti” nelle altre circoscrizioni di subentrargli nel seggio al quale rinunzia.
Ciò andrebbe nella direzione di riconoscere maggiore responsabilità personale ai candidati, superando logiche di sostegno e trascinamento. Nell’attuale legislatura questo fenomeno coinvolge circa 1/3 dei parlamentari.

Il referendum non interviene su quella che viene considerata la criticità più grave di questa legge: la previsione delle “liste bloccate”, con l'abolizione delle preferenze. La conseguenza di questa norma determina l’elezione dei parlamentari secondo l'ordine in cui sono in lista, per cui, di fatto, i parlamentari non sono “eletti” dai cittadini ma semplicemente “nominati” dai vertici dei propri partiti; di conseguenza i parlamentari, più che rispondere agli elettori, rispondono a questi ultimi. Questa norma rimarrà comunque.

Come e quando si vota.
Il referendum è valido se partecipa al voto il 50% + 1 degli elettori. Chi vuole approvare la proposta referendaria di modifica parziale della legge elettorale vigente voterà SI. Voterà NO chi vuole mantenere integralmente l'attuale normativa.

Per il referendum si vota domenica 21 giugno, in coincidenza della data prevista per gli eventuali ballottaggi per le elezioni comunali e le provinciali.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sul referendum un silenzio assordant non vi pare

ZETA ha detto...

Angelo
Io al referendum vado a votare.
Ma le prime due schede non le ritiro, mentre voto si alla terza schede.