sabato 28 maggio 2011

La splendida avventura

Berlusconi-Bossi
A guardare come si sta concludendo la vicenda politica di Berlusconi e Bossi  c’è da rimanere esterefatti. L’uno era il campione dell’economia dinamica lombarda, che partendo dal niente era riuscito in poco tempo e con metodi magari non ortodossi, a divenire il capo di un impero. L’altro, al grido di “padroni a casa nostra”, lanciava dalle valli bergamasche e varesine un’offensiva micidiale allo Stato accentratore, covo di una burocrazia assistenzialista, parassitaria e sprecona.
La scesa nell’agone politico di Berlusconi, al di là delle ragioni di carattere giudiziale, portava con sè un’aspettativa rivoluzionaria. Svecchiare la classe dirigente, cambiare i riti consunti della vecchia politica per rendere il momento decisionale rapido ed efficace. Il campione del capitalismo padano,  si alleava con il campione delle partite Iva, per cambiare in breve tempo e radicalmente un  Paese fiacco e demotivato.
A distanza di 17 anni dall’inizio della splendida avventura, il Paese non solo è ancora fiacco e demotivato, ma la società risulta sfilacciata, disgregata, divisa. L’economia è in crisi, l’apparato produttivo incapace di  competere con quello dei più importanti paesi mondiali, mentre gli indici che misurano la qualità della vita ci attestano agli ultimi posti fra i paesi più sviluppati. In tutto questo la corruzione ha continuato a dilagare e la politica, sempre più referenziale, è stata incapace di ideare un progetto di sviluppo per il Paese.
Berlusconi, che in passato aveva criticato aspramente i riti della politica politicante e le liturgie del bizantinismo parlamentare, oggi, pur di rimanere attaccato alla cadrega, è costretto a usare in modo spregiudicato quegli stessi metodi, mentre Bossi che tuonava su “Roma ladrona” oggi  chiede lo spostamento di qualche ministero a Milano per tacitare in qualche modo il popolo padano, sempre più insofferente di fronte a scandali, corruzione e bunga bunga.
Coloro che si dicevano orgogliosi della diversità nordica che nulla chiedeva allo Stato e facevano sempre da soli, coloro che dileggiavano la Comunità Europea covo di burocrati che “mischiano vini e misurano banane”, oggi organizzano convegni in cui si danno le giuste dritte su come usare le vie burocratiche europee per strappare qualche incarico, qualche posto, qualche stage.
Certo, in momenti di crisi anche lo stage targato Ue va bene, come non è da disprezzare un incarico a tempo determinato in qualche ufficio dell’amministrazione statale. Ma ci chiediamo, “che fine ha fatto la luminosa rivoluzione che avrebbe dovuto riformare dalle fondamenta questo nostro malconcio Paese”?      

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