Il decadimento della politica in Italia non è altro che il decadimento di ogni senso morale che interessa buona parte della società e sta rendendo il nostro un paese ingovernabile. Siamo arrivati a tal punto di insipienza che la partecipazione alle prossime elezioni amministrative del più importante partito del paese viene messa in discussione dall’urgenza “de magnà quarcosa”. Ma qui non si tratta di bulimia alimentare, si tratta della bulimia del potere che ormai non conosce più ritegno. E’ così radicata la convinzione di farla franca che le regole ormai sono carta straccia. Cosa volete che siano un quarto d’ora in più o in meno, firme buone o firme false, timbro rotondo o quadrato, quando i nostri leader sono i primi a voler stracciare i principi fondamentali del nostro ordinamento?
Regole? Che parola desueta! Gli “uomini del fare” non possono mica stare dietro alle regole che sono solo un impiccio e non permettono di fare niente. Loro che guardano al concreto hanno bisogno di essere liberi da lacci e lacciuoli, perchè quello che conta è il fare. Sì, il fare quel che gli pare.
Anche dalle nostre parti ha attecchito la mentalità del “fare”. Anzi dalle nostre parti c’è il campioncino di questa politica. Una politica fatta di grandi annunci, mirabolanti promesse, illusionistiche parole, ma quanto a fatti ciccia. Se si mettessero assieme tutte le parole dette, le dichiarazioni rilasciate, gli articoli commissionati a giornalisti a busta paga, se ne farebbe una bella montagna. Per non parlare dei progetti straordinari, delle consulenze preziose seguite da parcelle altrettanto preziose, dei convegni, dei piani generali, dei poli di ogni specie, genere, forma, aspetto. C’è un polo per ogni piano commissionato, per ogni consulenza richiesta, per ogni progetto non realizzato.
Oggi però la “politica del fare” sembra essere arrivata al capolinea. Le idee si sono esaurite e i soldi a quanto pare pure. A contare il numero di delibere e determine di questo scorcio d’anno non sembra che in Comune ci sia molto da fare. La politica pirotecnica che voleva trasformare dalle fondamenta questa sonnacchosa città ha lasciato sul terreno solo relitti. Una miriade di rotonde che si stanno inesorabilmente sgretolando, un’ex casa comunale il cui restauro potrebbe gareggiare col restauro del duomo di Milano e il cosiddetto Polo della Cultura che è diventato un pozzo senza fondo di cui saremo presto chiamati a interessarci molto da vicino. Eppure, nonostante i fallimentari risultati di questa politica i conti del Comune sono al collasso. L’anno scorso abbiamo rischiato di non rispettare il piano di stabilità e oggi nel cassetto non è rimasto niente. Ci manca solo di ricevere un’ingiunzione di pagamento e poi il fondo è toccato.
P.S. – Quelli che invece le regole le dettano e pretendono che vengano rispettate in modo ferreo sono i giovani rampanti del centro destra clarense. Loro impongono tempi, modi e termini dei pubblici dibattiti e la liberatoria per le riprese audiovisive non la firmano solo per evitare spiacevoli strumentalizzazioni... di eventuali, probabili bischerate.
Regole? Che parola desueta! Gli “uomini del fare” non possono mica stare dietro alle regole che sono solo un impiccio e non permettono di fare niente. Loro che guardano al concreto hanno bisogno di essere liberi da lacci e lacciuoli, perchè quello che conta è il fare. Sì, il fare quel che gli pare.
Anche dalle nostre parti ha attecchito la mentalità del “fare”. Anzi dalle nostre parti c’è il campioncino di questa politica. Una politica fatta di grandi annunci, mirabolanti promesse, illusionistiche parole, ma quanto a fatti ciccia. Se si mettessero assieme tutte le parole dette, le dichiarazioni rilasciate, gli articoli commissionati a giornalisti a busta paga, se ne farebbe una bella montagna. Per non parlare dei progetti straordinari, delle consulenze preziose seguite da parcelle altrettanto preziose, dei convegni, dei piani generali, dei poli di ogni specie, genere, forma, aspetto. C’è un polo per ogni piano commissionato, per ogni consulenza richiesta, per ogni progetto non realizzato.
Oggi però la “politica del fare” sembra essere arrivata al capolinea. Le idee si sono esaurite e i soldi a quanto pare pure. A contare il numero di delibere e determine di questo scorcio d’anno non sembra che in Comune ci sia molto da fare. La politica pirotecnica che voleva trasformare dalle fondamenta questa sonnacchosa città ha lasciato sul terreno solo relitti. Una miriade di rotonde che si stanno inesorabilmente sgretolando, un’ex casa comunale il cui restauro potrebbe gareggiare col restauro del duomo di Milano e il cosiddetto Polo della Cultura che è diventato un pozzo senza fondo di cui saremo presto chiamati a interessarci molto da vicino. Eppure, nonostante i fallimentari risultati di questa politica i conti del Comune sono al collasso. L’anno scorso abbiamo rischiato di non rispettare il piano di stabilità e oggi nel cassetto non è rimasto niente. Ci manca solo di ricevere un’ingiunzione di pagamento e poi il fondo è toccato.
P.S. – Quelli che invece le regole le dettano e pretendono che vengano rispettate in modo ferreo sono i giovani rampanti del centro destra clarense. Loro impongono tempi, modi e termini dei pubblici dibattiti e la liberatoria per le riprese audiovisive non la firmano solo per evitare spiacevoli strumentalizzazioni... di eventuali, probabili bischerate.
1 commento:
Povera Polverini, con chi ti sei messa!!!!!!
Posta un commento