sabato 16 ottobre 2010

Come si volevano bene Bossi e Miglio ???????

 
Documenti per riflettere a cura di Rocco Artifoni


Ad agosto a Brescia nella piazza Giuseppe Garibaldi l’amministrazione di centrodestra (pdl e lega) ha inaugurato un busto di Gianfranco Miglio.
A settembre ad Adro comune della provincia di Brescia, a Gianfranco Miglio è stata dedicata una scuola, con tanto di simboli del “sole delle alpi”, da parte della giunta leghista.
Miglio era di Como ed ha insegnato all’Università cattolica di Milano.
Quindi, non c’erano ragioni “territoriali” perché nel bresciano si decidesse di ricordare Gianfranco Miglio.
Una volta esclusi eventuali legami locali, trovare una motivazione per quelle intitolazioni è alquanto arduo. Basti qui riportare alcune note e clamorose affermazioni di Miglio:
“Il destino dell’Europa è di rivivere le invasioni barbariche. La difficoltà è mantenere la distinzione fra schiavi e liberi”.
“Io immagino un federalismo autoritario, una nuova forma dello Stato moderno morto nel 1989 con il crollo dell’Urss”.
“Io sono per il mantenimento anche della mafia e della 'ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. C'è anche un clientelismo buono che determina crescita economica”.
“Ad un certo punto un uomo politico deve impugnare le armi. Bossi blatera e basta”.
A proposito di Bossi, ecco come Miglio l’ha descritto: “ignorante, tapino, rabbioso, infido, teppa, mostricciatolo, pigmeo, analfabeta, mentitore arabo, ubriaco, botolo ringhioso, sogliola da schiacciare, Robespierre da barzelletta, contapalle, comiziante da bar, ecc.”.
Ed ecco come Bossi ha definito Miglio: “minchione, arteriosclerotico, panchinaro, poveraccio, scoreggia nello spazio, ecc.”

Di fronte all’ideologia anticostituzionale di Miglio e agli scambi “culturali” con Bossi, resta da capire perché alcuni amministratori del centrodestra e soprattutto leghisti nel 2010 vogliano celebrare Gianfranco Miglio.
E soprattutto perché Miglio dovrebbe costituire un esempio positivo per i cittadini di Brescia e gli studenti di Adro.

Rocco Artifoni



Nota: tutte le citazioni sopra riportate sono tratte dall’intervista a Gianfranco Miglio dal titolo “Non mi fecero ministro perché avrei distrutto la Repubblica “, pubblicata da il Giornale il 20 marzo 1999.



8 commenti:

Anonimo ha detto...

forse Giuseppe Garibaldi è nato o ha legami con ogni paese e città in cui gli hanno dedicato monumenti e piazze o vie ?!

Anonimo ha detto...

Si, va bene e per il resto??????

Anonimo ha detto...

uguale uguale all'amore che esiste tra Rutelli e Bersani o tra Bersani e Vendola o tra Vendola e D'Alema ecc. ecc.

ZETA ha detto...

Il confronto tra le persone, che tu sopra hai richiamato, è comunque sempre meno agressivo e pieno di parolacce, di quello che il giornale riporta tra i tuoi due beniamini. E di sicuro non vogliono distruggere la Repubblica, bruciare il tricolore e definirsi anti italiani; come qualcuno diceva in una trasmissione andata in onda qualche giorno fa.
Garibaldi poi ha cercato di costruire un Italia unita, non di ditruggerla come voi volete fare.

ATTILIO

Anonimo ha detto...

E chi te lo dice che sono miei beniamini?
Preferisco pensare però che il "confronto" tra i personaggi che ho citato nel precedente post è solo più intriso di ipocrisia rispetto a quello diretto e frontale che c'era tra Bossi e Miglio.
Non convieni, vero?

Anonimo ha detto...

Chi era VERAMENTE Garibaldi ?
“ Era un ladro di cavalli e, quando lo acchiapparono, per punizione gli tagliarono l’orecchio, come era costume nella zona di Rio della Plata. Fu
obbligato a lasciarsi crescere i capelli per nascondere la ferita. A Napoli decretò una pensione per la famiglia di Agesilao Milano, che, protagonista di un fallito golpe contro il Borbone, era stato impiccato. Il regicidio doveva
sembrargli un atto nobile. Ma quando fu lui nelle condizioni di giudicare un giovane che, entrato di soppiatto sotto la sua tenda , aveva cercato di ucciderlo, lo fece ammazzare senza processo. Secondo Garibaldi attentare a
Garibaldi era più grave che progettare di fare la pelle al re. E, da qualche tempo, i suoi detrattori sostengono che fosse un negriero, trafficante di
uomini, anche se generoso perché gli schiavi arrivavano a destinazione
“ tutti grassottelli e in salute”, buoni per essere messi subito al lavoro….ecc. ecc.

Anonimo ha detto...

La solita propaganda leghista e dei simpatizzanti "borbonici".
Vi rendo noto,che la maggior parte dei seguaci di Garibaldi, nella spedizione dei Mille, era della Lombardia e soprattutto di Bergamo.

VERAMENTE o VERA MENTE, ai posteri l'ardua sentenza.

Anonimo ha detto...

Anche i partigiani venivano torturati, seviziati e mutilati. I tedeschi li definivano ladri e banditi, come dici tu di Garibaldi.
Anche loro volevano un Italia unita e libera. Ma sicuramente avrai qualcosa da dire anche su questo!!!
Libero popolo in libero stato?