mercoledì 16 marzo 2011

Mostra - "Cospiratori e patrioti clarensi"



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8 commenti:

Anonimo ha detto...

Perchè Chiari, che ha dato patrioti e cospiratori alla causa del risorgimento e dell'Unità d'Italia non ha abbellito almeno le vie del centro con tante belle bandiere tricolori? Anche Brescia e Milano sono governate dal centro destra ma le loro vie del centro sono addobbate a festa. Purtroppo per politici meschini, come i ns., una bella figura di m.

Anonimo ha detto...

Onore alla Fondazione Morcelli-Repossi e alla sua presidente Ione Belotti. Non c'è futuro per un popolo che dimentica le proprie radici e la propria storia.

Anonimo ha detto...

La distinzione tra festa e celebrazione non è cosa da poco: noi non festeggiamo l'unità d'Italia, casomai celebriamo un evento, un evento per taluni fausto, per altri no, liberi alcuni di gioire, liberi altri di pensarla diversamente: tutti dovremmo riflettere sull' opportunità di spendere oggi soldi pubblici per una celebrazione sulla quale esiste un fondato sospetto di un uso propagandistico e in chiara visione polemica, che nega e tace la crisi, su scala internazionale, del concetto di stato-nazione inadeguato a reggere le sfide della modernità.

Anonimo ha detto...

Una nazione non esiste perchè se ne celebra una ipotetica data di nascita; esiste perchè la si sente propria, perchè si sente di condividerne cultura, tradizioni, lingua e storia. Un conto, dunque, è celebrare lo stato, cioè una struttura; un conto è festeggiare una nazione, cioè un sentimento.
Ammetto che altri provino questo sentimento e vogliano sinceramente e intimamente festeggiare; chiedo che mi venga conosciuto il diritto di non celebrare la nascita di uno stato che ci ha imposto la sua lingua, in stretta cadenza sintassi e grammatica romanesca, trattandoci da colonia.

Anonimo ha detto...

La decisione di celebrare il 17 marzo a spese del 4 novembre segna una svolta e svela il vero volto di che vuole a tutti i costi questa celebrazione.
Il 17 marzo non sarà una festa del popolo, nè si celebrerà l'idea della nazione libera.
Ben diversa, insomma, è la nazione che trova una sua giornata di riflessione nel 4 novembre. C'è una Italia che nasce dalle trincee, dove si trovano affratellati uomini di ogni dove, di ogni regione, una Italia che vive nella sofferenza di tante donne e tante famiglie che hanno i loro cari al fronte o che attendono disperate anche solo una notizia.

Anonimo ha detto...

All’anonimo “nottambulo” del 17/3 che insonne ha realizzato non un concetto solo ma addirittura tre “pensate” mi verrebbe da dire “ma che cavolo vai vaneggiando?” Innanzitutto distinguere tra festeggiare o celebrare mi sembra che per il popolo non faccia poi differenza. Piuttosto il concetto è che con la caduta dell’impero romano l’Italia si è sempre trovata divisa in stati e staterelli alla mercè via via di popolazioni barbare fino ad arrivare agli imperi confinanti, Francia, Spagna, Austria, ecc. che tante troppe volte si sono scontrati per sottoporre una parte del territorio al loro dominio. L’Italia insomma per troppo tempo è stata sottomessa a popoli che per cultura, lingua e tradizione nulla hanno a che spartirvi. Ora il risorgimento ha segnato la fine delle dominazioni straniere, e i moti insurrezionali inizialmente non sono avvenuti al sud ma è stato proprio il nord che ha dato il là all’unità dell’Italia. Roma e l’allora Stato Pontificio forse stavano bene dov’erano e non mi risulta che ci abbiano conquistato ed imposto la loro lingua. Vittorio Emanuele II era piemontese, Garibaldi addirittura di Nizza (allora faceva parte del Regno Sabaudo), i Mille erano per la maggior parte bresciani e bergamaschi, Roma non ci ha imposto nulla. In seguito all’Unità poi la capitale è stata spostata, per decisione dei politici di allora, da Torino a Firenze e infine a Roma che per posizione e per storia è stata ritenuta più idonea.
Se problemi ci sono, e ci sono, dobbiamo ringraziare la politica che ha partorito nel tempo gente sempre meno capace di gestire diversità che in ogni nazione comunque esistono.

Anonimo ha detto...

Il 4 novembre ricorre la fine della 1^ guerra mondiale che all’Italia ha portato l’annessione dell’Alto Adige, dove la gente continua a parlare ancor’oggi il tedesco e si sente austriaca e se questa è l’Italia che nasce dalle trincee non è un gran successo. Faccio però notare che la cosa fondamentale è che per la prima volta nelle trincee si trovarono soldati del nord e del sud assieme a difendere la stessa nazione contro lo strapotere dell’impero austroungarico. Chi ha dato la propria vita nel Risorgimento è da considerarsi valoroso al pari di chi ha fatto la 1^ guerra mondiale.

Anonimo ha detto...

Il 17 marzo 1861 è stato proclamato per Legge, da Camera e Senato, Vittorio Emanuele II Re d’Italia, e gli altri stati, tra cui gli Stati Uniti riconobbero subito nel nuovo Stato italiano un elemento di stabilità per tutta l’area. Rinnegare questi fatti non è possibile perché vorrebbe dire rinnegare se stessi e quello che hanno fatto i nostri avi. Si può certamente affermare che l’Italia ha bisogno di riforme che la rendano capace di competitività nel mondo globalizzato, mi sembra che ciò stia anche avvenendo e che la riforma federalista sia vista anche dal Presidente della Repubblica, che certamente non è leghista, come fattore di nuova crescita e nuovo sviluppo. Disconoscere il passato così come hanno fatto a Chiari vuol dire isolarsi e non riconoscere chi ha combattuto per avere un’unica entità, dimostra l’ignoranza di chi poverino è uscito dalla scuola dell’obbligo a calci nel culo ed ora pensa di essere un politico illuminato solo perché ha comprato qualche diploma. Si può essere di un altro pensiero ma quando si rappresentano 18.000 persone non si possono vietare manifestazioni dovute e inventarne altre come l’inaugurazione della lapide ai poveri fratelli Sirani (con tutto il rispetto), tra l’altro non nel 60° anniversario della morte, che ci poteva anche stare, ma nel 59° e questo solo per avvelenare ulteriormente lo spirito della maggioranza che si riconosce comunque, oltre il pensiero politico ed il credo religioso, ITALIANA!