Visualizzazione post con etichetta Fondazione Bertinotti Formenti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fondazione Bertinotti Formenti. Mostra tutti i post

giovedì 30 agosto 2018

CHE FINE HA FATTO IL GOLF?

L’ultimo mio post relativo alle Fondazioni clarensi si ferma all’ottobre 2016 quando la rutilante mente del geometra Mometti tirò fuori dal cilindro la fantastica proposta di realizzare nell’antica sede del glorioso Istituto Morcelliano la Caserma dei Carabinieri.
La proposta era così bislacca che venne presa in considerazioni solamente dai Consiglieri Zotti e Campodonico, sempre alla ricerca di progetti fallimentari da offrire alla Città. 
Naturalmente se venne fatta quella proposta una ragione c’era. Il bicentenario Istituto, dopo la “valorizzazione” del proprio patrimonio operata dal vulcanico don Alberto, non aveva in cassa il becco di un quattrino, per cui offrire al Comune la sede dell’Istituto per farne la nuova Caserma dei Carabinieri, aveva il solo scopo di ricavare una rendita annuale con cui almeno pagare le bollette della luce.
Non se ne fece niente e il progetto fu messo nel cassetto in attesa di tempi migliori.
Ma che benefici ha portato alle Fondazioni la cosiddetta valorizzazione dei patrimoni? 
Come ho spiegato più volte l’unico beneficio l’hanno ricevuto quegli impresari che in un periodo di mercato immobiliare stagnante hanno avuto la possibilità di lavorare con i soldi altrui e fare affari senza rischi. Le Fondazioni, come ampiamente dimostrato negli ultimi anni, sono ormai dei gusci vuoti. Sedi prestigiose tutte ipotecate e niente soldi per svolgere le attività loro proprie.
Tre cose in particolare sono degne di menzione:
  • La faraonica ristrutturazione della Sede della Fondazione Bertinotti-Formenti;
  • La ristrutturazione della sede della Fondazione Opera Pia Bettolini;
  • Il campo da Golf.
Rimandando ad altro post un approfondimento sulle prime due questioni, avremo presto materia per parlarne, qui mi preme discutere della terza questione.
Che fine ha fatto il Campo da Golf, questione su cui sono stati versati fiumi di inchiostro, su cui si è dibattuto, ci si è scontrati, ci si è divisi?


L’architettura dell’operazione, da cui l’ex Sindaco Mazzatorta sperava di ricavare 2 o 5 milioni di euro per il nuovo Polo scolastico, si reggeva sulla costruzione di villette di lusso in piena campagna di Chiari. Qualcuno sa se qualche villetta sia stata costruita? A quanto mi risulta non è stato alzato neppure un muro e pertanto, si può dire che tutte le obiezioni sollevate a suo tempo da coloro che erano contrari a questa operazione, erano perfettamente valide. Non solo. Non sembra che il numero degli iscritti al Golf permetta anche minimamente un ritorno economico dell’investimento. 

Come si vede tutti i nodi stanno tornando al pettine e a terra non rimangono che i  miseri cocci di una stagione sciagurata.

sabato 21 novembre 2015

Scatole vuote

Mi piacerebbe che i Consiglieri Comunali di minoranza che giornalmente scrivono con molta passione su quella “interessante” pagina che è “In piazza a Chiari”, dedicassero una piccola parte del loro tempo per trattare, con dati di fatto alla mano, di una questione che riguarda da vicino la nostra Città, cioè dello stato delle antiche Fondazioni di Chiari.  Questione non piccola, tenuto conto dei patrimoni di cui sono titolari questi enti e dell’importante attività che dovrebbero svolgere in campo socio-assistenziale.
A seguito del rinnovo dei CdA della Fondazione Bertinotti Formenti (leggi qui) e dell’Opera Pia Bettolini, i nuovi amministratori hanno cercato di capire quale fosse lo stato dell’arte, cioè quale fosse la situazione economico-finanziaria delle due Fondazioni. Della terza, l’Istituto Morcelliano, si sa poco e quello che si sa è filtrato da narrazioni giornalistiche di seconda e terza mano.

Chiari - Fondazioni

La situazione, peraltro parziale per carenza di documentazione, è stata illustrata davanti alla competente Commissione Consiliare, nel corso di distinte audizioni pubbliche. A queste audizioni non ha partecipato la Fondazione Istituto Morcelliano.
Il quadro che emerge è allarmante e conferma quanto scritto su questo blog da cinque anni a questa parte. Gli amministratori che si sono succeduti nel corso dei dieci anni dell’Amministrazione Mazzatorta erano animati da un unico obiettivo, quello della trasformazione dei cespiti facenti parte del patrimonio dei vari enti per renderli, si diceva, più remunerativi. La parola magica usata è stata valorizzazione. Cioè dare maggior valore a terreni, cascine, caseggiati la cui redditività era molto bassa. Una valorizzazione dei cespiti e quindi una loro migliore redditività, avrebbe consentito di svolgere con maggiore efficacia le finalità proprie delle Fondazioni. Principio giusto e condivisibile se a gestire questo passaggio fossero state chiamate persone capaci e accorte. Ma così non è stato. 
Si trattava di gestire una fase molto delicata, in cui dovevano essere contemperate due esigenze: la trasformazione del patrimonio che per forza di cose doveva avvenire in modo graduale e la continuazione della “mission” dei vari enti che era, non dimentichiamolo, quella di carattere socio-assistenziale.
Gli amministratori però, aperti i forzieri e visto che in essi erano contenuti “patrimoni sterminati”, per usare le parole dell’ex Sindaco Mazzatorta, hanno perso il lume della ragione. Sollecitati da Prevosto e Sindaco, in breve volgere di tempo hanno avviato spregiudicate operazioni immobiliari volte alla vendita di buona parte del patrimonio dei vari enti da cui, come è facile supporre, sono derivate lucrose mediazioni. Ma poiché i soldi ricavati non erano sufficienti per ristrutturare le antiche sedi o avviare gli ambiziosi progetti, essi hanno acceso mutui e prestiti che hanno appesantito in modo insostenibile la situazione debitoria di tutte le Fondazioni. 
Quanto sia stata proficua l’opera di valorizzazione dei patrimoni ce lo può chiarire la seguente slide che è stata redatta sulla base dei dati forniti in sede di audizione presso la competente Commissione Consiliare dal Presidente della Fondazione Opera Pia Bettolini

Situazione patrimoniale Fondazione Opera Pia Bettolini

Come si vede nell’arco di 10 anni il patrimonio delle ente è diminuito di 2milioni 673 mila euro e i debiti verso le banche sono passati da zero a 3milioni e 43mila euro. Il fatto grave è che tale situazione si è determinata solo negli ultimi due anni, cioè a partire dal progetto di trasformazione del patrimonio esistente nell’unità immobiliare di viale Cadeo. Insomma, l’Opera Pia Bettolini da Fondazione ricca è stata ridotta, in breve volgere di tempo, a una

scatola vuota ormai priva di valore.

Non è però un fatto isolato.
La situazione della Fondazione Bertinotti Formenti apparentemente sembra meno compromessa, ma è solo un’impressione. Il patrimonio è sì aumentato di valore a seguito della ristrutturazione del complesso di via Rangoni, ma sono lievitati esponenzialmente anche i debiti e quel che più conta, anno con anno si stanno accumulando perdite che riducono drasticamente il Patrimonio Netto.  
La Fondazione non ha entrate sufficienti per far fronte regolarmente al pagamento delle rate di mutuo e sono già stati notificati alcuni decreti ingiuntivi per lavori, prestazioni e imposte e tasse non pagate.
La cosa più incredibile è che il costo della ristrutturazione della storica sede di via Rangoni è lievitato del 100%. Da un preventivo iniziale di 1 milione e 500 mila euro, si è passati a un costo, non ancora definitivo di 3 milioni di euro.  Purtroppo i lavori non sono ancora terminati e una parte dello stabile risulta ancora da ristrutturare. 


Parlare di questo immane dissesto esigerebbe ben più di un articolo, anche perché ci sono questioni che richiederebbero una trattazione a parte: mi riferisco alla vicenda del Bocciodromo e a quella paradossale del Cinema S.Orsola. Per non parlare poi della organizzazione interna delle Fondazioni, dei conflitti di interesse esistenti, della documentazione relativa a importanti operazioni carente o addirittura inesistente, delle operazioni avulse dall’attività propria degli enti. 
Come definire tutto questo? A voler essere benevoli si potrebbe parlare di sciatteria e superficialità, ma a essere benevoli si rischia di essere conniventi. Anche perché non si tratta di situazioni in qualche modo risolvibili. Qui ne va della vita stessa delle Fondazioni.   
Spero che i cosiddetti “uomini del fare” si rendano conto dei danni arrecati alla Città, ma a giudicare dalle prime reazioni sembrerebbe proprio di no.

sabato 6 giugno 2015

Campodonico stai sereno

Per la Fondazione Bertinotti Formenti sembra che tutti i nodi stiano venendo al pettine.
Un dato che più di tutti testimonia l’avvicinarsi di una tempesta minacciosa è la scomparsa dai profili Facebook di Roberto Campodonico e di Alessandro Cugini, cioè dei massimi rappresentanti della Lega a Chiari, di qualsiasi riferimento alla Fondazione. Non una parola, non una virgola, da parte di coloro che sino a ieri hanno difeso a spada tratta e al di là di ogni ragionevole necessità, l’operato dell’ex Presidente Renato Franzoglio

Alessandro Cugini e Roberto Campodonico
Colui che non più di tre mesi fa parlava di “accuse infamanti e false” volte a “screditare il ruolo e l’operato del legittimo Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Bertinotti Formenti e del suo Presidente Renato Franzoglio”, oggi si limita a dire: Siamo sereni: Franzoglio o no vogliamo il bene della Fondazione. Per me è tutto regolare, se poi qualcuno ha fatto qualcosa pagherà le conseguenze”.

Parole quanto mai dure quelle di Campodonico che sembrano voler allontanare da sé ogni responsabilità politica e che danno l’impressione che l’ex Presidente Franzoglio sia stato scaricato dal suo partito.

Manifestazione della Lega a Chiari
Campodonico e Cugini, invece di fare le sceneggiate sui profughi, forse avrebbero fatto meglio a valutare l’operato di Franzoglio ben prima che la Fondazione venisse commissariata. Si è preferito invece lo schiamazzo e la polemica fine a se stessa, giungendo ad accusare la Giunta Vizzardi di voler “mettere le mani ad ogni costo sulla Fondazione Bertinotti Formenti per sete di potere e per piazzare a proprio piacimento le società cooperative che sono di loro gradimento”.
Non si è voluto vedere ciò che era evidente e ora, scoppiato il  bubbone, ognuno cerca improbabili vie di fuga.
La domanda fondamentale che la politica si dovrebbe porre è: perché i Consiglieri del CdA si sono tutti dimessi? Cos’è che ha spinto Assunta Facchetti e poi Giuseppe Arcari, ultimo dei “giapponesi” rimasto a difendere il fortino, a rinunciare al proprio incarico? La scusa delle diatribe fra Fondazione e Comune e della richiesta non ascoltata di incontro con il Sindaco, sembra abbastanza debole.
Le motivazioni devono essere ben più gravi e probabilmente riguardano la crisi finanziaria dell’ente e le decisioni molto opinabili assunte da Franzoglio.
Renato Franzoglio
Dalle parole di Arcari, “io stavo lì per fare volontariato”, emerge in modo allarmante  l’idea di un’amministrazione accentrata nelle mani del solo Presidente. Però i Consiglieri non possono limitarsi a fare tappezzeria specie quando sono in ballo corposi interessi economici. Essi hanno compiti e responsabilità ben precise. Al CdA è demandata la straordinaria amministrazione della Fondazione e fra gli atti di straordinaria amministrazione vi è anche la capacità di assumere mutui e accettare aperture di credito ipotecarie.  
Affermare di non essere a conoscenza di un’ipoteca iscritta sui beni dell’ex Conventino in data 01/02/2012 - atto per Notaio Mondello Manuela del 25/01/2012 - è un fatto di una gravità inaudita. Perché due sono le cose: o il Presidente ha operato senza delega o il CdA ha concesso la delega al Presidente mentre Arcari dormiva sognando asini volanti. La prima ipotesi mi sembra del tutto improbabile.

Stabile delle ex Derelitte
Nell’intervista concessa a BresciaOggi il 3 gennaio 2012, Renato Franzoglio parlava dell’intenzione di restaurare l’immobile di via Rangoni. Il costo complessivo sarebbe stato di 2,7 milioni di euro. “I soldi - spiegava l’ex Presidente - non sono un problema. L’ente fortunatamente è ricco e questa spesa può permettersela”.
Se l’ente era ricco e i soldi non erano un problema, come mai 22 giorni dopo quella intervista la Fondazione accedeva a una apertura di credito ipotecaria di 2,5 milioni di euro? Come mai in una audizione presso la competente Commissione Consiliare lo stesso Franzoglio affermava che per il restauro dell’immobile sarebbero bastati i soldi degli indennizzi di BreBeMi e Tav e che non ci sarebbe stato bisogno di vendere altri cespiti immobiliari? Come mai nell’intervista non fa cenno a questa apertura di credito e alla relativa ipoteca di 5 milioni? Come mai si afferma che relativamente all’ex Conventino  “l’ipotesi è di destinarlo al mercato immobiliare, con soluzioni residenziali o direzionali”, quando su quello stesso stabile si stava per iscrivere un’ipoteca di 5 milioni? 
Ex Conventino
Qual è la situazione debitoria della Fondazione nei confronti della Banca concedente, considerato che “a far tempo dal 31/12/2013 l’ammontare dell’apertura di credito sarà ridotto semestralmente dalla banca secondo lo schema indicato nell’iscrivendo atto…esonera la Banca dal preavviso per il pagamento di quanto eventualmente dovutole per capitale, interessi e accessori, a seguito delle riduzioni dell’ammontare dell’apertura di credito via via intervenute, obbligandosi per sé e aventi causa ad effettuare sul conto corrente i necessari versamenti”? Sono stati fatti questi versamenti, il rapporto con la banca è regolare? Come è mai possibile che un Ente considerato “ricco” tre anni fa, oggi non abbia neppure i  soldi  per pagare la corrente elettrica?
Queste sono domande che l’ex Consigliere Arcari potrebbe porre all’ex Presidente Franzoglio, sempre che il suo impegno di volontariato e le sue suggestioni oniriche lo consentano.



mercoledì 3 giugno 2015

Un sistema che cade a pezzi

Con la condanna in primo grado a 5 anni e 10 mesi di Enio Moretti e il commissariamento della Fondazione Bertinotti-Formenti si conclude miseramente a Chiari la parabola del potere leghista.
Seppure si tratti di questioni fra loro assai diverse, entrambe traggono origine dallo stesso modo di concepire il rapporto fra politica ed economia, un rapporto perverso fra strutture affaristico-speculative e il sistema politico istituzionale che ha consentito di affondare le mani nella  borsa del bilancio pubblico e negli sterminati forzieri delle Fondazioni.
Enio Moretti
Di Moretti, personaggio che ha segnato la storia recente della nostra città, ho già scritto in altro post (leggi qui). Resta solo da aggiungere che siamo arrivati a un tale livello di degrado che destano maggior allarme sociale cinque profughi che non hanno commesso alcun crimine e il cui unico torto è di essere nati nella parte sbagliata del mondo, rispetto a delle persone condannate per “associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale”. Per i primi è da mesi che certi “indignati” scrivono le cose più turpi e infami, per i secondi manco una virgola. Anzi ci viene detto che la questione è squisitamente privata e che noi non abbiamo alcun diritto di interferire, come se 20 milioni sottratti al fisco, ovvero a noi cittadini che paghiamo le tasse sino all’ultimo cent, possano essere considerati un fatto privato.

Il commissariamento della Fondazione Bertinotti Formenti si inserisce invece nella cronaca di una morte annunciata. 
L’ex Presidente Franzoglio e il Consiglio d’Amministrazione in questi anni hanno messo in piedi operazioni che definirle azzardate è un eufemismo. Non solo. Quando tutto il patrimonio è stato, come si usa dire, “valorizzato”, si è cercato di mettersi al riparo da inopportune intrusioni attraverso  la modifica dell’impianto statutario: una torsione inconcepibile il cui unico fine era quello di perpetuare all’infinito il potere leghista all’interno dell’Ente. Questo assurdo disegno ha trovato sponda, è bene ribadirlo, in Regione Lombardia e nella Parrocchia di Chiari.
Renato Franzoglio
Oggi, dopo le dimissioni a catena dei vari componenti del CdA, a reggere le sorti dell’antico ente è stato chiamato un Commissario Straordinario nella persona del Dott. Gianluca Fornari – Dirigente Amministrativo dell’ASL di Brescia. A lui il compito di gestione della Fondazione per i prossimi tre mesi, eventualmente prorogabili per altri tre.
Alcune domande sorgono spontanee:
  1. Perché i Consiglieri Arcari e Facchetti si sono dimessi? Quali sono le motivazioni che stanno alla base delle loro dimissioni?
  2. Perché l’ex Presidente Franzoglio è rimasto pervicacemente al suo posto e non ha sentito il dovere morale di dimettersi ancor prima che l’ente fosse commissariato?
Siamo certi che il Commissario Straordinario utilizzerà questi mesi per analizzare attentamente e approfonditamente lo stato della Fondazione allo scopo di consentire ai futuri legittimi amministratori di avere un quadro chiaro sulla sua situazione finanziaria e patrimoniale. 
Gli atti posti in essere dalla gestione Franzoglio destano infatti molti dubbi di legittimità in relazione agli scopi istituzionali propri dell’ente per cui sarebbe utile approfondirne alcuni aspetti: 
  1. Non si capisce quale interesse potesse avere la Fondazione ad acquisire la cooperativa “Quattro colori” che non operava certo nel campo delle politiche sociali. Quanto è costata questa acquisizione e che beneficio ha dato alla Fondazione? E’ servita essa a svolgere attività nel campo delle politiche sociali o altre iniziative sempre nell’ambito dei fini statutari dell’ente? Sono sorti conflitti di interesse fra la Fondazione e le cooperative Opus Terra e Quattro colori? Sono state poste in essere operazioni improprie? Quali sono i motivi che hanno impedito il pagamento regolare degli emolumenti ai dipendenti delle due cooperative?
  2. Che interesse aveva la Fondazione Bertinotti Formenti a firmare con la Parrocchia un atto di compravendita del Cinema S.Orsola? Come si configura questa acquisizione con i fini propri dell’Ente? Da quanto letto sui giornali il contratto prevedeva l’acquisizione del cinema attraverso versamenti graduali. Sono state pagate rate relative a questo contratto? Come prevede la Fondazione di onorare l'impegno con la Parrocchia? Per opere di manutenzione sullo stabile del Cinema la Fondazione ha avuto accesso a contributi regionali. Sono state effettivamente realizzate queste opere? E se non sono state realizzate che fine hanno fatto i soldi ricevuti dalla Regione? 
  3. Per la tensostruttura installata presso il Rustico Belfiore erano stati spesi 125 mila euro. Il tendone è stato rimosso perché essendo in pianta stabile risultava abusivo. Che fine ha fatto?  
  4. Sugli immobili del cosiddetto Conventino è stata iscritta un’ipoteca a favore di una Banca per un valore di 5 milioni di euro a fronte di un’apertura di credito ipotecaria di 2,5 milioni di euro. A cosa sono serviti questi soldi tenuto conto che per la ristrutturazione dello stabile delle ex Derelitte non si è fatto ricorso, almeno a quanto riferito, a impegni bancari? Come si pensa di restituire questi soldi? Dovremo dire addio all’immobile del Conventino restaurato da pochi anni e pensare che esso debba essere destinato “al mercato immobiliare, con soluzioni residenziali o direzionali” come riferito da un giornale locale nel febbraio del 2012? (leggi qui).
  5. Per il restauro della sede di via Rangoni sono stati spesi alcuni milioni di euro. Con l'arrivo del Commissario si verrà finalmente a sapere quanti soldi effettivamente sono stati spesi. Un Consigliere dell’allora minoranza aveva sollevato dubbi sulla regolarità dell’operazione, affermando che era stato compiuto un grave abuso edilizio realizzando un sopralzo su un edificio vincolato dalla Soprintendenza  (leggi qui). Forse è venuto il momento di fare chiarezza anche su questa  questione.

    La sede delle ex Derelitte in fase di ristrutturazione

Come si vede, queste e altre operazioni che qui sarebbe lungo analizzare configurano un modo di operare a dir poco disinvolto che poco ha a che vedere con gli scopi istituzionali della Fondazione. Forse è venuta l'ora di analizzare approfonditamente l'operato degli amministratori e valutare se siano stati compiuti atti in conflitto di interessi, contrari allo Statuto ed eventualmente alla legge. Chi fosse eventualmente responsabile ne dovrà rispondere di fronte al magistrato.  
A Chiari le Fondazioni sono state utilizzate per realizzare lucrose iniziative immobiliari, dimenticando che esse dovrebbero perseguire unicamente “finalità di solidarietà sociale in particolare nel settore dei servizi socio assistenziali rivolti a minori, disabili, giovani in condizione di emarginazione e anziani”. Esattamente tutto il contrario di quello che è stato fatto negli ultimi anni.

venerdì 19 dicembre 2014

Fondazioni: Sacro Bancomat

A Chiari, da un po’ di tempo, circola la leggenda metropolitana che l’Amministrazione Vizzardi vorrebbe mettere le mani sulle Fondazioni della Città per sete di potere e poltrone. Ad analizzare le vicende, le cose appaiono completamente diverse.
Tutto quello che è avvenuto negli ultimi anni testimonia, infatti, di un progetto portato avanti con tenacia e impegno dalla Parrocchia per entrare in possesso degli “sterminati patrimoni” di cui dispongono questi enti. Pur essendo un disegno di vecchia data, “un sogno” lungamente accarezzato, solo negli ultimi anni ha trovato modo di manifestare i suoi concreti effetti, diciamo, dalla lettera del 17 maggio 2010 indirizzata dal Prevosto al CdA della Fondazione Istituto Morcelliano. Tale documento già prefigurava la spartizione del patrimonio dell’ente fra l’Amministrazione Mazzatorta e la Parrocchia.
L'ex Sindaco di Chiari Sandro Mazzatorta
e mons. Rosario Verzeletti
L’esecutore di questo progetto era, e continua a essere, il dinamico e intraprendente don Alberto Boscaglia, dalla cui mente sono nati i fantastici progetti per “valorizzare”, come lui usa dire, il patrimonio del Morcelliano: campo fotovoltaico, foresteria, golf. Dietro al prete si sono mossi, come falange armata, i vari Franzoglio, Mondini, Cavalli, tutti impegnati a “movimentare” i patrimoni fondiari e immobiliari delle varie Fondazioni. Quest’ultime, dimenticando le finalità per le quali sono state istituite e il disagio sociale che per effetto della crisi si è sempre più aggravato, si sono trasformate, in breve volgere di anni, in vere e proprie società immobiliari con cui parecchi intraprendenti impresari hanno fatto affari senza rischiare un solo centesimo dei loro soldi.
don Alberto Boscaglia
A oggi, convertiti i patrimoni, restaurate le sedi e avviati i grandiosi progetti, rimangono ancora soldi per realizzazioni che si prefigurano come vere e proprie regalie a soggetti terzi: manco a dirlo, la Parrocchia.
L’ultimo “scandalo”, almeno per quanto concerne l’Istituto Morcelliano, riguarda l’Edificio Polivalente che la Parrocchia ha intenzione di costruire su un’area di sua proprietà presso il CG2000. Da dove verranno i due milioni e 500 mila euro necessari a realizzare quest’opera? Naturalmente dalla Fondazione Istituto Morcelliano.
Chiari - Progetto Edificio Polivalente presso CG2000
Essa, al pari di altre, è diventata una “gallina dalle uova d’oro” o forse sarebbe meglio utilizzare l’espressione “Sacro Bancomat”. Le Fondazioni di Chiari, infatti, sembrano essere diventate dei veri e propri Bancomat dove ognuno vorrebbe rifornirsi secondo le esigenze. L’avrebbe voluto fare l’ex Sindaco Mazzatorta con la sua pretesa di dividere il patrimonio dell’ente “metà di qua e metà di là”; lo vuole fare oggi il Prevosto con il suo Edificio Polivalente da utilizzare per “esigenze religiose e pastorali”.
Come sia possibile contemperare queste esigenze con i fini statutari della Fondazione non è dato sapere. Come non è dato sapere il motivo che spinge una fondazione come la Bertinotti Formenti ad acquistare, sempre dalla Parrocchia, il cinema teatro S. Orsola. Misteri della fede che noi, comuni mortali, non riusciamo a comprendere.
Vi è inoltre un aspetto del problema che va sicuramente rimarcato. A quanto si dice l’Edificio Polivalente resterebbe di proprietà della Fondazione per i prossimi trent’anni, per poi passare in proprietà alla Parrocchia. Nello stesso periodo, questa pagherebbe alla Fondazione un affitto che potremmo definire a riscatto. Faccio un conto della serva. Se un’azienda prende in prestito da una banca due milioni e mezzo di euro per trenta anni, ne dovrà restituire, per capitale e interessi, come minimo il triplo. Ha la Parrocchia 250 mila euro da pagare annualmente all’Istituto Morcelliano? Se non li ha, la Fondazione verrebbe a perdere una parte consistente del proprio patrimonio e quest’operazione si configurerebbe come una donazione del patrimonio a terzi - cosa assolutamente vietata dallo Statuto - con l’aggravante che non sarebbe più una donazione modale, ma una donazione tout-court.
Chiari - Sede Fondazione Istituto Morcelliano
Giova ricordare cosa scrisse la Regione Lombardia nel gennaio 2012, quando si espresse sulla richiesta di modifica della Statuto: “La donazione del patrimonio immobiliare ad altri enti pubblici o privati, prevista dall’art. 3 ultimo comma dello Statuto, non è ammissibile in quanto potenzialmente suscettibile di produrre una diminuzione patrimoniale tale da compromettere la capacità dell’Ente di realizzare le finalità statutarie, provocandone così il rischio di estinzione. Sul punto giova sottolineare che in una fondazione, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio è essenziale per il mantenimento e lo sviluppo della mission”. Non si riesce a capire perché quest’obiezione era valida nel 2012 ma non possa valere oggi.
Fra parentesi si tratterebbe di un’operazione che non rientra neppure - come per esempio per la scuola - fra le finalità proprie dell’ente, essendo l’Edificio Polivalente di uso esclusivo della Parrocchia per sue esigenze “religiose e pastorali” o per “svolgere gratuitamente le attività che riterrà opportune”.
Dopo gli anni dell’Amministrazione Mazzatorta, durante i quali si era stipulato un accordo esplicito fra Parrocchia e Comune per la spartizione “fifty-fifty” dei patrimoni delle Fondazioni, si è arrivati oggi, anche grazie a studiate e artificiose modifiche statutarie, a una governance in cui la Parrocchia è il dominus assoluto. Essa può disporre liberamente dei patrimoni di questi enti, e rendere concreto finalmente quel “sogno a lungo accarezzato negli anni ’90 e mai pienamente realizzato”. L’intento era quanto mai esplicito. Poiché “lo sforzo economico per il nuovo oratorio non era sostenibile” occorreva trovare una nuova fonte di finanziamento che non fosse un mutuo, poco gradito al Prevosto. Che fare? Eppure una soluzione era lì, a portata di mano, facile e poco onerosa. Non aveva forse detto Mazzatorta che le Fondazioni hanno “patrimoni talmente sterminati che è meglio non saperlo”? E se c’è bisogno di realizzare tante cose, perché lasciarli lì a marcire come hanno fatto i nostri predecessori? Non è forse meglio valorizzarli? 
Ecco allora “entrare in gioco” l’Istituto Morcelliano e la Bertinotti Formenti tenute saldamente in mano dagli uomini designati dalla Parrocchia e dalla precedente Amministrazione. Basta osare e la soluzione a ogni problema è trovata. I soldi arrivano a fiumi. Il Prevosto, in un momento di religiosa euforia rivolge “un grazie particolare a don Alberto” che “ha fatto un lavoro enorme e un grande dono a tutta la comunità”.
Mensa Caritas
Chissà se lo stesso entusiasmo ha pervaso l’animo dei molti giovani e anziani in difficoltà. Chissà cosa ne pensano i disabili e le loro famiglie. Chissà cosa dicono  quelle nuove categorie svantaggiate di cui parla l’Assessore alle Politiche sociali Lucia Baresi: genitori separati, uomini soli disoccupati, nuclei familiari numerosi. Cosa diremo  loro Arrangiatevi!”?
Forse no. Forse diremo di sopportare le loro disgrazie con cristiana rassegnazione e per distrarli, magari li porteremo sul green a vedere qualche partita di golf o all’Edificio Polivalente per una recita parrocchiale. Non risolveranno i loro problemi, ma almeno saranno un po’ più allegri e contenti. Alleluia!
Disagio sociale






venerdì 21 novembre 2014

Fondazione Bertinotti Formenti

Ovvero il mostro giuridico del nuovo  Statuto

Più di una volta ho espresso la convinzione che un’Amministrazione Comunale abbia tutto il diritto di scegliersi i propri collaboratori, dirigenti comunali, amministratori di società partecipate o enti che siano.
E’ inammissibile che cambi l’Amministrazione Comunale e rimangano in carica a gestire importanti servizi, delicate funzioni e rilevanti patrimoni persone designate dal precedente sindaco.
Rielaborazione da Magritte
A Chiari, mentre era in corso il ballottaggio per le Elezioni Comunali 2014, il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Bertinotti  Formenti  ha  deliberato la modifica dello Statuto che all’art. 8 prevedeva un “CdA composto da 7 membri,  nominati in numero di 4 dal Sindaco pro-tempore e in numero di 3 dal Parroco”.
La nuova formulazione prevede invece un Consiglio di 5 membri:
-        2  designati uno ciascuno da Sindaco e  Parroco, 
-        1 dagli utenti, 
-        2  appartenenti al precedente Consiglio.
Come si vede una proposta bizzarra e un “vulnus” alle prerogative del Sindaco e del Parroco.
Il Consiglio d’Amministrazione dell’Ente ha sicuramente il potere, a norma dell’art.13 dello Statuto,  di deliberare le modifiche statutarie. Mi chiedo però se il Consiglio possa apportare modifiche sostanziali all’atto fondativo tali da mettere in discussione il potere decisionale di coloro che sono chiamati a scegliere gli Amministratori.  A me pare ci sia un conflitto insanabile.
Sede della Fondazione Bertinotti Formenti
Tra parentesi questa modifica non ha neppure un carattere funzionale, rispondente cioè alla necessità di rendere più efficiente la funzionalità del Consiglio di Amministrazione, per cui non si capisce quale sia la ragione che ha spinto gli amministratori a deliberarla.
Il fondatore di solito nomina i primi amministratori, indicando poi nell’atto fondativo le modalità di nomina dei successivi, e  questo per la semplice ragione che la vita di una Fondazione supera, e spesso di molto, quella dei padri fondatori.
Nel caso specifico (ma non è il solo) vengono indicati il Sindaco e il Parroco in quanto massimi rappresentati della Città in campo civile e religioso .
Può il Consiglio d’Amministrazione cambiare questa norma? Lo può fare solo se la nuova formulazione è coerente con la volontà del fondatore e  non è in contrasto con la legge.
A questo proposito sarebbe utile rifarsi all’atto fondativo e  a quanto  venuto consolidandosi nel tempo. In precedenza, cioè prima dell’ottobre 2003, il rapporto all’interno del CdA era di 5 a 2. Cioè 5 membri designati dal Sindaco, due dal Parroco. Lo Statuto del 2003, ha deliberato un riequilibrio di questo rapporto (4 a 3). La nuova formulazione ribalta completamente questo rapporto, rendendo ininfluente la rappresentanza del Sindaco e conferendo ai due componenti il vecchio Consiglio, nominati nella passata Amministrazione, un potere quasi assoluto.

In ogni caso, con la formulazione usata  il Consiglio nomina se stesso,  cosa che a me pare del tutto inammissibile.  Anzi ritengo si tratti di una vera e propria mostruosità giuridica e non si capisce  come possa essere accolta da Regione Lombardia che rappresenta, è bene ribadirlo, l’autorità tutoria, cioè l’autorità  che svolge quell’attività di controllo e vigilanza necessaria al buon funzionamento delle Fondazioni.
La  formulazione adottata  contraddice  il principio di terzietà nella scelta degli amministratori.  In una società gli amministratori vengono scelti dall’assemblea dei soci, in una fondazione o dai fondatori o da chi viene indicato nell’atto fondativo.  Il Consiglio d’Amministrazione ha molti poteri, ma non quello di  nominare se stesso.
Parlare di continuità di gestione può avere un senso, ma la conferma eventuale di amministratori precedenti va decisa da coloro che sono i referenti della Fondazione, così come previsto dall’atto fondativo, cioè Sindaco e Parroco.
Da quanto riportato dalla stampa, sembra che Regione Lombardia  abbia deliberato l’approvazione del nuovo Statuto. Non ne conosciamo le motivazioni perché ancora non sono state ufficializzate. I funzionari della Regione tuttavia ci hanno abituati a infortuni del genere. Tutti ricordiamo la vicenda della modifica dello Statuto dell’Istituto Morcelliano in un primo momento accolta e  successivamente rigettata.


Il Sindaco di Chiari Masimo Vizzardi
Nel frattempo  (mese di agosto 2014) il Sindaco Vizzardi ha revocato i precedenti amministratori di sua nomina e ne ha eletti 4 nuovi, invitando il Parroco a fare altrettanto. Purtroppo l’invito non è stato raccolto, a testimonianza che fra il Comune e la Parrocchia al momento esiste  un conflitto abbastanza difficile da comporre.
Dall’altra parte i membri del vecchio Consiglio (peraltro già sfiduciati dal Sindaco) si sono dimessi. Successivamente è stato ricostituito un nuovo Consiglio, eletto con evidenti forzature sulla base della nuova formulazione dello Statuto.
Mi pare chiaro che da parte dei componenti del vecchio Consiglio di Amministrazione della Bertinotti Formenti ci sia  la volontà di resistere a tutti i costi. E’ una volontà pervicace che non si comprende (o forse si comprende benissimo) e che sicuramente non giova né alla Fondazione né alla Città.
Cosa c’è dietro tutto questo? Perché il vecchio CdA ha proceduto alla modifica dello Statuto proprio durante il periodo elettorale? Qual era l’urgenza  di  tale scelta? Alcune risposte chiare su questi argomenti sarebbero necessarie.
La situazione è sicuramente ingarbugliata e passerà tempo prima che si normalizzi. Sarebbe utile che in questo periodo i soggetti interessati si astenessero dal prendere decisioni che impegnano patrimonialmente la fondazione. Nel caso in cui si dovessero assumere decisioni in carenza di rappresentanza, gli amministratori e il Presidente in particolare, ne risponderebbero personalmente e presumo anche penalmente.
Come ho detto all’inizio, il Sindaco Vizzardi ha tutto il diritto di scegliere i membri di sua fiducia e i vecchi rappresentanti (o nuovi che siano) dovrebbero sentire il dovere morale,  se non la decenza,  di dimettersi. 

sabato 14 gennaio 2012

Terra bruciata

Chiari è stata per molto tempo una città tranquilla, ordinata, pacifica. Certo conservatrice, cioè diffidente rispetto a tutte le correnti progressiste che hanno attraversato il nostro Paese, forse sonnolenta, forse anche un po’ pigra, ma mai cinica, mai disinteressata alle difficoltà degli ultimi. Prova ne siano le tante associazioni di volontariato che operano sul nostro territorio e le tante Fondazioni, già Opere Pie, che una borghesia illuminata e un clero operoso hanno  creato nel tempo per l’assistenza a persone povere e disagiate.
Il centro storico di Chiari
Queste Fondazioni hanno attraversato indenni la storia, giungendo magari un po’ malconce sino ai giorni nostri. Alcune di esse, come detto “garbatamente” dal nostro Sindaco, sono proprietarie di “patrimoni talmente sterminati che è meglio non saperlo”. Ma il non saperlo non esime certo dal desiderarli, visto che “in questo Comune abbiamo bisogno di tante cose e non abbiamo voluto mettere le mani nelle tasche dei cittadini”.
Bene. Ora che tutto quello che c’era da vendere del patrimonio comunale è stato venduto, ora che i tanto sbandierati soldi piovuti da Stato, Regione e Provincia sono stati spesi, cos’è che rimane in tasca a questa Giunta per fare qualcosa di decente e far vedere di esistere nel suo secondo mandato?
I  tanti progetti che avrebbero dovuto svegliare la sonnolenta Chiari dal suo lungo torpore, sono rimasti, ahimè, sulla carta. I Poli scolastici, la Caserma dei Carabinieri, la riqualificazione di viale Mazzini, per non parlare di quel capolavoro mai nato del Polo della Cultura, sono lì a testimoniare il fallimento di una politica fatta di tanti annunci, molte parole e pochi fatti.
Ora è giunto il tempo per il Sindaco Mazzatorta di rompere gli indugi e sfilarci dalle tasche, applicando l’Addizionale Irpef, la bella somma di 1 milione di euro. Ma capite bene che una cosa è mettere una tassa e un’altra cosa è avere la disponibilità immediata di quei soldi. E’ un bel problema!
Come un problema è quello della impossibilità di indebitare ulteriormente il Comune o di incassare,  causa la crisi,  quegli oneri di urbanizzazione che in passato si sono utilizzati a piene mani. 

Le Fondazioni di Chiari
Cosa rimane allora di già pronto nella nostra “carte du jour”? Beh, c’è la grande portata delle Fondazioni, ripiena di euro inoperosi, farcita di cespiti pregiati che possono alimentare lucrose provvigini e begli affari se si sa come collocarli sul mercato.  Per non parlare poi dei lavori che si avviano e dei guadagni che si realizzano. In un mercato immobiliare fermo, si tratta di una bella manna. Tanto non si spende e non si rischia "di proprio".
Si è incominciato con la Fondazione Saturno-Corradini, il cui patrimonio, dopo il suo azzeramento, è passato nelle disponibilità del Comune (660 mila euro).
Si è proseguito con l’Istituto Morcelliano. Qui il patrimonio “non è poco”: si parla di oltre 10 milioni di euro, che nelle intenzioni avrebbero dovuto essere divisi a metà fra il Comune e la Parrocchia, “metà di qua e metà di là”, secondo le illuminanti parole del nostro Sindaco. L’affare per il momento si è arenato e il Presidente don Alberto Boscaglia è stato costretto a rassegnare le sue dimissioni e a riporre nel cassetto il grandioso progetto del golf a nove buche contornato da meravigliose ville di lusso.
L’Opera Pia Bettolini invece il suo progetto l’ha avviato. Raso al suolo il Centro Diurno costruito all’inizio degli anni ’80 con i soldi derivanti dalla vendita di parte del proprio patrimonio immobiliare, ha intenzione di realizzare degli immobili che dovrebbero essere destinati, in parte a uso commerciale, in parte ad uso abitativo.
Altrettanto sembra voler fare la Fondazione Bertinotti Formenti con  la sistemazione del grande edificio delle ex Derelitte.  Qui la spesa dell’operazione ammonta a quasi tre milioni di euro e sembra  comportare un codicillo, almeno stando a quanto riportato da giornali di solito ben informati su quello che avviene nei palazzi della politica.
Il codicillo riguarda l’ex Conventino che nella ipotesi dovrebbe essere  destinato “al mercato immobiliare, con soluzioni residenziali o direzionali”.
Come si vede, stiamo parlando di operazioni immobiliari importanti destinate a muovere corposi interessi.
In tale contesto, quello che rimane non detto è l’aspetto socio-assistenziale. In tutti gli articoli apparsi sui giornali locali, sui resoconti delle varie agenzie di informazione del Comune e sulle interviste rilasciate dai nostri pubblici amministratori , ci si dilunga molto sugli aspetti immobiliari, ma poco o nulla si dice sugli aspetti che dovrebbero più interessare e che sono quelli che attengono alle politiche socio-assistenziali delle Fondazioni e di conseguenza anche del Comune.
Che ne faremo oltre che incamerarlo del patrimonio della Saturno-Corradini?
Qual’è la necessità che spinge l’Istituto Morcelliano a modificare il proprio Statuto al solo scopo di  regalare al Comune la metà del proprio patrimonio?
Perchè si è raso al suolo il Centro Diurno creato non più di trenta anni fa, sperperando così il patrimonio dell’Opera Pia Bettolini che è patrimonio della città di Chiari? Quali e quanti cespiti immobiliari sono stati venduti per realizzare le nuove opere. Chi ne ha promosso la vendita?
Quali cespiti ha intenzione di vendere la Fondazione Bertinotti-Formenti per restaurare l’edificio delle ex Derelitte? Chi ne curerà la vendita? Qual’è nel dettaglio il piano socio-assistenziale che sta alla base di questo restauro?
Quale necessità ha la Fondazione Bertinotti-Formenti di vendere l’edificio dell’ex Conventino, immobile di pregio che sorge nel cuore di Chiari e che è stato restaurato e portato all’antico splendore pochi anni fa, con soluzioni esplicitamente calibrate sul progetto di "Casa Famiglia"?
Penso che di fronte a questa inaudita decisione ci dovrebbe essere la decisa e  vibrata ribellione di tutta la cittadinanza oltre che della politica.  Qui non è tanto in ballo la sorte di una Fondazione, ma il destino stesso della nostra città che rischia di diventare, dopo il passaggio dei “barbari”, terra bruciata.