Visualizzazione post con etichetta PD. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta PD. Mostra tutti i post

lunedì 5 maggio 2025

PARASSITI SOCIALI?

Il Regolamento Comunale votato dall’attuale compagine amministrativa, dispone che a decorrere dal 1° gennaio 2025 gli individui stranieri oggetto di “dichiarazione di ospitalità” siano inseriti d’ufficio nel computo dei componenti familiari ai fini della Tari.



Decisione che non condivido non perché illegittima, ma perché è semplicemente discriminatoria.

Quello che non condivido per nulla sono le parole usate dal Sindaco Zotti.  Definire “parassiti sociali” coloro si trovano nello stato di ospiti di una famiglia, non solo è inappropriato, ma è anche volgare e offensivo della dignità delle persone. Come giustamente rilevava un commentatore “Come sempre, pagheranno gli onesti che hanno segnalato queste "richieste di ospitalità" (che in tanti casi sono badanti che seguono anziani). Chi invece fa "nero" non pagherà, visto gli scarsi controlli”.

Ancora una volta il Sindaco non riesce a usare parole adeguate alla carica che riveste. 

Il trumpismo sta facendo disastri anche per quel che riguarda la comunicazione e il linguaggio.


P.S. - La decisione è stata invece condivisa dal PD e dal Comitato Civico Marco Salogni. Non capisco il motivo di tale scelta, come non l’ha capita la CGIL di Brescia che l’ha definita “discriminatoria”.

venerdì 26 aprile 2024

PERCHÉ È UN BRAVO RAGAZZO

Molti di coloro che appoggiano la candidatura di Marco Salogni a Sindaco di Chiari, lo fanno perché convinti che egli sia “un bravo ragazzo”. Un ragazzo umile e disponibile che farà solo del bene alla nostra Città.

Ebbene, a costo di andare controcorrente, cercherò di contraddire questa narrazione, ritenendola fuorviante e alla fine dannosa.

Innanzitutto cosa vuol dire essere “un bravo ragazzo”?  In politica questa reputazione non ha alcun valore; anche perché, a ben vedere, quasi tutti i candidati alla carica di sindaco di Chiari sono bravi ragazzi. Essere un bravo ragazzo è una caratteristica pre politica, qualcosa che se esiste, non costituisce di per sé una condizione che fa di una persona un buon politico. Un buon politico deve avere autorevolezza, visione, competenza, capacità amministrativa.

Marco Salogni

Affermare che “è giovane e si farà” è come ammettere che tutte le caratteristiche di cui sopra non ci sono e che si acquisiranno nel tempo, governando? Ora io chiedo: “dovendo subire un operazione al cuore vi affidereste a un chirurgo inesperto, ma di cui si dice un gran bene in quanto umile e di buone maniere”? Io penso di no. Se dovete andare sotto i ferri, certamente vi affiderete a una persona esperta e capace. E se questo vale per un chirurgo perché mai non dovrebbe valere per coloro che devono governare le nostre città e il nostro Stato? L’assurda idea del “uno vale uno” ha creato in questi anni disastri epocali.


Dire “è un bravo ragazzo” significa anche che è corretto e irreprensibile nell’agire. A questo proposito io penso che su Marco Salogni ci sia qualcosa da dire. 

Innanzitutto il suo modo di presentare la sua candidatura. Egli è stato sempre un rappresentante del PD. Ne è stato segretario e in quanto membro di quel partito è stato eletto alla carica di Presidente di Chiari Servizi Srl. Quindi inventarsi oggi un Comitato Civico, in cui peraltro sono presenti personalità vicine al PD, che gli chiede di porsi al servizio della Città di Chiari candidandosi a Sindaco, sembra un modo di fare surrettizio e poco trasparente. 

Il Comitato a mio parere, è il mezzo che consente a molte persone di far parte dell’avventura senza doversi sentire politicamente legate a un partito di cui evidentemente non si condividono completamente politica e ideali.


Si dice che Chiari Servizi sotto la guida di Salogni ha realizzato importanti progetti tra cui la raccolta differenziata e la farmacia comunale.


Marco Salogni

Bene, la raccolta differenziata a Chiari è stata un progetto di grande successo. Politicamente il principale merito è da attribuire a Massimo Vizzardi e alla sua lista civica “Per una Chiari Virtuosa”. Sono loro che maggiormente hanno spinto perché si realizzasse a Chiari questa importante riforma. Dal punto di vista operativo il merito va dato all’attuale Presidente del Consiglio d’Amministrazione Gianluca Delbarba. Egli aveva le competenze tecniche e manageriali per far partire nel migliore dei modi il nuovo procedimento di raccolta dei rifiuti urbani. Salogni ha cercato di imparare da Del Barba, ma evidentemente con scarso profitto visto che il Sindaco ha revocato il suo mandato. I veri motivi di questa decisione sarà bene che emergano prima delle elezioni per dare la possibilità ai cittadini di valutare appieno le capacità di uno dei principali candidati. A me la narrazione che vuole Salogni eliminato perché avrebbe potuto fare ombra al Sindaco Vizzardi mi sembra, prima che improbabile, ridicola.


Raccolta differenziata porta a porta


Vero è che Salogni si è creato una certa fama raccogliendo le telefonate dei cittadini per rifiuti abbandonati per strada e altre esigenze, rispondendo sempre con premura e cortesia. Ma può un Presidente di una Municipalizzata ridursi al compito di centralino reclami?

Quanto alla Farmacia Comunale, non mi pare che il contenzioso aperto con ASST Franciacorta dimostri una gestione oculata della sua realizzazione. Dopo la revoca dell’incarico a Salogni, è stato possibile pervenire a una definizione del contenzioso attraverso un accordo bonario che però ha previsto l’esborso da parte di Chiari Servizi della somma di 60mila euro per adeguare la struttura alle richieste che si presumono legittime di ASST Franciacorta.


Un’altra cosa che fa pensare all’inadeguatezza di Salogni è il fatto che non menzioni mai o solo di sfuggita il lavoro realizzato negli ultimi 10 anni. Eppure di cose importanti in questi dieci anni ne sono state fatte e altre sono in corso di realizzazione. Salogni non ne parla, quasi che fossero cose scontate o di poca utilità. Eppure da un candidato che si definisce progressista, quelle realizzazioni dovrebbero essere esaltate, perché rispondono a bisogni reali della comunità quali: l’istruzione, la cultura e la sicurezza. In particolare trovo alquanto singolare che non parli dei soldi arrivati a Chiari tramite la Buona Scuola di Renzi. Se a Chiari abbiamo due scuole di livello europeo è perché il Governo Renzi ha investito, tramite fondi Bei e altri fondi inoperosi, più di 9 miliardi nell’edilizia scolastica. Renzi era, oltre che Presidente del Consiglio su indicazione del PD, anche Segretario Nazionale di quel Partito. Perché non fare di questo fatto un proprio merito? Forse perché lodare Renzi dispiace all’ala oltranzista del PD oggi maggioritaria?





Salogni vuole essere il campione degli ultimi, il difensore di chi non ce la fa, dimenticando che il Comune è già il principale presidio contro il disagio sociale. Negli ultimi dieci anni, pur in presenza di una ristrettezza di risorse, la spesa sociale è quasi triplicata, segno dell’aumentata difficoltà di una parte della popolazione, ma anche di una maggiore attenzione riservata a questi cittadini da parte dei Servizi Sociali Comunali. Oggi il “bravo ragazzo” chiede di fare di più, presentandosi come un “nuovo profeta” che chiede ai suoi compagni di missione “di consumare le scarpe per stare nelle strade, nei quartieri, tra le persone, per toccare con mano le sofferenze e le difficoltà di questa città”. Insomma una nuova ideologia pauperistica che tende ad affiancarsi alla decrescita felice di grillina memoria e che non tiene conto che per distribuire le risorse bisogna prima crearle. Solo se la città cresce e diventa più prospera sarà possibile l’allargamento del welfare e il sostegno a quelle persone di cui si fa paladino. 


In ultimo riporto due episodi che fanno capire qualcosa in più del personaggio. Mi riferisco a una sua proposta (marzo 2024) presa di sana pianta dal programma di mandato della Sindaca di Brescia Laura Castelletti. Un plagio clamoroso che è testimonianza di una preparazione affrettata e un po’ pasticciona. 



Alcuni parlano di colpa lieve, di ingenuità. Ma ingenuità non vuol dire genuinità. D’altra parte, a 40 giorni dal voto, rappresentanti del Comitato che ha preso il suo nome, sono ancora in giro a raccattare pareri. La parola magica è “ascolto”. L’ascolto va bene se tu hai qualcosa da dire. Allora l’ascolto diventa dialogo. Ma se ti affidi all’ascolto esclusivamente per mettere assieme un programma elettorale che abbia un senso, allora significa avere poche idee e pure confuse.


L’altro caso è il saluto al candidato Zotti. Io pensavo che Salogni si fosse trovato lì per caso e che quindi non avesse potuto fare a meno di fermarsi. Invece, a quanto narrato dal settimanale Chiari Week, Salogni è andato lì con una rappresentanza del suo Comitato. 


Gabriele Zotti e Marco Salogni

Un modo per legittimarsi reciprocamente di fronte alla popolazione di Chiari come i due principali protagonisti delle prossime elezioni comunali. Nulla di spontaneo quindi e nessun fair play. Solo convenienza politica.


Strano che Salogni non abbia sentito se non il dovere, almeno la premura di inviare un messaggio di vicinanza e solidarietà a Claudio Kulla per la vergognosa gazzarra razzista orchestrata nei suoi confronti dai curatori della pagina "Sei di Chiari se…", ma ha pensato che fosse bene, che fosse cosa giusta porgere il suo saluto e le congratulazioni sue personali e del suo Comitato a Gabriele Zotti.

Come si dice, ognuno è la somma delle scelte che fa.


domenica 17 marzo 2024

ZOTTI L'ISTITUZIONALE


Ieri mattina, alla presenza di numerosi e plaudenti attivisti, il candidato Sindaco di Chiari, Gabriele Zotti, ha inaugurato la sede cittadina di Fratelli d’Italia. 

Il Presidente del partito, Claudio Prandelli, nel tagliare il nastro tricolore ha pronunciato una frase che rimarrà negli annali della storia se non patria almeno cittadina: “Chiudo questo intervento (di Zotti) per aprire, taglio (questo nastro) per cucire”.

Dopo i brindisi di rito, Zotti è stato avvicinato a sorpresa da Marco Salogni che si è complimentato con lui della bella sede e gli ha fatto gli auguri di buona campagna elettorale. Un gesto  di cortesia e fair play accolto da Zotti con un certo malcelato imbarazzo. 


Il cordiale saluto tra Zotti e Salogni


Forse ricordava la scandalosa campagna denigratoria messa in atto  giusto dieci anni fa proprio nei confronti di Salogni, appena nominato Presidente di Chiari Servizi Srl.

Per chi non ricordasse gli avvenimenti, riporto di seguito un piccolo estratto di perle polemiche dispensate da Zotti  nei confronti di Salogni, solo per far capire che l’attuale standing istituzionale assunto dal candidato sindaco di Fratelli d’Italia, è solo una ridicola posa. La vera natura di questo personaggio emerge, quando perde i suoi freni inibitori e si lascia andare alla polemica scomposta e volgare.

Evito di pubblicare i commenti dei suoi amici di cortile, solo per non cadere nel fango del turpiloquio.



E Salogni è andato a stringere la mano e complimentarsi con un personaggio che ha cercato in tutti i modi di distruggerlo? Capisco il fair play, ma certe cose non si possono dimenticare. 

All'epoca e per vari giorni, fu allestita contro Salogni e contro il Pd una gogna mediatica vergognosa, facendo passare il concetto che il Pd e il suo rappresentante fossero privi di moralità, a dispetto di quanto sbandierato in convegni, dichiarazioni e manifesti. L'impegno di Zotti non ebbe alcun effetto, ma rimase a lungo il ricordo di quella disgustosa vigliaccata. 




domenica 29 ottobre 2023

IL SINDACO DI CHIARI

"Dopo qualche settimana di profonda riflessione, rispondendo alla richiesta civica che mi è stata posta il 30 agosto, accetto di pormi al servizio della Città di Chiari candidandomi a Sindaco". Questa è l'apertura del "manifesto" con il quale Marco Salogni si è candidato a sindaco della Città. Con questo atto formale si definisce il campo progressista della politica clarense in vista delle prossime Elezioni Comunali. 

Domenico Codoni, assessore con importanti deleghe delle giunte Vizzardi, non ha ancora sciolto la riserva, ma è improbabile che non risponda positivamente alla chiamata del Sindaco e della lista civica Per una Chiari Virtuosa.

Per quanto riguarda il centrodestra, circolano vari nomi, ma aspettiamo le candidature ufficiali. 



Chiari

Sembrerebbe di capire che il centrosinistra consideri il primo turno elettorale come una sorta di primarie, attraverso cui scegliere il candidato per un eventuale ballottaggio. Sorgono però alcune domande e qualche dubbio. 

Come mai non si è scelto il meccanismo delle primarie, come fatto nel 2014?

Come mai, scartate le primarie, le liste che hanno concorso alla guida della Città per dieci anni, anni importanti per tutti i progetti realizzati, non sono riusciti a proporre una candidatura unitaria? 

Il sospetto è che la coalizione uscente ne esca abbastanza sfilacciata. Senza dimenticare il caso Arrighetti che tante polemiche ha sollevato in un passato non molto lontano, oggi si assiste a "un grande freddo" tra i Dem e Chiari Virtuosa. Il fatto che il PD di Chiari di fronte all’elezione a Consigliere Regionale di Vizzardi, a parte le congratulazioni formali espresse dal Capogruppo Goffi in Consiglio Comunale, non abbia speso neppure una parola per congratularsi, è la prova lampante di quanto i rapporti siano tesi. Evidentemente il Patto che prevedeva un coordinamento  politico guidato dal sindaco uscente “punto di equilibrio della maggioranza” (una specie di commissariamento), ha creato tra le due maggiori componenti della coalizione animosità e malumori.


L’indicazione di Marco Salogni fatta da un Gruppo Civico, che tanto civico non sembra visti i nomi di coloro che ne fanno parte, appare, al di là dei toni pacati usati del candidato, come la più divisiva. A Salogni, già presidente della Chiari Servizi Srl, società in house partecipata al 100% dal Comune di Chiari, il Sindaco Vizzardi aveva tolto la delega per motivi mai ben specificati, ma sicuramente non per una stravaganza. Proporre oggi un personaggio “dimissionato” e senza alcuna esperienza amministrativa, questa sì, sembra una stravaganza.


Marco Salogni


Governare un Comune come Chiari richiede capacità amministrativa e abilità a destreggiarsi nella complessa macchina comunale. Se questa capacità e questa abilità mancano o sono carenti, si rischia di consegnare le chiavi del Comune ai dirigenti o, peggio, si rischia di essere eterodiretti da persone che stanno al di fuori della Casa Comunale. L'umiltà, la disponibilità, la cortesia, sono virtù importanti solo se si sposano con la capacità e la competenza.

Inoltre, visti i precedenti, questa candidatura potrebbe rappresentare un guanto di sfida lanciato nei confronti di Massimo Vizzardi. Se così fosse, si rischierebbe una lotta all’interno della coalizione dagli esiti disastrosi. 


Domenico Codoni, che pur ha lavorato bene in questi nove anni di Amministrazione, deve dimostrare di sapersi affrancare da una tutela evidente. Quando si assumono cariche importanti, qual è quella di sindaco, occorre saper camminare con le proprie gambe e dare prova di personalità e autorevolezza.

 

Domenico Codoni

Sapere ascoltare è importante, ma lo è ancora di più avere una propria visione. Vedremo nei prossimi mesi quanta autonomia e capacità amministrativa sapranno esprimere i nostri candidati.


Il dubbio è che la scelta di due candidati potrebbe dare la possibilità al centrodestra di compattarsi. L’abbiamo visto più volte. A destra il potere è un collante formidabile. Se riescono a trovare un personaggio presentabile, il rischio per il centrosinistra è quello di consegnare la città alla destra, e questo dopo un decennio di buona amministrazione e risultati mai raggiunti nello spazio di così poco tempo.


martedì 20 febbraio 2018

SCUOLE - COME VINCERE AL SUPER ENALOTTO


Nel corso di un memorabile discorso tenuto in Consiglio Comunale, un rappresentante della minoranza ha affermato che gli attuali Amministratori sono bravi come quelli che hanno vinto al Super Enalotto. Cioè, hanno fatto una scommessa e gli è andata bene. 
Questo concetto della politica vista come azzardo piuttosto che come lavoro serio di proposta, programmazione e realizzazione, è tipico di molti “uomini del fare” che hanno lasciato sul territorio innumerevoli progetti incompiuti e disastri perfettamente realizzati.

Chiari - Cantiere Scuola Martiri

I soldi arrivati a Chiari per le scuole, tanti soldi, non cadono dal cielo, né ce li ha portati Babbo Natale o la Fata Turchina. Sono soldi che nascono da un serio progetto ideato e portato avanti dal Governo Renzi e proseguito dal Governo Gentiloni. Se non ci fosse stata l’idea di investire sulla scuola da parte di quei governi, oggi non avremmo a Chiari 10 milioni di euro, come non li avrebbero in tantissimi Comuni d’Italia.
Il Governo Berlusconi, per rimediare in qualche modo all’abisso in cui ci stava cacciando, tagliò alla scuola ben 8 miliardi di euro. Il Governo Renzi, dopo aver tirato su la nave che stava affondando,  decise che il settore dove dovevano essere messi più soldi era quello dell’Istruzione. Fu così che nacque la Buona Scuola e l’investimento di oltre 10 miliardi per rinnovare e mettere in sicurezza le scuole italiane, attingendo a finanziamenti europei e altri fondi già stanziati, ma mai utilizzati.

Chiari - Cantiere Scuola
Qualcuno oggi dice che quei soldi sarebbero arrivati in ogni caso, chiunque fosse stato al governo. No, non è così. I soldi vengono destinati a questo o quel comparto secondo le scelte strategiche che ogni governo fa. 
I governi Berlusconi per la scuola non hanno fatto niente, anzi come detto prima hanno tolto. Lo stesso ha fatto  l’Amministrazione Mazzatorta a Chiari. 
Il fantomatico progetto di cui qualcuno ha parlato in questi giorni senza cognizione di causa, prevedeva un polo scolastico a nord di Chiari in via Cologne che sarebbe stato realizzato con i proventi della vendita dei terreni dove oggi sorgono le scuole Martiri, Morcelli, Turla, San Giovanni, infanzia Pedersoli. Al loro posto sarebbero sorti 7 condomini di 8 piani ciascuno. Insomma una bellissima speculazione immobiliare, alla faccia dei genitori costretti a portare tutti i giorni i loro figli oltre la ferrovia.
Qualcuno poi si lamenta del fatto che a Chiari siano arrivati tanti soldi. Manca poco che ci si debba scusare. La verità è che la nostra città può solo essere orgogliosa di essere riuscita a intercettare così rilevanti finanziamenti nel momento più propizio. Può essere orgogliosa l’Amministrazione Vizzardi per i progetti preparati per tempo, che si adeguano perfettamente ai complessi scolastici già esistenti, senza spreco di suolo e senza spostare la popolazione scolastica in zone esterne al paese, lontana quindi da importanti servizi per alunni e insegnanti. Progetti avanzati e strategici apprezzati anche a livello regionale. Insomma, un lavoro di squadra che dà l'idea di cosa debba essere la politica quando essa è indirizzata al bene comune e non agli interessi di pochi.
Forte dei successi passati, c’è chi oggi ha la pretesa di fare la morale e imporre la sua tabella di marcia. Bene. Quando saranno in grado di portare a casa 10 milioni di euro, con o senza SuperEnalotto, allora saranno autorizzati a realizzare i loro progetti e stabilire, sempre che ne siano capaci, quello che deve e non deve essere fatto. Fino a quel momento stiano buoni e calmi.


sabato 12 agosto 2017

POLO DELLA CULTURA

Goodbye e amen

Ieri ho letto con vivo interesse la lettera indirizzata a Chiariweek dai Consiglieri Comunali Gabriele Zotti e Roberto Campodonico. L’argomento è, tanto per cambiare, il famigerato Polo della Cultura di Chiari.
Evidentemente questo fallimentare progetto, costato alla città una montagna di soldi, grava come un macigno sulla coscienza dei nostri ex amministratori, tanto da diventare ormai un peso insopportabile. L’unico modo per liberarsene è convincersi che se il progetto è fallito miseramente la responsabilità non è loro, ma di altri. Cose già viste e sentite, ma che aggiungono alla narrazione mazzatortiana ulteriori bugie.


Tutto quello che è rimasto del Polo della Cultura
L’ex Sindaco Mazzatorta, asseriva che il suo grandioso progetto era fallito sia per l’opposizione di una sinistra incapace di comprendere la portata della sua rivoluzione amministrativa, sia per il fallimento della Società Eleca. Oggi, i suoi epigoni, riprendendo quel discorso, affermano che il fallimento della Società Eleca è avvenuto 7 anni fa.
Sette anni fa? Sette anni fa si era nel 2010 e in quell’anno fu del tutto evidente che quel progetto non avrebbe mai visto la luce. Anzi, Massimo Ghilardi, in pieno Consiglio Comunale affermò che si era andati alle elezioni (primavera 2009) “consapevoli che ci portavamo appresso un cadavere” in quanto quello del Polo della Cultura era un “progetto morto”. 
Affermare che la Società Eleca fosse già fallita nell’estate del 2010, mette le cose a posto, perché rimuove ogni responsabilità dalle spalle dei nostri ex Amministratori. Ma la Società Eleca è fallita il 4 novembre del 2013, quindi più di tre anni dopo quegli avvenimenti e ben quattro dalle elezioni del 2009. Eppure all’inizio del 2009 Ghilardi era consapevole che il Polo della Cultura era un progetto morto. Lo era Ghilardi e non lo era il Sindaco? Lo era Ghilardi e non lo erano gli altri Amministratori Comunali? Faccio fatica a credere che Ghilardi avesse qualità divinatorie. 
In verità Ghilardi, dopo essere stato muto per tutti i mesi precedenti se ne uscì con quella sparata quando ormai le cose erano evidenti anche ai ciechi. 
I primi articoli scritti sull’InformaChiari relativamente al Polo della Cultura risalgono al 2007. L’esposto alla Corte dei Conti inviato dai Consiglieri comunali del PD risale al 27 dicembre del 2007. Fra il 2008, e il 2009, vennero pubblicati sull’InformaChiari altri articoli. Nelle varie sedi istituzionali e non, il PD avversò sempre la sciagurata scelta della Giunta Mazzatorta. Furono presentate in Consiglio Comunale almeno due mozioni, fatte decine di interpellanze, rilasciate ai giornali locali innumerevoli interviste. Della questione inoltre si polemizzò sia sul Sito che sul Blog del PD ed infine ci si adoperò fattivamente per la raccolta delle firme contro l’ecomostro. Per non parlare infine delle manifestazioni organizzate dal Pd il 6 febbraio e il 26 giugno 2010.


Il naufragio del Polo della Cultura - Elaborazione grafica di Enzo Maragucci

Venire oggi a parlare di “tesoretto” e di “progettualità seria ed efficiente” è veramente insopportabile. Dopo tutti i danni che avete causato, dopo tutti i soldi sprecati, l’unica cosa che vi resta da fare è mettervi in ginocchio e chiedere sommessamente perdono a tutti i cittadini di Chiari. Altro che pretendere scuse come fa il Consigliere Campodonico, altro che conciare di “benefit da usare a vantaggio della città”!  Quei soldi non rappresentano né un tesoretto né un risarcimento. Erano soldi nostri. 1 milione di euro che avete colpevolmente dato alla Eleca senza la garanzia di stati avanzamento lavori. Per non parlare del Cinema che non c’è più e di tutti i soldi spesi per abbatterlo, i soldi per spostare i tigli, per asfaltare il piazzale, per spese legali, per interessi su tutte le somme spese, per mancati introiti, per studi di progettazione, e chi ne più ne metta. Altro che “positiva e trasparente operazione finanziaria”! 
È sperabile solo che su questa sciagurata vicenda scenda il silenzio e la si consegni agli annali della nostra storia cittadina che la inscriveranno sicuramente fra le cose peggiori fatte dal dopoguerra a oggi.

sabato 5 agosto 2017

ACCUSE VERGOGNOSE

Sono andato a leggermi l’intervista del Presidente Napolitano a la Repubblica e mi sono convinto che se tutti i suoi detrattori avessero un decimo della sua lucidità e del suo acume, forse sarebbero in grado di formulare un discorso politico di qualche valore. Invece solo fango. La destra incapace e becera si permette di dire che Napolitano è un ballista e un coniglio e che è stato il mandante e il regista della rovina dell’Italia. Accuse vergognose che, guarda caso, arrivano proprio da coloro che l’Italia l’hanno mandata veramente in fallimento. 

Il Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano

Salvini arriva addirittura ad affermare che Napolitano “non dovrebbe essere intervistato, pagato e scortato, ma dovrebbe essere processato”. Ad essere processato invece è stato il suo predecessore Umberto Bossi e l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, riconosciuti colpevoli di truffa ai danni dello Stato per la bella cifra di 56 milioni di euro. Poiché si è trattato di “indebite appropriazioni di soldi pubblici”, il tribunale di Genova ha  disposto la confisca di fondi della Lega Nord per la cifra di 48 milioni di euro. Paghi Salvini prima di blaterare!
Ma Salvini non ha occhi per piangere ed è forse per questo che le spara sempre più grosse. La verità però sta nelle parole e non nelle fantasiose ricostruzioni dei vari rappresentanti della destra.
E quali sono queste parole? 
  1. In Libia c'era stato dapprima un intervento unilaterale francese con l'appoggio inglese.
  2. Le Nazioni Unite affrontarono la situazione in Libia approvando due risoluzioni; con la prima intimarono al colonnello Gheddafi di cessare le violenze contro il proprio popolo, con la seconda, in considerazione del fatto che i precedenti appelli al governo libico non erano stati raccolti, si autorizzò e sollecitò un intervento armato in Libia ai sensi del capitolo settimo della Carta dell’Onu.
  3. Il Consiglio Supremo di Difesa tenne una consultazione informale al Teatro dell’Opera di Roma in occasione dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia, presenti fra gli altri il Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio, il Ministro della Difesa. Il Capo dello Stato e il Ministro della Difesa erano favorevoli all’intervento, il Presidente del Consiglio era “riluttante”.
  4. La decisione di partecipare all’operazione fu presa dal Governo in armonia con il Parlamento ai sensi dell’art. 78 della Costituzione. In Parlamento, con il voto dell’allora opposizione di centrosinistra, furono votate a grandissima maggioranza due risoluzioni.
  5. La legittimazione di quella scelta da parte italiana fu dunque massima al livello internazionale e nazionale.

Questa la ricostruzione di Napolitano. Ditemi, cosa c'è che non corrisponde alla verità? 

Oggi, molti esponenti di centrodestra si affannano a rappresentare un Berlusconi costretto ad accettare i diktat di Napolitano, arrivando a dire, come fa Giorgia Meloni, che “quella guerra insensata fatta contro gli interessi nazionali italiani è stata voluta e incoraggiata dall'allora Capo dello Stato, dal Pd e dal solito circo mediatico”. Dal PD? Come si fa a dire una scempiaggine del genere? Allora il Governo era di centrodestra, il Presidente del Consiglio era Berlusconi, il Ministro della Difesa era un compagno di partito della Meloni, in Parlamento la destra godeva di una maggioranza schiacciante. Se avessero voluto dire “no” a una “guerra insensata” avrebbero avuto tutti i mezzi e le possibilità per farlo. Hanno detto invece “sì”. Perché? La risposta ce la fornisce la stessa Meloni: “Il Governo, apertamente contrario ad azioni ostili contro Gheddafi, è stato costretto a intervenire militarmente dopo le azioni unilaterali di Francia e Regno Unito per non escludere l'Italia dai nuovi equilibri libici”. Questa è la verità e tutte le parole di giornali amici e  dementi mediatici sono solo parole buttate al vento.

giovedì 23 giugno 2016

Il peggiore

Massimo D’Alema, quando i suoi molteplici impegni glielo consentono, rilascia delle  memorabili interviste con le quali, come si diceva una volta, detta la linea. Nell’ultima, rilasciata ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, imputa a Renzi di aver rottamato il PD.
Singolare che ciò venga detto da un personaggio universalmente conosciuto come “il risolutore”. Nel corso della sua lunga carriera infatti, ha fatto fuori in successione Occhetto, Prodi, Veltroni e qualche problema l’ha pure creato a Fassino e a Bersani. 
Singolare è non proferire una pur minima parola di autocritica. Se il PD è messo male certo la massima responsabilità è di Renzi che ne è il segretario, ma non si può certo dire che la minoranza non abbia le sue colpe. 

Quando giornalmente si segano le gambe del tavolo o si afferma che Renzi è un usurpatore, un alieno caduto dal cielo, un accidente, poi non si può pretendere che ci sia entusiasmo da parte dell’elettorato PD posto a sinistra.
Dire che il partito è stato rottamato da Renzi significa dimenticare cosa era il partito durante la segreteria Bersani: la vittoria “mutilata”, la rumorosa protesta della base quando a successore di Napolitano si scelse Marini, l’impallinamento di Prodi, la rielezione di Napolitano perché non si riusciva a trovare una persona che mettesse d’accordo tutti, il PD praticamente commissariato, la vergogna dell’incontro con Grillo in diretta streaming. Insomma un partito allo stremo.
E oggi si viene a dire che Renzi ha rottamato il partito? Il partito è stato rottamato da una sinistra autolesionista, la sinistra sempre perdente dei fuoriusciti Civati, Cofferati, Fassina, Mineo, D’Attorre, la sinistra di chi la lotta, feroce e sorda, l’ha portata all’interno del partito senza esclusione di colpi.
Se Renzi ha avuto praterie davanti, se alle primarie è stato votato da tanti che prima avevano votato Bersani, è perché la sinistra ha fallito, si è auto eliminata.
Oggi D’Alema si pone alla testa di coloro che si propongono di far fuori il Segretario. Non dall’esterno con la fondazione un nuovo partito, anche se ciò non è escluso, ma dall’interno con un’opposizione brutale.

La linea è chiara. Al referendum vincono i NO, Renzi come promesso si dimette da Presidente del Consiglio e da Segretario, il PD viene momentaneamente retto da un organo collegiale, la solita oligarchia di partito, si forma un nuovo governo perché  “servirebbe una nuova legge elettorale”, si va al voto. Nel frattempo il PD indice un nuovo congresso, si elegge un nuovo segretario, si vota una linea politica che dovrebbe avere come obiettivo la ricostituzione dell’Ulivo, un novello morto che parla, la sinistra finalmente si riappropria di una cosa che gli appartiene di diritto. La restaurazione è completata.
Peccato che questo percorso sia irto di ostacoli. Renzi si può anche dimettere da Presidente del Consiglio e da Segretario, ma nulla è possibile in questo parlamento senza l’accordo con il PD. E il gruppo parlamentare del PD, benché votato sotto Bersani, è in maggioranza renziano.
Pensa D’Alema che una volta fatto fuori Renzi, la strada gli sia spianata per realizzare i soliti inciuci tipici della prima Repubblica?
Il rischio è di trovarsi di fronte a macerie, un paesaggio desolato dove avranno la meglio le forze oltranziste del populismo e del massimalismo. Forse a quel punto D’Alema e compagni potranno fare la loro battaglia di opposizione contenti di valere  come il due di coppe quando la briscola è a bastoni.