![]() |
Dal Giornale di Brescia del 5/05/2012 |
Visualizzazione post con etichetta Morrumbene. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Morrumbene. Mostra tutti i post
sabato 5 maggio 2012
venerdì 27 aprile 2012
sabato 21 aprile 2012
Progetto: 100 banchi per Morrumbene
Quanto è lontano il Monzambico? E Morrumbene, dov’è Morrumbene?
Se non ci fossero persone come don Piero Marchetti Brevi che mollano tutto e vanno a servire gli ultimi, noi sapremmo poco del Monzambico e niente di Morrumbene.
![]() |
don Piero Marchetti Brevi a Morrumbene |
Eppure questa piccola cittadina di quel lontano paese, ci parla dell’altra faccia della condizione umana.
Noi, presi dai nostri piccoli e grandi problemi, molto spesso perdiamo di vista gli altri, quelli che sono al di là del muro. Sono quelli i cui figli a scuola siedono per terra, perchè non ci sono neppure i soldi per comprare i banchi, che fanno chilometri a piedi per andare a scuola alle 6 e mezza di mattina.
Don Piero, dopo aver svolto il suo ministero di prete a Chiari dal 1992 al 2006, ha scelto di trasferirsi lì. Una bella sfida. Una sfida che comporta la messa in discussione di tutto, salvo le proprie intime convinzioni che nascono da un grande messaggio.
Io ho visto Don Piero a Chiari, in uno dei suoi rari ritorni. Era venuto a passare un breve periodo nella sua vecchia comunità e ha pensato bene di cogliere l’occasione offerta dalla Parrocchia e dal Centro Giovanile 2000, per raccontare la sua esperienza a Morrumbene. Ne ho già parlato in un precedente post (leggi qui).
![]() |
don Piero a Chiari |
Quello che mi ha sorpreso quella sera è stata la serenità e nello stesso tempo la determinazione di questa persona. Egli, che ha conosciuto le facce estreme della condizione umana, ci ha messo in guardia dal credere che un mondo sia migliore dell’altro. In entrambi l’uomo si trova ad affrontare i difficili problemi del vivere, pur se le condizioni e le prospettive sono diverse.
L’opera di don Piero, sembra aver coinvolto in modo serio Mario Angeli, persona che ha dedicato la sua vita alla scuola. Attraverso la sua attività di Dirigente Scolastico, la scuola Toscanini di Chiari ha raggiunto livelli di eccellenza. Da quando è in pensione è andato a trovare don Piero più volte. La prima è stata per la consegna di 80 banchi alla scuola di quella lontana parrocchia, spesa finanziata con i soldi destinati al regalo che genitori e docenti dell'Istituto Toscanini volevano fare al prof. Angeli in occasione del suo pensionamento.
Oggi, dopo un'ulteriore sua visita a Morrumbene, vuole realizzare un “piccolo” progetto: “100 banchi per Morrumbene”, che in quella realtà significa dare la possibilità a 600 bambini di frequentare la scuola seduti su un banco e non per terra.
![]() |
Mario Angeli a Morrumbene - consegna dei nuovi banchi |
Per realizzarlo, ha inviato ai massimi rappresentanti della città, nonchè ai rappresentanti di istituti scolastici, associazioni, sindacati, giornali e blog (leggi qui), una lettera in cui si chiede la loro collaborazione per la diffusione dell’iniziativa.
Questo blog, come avvenuto in passato, aderisce con entusiasmo e viva partecipazione a questa iniziativa.
martedì 11 ottobre 2011
Chiari-Morrumbene
Con riferimento all’incontro di giovedì 6 ottobre scorso con don Piero Marchetti presso il CG 2000, ricevo e volentieri pubblico questo contributo del Prof. Mario Angeli:
“Due intensi occhi di un bimbo nero guardano da sopra un alto muro; noi di là vediamo un cielo azzurro e le cime di alberi maestosi, lui di qua non so che cosa vede; di là c’è il suo mondo, di qua il nostro.
Questa è stata la slide conclusiva di una intensa rassegna di immagini, con le quali don Piero giovedì 6 ottobre ha mostrato che cosa c’è al di là di quel muro, che il suo impegno missionario e sociale si sforza di capire, valorizzare, orientare, sollevare dalla povertà e dall’ignoranza; il pubblico presente era folto, accorso anche da fuori Chiari, a testimoniargli non solo generica simpatia, ma soprattutto apprezzamento e sostegno per la sua opera in Mozambico.
E così scendendo dal cielo luminoso e dalle cime degli alberi, don Piero ha condotto gli ascoltatori al di là del muro sul piano della concretezza, che significa bambini abbandonati, vecchie cacciate di casa a morire di stenti perché sospettate di malocchio, giovani e ragazze che non possono recarsi a scuola perché impossibilitati a sostenere le spese di trasporto o le tasse di frequenza, aule scolastiche senza alcun arredo e con gli studenti seduti per terra perché non ci sono i banchi, pozzi d’acqua lontani chilometri dai villaggi, malattie per noi banali ma laggiù mortali; però anche la gioia di vivere, la condivisione ospitale, la fiduciosa riconoscenza, la frugalità appagata.
Don Piero è riuscito a creare qui una rete di solidarietà e di sostegno, sia affettivo che finanziario, che gli consente di affrontare laggiù con efficacia sia il suo primario ministero di prete sia i vari progetti sociali che ha avviato; sono una prova concreta di tale sostegno anche i frequenti soggiorni a Morrumbene di volontari, che trascorrono con lui periodi più o meno lunghi, condividendo fatiche e speranze: si sa che è in partenza per tre mesi una ragazza e poi sarà la volta di un giovane per sei mesi.
Uscendo dall’incontro con don Piero non riuscivo a togliermi dalla mente gli occhi del bimbo nero da sopra quel muro e mi domandavo se riuscisse a scorgere che cosa c’è al di qua o se don Piero gli abbia detto qualcosa del grado di decomposizione che sta attraversando il nostro mondo evoluto e mi è venuta spontanea una raccomandazione da fare a don Piero: - Di’ a quel bambino di scendere dal muro, perché al di qua c’è poco di bello da vedere.
Mario Angeli”
Mario Angeli”
venerdì 7 ottobre 2011
Varcare il muro
Varcare il muro. Almeno una volta nella vita forse occorrerebbe farlo. Il muro del nostro mondo, delle nostre certezze, delle nostre convinzioni. Non tutti ne sono capaci, non tutti possono farlo. Al di là del muro, le nostre certezze possono vacillare, le nostre convinzioni possono essere fragili, perchè al di là del muro c’è un mondo difficile da capire e da vivere.
Varcano il muro quelli che Mario Angeli definisce visionari. Visionari non vuol dire pazzi, vuol dire capaci di avere una visione del mondo, capaci nello stesso tempo di mettersi in discussione e di avere la forza di credere all’incontro con altri esseri, per capirli e capirti.
Don Piero Marchetti, lui, quel muro l’ha varcato. Con indosso la sua fede (che parola difficile da usare per un laico!) e la sua disponibilità. La disponibilità a mettersi al servizio degli ultimi, secondo il più radicale dei precetti evangelici. Qui come in Monzambico.
Nell’incontro che si è tenuto ieri sera al Centro Giovanile 2000, è stato proiettato un filmato dove veniva raccontata per immagini la vita e le attività della parrocchia di Morrumbene.
Abbiamo visto bambini sorridenti all’interno della loro scuola, donne anziane nelle loro capanne e giovani nei laboratori di falegnameria e sartoria. Abbiamo visto la Chiesa e le case, gli orti e gli animali, il laghetto e la campagna coltivata. In definitiva un’oasi di pace all’interno di un paese difficile.
Forse il quadretto era troppo idilliaco per essere completo. Forse quelle immagini, certo belle e suggestive, non davano testimonianza della fatica che don Piero e i suoi collaboratori devono sopportare per togliere 240 bambini dalla strada e portarli all’interno di un percorso educativo definito. O delle difficoltà che essi devono affrontare per salvare da una fine atroce le nonne rimaste sole o per realizzare dei pozzi per l’acqua o organizzare i laboratori.
Non tutto scende dal cielo e quello che non scende bisogna cercarlo, con la forza di volontà, col duro lavoro, con il coinvolgimento di tanti volontari. Perchè Morrumbene è sì una parrocchia, ma i suoi parrocchiani molto spesso sono privi anche del necessario per vivere.
E allora don Piero ritorna a varcare il muro e viene a parlare a noi dei suoi bambini e delle sue nonne. Non perchè possiamo sentirci edificati da tanta bontà, ma perchè egli vuole farci partecipi di quel mondo, che non è un mondo alieno, ma il nostro mondo. Se riusciamo a capire il messaggio e non ci limitiamo a un atteggiamento pietoso, forse in quel muro si può aprire un varco, ossia una possibilità di dialogo e di aiuto reciproco.
domenica 2 ottobre 2011
Tener fermo l'aratro davanti a sè
In occasione dell’incontro con don Piero Marchetti che si terrà giovedì 6 ottobre a partire dalle ore 20,00 presso il CG2000 di Chiari, ho chiesto al Prof. Mario Angeli che ci spiegasse chi è don Piero Marchetti. Ecco il testo che mi ha inviato:
![]() |
don Piero Marchetti Brevi |
“Incontrare don Piero e sostenere le attività che progetta ed anima nella comunità mozambicana di Morrumbene va molto oltre l'incontro con un prete e con la sua missione cattolica; non perchè don Piero sottaccia la sua identità o perchè le sue opere non siano un'applicazione dei precetti evangelici, anche di quelli più difficili da capire o da praticare, soprattutto per chi è in debito di fede.
Don Piero è prete fino in fondo, che vive sereno e sicuro le parole di Cristo: "il vostro dire sia sì sì, no no; ...ciò che farete ad uno di questi piccoli l'avrete fatto a me; ...nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio", disse Gesù ad un tale che gli diceva: "Signore, ti seguirò dovunque, ma prima lascia che mi congedi da quelli di casa".
Questo ho visto a Morrumbene.
In una capanna sbrecciata in mezzo alla savana don Piero celebra la Messa e commenta il vangelo ad un folto gruppo di donne, uomini e bambini, felici per la visita, purtroppo rara, del loro padre Pedro, che ad un certo punto si rivolge ad un suo catechista del posto, convivente con una giovane donna da cui ha avuto due figli, e gli dice sorridendo ma fermo, davanti a tutti: "Tu non puoi fare il catechista e stare con la tua donna senza sposarla".
![]() |
la missione di Morrumbene |
Una vecchia mendicante gli si fa incontro, gli biascica qualcosa, lo trattiene; don Piero ha fretta, ha un impegno urgente, come tutto è a Morrumbene, ma si ferma paziente, la ascolta, le mette una mano sulla testa; non comprendo una sola parola di quello che si dicono, ma vedo che il volto rugoso della vecchia si trasfigura in uno smisurato sorriso; quella "piccola" era per me una mendicante fastidiosa, don Piero invece aveva capito che era Cristo travestito da vecchia.
Per don Piero "quelli di casa" sono rimasti a casa; lui li ama, li sente o li vede quando può, ma resta dov'è e tiene fermo l'aratro davanti a sè, volgendosi indietro solo per vedere se il solco è dritto e se qualcuno lo segue per aiutarlo.
Quindi don Piero è un prete fino in fondo.
Ma a Morrumbene padre Pedro sa anche di non poter "dare al figlio un sasso al posto del pane o una serpe invece del pesce": un pozzo, qualche spicciolo, i banchi per la scuola, una macchina per cucire, un passaggio sul fuoristrada, qualche medicina, un bom dia o boa noite anche agli sconosciuti, un aiuto per sbrigare una pratica complicata: questi sono alcuni dei pani e dei pesci che lui mette a disposizione di tutti, fin che ce n'è.
Don Piero ha imparato bene dal suo Maestro come si fa a moltiplicare i pani ed i pesci: Quello lo sapeva fare per conto suo, don Piero si fa aiutare da chi ne ha voglia.
E' per questo che tanta gente, che magari neppur conosce, si offre di dargli una mano dietro l'aratro.
Mario Angeli"
venerdì 4 marzo 2011
Dal nostro Inviato a Morrumbene (Mozambico)
E’ veramente un piacere scrivere dell’esperienza che stanno vivendo in Africa Mario Angeli e Laura Fiorini. La cosa è partita quasi per caso a seguito di una mia richiesta inoltrata a Laura qualche tempo fa. La speranza di ricevere una risposta era molto tenue, a causa di difficoltà oggettive. La disponibilità invece a parlarne è stata immediata, segno che c’è un interesse a fare sì che questa esperienza non rimanga nell’ambito privato, ma diventi un fatto pubblico. Solo così si può creare un movimento di sostegno alle iniziative di Don Piero come sembra indicare il Prof. Angeli alla fine della sua corrispondenza. Noi preferiamo dare la parola a lui, come fosse un corrispondente da quel paese lontano. Ecco il materiale che mi ha inviato:
"Caro Enzo, ti ringraziamo per la rilevanza che hai dato alla nostra esperienza africana e per l’articolo del Giornale di Brescia che ci hai inviato.
Ora siamo a Johannesburg a continuare gli incontri di formazione e sabato pomeriggio inizieremo la stessa attività anche a Pretoria.
Morrumbene- l'accoglienza |
Io (Mario) sono rientrato martedì sera dal Mozambico, dopo aver soggiornato tre giorni a Morrumbene, la parrocchia dove opera don Piero Marchetti; è stata un’esperienza esaltante e dall’impatto emotivo fortissimo, sia per le bellezze naturali sia per il contatto con un’Africa molto diversa da quella conosciuta qui.
Il sottosviluppo è assolutamente prevalente e ti dà una grande angoscia, se lo vedi con i nostri occhi europei, ma in realtà nella gente del posto cogli una serenità e vorrei dire quasi un senso di soddisfazione per il poco che hanno (e che ti possono donare) che ti riempie di ammirazione e di sensi di colpa per quanto siamo peggiori e più complicati.
![]() |
Morrumbene - l'accoglienza |
Grazie alla disponibilità di don Piero e del suo fuoristrada abbiamo percorso decine e decine di chilometri nella foresta, raggiungendo piccoli nuclei abitati, fatti di poche capanne costruite con qualche palo e rivestite di foglie di palma da cocco, ma quasi tutte ordinate e, per quanto possibile, pulite, abitate da persone serene e sorridenti.
![]() |
lezioni per terra |
I bambini, a centinaia, che sbucano da ogni dove, sono uno spettacolo affascinante; vederli poi andare a scuola tutti puliti ed ordinati, con la camicina bianca o azzurra ed i pantaloncini o la gonna blu, perfettamente lindi (nonostante l’acqua, che per il vero non scarseggia, sia di faticoso approvvigionamento), magari dovendo percorrere chilometri e chilometri su sentieri anche difficili, persino nei giorni da diluvio universale (come era martedì 1 marzo), ti allarga il cuore, perché capisci che il seme del riscatto darà prima o poi i suoi frutti.
![]() |
un'aula senza banchi |
Scuole ce ne sono molte, anche nei punti più impensati della foresta; quelle del centro abitato sono a volte in muratura, senza imposte ed in buona parte senza banchi (quindi i bambini si siedono per terra), quelle decentrate sono costituite da capanne simili alle abitazioni, senza alcuna suppellettile, e per lo più senza libri, con la lavagna costituita da un pezzo di faesite sbrecciata; e gli insegnanti, in prevalenza giovani donne, sono tutti con un candido camice bianco.
![]() |
la falegnameria |
Dal cortile della missione di don Piero, che ha come dirimpettaia una scuola per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni, in tutto quasi 2500) sia lunedì 28 che martedì 1 verso le 6 (la scuola inizia alle 6.30) ho cominciato a sentire una melodia che ho udito simile per oltre 45 anni, ossia le voci dei bambini che vanno a scuola, ma queste voci avevano un qualcosa di più autentico, di più gioioso, tanto che percepivi il sorriso dei bambini pur senza vederli: è stata una delle più intense beatitudini che ho provato qui.
![]() |
banchi quasi finiti |
Come sai, la mia visita a Morrumbene è coincisa con la consegna a questa scuola di una cinquantina di banchi (ognuno da tre posti con sedile incorporato), frutto della donazione effettuata in occasione del mio pensionamento; per la verità il destinatario era stato don Piero, ma, essendo le condizioni della missione, per quanto povere, migliori di quelle della scuola pubblica, lui ha preferito sostenerne le esigenze, nell’ottica di un delicato ma fruttuoso processo di mutuo sostegno tra la realtà statale e quella del volontariato.
![]() |
consegna avvenuta |
Quindi lunedì mattina c’è stata la cerimonia della consegna dei banchi, molto essenziale ma genuina, e martedì mattina, prima di partire, sono andato a vedere che effetto facevano i nuovi banchi nelle aule dove il giorno prima avevo visto i bambini seduti per terra; non ti dico la gioia mia e loro, che credo di aver condiviso intensamente con tutta la Toscanini e gli altri donatori, che ho percepito vicini a me.
Don Piero nella sua parrocchia-missione ha attivato una scuola materna, frequentata da oltre 350 bambini, che ricevono l’istruzione dell’infanzia e due pasti (colazione e pranzo): chi può paga qualcosa, gli altri no.
![]() |
finalmente i banchi |
Inoltre ci sono le iniziative di sostegno agli indigenti, che sono molti, quelle della catechesi (che non è invadente), quelle ricreative, un po’ come nel nostro Centro giovanile, la visita alle comunità disperse su un territorio vasto quasi quanto la provincia di Brescia, il funzionamento di una falegnameria con annesso corso di formazione per giovani, un corso di taglio e cucito per le donne, al termine del quale viene loro donata la macchina da cucire, un corso di informatica (che, sembra paradossale ma è vero, nell’organizzazione statale, tranne che nella scuola, è efficiente, se pensi che le elezioni si svolgono con il sistema elettronico), ecc.: per sostenere tutto ciò, soprattutto il funzionamento della scuola materna, la missione può contare in Italia sull’aiuto di molte persone ed organizzazioni; però don Piero ed i suoi collaboratori si danno molto da fare in proprio, curando una piccola azienda agricola, con qualche mucca, un discreto quantitativo di galline e conigli ed un po’ di verdura e piante da frutto (soprattutto manghi e palme da cocco).
![]() |
è un'altra cosa |
Con don Piero collabora un altro sacerdote bresciano, don Bruno Moreschi, che ora è in Italia per problemi di salute, e tre suore, una italiana, una brasiliana ed una mozambicana; ci sono poi altri laici, che ricevono un modesto compenso.
Ho visitato anche un’altra missione, gestita dagli Artigianelli di Brescia, che ha attivato una scuola professionale agraria, frequentata da oltre 400 giovani e ragazze, dove si insegna l’allevamento del bestiame, la lavorazione del latte, la trasformazione di altri prodotti naturali, lo sfruttamento ordinato e razionale del suolo, ecc. ; annesso alla scuola c’è anche un convitto per i ragazzi che non possono rientrare quotidianamente a casa ed è in costruzione una casa di riposo, considerato che spesso i vecchi vengono abbandonati, soprattutto le vedove, che sovente sono malviste perché sospettate di malocchio.
Il mio racconto potrebbe continuare; mi riservo altre occasioni, sia via mail, sia di persona, al rientro in Italia.
Sarebbe bello che riuscissimo a creare un movimento di sostegno a queste iniziative, affinchè quanto donato in occasione del mio pensionamento non resti un fatto isolato; ritengo che anche tu mi possa dare una mano molto efficace; se vuoi, ne parleremo.
Ti invio alcune delle tantissime foto scattate e saluto molto cordialmente te e Mirella, insieme a Laura.
Mario Angeli "
Mario Angeli "
Iscriviti a:
Post (Atom)