
Gli italiani sono così. Quando sono alla canna del gas sono disposti a tutto, a fare ogni sacrificio, a gridare alto il proprio sdegno, a manifestare che così non si può andare avanti. Ma appena appena l’aria diventa respirabile per effetto di un benefico venticello e di un po’ di pioggia, non dite loro di rinunciare alla macchina, anche solo per andare sotto casa a comprare le sigarette.
Che ci volete fare siamo il paese dove il primo pensiero appena compiuti 18 anni è prendere la patente, il paese dove in una famiglia di 3 persone ci sono 4 macchine, dove i servizi di pubblico trasporto sono al livello di un paese del terzo mondo. E poi a noi italiani ci piacciono le macchine. Alcuni ne fanno un oggetto di culto e ne comprano di costosissime, da tenere in garage e tirare fuori la domenica per farle veder agli amici al bar sport.
Non c’è niente da fare. La destra riesce a interpretare in modo esemplare questo sentire di gran parte della popolazione italiana, fatto di irresponsabilità, ricerca a tutti i costi del proprio piacere, disinteresse per il bene pubblico, dispregio delle regole di comportamento quando non della legge. Sarà per questo che siamo diventati un paese scassato.
Guardate la questione dell’ assetto del territorio. Ultimamente basta la pioggia battente di un giorno per sbriciolare interi costoni di montagna. I casi di Maierato e Giampilieri sono emblematici di quanto fragile sia il nostro territorio e di quanto irresponsabile sia il nostro modo di comportarci. Dopo i disastri ci sono le rivolte delle popolazioni coinvolte, seguite da solenni impegni di impedire ulteriori saccheggi del territorio. Finita l’emergenza, si continua a costruire peggio e più di prima. In spregio a qualsiasi piano regolatore, in deroga ad esso, grazie ad esso. Siamo il paese della case abusive e dei ripetuti condoni che le regolarizzano. Un corto circuito perverso fra irresponsabilità privata e demenza pubblica che sta cementificando il nostro Bel Paese. Costruire case è l’altro sport nazionale. La casa non è un bene che si crea se ve ne è bisogno. No, è un bene speculativo. Tanto speculativo da generare una bolla. Bolla che è scoppiata e adesso ci sono centinaia di migliaia di case, uffici, capannoni sfitti in attesa di un possibile acquirente. Per non parlare della seconda terza e quarta casa. Al mare, in montagna, al lago. Al sud, quando si costruisce, lo si fa per sè e per i propri figli. E così nei greti dei torrenti sorgono dall’oggi all’indomani interi condomini. Sempre in costruzione, sempre da finire, sempre in attesa di un condono. Almeno sino alla prossima alluvione. Poi si chiederanno i danni allo Stato.
Che ci volete fare siamo il paese dove il primo pensiero appena compiuti 18 anni è prendere la patente, il paese dove in una famiglia di 3 persone ci sono 4 macchine, dove i servizi di pubblico trasporto sono al livello di un paese del terzo mondo. E poi a noi italiani ci piacciono le macchine. Alcuni ne fanno un oggetto di culto e ne comprano di costosissime, da tenere in garage e tirare fuori la domenica per farle veder agli amici al bar sport.
Non c’è niente da fare. La destra riesce a interpretare in modo esemplare questo sentire di gran parte della popolazione italiana, fatto di irresponsabilità, ricerca a tutti i costi del proprio piacere, disinteresse per il bene pubblico, dispregio delle regole di comportamento quando non della legge. Sarà per questo che siamo diventati un paese scassato.
Guardate la questione dell’ assetto del territorio. Ultimamente basta la pioggia battente di un giorno per sbriciolare interi costoni di montagna. I casi di Maierato e Giampilieri sono emblematici di quanto fragile sia il nostro territorio e di quanto irresponsabile sia il nostro modo di comportarci. Dopo i disastri ci sono le rivolte delle popolazioni coinvolte, seguite da solenni impegni di impedire ulteriori saccheggi del territorio. Finita l’emergenza, si continua a costruire peggio e più di prima. In spregio a qualsiasi piano regolatore, in deroga ad esso, grazie ad esso. Siamo il paese della case abusive e dei ripetuti condoni che le regolarizzano. Un corto circuito perverso fra irresponsabilità privata e demenza pubblica che sta cementificando il nostro Bel Paese. Costruire case è l’altro sport nazionale. La casa non è un bene che si crea se ve ne è bisogno. No, è un bene speculativo. Tanto speculativo da generare una bolla. Bolla che è scoppiata e adesso ci sono centinaia di migliaia di case, uffici, capannoni sfitti in attesa di un possibile acquirente. Per non parlare della seconda terza e quarta casa. Al mare, in montagna, al lago. Al sud, quando si costruisce, lo si fa per sè e per i propri figli. E così nei greti dei torrenti sorgono dall’oggi all’indomani interi condomini. Sempre in costruzione, sempre da finire, sempre in attesa di un condono. Almeno sino alla prossima alluvione. Poi si chiederanno i danni allo Stato.