Visualizzazione post con etichetta moschea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta moschea. Mostra tutti i post

mercoledì 10 agosto 2011

I labirinti delle nostre paure

preghiera
Se si crede, Dio è dappertutto, nelle strade affollate come nel deserto. I suoi templi però rappresentano per l’uomo, a tutte le latitudini, i luoghi santi per eccellenza. Sinagoghe, chiese, moschee, templi,  sono stati e sono i luoghi dove generazioni e generazioni di uomini e donne hanno rinnovato il patto con il loro dio, si chiamasse egli semplicemente Dio o Yahweh o Allah o Brahman o Atèa. Dio ha molti nomi, come molte sono le lingue che si parlano nel mondo, come molte sono le civiltà. E ovunque c’è un tempio lì ci sarà un essere umano che solleverà la sua preghiera per glorificare il suo dio, per implorare protezione e pietà.
L’uomo, da quando è diventato un essere senziente, ha sentito forte il desiderio di appellarsi a un essere supremo, che lo proteggesse da una natura brutale e lo elevasse dalla sua condizione ferina. Bisogno ancestrale quindi, radicato nel profondo dell’essere, incancellabile. Col tempo e  visti i tanti casi della storia in cui questo bisogno è stato disconosciuto e negato, esso ha assunto il ruolo di diritto inalienabile. A nessuno può essere negato questo diritto, perchè esso è uno dei  diritti fondamentali riconosciuti all’uomo dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani”: Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, in pubblico o in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”. Enunciazione ripresa pari pari dalla nostra Costituzione che all’art. 19 recita “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.
labirinto mentale
Cos’è allora questo strepitare scomposto di politici nostrani di fronte alle richieste di fondare moschee? Perchè si mobilitano comitati, capipopolo, delegazioni? (leggi qui) Cos’è che mette paura nella parola moschea?  Noi le chiamiamo chiese, loro le chiamano moschee e allora? E se invece della moschea fosse una sinagoga o un tempio induista, buddista, taoista o mormone, faremmo una battaglia per ogni richiesta, sull’assunto che l’unica religione ammessa nel nostro paese debba essere la religione cristiana, cattolica, romana?
Qualche tempo fa mi trovavo ad Aleppo all’ingresso della grande moschea vicino la Cittadella. I bambini giocavano a rincorrersi come fanno i nostri figli o i nostri nipoti davanti alle nostre chiese. Mi sono ricordato di certi mesi di maggio da noi.  Dentro la moschea la gente pregava il loro dio con compostezza, come si fa nelle nostre chiese. 
Cos’è che mette paura? Forse abbiamo bisogno di aprire la mente. Evitare  di lasciarci intrappolare dai pensieri malati di coloro che vogliono imprigionarci nei labirinti delle nostre paure. La paura dell’altro, del diverso, dello straniero. Sono pensieri malati che attecchiscono facilmente perchè fanno appello al grumo nero che è dentro ognuno di noi. Evitiamo di farci intrappolare. Questi individui, qui come altrove, brandiscono simboli religiosi come fossero clave, costruiscono le loro fortune politiche facendo appello alle nostre paure. Il mondo non sarà un bel posto dove vivere se questa gente l’avrà vinta.