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Fascia da Sindaco |
Potrebbe essere questo il titolo di un poema tragicomico sull’esempio di quello scritto da Alessandro Tassoni circa quattro secoli fa.
La fascia in questione è quella tricolore del Sindaco. Fascia che alla Festa dell’Unità d’Italia a Chiari, è stata negata. E non è che il Vicesindaco Seneci non l’abbia cercata con impegno, ma quella fascia, ieri, era introvabile. Perfino il mite Franco Begni è rimasto contrariato “il Vicesindaco Luca Seneci mi ha detto che sarebbe andato a prenderla. L’abbiamo aspettato una decina di minuti sotto la pioggia, ma poi è ritornato fra noi senza la fascia”. Il pacato Begni si dichiara dispiaciuto “in nessun paese è andata così” (dal Giornale di Brescia 18/3/2011) .
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Franco Begni |
E dire che il cavalier Franco Begni aveva mandato un fax in Comune per chiedere in maniera del tutto pacata e mite il permesso di organizzare “un piccolo corteo con alzabandiera che non ledesse Sindaco e Amministrazione”. Ora noi, che pacati e miti non siamo, non riusciamo proprio a capire come un corteo , magari con la banda musicale e il gonfalone del Comune e delle varie associazioni di Chiari, potesse ledere in alcun modo il Sindaco e l’Amministrazione. L’autorizzazione al corteo era stata chiesta per corrispondere a un sentimento della stragrande maggioranza del popolo italiano, inteso a festeggiare la giornata dell’Unità d’Italia.
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l'Assessore Roberto Campodonico |
Naturalmente il Sindaco, Senatore e Cavaliere della Repubblica Italiana, ha pensato che rispondere personalmente a Franco Begni fosse un impegno non confacente alle sue responsabilità, per cui ha delegato il fido Assessore allo Sport Roberto Campodonico, forse perchè convinto che la ricorrenza andasse inserita, come la festa delle Quadre o il campionato di bocce, fra le competenze di questo assessorato. Sta di fatto che l’assessore ha fatto fronte all’impegno da par suo. Lasciata per un momento la postazione del palazzetto dello sport, dove ha istituito un servizio permanente di piantonamento per evitare che gli risoffino sotto il naso altri pannelli solari privi di copertura assicurativa, ha convocato in Comune il paziente Begni per comunicargli che a Chiari di cortei non se ne organizzano. Al massimo, e solo perchè in Comune sono buoni e magnanimi, acconsentivano a un “piccolo” alzabandiera.
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Assessore Gabriele Zotti Vicesindaco Luca Seneci |
Il resto è cronaca di ieri. La “festa” si svolge in un’atmosferra surreale. I rappresentanti delle Associazioni d’Arma raggiungono Piazza Martiri della Libertà in ordine sparso, come Carbonari, mentre un cielo livido sembra minacciare pioggia. Niente banda, niente tromba, neppure un piffero. Della maggioranza che amministra la nostra città si vedono solo il già citato Seneci, che continua a chiedersi come mai non sia riuscito a “recuperare” la fascia di sindaco e il sempre lieto Assessore Gabriele Zotti noto come “l’uomo che sussurra ai Cavalli”. Per il resto niente. Non c’era l’Assessore Campodonico, come detto di piantone al Palazzetto a rileggersi le clausole vessatorie della polizza assicurativa, non c’era l’Assessore Piantoni di vedetta al Polo Logistico per controllare che non si cavi una badilata in più di ghiaia, non c’era neppure l’Assessore Zerbini, in missione a Roncello-Busnago dove sembra abbiano risolto il problema del mercato trasferendolo definitivamente a Cavenago. Non c’era l’Assesore alle Politiche sociali Annamaria Boifava, rinchiusa per ordine del Sindaco e sino a nuovo ordine nel cortile solidale. Non ci pare infine di aver visto il Responsabile Unico dell’Ufficio di Staff del Sindaco, Enio Moretti. Forse stava cercando di capire come funziona quel meraviglioso iPad che ha appena comprato coi nostri soldi. E il Sindaco?
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Il Sindaco sen. Sandro Mazzatorta |
Il Sindaco è stato inseguito tutta la notte dal fantasma del Polo della Cultura. Non un attimo di tregua, un momento di respiro. E quando all’alba sembrava prendere sonno, ecco apparire terribile Massimo Ghilardi che tremendo gridava “ci hai portato alle elezioni con un progetto morto, un cadavere da tumulare!”. Brrrr! Come poteva, poveretto, in quelle condizioni, presidiare alla cerimonia! Meglio starsene a letto a sorbirsi un buon caffè.
Resta il mistero della fascia. Fascia mai disdegnata, anzi esibita in ogni avvenimento, la fascia tricolore della Repubblica Italiana, simbolo di prestigio, autorità, potere.
Ieri alcuni buontemponi hanno pensato bene che lo sfregio estremo da praticare a una festa non voluta, non gradita, anzi, detestata, fosse proprio quello. Non far trovare la fascia, impedire che alla cerimonia fosse dato il crisma dell’ufficialità. Piano riuscito, fascia non trovata, cerimonia triste.
Quello che però poteva sembrare a prima vista una vittoria, si è rivelato nel corso della giornata una sonora sconfitta. Quando sono arrivate le immagini televisive provenienti da tutta Italia allora l’atteggiamento tracotante dei nostri amministratori si è rivelato per quello che è. Un atteggiamento meschino e provinciale di piccoli uomini. Di fronte all’autorità morale del Presidente della Repubblica che mai come in questi momenti ha rappresentato tutta la nazione, anche i capi leghisti hanno dovuto rendere onore alzandosi in piedi all’intonazione dell’inno di Mameli.