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lunedì 14 marzo 2011

Uno schiaffo in faccia

Uno schiaffo in faccia all’Amministrazione Comunale di Chiari.
Questo è il significato della sentenza emessa dal Tar della Lombardia sul Polo della Cultura.
Uno schiaffo che fa giustizia di tutte le fandonie raccontate in proposito da qualche anno a questa parte dalla Giunta e, in particolare, dal Sindaco Mazzatorta.
I primi a rallegrarsene sono naturalmente i residenti che hanno fatto opposizione alla pretesa del Comune di voler spacciare come naturale prosecuzione del progetto Caputo il progetto Eleca, un ecomostro che li avrebbe letteralmente sepolti vivi. Vi ricordate le parole del Sindaco a seguito delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato  che non avevano autorizzato  la “sospensiva” del progetto?  Eccole: “I tentativi pretestuosi dal contenuto politico messi in atto da alcuni cittadini non sono andati a buon fine”. Oggi quei “tentativi” sono andati a buon fine “nel merito” e i cittadini sono pronti a presentare il conto salato delle spese legali.
ex cantiere del Polo della Cultura
La sentenza dice che il progetto Eleca è tutt’altra cosa rispetto al progetto Caputo (quello per intendersi che aveva vinto il Progetto di Idee o Concorso di Progettazione), e che esso non è conforme al PRG, cioè al Piano Regolatore Generale del Comune di Chiari vigente al momento dell’approvazione da parte della Giunta del progetto definitivo-esecutivo di Eleca . Questo vuol  dire che se i lavori fossero andati avanti, oggi ci troveremmo di fronte a un problema. A un grosso problema e a danni incalcolabili.
Ma c’è qualcun altro che oggi può sorridere, se sorridere è lecito per questo modo insensato di amministrare la cosa pubblica.  E’ il Partito Democratico e in particolare i Consiglieri Lorini,  Libretti e Goffi che in questi anni (all’inizio in plendida solitudine), hanno continuato a opporsi all’ operazione decantata dal Sindaco come opera rivoluzionaria.
E’ dalla loro penna che nel dicembre del 2007 è nato l’esposto presentato alla Procura della Corte dei Conti della Lombardia. Esposto che con minuziosità di dati andava a mettere l’accento su tutti i punti deboli del progetto, su tutte le sue difformità e sui danni che ne sarebbero derivati al Comune.
Basta andare a rileggersi i post pubblicati su questo Blog (leggi),  il Dossier sul Polo della Cultura (leggi)  e i numeri dell’Informachiari (leggi) dal dicembre 2007 in poi per trovare la cronistoria di questa vicenda con anticipazioni, queste sì straordinarie, di quello che hanno poi affermato rappresentanti della stessa maggioranza (Ghilardi) e ora i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale.
Cartellone 4x2 sul Polo della Cultura
La risposta a queste critiche da parte dell’Amministrazione Comunale è stata rabbiosa e portata avanti con una grancassa propagandistica degna di miglior sorte. Tutti ricorderanno i cartelloni 4 x 2 esposti in piazza Zanardelli prima delle elezioni politiche del 2008 e successivamente in Piazza Rocca durante le elezioni comunali del 2009. Tutti ricorderanno le pagine intere di giornale comprate con i nostri soldi per raccontare la bella favola del “contenitore culturale  più importante e suggestivo degli ultimi 50 anni”, ma che alla fine si è rivelato come un progetto morto”, un “cadavere” buono solo per essere tumulato.
Alla fine però, svanita la nebbia della propaganda, sono rimasti i danni costituiti da una montagna di soldi caricati sul groppone del contribuente clarense ed un lungo contenzioso dagli esiti preoccupanti.
Il buco
ideazione nikeros da Alberto Burri
Oggi con la sentenza del TAR, si aggrava la posizione dell’Amministrazione nei confronti di Eleca, si evidenziano le pesanti responsabilità del Sindaco, della Giunta, del Dirigente Responsabile del Procedimento e degli stessi Consiglieri Comunali di maggioranza (vedasi a tal proposito le mozioni votate e respinte in C.C.).
Come più volte detto, non basta chiudere un cantiere e asfaltare un piazzale per far svanire i problemi. Il fantasma di questo “progetto morto”  è destinato a turbare i sonni dei nostri Amministratori ancora per molto tempo e oggi ancor più di ieri.

martedì 28 dicembre 2010

Ma che brave personcine!

Daniele Vezzoli
Daniele Vezzoli è un rampante Consigliere Comunale della Lega Nord del quale il massimo che si possa dire è che è un giovane senza sé e forse anche senza ma.
In un’intervista rilasciata a Chiari Week a proposito del degrado della stazione ferroviaria,  ha affermato che Chiari Blog ha come scopo quello di screditare sempre e comunque l’Amministrazione Comunale.
Si sbaglia. Chiari Blog non solo ha l’ambizione di screditare l’Amministrazione Comunale, ma anche l’aspirazione di dire tutto il male possibile dei Consiglieri di maggioranza. Solo che non occorre fare molta fatica, a screditarsi ci pensano da soli.  A noi francamente non resta che narrare i fatti così come avvengono: nudi e crudi. Leggete per esempio questa breve discussione tenutasi su Facebook nei giorni della famosa protesta sulla gru a Brescia:

Daniele Vezzoli - Dodici giorni sulla gru per un danno di 25.000 al giorno (senza contare l'impiego di Forze dell'Ordine, Vigili del Fuoco) equivale a €. 300.000,00!!! Tralascio poi i disagi (da Piazza Loggia fino al cantiere zona quasi-militarizzata!). Proprio vero l'immigrazione in questo paese fa bene!!! Adesso mi raccomando datemi del razzista!!!!
M.B. -  Siamo generosi noi bresciani...potremmo farli scendere in un secondo!!!A Napoli sarebbero già scesi.
Daniele Vezzoli -  A Napoli non li avrebbero nemmeno fatti salire!!!! :) (giustamente!)
R.F. -  proprio a me lo dici??? io avrei già attaccato i cavi della 380w...tutto in uno....
M.B. - NO...Vuoi mettere la soddisfazione di vederli scendere...al volo!!!
Daniele Vezzoli - Ah ah ah ah la 380!!! R.  ma dai sei esagerata....io cerco di essere serio ogni tanto....è uno schifo...tutti a casa loro.....senza se e senza ma!!!!
R.F. - si ma sai con la 380w come scendono volando?!
Daniele Vezzoli - CATTIVELLA!!!! CHE MENTE CRIMINALE CHE HAI!!!!
Iris Zini - la colpa non è loro, è di chi sta sotto e gli da credito; via tutti da lì, via tv, giornalisti, sindacati e volontari pro immigrati, dimentichiamo il fatto e che siano lì..... e presentiamo a loro o chi per loro, il conto del disagio subìto......

I cavi della 380! Capite che brave personcine frequentano al giorno d’oggi i social network? Devono essere le stesse persone che hanno partecipato alla campagna “nessuno tocchi il Crocefisso”. La spada e la croce. Non è stato questo il binomio che secoli addietro ha animato l’impegno di una moltitudine di giovani accorsi in massa a liberare i luoghi sacri dagli infedeli? Cosa cambia se la spada (ormai desueta) viene sostituita da cavi della 380? Magari viene meno la foga e l’impeto della battiglia, ma vuoi mettere la soddisfazione di vederli scendere al volo, perfettamente strinati?
Una cosa però bisogna dirla. Questi ragazzi sono sinceramente  preoccupati delle sorti delle finanze pubbliche. Come si fa, dicono loro, a permettere una cosa del genere? Si presenti il conto a chi ha creato il danno, così vediamo se non la smettono una volta per tutte di salire su gru e tetti a fare casino.
Giusto, nulla da obiettare.
Non si riesce però a capire perchè questa sacrosanta preoccupazione non sia emersa con la stessa veemenza per la questione del Polo della Cultura.  Vorrebbero di grazia dirci questi “cattivelli” a chi va presentato il conto dei disagi subiti dalla popolazione di Chiari per quasi 2 anni? Chi paga il conto salato di questo straordinario fallimento?  
Se la tv e i giornalisti non sono andati già via, questo servirebbe per condurre l’indagine a 360 gradi, evitando così di soffermarsi solo su un singolo aspetto della questione, cosa che com’è noto, è consentita solo a Chiari Blog.

domenica 5 dicembre 2010

Sim sala bin

Visto che è amico del Sindaco,
chissà se il
Mago Silvan
tra una prestidigitazione e l'altra
riuscirà magicamente a far apparire
il fantomatico
 Polo della Cultura?

mercoledì 27 ottobre 2010

Il pragmatismo leghista

A leggere la rassegna stampa delle ultime settimane, appare evidente che il nostro Senatore Sindaco ha preso la decisione di avviare in anticipo la sua personale campagna elettorale.
I segnali che cominciano a salire dall’orizzonte politico indicano una vicina crisi di governo e possibili elezioni anticipate per la prossima primavera. Occorre quindi attrezzarsi per l’appuntamento,  posizionarsi sulla griglia di partenza in una posizione favorevole, mettersi bene in vista.
Per quanto riguarda le iniziative parlamentari, non sembra di individuare alcunché di significativo nell‘attività del Senatore Mazzatorta. Sicuramente non passeranno alla storia le misure urgenti a tutela della danza o le proposte relative alla recisione di code, orecchie e corde vocali di cani o la rimozione dell'obbligatorietà di arresto in flagranza per chi commette atti sessuali con minorenni “se di minore entità”.
Se il lavoro parlamentare non è stato particolarmente brillante, il lavoro di Sindaco è stato addirittura catastrofico.
Non solo il programma con cui si era presentato alle elezioni del 2004 non è stato assolutamente realizzato, ma addirittura su alcune importanti questioni c’è stato un vero e proprio fallimento.
Mazzatorta sa benissimo di essere in difficoltà e teme che gli insuccessi clarensi si risolvano, nel caso in cui si dovesse andare ad elezioni anticipate, in una sua clamorosa bocciatura. In via Bellerio a Milano non sono certo teneri e la concorrenza all’interno della Lega incomincia a diventare preoccupante.
Occorre allora un colpo d’ala. Qualcosa che lo rimetta in carreggiata e lo faccia apparire come un uomo forte e fedele, una candidatura promettente e sicura.
La strategia è quella della promozione mediatica.
Poiché è ormai evidente che di progetti importanti questa Amministrazione non ne farà più (a meno che non scenda la “manna dal cielo“), occorre mettere in piedi una macchina propagandistica che spacci per grandi realizzazioni cose abbastanza modeste o addirittura veri e propri bluff.
Per portare avanti questa iniziativa il Sindaco Senatore ha bisogno di promoter, di megafoni, di organizzatori di consenso che lo facciano apparire come un grande politico, un infaticabile realizzatore, un capace amministratore.
Via allora con il fantastico Airpol, l’aereo Vigile che dovrebbe risolvere tutti i problemi di sicurezza e di controllo del nostro territorio. Un giorno sì e l’altro pure vengono pubblicate sui giornali locali le avventure di questo aeroplanino, dipinte come fantastiche, straordinarie, decisive. L’ordinario e il consueto in tutta la vicenda politica di Mazzatorta non esiste. Si devono sempre sprecare paroloni per rivestire di stupore e meraviglia attività del tutto normali.
In verità si tratta di cose di poco conto, che nulla hanno a che vedere con il vero contrasto alla criminalità, al degrado del territorio, all’intollerabile inquinamento ambientale. Si getta fumo negli occhi con la ridicola piantagione di marijuana o con l’insignificante discarica abusiva, mentre sotto i nostri occhi scorre un fiume di droga, si realizzano cave abusive di ben diverse proporzioni, si inquinano l’aria e l’acqua con ben più pericolosi inquinanti.
Si dice “ma questo è un mezzo in più per combattere la criminalità, perché siete contrari?”. Anche i soldi che si spenderanno in quest’impresa sono tanti e nel frattempo ai corpi di Polizia dello Stato, cioè a coloro che effettivamente lottano contro la criminalità, vengono tagliati fondi e mezzi.

Recente è la decisione di farsi carico del controllo e della cura della stazione ferroviaria. E’ una cosa che può fare piacere, perché è intollerabile per un paese civile come il nostro avere una stazione ridotta in quelle miserevoli condizioni. Vedremo se questa volta si riuscirà a rendere vivibile uno snodo così importante per i molti cittadini che giornalmente si recano a Milano e Brescia per studio o lavoro. Qui vogliamo solo ricordare che questo è un film che abbiamo già visto. Anche nel 2005 i giornali erano pieni di articoli encomiastici nei confronti del Sindaco che era finalmente riuscito a rendere la stazione “un salotto”. Nonostante fosse stato aperto un distaccamento della Polizia Locale e un InfoPoint, la stazione si è tramutata ben presto nel regno della sporcizia e dell’abbandono, punto privilegiato per lo spaccio di droga, covo di ubriaconi e prostitute, zona franca di micro criminalità. Oggi, dopo mesi e mesi di polemiche sul degrado della stazione, sull’uso improprio del distaccamento della Polizia Locale, sulla chiusura della biglietteria e della sala di attesa, sui soldi spesi a man bassa per esporre i “grandiosi” progetti mai realizzati da questa Giunta, il Sindaco ci riprova. Ecco ricomparire il “megafono senatoriale” per raccontarci la “favola bella che ieri ci illuse” e oggi non ci illude più. Per prendere encomi le cose occorre realizzarle veramente, finirle non solo annunciarle. Mentre qui è diventata ormai abitudine quella di lodarsi prima del tempo per poi invariabilmente “imbrodarsi”.
Questo Sindaco viene a parlare di “pragmatismo leghista” come segno distintivo di un modo di governare capace, efficiente e dinamico. Ma a Chiari questo pragmatismo cosa ha prodotto? Per il momento solo disastri. Qualcuno ha suggerito di realizzare nel parcheggio dell’ex cinema comunale un enorme “sole delle alpi” in ricordo della grande impresa del Polo della Cultura. E perché non farlo nelle rotonde più scassate del mondo o nei Poli Scolastici mai nati o nella Caserma dei Carabinieri mai costruita o nel Caffé Letterario mai aperto o nel Polo del Benessere mai decollato?
Oggi il Sindaco Senatore di sente “rasserenato”. Era turbato perché credeva ingiustamente che Eleca gli volesse far del male, ma ha dovuto ricredersi. Eleca non aveva malanimo nei suoi confronti. Eleca, a detta del Sindaco, non ha portato a termine i lavori del Polo della Cultura solo perchè era in difficoltà, tant’è che ha posto i suoi operai in cassa integrazione. Ma intanto il “pragmatismo leghista”, ha messo in mano ad Eleca, quell’Eleca che oggi è in difficoltà (dio ci scansi da un suo fallimento), la bella somma di 1 milione di euro oltre a tutto il resto. Forse avrebbero fatto meglio a essere meno pragmatici, forse avrebbero fatto meglio a sganciare i quattrini a fronte di stati avanzamento lavori certificati. Ma si sa, questo è un modo di operare all’antica che nulla ha a che vedere col modo moderno di fare politica. La modernità pretende velocità e dinamismo. La nostra è una città che non sta ferma mai, sempre viva, frenetica, irrequieta, effervescente. E dove là c’era un cinema “fatiscente” , ecco che ti concepiamo un avveniristico Polo della Cultura. Lo ideamo, lo progettiamo, lo prefiguriamo. E quando tu già pensi che lo stiamo realizzando ecco che cambiamo di nuovo idea. E dove doveva sorgere il luminoso faro della cultura ecco che ti realizziamo un parcheggio. Perché cultura vuol dire innanzitutto stupore. Ecco nostro compito è stupirti, sorprenderti, lasciarti senza parole, senza respiro… senza soldi.
Questa è la politica degli arrembanti, “pragmatici” politici leghisti.
Un radioso futuro ci attende, ne siamo certi. Un radioso futuro illuminato da uno sorridente (beato lui) “sole delle alpi”.







lunedì 11 ottobre 2010

Il paese dei balocchi

Questo blog, come ormai dovrebbe risultare evidente, ha scelto la linea di analizzare la vicenda politica di Chiari, evitando di intervenire nel mare magnum delle notizie che ogni giorno riempiono le prime pagine dei quotidiani nazionali e locali. E’ sicuramente un limite, ma può essere una sua specificità. Sfuggiranno questioni che hanno un loro interesse  generale, ma si discute in modo forse più approfondito di questioni che ci riguardano da vicino e che attengono alla nostra vita di cittadini che hanno cura e amore per la propria città.
Qualcuno ha rilevato che da qualche tempo a questa parte gli argomenti sono ripetitivi, diventando per forza di cose, noiosi.
E’ un appunto che ha una base di verità e non me ne sottraggo. Ma è altrettanto vero che la politica a Chiari è diventata noiosa, ripetitiva  e auto referenziale. 
Cosa si sta facendo in questa città che meriti una particolare attenzione? 
Noi non siamo giornalisti che dobbiamo rendere conto della cronaca, intesa come racconto di ciò che avviene. 
Il giornalista deve raccontare. Del cane che morde il vicino (meglio, del vicino che morde il cane), della lite in un condominio, del concorso ippico, dello spettacolo dei Fichi d’India, dell’areoplanino vigile ecc.  E’ chiamato inoltre a raccogliere i pareri dei politici che spesso, più che parlare di fatti, parlano di desideri, illusioni, fantasticherie. E’ un mestiere difficile e ingrato, me ne rendo conto.
L’amministratore di un blog queste necessità non ce l’ha, anche perché non deve rispondere a nessun editore. 
Nello specifico, mi permetto di aggiungere qualche nota.
Questo blog ultimamente ha seguito con particolare attenzione due questioni: il Polo della Cultura e il rapporto fra informazione e potere.
Il primo argomento non poteva essere liquidato con poche righe di commento. Si trattava di intervenire su quello che il suo stesso autore ha definito in modo quanto mai iperbolico, e magniloquente, “una rivoluzione”. La rivoluzione mazzatortiana si è sgonfiata come un soufflè mal riuscito e perciò, tutta una politica, portata avanti con grande enfasi e larghi mezzi, è fallita miseramente.
Anche perché (è noioso ripeterlo?) a questo si sono aggiunti altri fallimenti, altrettanto disastrosi per la nostra città. 
Oltre alla motivazione politica vi è anche una ragione di carattere economico che non può essere passata sotto silenzio. Qui non siamo di fronte a un fiasco senza conseguenze. Questo fallimento è onerosissimo per la città. Si tratta di rimetterci parecchi soldi. Quanti? Due o tre milioni. E chi paga il conto, Pantalone? 
Certo, i nostri Amministratori Sindaco in testa, hanno tutto l’interesse che di questo argomento non si parli. Se poi  se ne deve proprio parlare, è bene che la responsabilità del fallimento  la si addossi alla “reazione”, ai “conservatori”.
Ma neppure questa strategia sembra aver avuto efficacia. Un eminente rappresentante della maggioranza, in pieno Consiglio Comunale, ha chiamato il Sindaco alla sue responsabilità, dicendo esplicitamente di non poter accettare di vedersi addossare la stessa identica responsabilità che ha il Sindaco e di non accettare una “chiamata di correità”. 
Forse qualche domandina al  Sindaco  i suoi elettori la potrebbero fare. Invece di limitarsi a dire che questo blog è diventato noioso, vadano dal Sindaco a chiedergli conto del suo operato. Gli chiedano perché quella che avrebbe dovuto essere una luminosa rivoluzione si è risolta in un disastro mai registrato nella storia della nostra città. Gli chiedano che fine ha fatto quella politica che avrebbe dovuto cambiare Chiari dal profondo.  
Egli, consapevole del suo fallimento politico, cerca di utilizzare tutti i mezzi per non pagarne lo scotto. Una sapiente strategia comunicativa, unita alla solita politica del “panem et circenses” può risultare utile.
Ben vengano quindi tutte le iniziative editoriali che lo dipingono come un genio. Un genio del fare costretto a confrontarsi  con una genìa di mestieranti della politica, animati solo da invidia e rancore.  Ben vengano quelle attività che servono a illustrare l’Amministrazione Comunale. Squillino allora le trombe, suonino i tamburi e si dia inizio alla grande kermesse.  Le feste i balli le celebrazioni i ricevimenti sono la passione della gente, stufa di sentir parlar di politica, stanca di polemiche e contrasti. Forza allora con i “ricchi premi e cotillons” dai con la “fascia d’oro per la miss”, purché sia padana.  Cosa c’è di meglio per dimenticare i guai di un po’ di allegria, chiasso, felicità, buonumore? 
Se questo non bastasse, possiamo aggiungere una magnifica cerimonia di presentazione dell‘occhio Vigile della città, un aereo leggero in grado di monitorare continuamente il nostro territorio. 
E’ l’ultima geniale invenzione del nostro Sindaco che si è avvalso per l’occasione del contributo determinante del Ministro Maroni.  Un aereo consegnato alla Polizia Locale di Chiari per combattere con mezzi innovativi l’insicurezza delle persone, il degrado ambientale, la diffusione del consumo di droga. Stupefacente! 
Ed eccolo  il novello Icaro levarsi nei cieli padani sotto la sfavillante luce del sole delle Alpi. Qui  una vecchina  deve attraversare la strada, là uno si fa impunemente una canna, più avanti un altro getta un secchio di detriti nel giardino dietro casa, causando forse un irrimediabile danno ambientale. 
Per ogni situazione di crisi ecco intervenire prontamente il nostro straordinario aereo: un mezzo che ci fa  sentire più sicuri e protetti. 
E dove non potesse arrivare il vigile dall‘alto, ecco intervenire dal basso i nostri vigilanti. Le super ronde padane fortissimamente volute dal Sindaco per un capillare controllo del nostro territorio. Da quando esistono, criminalità e degrado sono spariti dal centro storico la domenica mattina. Concordo con voi che a memoria d’uomo non si è mai registrato un atto criminale in centro storico la domenica mattina, ma questo non toglie nulla alla forza deterrente delle nostre ronde, una forza calma al servizio della cittadinanza. 
Che meraviglia che è diventato, ragazzi, il nostro paese! Sembra tale e quale il paese dei balocchi.

lunedì 4 ottobre 2010

Concorsi ippici

La politica a Chiari si è ridotta ormai a ben misera cosa. 
A scorrere i resoconti pubblicati sui vari Chiari Newsletter, Il Punto Web, Qui.Chiari, periodici realizzati dalla giornalista  Rossana Agostini, ci si rende conto che si parla quasi esclusivamente di manifestazioni eno-gastronomiche, di tornei, di gare, di rassegne, di miss e naturalmente di inaugurazioni. Il tutto in un meraviglioso “tripudio di tromboni” e clarinetti.  A parte le inaugurazioni che servono solo a promuovere i nostri Amministratori e non la città, queste sono tutte cose utili e buone. Ma se l’attività amministrativa si riduce solo a questo, evidentemente c’è qualcosa che non va.  Tanto più che ci avevano raccontato la favola bella della “città che non sta ferma mai”, il mito della “piccola Atene”, la storia della rivoluzione mazzatortiana che avrebbe cambiato dal profondo questo sonnacchioso, apatico e indolente paese.
Che fine ha fatto questa rivoluzione? Dove sono andati a finire i grandi progetti che avrebbero trasformato un agglomerato privo di personalità in una  città operosa e dinamica?
L’unica rivoluzione a cui abbiamo assistito è quella della comunicazione, o meglio dire, della propaganda. Mazzatorta è stato molto bravo, bisogna riconoscerglielo, a vendere bene la propria merce. Certo ha speso un sacco di soldi pubblici, ma i cittadini di Chiari hanno saputo per filo e per segno quello che hanno fatto lui e la sua Giunta. Anzi è stato così bravo che è riuscito a far credere a molta gente di aver realizzato anche le cose che sono rimaste tristemente sulla carta.
Vi ricordate i pomposi cartelli elettorali 4x2 sulle realizzazioni della Giunta. La maggior parte erano disegni di progetti da realizzare. Due o tre sul Polo della Cultura, due o tre sulla Caserma dei Carabinieri , due o tre sul Museo della Città. Peccato che allora non si potesse parlare dei Poli Scolastici, perchè anche su quelli ci sarebbero stati due o tre cartelloni. Tutto immaginario e fittizio, ma fatto così bene da rendere quasi vera la realtà virtuale.
Questo è stato la politica mazzatortiana: un artifizio. Una mirabile invenzione che spacciava per grande politica misere realizzazioni. Un trucco dialettico per giustificare i fiumi di denaro pubblico speso in idee bislacche e prive di valore.
Vogliamo accennare alle rotonde più scassate del mondo per le quali sono stati spesi sino “a ieri”  9 milioni di euro? Oppure all’indispensabile Museo della Città per il quale si spenderanno, se ci va bene, oltre 6 milioni di euro? E che dire del fantomatico e incontinente Polo della Cultura? Si spenderanno tra i 2 e i 3 milioni di euro. Ma per avere cosa? Meno del niente. Perché ieri c’era un cinema e oggi non c’è più. E perché non aggiungere i quasi 4 milioni spesi in consulenze e parcelle di tecnici, avvocati, consulenti? Facevano parte del famoso “lavoro scientifico” di cui si vantava il nostro Sindaco-Senatore. “Tutto scie…scientifico” diceva Gassman nel film “I soliti ignoti” parlando del piano per scassinare una cassaforte. Tanto scientifico da sbagliare appartamento. I protagonisti di quel film erano andati a fare il grande colpo e alla fine si sono accontentati di una minestra di ceci. Come i nostri Amministratori, che erano partiti per rivoluzionare il mondo e alla fine si sono dati all‘ippica.

martedì 28 settembre 2010

Paralipomeni del Polo della Cultura

Ho letto con attenzione il ricorso al Tar presentato da Eleca e sono rimasto estasiato dai livelli cui può arrivare la prosa forense. 
Al di là comunque dei termini eruditi (note prodromiche ne è solo un esempio), il ricorso è stato presentato per dichiarare  l’inefficacia” della nota  con la quale il Comune ha rigettato in data 09.07.2010 la domanda di revisione del Piano Economico Finanziario (P.E.F.) e ha disposto unilateralmente la risoluzione del contratto. 
Esso dice  cose che possono precisare alcuni dei punti ancora poco chiari di tutta la vicenda.
Innanzitutto il perché Eleca abbia deciso di rinunciare a questa commessa, nonostante i larghi benefici offerti dal Sindaco e dalla sua Giunta. E’ uno dei capi di difesa di Mazzatorta. Se Eleca ha rinunciato, significa che non è vero quanto sempre affermato dai rappresentati del Pd.  Cioè non è vero che ad Eleca sono stati concessi larghi benefici, è vero semmai l‘incontrario.
Ora a parte che la Convenzione è lì a testimoniare che alla controparte i larghi benefici sono stati concessi al di là di ogni ragionevole decenza, il ricorso  dice una cosa che a me pare illuminante. In esso infatti è affermato che a seguito della presentazione dei ricorsi giudiziali da parte dei proprietari confinanti, le banche hanno ritenuto che quell’investimento fosse a rischio e pertanto non hanno aderito a una ulteriore richiesta di allargamento delle linee di credito.

Esiste un rapporto di causa-effetto fra ricorsi giudiziali e atteggiamento più intransigente delle banche nei confronti di Eleca? Sarei più propenso ad affermare che esistono più cause. Certamente i ricorsi dei proprietari confinanti devono aver allarmato le banche, ma deve averle preoccupate anche la spinosa questione  della  proprietà di Eleca Chiari Srl  passata di fatto nelle mani di una società anonima svizzera, questione ormai divenuta di pubblico dominio. La faccenda  più importante   riguardava però gli aspetti finanziari del progetto. Per portare avanti  il piano occorrevano ingenti capitali. I maggiori costi derivanti dalle prescrizioni dei Vigili del Fuoco richiedevano ulteriori finanziamenti che le banche  non erano più disposte a concedere. A crisi di sistema ormai scoppiata, risultava difficile credere in un ritorno abbastanza rapido del capitale investito.
Il traccheggiamento di Eleca, da marzo 2009 a dicembre dello stesso anno, ha avuto il solo  scopo di far trascorrere i due anni necessari per chiedere la revisione del Piano Economico Finanziario, così come previsto dalla Convenzione. Insomma, per iniziare i lavori, la società chiedeva altri 2 milioni di euro (esattamente 1 milione e 935 mila euro).  L’Amministrazione Comunale, dopo aver deliberato in un primo momento di accordare ad Eleca altri  960 mila euro, successivamente ritorna sui suoi passi.
Quale è il motivo di questo ripensamento? La pressione dell’opinione pubblica che forse non avrebbe capito perché  per un auditorium del valore di 1 milioni e 300 mila euro si andava a spendere la bella somma di 1 milione e 960 mila euro più il resto? Oppure la presa d’atto del definitivo fallimento del progetto? 
Sta di fatto che a gennaio 2010 le due parti si incontrano e decidono di abbandonare il progetto seguendo la strada di un accordo bonario.
La strada però risulta subito accidentata, perché grande è la distanza fra l’importo richiesto da Eleca e quello riconosciuto dal Comune.
Si è ormai allo stallo e la partita viene giocata a botte di reciproche intimazioni e recriminazioni, senza riuscire a trovare un’ apprezzabile soluzione.
L’Amministrazione Comunale con due lettere inviate in aprile e maggio 2010 chiede inspiegabilmente a Eleca di riprendere i lavori. Ciò avviene subito dopo che gli Uffici Comunali entrano misteriosamente in  possesso dell’originale della garanzia fideiussoria prestata da Eleca. Infine il 9 luglio 2010, viene rigettata la domanda di revisione del PEF e si procede alla risoluzione del  contratto. A questa iniziativa segue in agosto l’occupazione coatta del cantiere che decreta il definitivo affondamento del progetto.

Il ricorso al Tar da parte di Eleca ha un chiaro intento: quello di far dichiarare l’inefficacia della nota del 9.7.2010 del Comune e quindi l’improponibilità dell’escussione  presso la società assicuratrice Helvetia della garanzia di 1 milione e mezzo di euro. Non siamo ancora al processo civile, ma il ricorso ha lo stesso un valore rilevante.
Se il Tar dovesse dichiarare legittima la posizione dell‘Amministrazione Comunale, la stessa potrebbe chiedere il pagamento della fideiussione con conseguente grave pregiudizio per Eleca, chiamata a corrispondere a Helvetia la somma richiesta dal Comune. Eleca a questo punto rischierebbe il dissesto finanziario e quindi il fallimento.
Alcune domande sono d’obbligo:
- perché il Comune, subito dopo l’apertura del cantiere, non ha preteso l’avvio immediato dei lavori
- Perché, di fronte all’atteggiamento attendista di Eleca, non ha subito messo in mora la società?
- Perché ha avviato un procedimento di accordo bonario con Eleca per poi disattenderlo senza una precisa ragione?
- Eleca accusa il Comune di aver fatto “affermazioni gravemente mendaci” e che è stato prodotto un presunto verbale della riunione del 29.01.2010 per Eleca mai sottoscritto dai suoi rappresentati e privo di numero di protocollo. E’ vero quanto afferma Eleca?
- Perché Eleca, a fronte della inadempienza del Comune di  provvedere al riequilibrio dei costi già approvati (per 960 mila euro), non ha provveduto, subito dopo il dicembre 2009, a impugnare di fronte al Tar la Delibera di Giunta 2/2009? 
- Perché Eleca usa la frase “confidando nella buona fede del Comune…”, locuzione del tutto impropria nel mondo degli affari?  
- Perché Eleca ha consegnato al Comune l’originale della fideiussione proprio nel momento in cui si stava per aprire il contenzioso?  Lo ha fatto nella convinzione che quella garanzia non sarebbe mai stata attivata in quanto c’era stata  promessa di pervenire a un accordo bonario?

Come si vede, più si va avanti più questa vicenda apre nuovi scenari del tutto imprevedibili. E siamo solo all’inizio, anzi, ai prodromi.


lunedì 20 settembre 2010

La fregatura

L’hanno battezzato Polo culturale e invece diventerà la fregatura per tutti i clarensi. Segnatevi queste poche parole, che per qualcuno sanno di allarmismo ma che per chi le rileggerà fra un paio d’anni sanno di profetico, e invece, visto che simili doti non sono nostro appannaggio, di profetico non c’è nulla, appartenendo semmai a una mera analisi dei fatti.”
Se pensate che queste dure parole le abbia scritte l’amministratore di questo blog vi sbagliate di grosso. Queste parole le ha pronunciate Massimiliano Magli. Quello stesso Magli che oggi ritiene di dover difendere a spada tratta l’autore di quella fregatura, secondo il principio che vuole si combatta il peccato ma si salvi il peccatore.
Certo, secondo la nostra morale i peccatori vanno perdonati non una e non settanta, ma settanta volte sette. Il perdono però non può essere disgiunto dal  principio di responsabilità.  A Cesare va dato ciò che è di Cesare e chi ha amministrato male sperperando i soldi pubblici, dovrebbe avere almeno il buon gusto di farsi da parte. 
Perché qui, lo dice Magli non il sottoscritto, si è assistito a una “vergogna“. All’ex cinema comunale è stato proiettato “un film dell‘orrore“.  
E qual è questo film che riempiva di indignazione il nostro Magli fino a poco più di un anno  fa?
Naturalmente si tratta del fantomatico Polo della Cultura, il contenitore più incontinente degli ultimi 50 anni.
Doveva nascere sulle ceneri dell’ex cinema-teatro comunale, buttato giù precipitosamente per qualche “schitata” di piccione. Ma si sa i nostri pubblici amministratori hanno vivo il senso dell’estetica per cui, piuttosto che assistere passivamente a quello “scempio” hanno pensato bene di abbatterlo.
Via il cinema, sciò ai piccioni e facciamo largo al super mega progetto della rivoluzione mazzatortiana. Tataaaa!!!
Il povero Magli, dopo che da oltre un anno  i vari Goffi, Lorini, Libretti e compagnia cantante si sgolavano per dire che si trattava di una bufala, finalmente si accorge che forse quel progetto non era poi quella gran cosa che alcuni interessati estimatori andavano decantando. 
Per farglielo capire i suddetti  ne avevano scritte di parole sui vari InformaChiari, esposti al Tar, interpellanze in Consiglio Comunale, volantini, manifesti ecc. ecc. ecc!
Ad aprile 2009 cioè subito dopo l’apertura del cantiere e a un mese dalle elezioni, ecco finalmente il nostro Magli scoprire la sua vena profetica. “Vergogna!” sentenzia. Aver buttato giù il glorioso cinema è una vera vergogna. E per cosa poi. Per il dignitoso progetto Caputo vincitore del concorso di progettazione indetto dal Comune? Naah, manco per l’idea! Qui si parla di un progetto, il progetto Eleca, che triplica i volumi e quello che era 8 ora d’incanto è diventato  20. Sì, vale 20 milioni di euro l’ecomostro Eleca. Come farà la nostra città, dice Magli, a sopportare la mole di traffico che si concentrerà in quella zona? “Il risultato sarà il collasso urbano della città“. 
E come se non bastasse ci sono anche i residenti che saranno murati vivi nelle loro case, mentre 20 tigli del nostro più bel viale sono stati già tagliati e i parcheggi dati in gestione ad Eleca con grave danno per il Comune. 
Giusto, chiaro, perfetto. Peccato però che queste siano tutte cose che l’InformaChiari andava scrivendo dal dicembre 2007 e quindi di profetico qui non c‘è un bel "ciufolo" di niente!
Ma ora che a Magli  si sono aperti gli occhi e vede qual’è la realtà dei fatti, è un fiume in piena. “Bel modo di tutelare gli interessi dei cittadini di Chiari. Bel modo di fare cultura nel cuore del centro storico clarense, quasi che lo si potesse sventrare come fece il Duce nel cuore di Brescia…“.
Il finale è da tribuno ispirato: “Noi stiamo dalla parte dei clarensi. Viva Chiari, viva la Cultura. Abbasso questo modo di fare edilizia forsennata a tutti i costi“.
Fiuuhh ragazzi, che oratoria!!! 
Una domanda però sorge spontanea: ma cosa è successo a Magli in questo anno e quattro mesi? Perché oggi difende il Senatore Sindaco, messo sotto accusa dalla sua stessa maggioranza? Perché riporta pedissequamente quanto dice Mazzatorta, ma non si sogna minimamente di porgli alcune domande facili facili che servirebbero a far capire ai suoi elet…pardon lettori, cosa sta succedendo? Gliene suggeriamo qualcuna:
- chi ha redatto la sciagurata Convenzione che tanti problemi sta creando al Comune e perché il Sindaco l’ha avallata? 
- Perché ha dato 1 milione ad Eleca senza che fosse tirato su neppure un mattone, cioè senza legarlo a stati avanzamento lavori?
- Perché a marzo 2009 ha aperto il cantiere quando era ormai chiaro che il progetto era morto
- Perché ha mentito agli elettori, spacciando per realizzabile un progetto che Ghilardi ha definito un cadavere
- Perché la maggioranza di Eleca Chiari Srl è stata acquisita di fatto da una società anonima svizzera, una società opaca, di cui al momento non si conoscono i soci? Chi sta dietro questa società?
Semplici domande che ogni giornalista dovrebbe sentire la necessità e l’orgoglio di porre al responsabile del fallimento di questo progetto. Un  progetto che lui, Magli, poco più di un anno fa, chiamava “vergogna”.




sabato 28 agosto 2010

Danza macabra



Dal film "Fantasia"
"Una notte sul monte Calvo"
La narrazione che si sta svolgendo sotto i nostri occhi e che ha come protagonisti i pubblici amministratori di Chiari, sta assumendo risvolti da  romanzo gotico di fine settecento, dove i cadaveri  si rincorrono coi fantasmi e i morti pensano di essere vivi.
Quella che doveva essere la saga della “politica del fare” in un caleidoscopio di stupefacenti e straordinari effetti speciali, si sta risolvendo in una danza macabra dove la realtà del “fare” è sostituita da lugubri sogni, da fantasie sepolcrali,  da cupe immaginazioni oniriche.
Cantore di questo rinnovato genere è il consigliere Massimo Ghilardi che in una memorabile seduta del Consiglio Comunale ebbe a dire a proposito del Polo della Cultura “Andammo alle elezioni con un progetto morto, consapevoli che ci portavamo appresso un cadavere”.   Neppure Horace Walpole sarebbe riuscito a essere più raccapricciante.   Anche perché subito dopo aggiunse   “il sindaco assegnò a Seneci il compito di tumulare il cadavere, perchè era appunto un progetto morto”. Brrr ragazzi, che immagini orrorifiche!  
manifesto del film
"la notte dei morti viventi"
Sollecitato da una prosa tanto evocativa,  il Sindaco cercò di dire la sua invocando con parole accorate la realizzazione di quel fuoco fatuo rappresentato dalla Caserma dei Carabinieri, l’ennesimo paramento funebre dietro cui  nascondere una gigantesca speculazione edilizia, proposta manco a dirlo, da quell’azienda che più di ogni altra ha assecondato il sogno immobiliare di questa giunta.  Ma la crisi impietosa ha freddato sul nascere questo disegno che oggi si vorrebbe farlo rivivere come in un film degli anni 70 sui morti viventi.  Ha voglia il Sindaco a dire che da parte sua non esiste alcuna obiezione a portare avanti questo progetto. La sua realizzazione non è nella sua disponibilità in quanto dipende solo ed esclusivamente dalle possibilità e dalla convenienza della Fin Beton.  Per cui, vista la crisi che interessa il settore immobiliare, i Carabinieri temo aspetteranno qualche tempo prima di avere la tanto promessa e decantata nuova caserma.
locandina del film "L'esorcista"
Dal canto suo, Luca Seneci,  a tutti gli effetti “Sindaco facente funzioni”, approfittando degli impegni parlamentari del Senatore e della canicola agostana, ha pensato bene di tumulare in quattro e quattr’otto il cadavere del Polo della Cultura. Quando fa un caldo da morire i cadaveri vanno messi sottoterra alla svelta e il nostro vice sindaco non è tipo che perde tempo.  Anzi visto che c’era ha suggerito di dare una soluzione finale alla richiesta della cittadinanza di avere un auditorium.  Evocando il fantasma del Teatrino Comunale, atterrato come qualcuno ricorderà dai suoi vecchi amici della Democrazia Cristiana, oggi egli propone di riportarlo in vita forse con l’ennesimo “progetto di idee” e qualche messa cantata.
Dato che il genere è diventato ormai di moda, questa Giunta ha pensato bene di lanciare un’asta pubblica per la vendita di cappelle mortuarie di varia grandezza, nella convinzione che per il caro estinto  non si badi a spese.  Non era una proposta per risolvere il problema della capienza cimiteriale che pure esiste, ma solo un mezzo per racimolare un po’ di soldi per fare qualcosa. Poiché, nel caso specifico,  la gente ha  badato più al portafoglio che alle onoranze,  il risultato è stato quanto mai deludente, costringendo i nostri addolorati amministratori a cospargersi il capo di cenere.        
Qui mi sa che fra cadaveri da tumulare, progetti morti  e fantasmi evocati, per mandare avanti la baracca non ci sia più bisogno di un sindaco, ma di un impresario di onoranze funebri o, meglio ancora, di un esorcista.  Requiescant in pace!





venerdì 13 agosto 2010

Mazzatorta-Robespierre

Rimozione del cantiere del Polo della Cultura
Lo smantellamento del cantiere di viale Mazzini è la pietra tombale posta sul cadavere del pretenzioso progetto del Polo della Cultura che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’occhiello della Giunta Mazzatorta, l’opera più significativa del suo programma. Aver tolto il cantiere però non risolve i problemi.
Innanzitutto l’atto di forza di lunedì 9 agosto e la procedura seguita, dà adito a molti dubbi. Forse sarebbe stato meglio adottare un’ Ordinanza del Sindaco motivata da ragioni urgenti di ordine pubblico e di tutela dell’incolumità dei cittadini, che non attuare un blitz sulla base della semplice diffida di rimuovere il cantiere indirizzata ad Eleca nei giorni scorsi. Speriamo che gli uomini del Comune abbiano ragione. Non vorremmo che questo fosse l’ultimo degli atti assunti in modo improvvido da questa Amministrazione e che potrebbe costare caro nel contenzioso appena avviato con Eleca.
In attesa di vedere come si svilupperanno le cose, torniamo al Consiglio Comunale del 12 luglio scorso.
Il Sindaco di Chiari
Sen. Mazzatorta
La cosa che fa più sorridere dell’intervento di Mazzatorta è la sua patetica e incomprensibile ricerca di un responsabile della disfatta. Se il Polo della Cultura è affondato in un mare di roventi polemiche, il responsabile non è lui e la sua giunta, no, i responsabili sono altri. L’esasperato egocentrismo di questo sindaco non ammette autocritica. Pertanto se c’è stato un fiasco, un fallimento, una sconfitta la responsabilità deve essere trovata altrove. E chi è questa mente perversa che ha mandato a picco il grandioso progetto che avrebbe dato a Chiari il più importante e suggestivo contenitore degli ultimi 50 anni?
Il Consigliere del PD Federico Lorini
Naturalmente il principale responsabile è il Consigliere del PD Federico Lorini, l’insana ossessione del sindaco. Egli con i suoi InformaChiari, con le sue clamorose bugie ha insinuato nella popolazione di Chiari il sospetto che non si trattasse tanto di un polo culturale, ma di un polo commerciale. Non solo. Ha anche avuto l’ardire di affermare che ad Eleca veniva concessa l’area gratuitamente per 90 anni, che la stessa aveva la possibilità di costruire 8000 mq. di superfici commerciali, 2000 mq. di box auto privati, l’esonero dal pagamento di tutti gli oneri di urbanizzazione, la riscossione per ben 30 anni del corrispettivo di 720 posti auto a pagamento, la riscossione di 1 milione di euro a fondo perduto. Bugie, bugie, solo bugie? La convenzione sottoscritta il 6 dicembre 2007 è lì ad attestare che invece le cose stanno proprio così. Le presunte bugie coincidono esattamente con il testo della convenzione.
Oriana Marella
Ma non c’è stato solo Lorini. Prima di lui e in modo ancor più infido perchè operava dall’interno, c’era l’ex assessore Oriana Marella, pardon, la mamma di Vizzardi. E sì. Nel suo forsennato raptus polemico, il senatore sindaco si è lasciato andare ad atteggiamenti che definire poco fini è un eufemismo. L’ex assessore alla pubblica istruzione del Comune di Chiari non è mai la signora Oriana Marella. No, è la mamma di Vizzardi. Non fosse abbastanza sgradevole questo atteggiamento che tende a considerare una persona solo in quanto parente di qualcuno, il sindaco ci mette anche dell’altro parlando spesso di Oriana Marella in modo del tutto irriguardoso.
Ma non è finita. La furia polemica investe in modo improvvido anche intimi familiari del Consigliere Lorini, accusato di essere il meno adatto a dare patenti di moralità in quanto portatore, al tempo del suo assessorato, di un supposto conflitto di interessi. Certo che bisogna aver perso la testa per mettere in mezzo a questa storia la figlia di Lorini! Ma tant’è, la contesa fra i due ha origine antica e si arricchisce ogni giorno di nuovi e più interessanti episodi: “Lei era il dominus della politica urbanistica a Chiari. Nel suo ufficetto lassù al terzo piano si arrivava col cappello in mano”. Sempre meglio il cappello in mano che qualche altra cosa, no?
Comunque l’apoteosi si raggiunge con una frase dalla chiara valenza intimidatoria “...ho fatto l’avvocato, Lorini, in un periodo in cui dall’avvocato Mazzatorta venivano tante persone. Stia attento, che qualche cliente lo possiamo ritirare fuori”.
Siamo certi che il Consigliere Lorini, al quale rinnoviamo la nostra stima, se ne farà un baffo delle minacce del sindaco e continuerà a fare serenamente e caparbiamente il suo lavoro di controllo e proposta nel Consiglio Comunale e fuori.
Ma perchè tanta pervicacia da parte del Pd, di Lorini, della Marella, di Vizzardi ecc. ecc. ecc.?  Il motivo è chiaro. Il Polo della Cultura rappesentava il simbolo della rivoluzione di Mazzatorta”, un “totem da abbattere”. Bene, bravo, bis!
“Il Polo della Cultura era un progetto da abbattere perchè avrebbe portato Chiari a non essere più un paese, ma qualcosa di più importante”. Non c’è niente da fare, occorre essere dei fini politici per capire che le rivoluzioni passano anche dalla realizzazione di piccole sale cinematografiche. Noi, caspita, non ci avevamo proprio pensato!
E chi è che si prodigato per fermare questa grandiosa rivoluzione? Ma naturalmente “la conservazione, i reazionari” che non riescono a capire il rivoluzionario progetto che ha in mente Mazzatorta-Robespierre, progetto per realizzare il quale non ha badato a spese. E poichè questa rivoluzione il povero Mazzatorta R. l’ha persa, eccolo pronto a mettere la testa sul ceppo, a fare da capro espiatorio. “volete tagliarmi la testa? Guardate io non ho problemi, volentieri mi faccio da parte”
Naah! Ci credete voi? Io manco un po’.
Il nostro non è uno che si fa mettere i piedi addosso facilmente. E poi c’è il seggio senatorio da difendere. Non pensiate che siano tanto teneri dalle parti di via Bellerio a Milano. Mollare l’osso di sindaco equivarrebbe a una stroncatura sicura anche da senatore. State tranquilli, ce lo terremo sino alla fine.
D’altra parte nel suo discorso per ben otto volte ha detto di assumere sulle sue spalle la responsabilità politica di quanto accaduto. Cosa vuol dire assumersi le responsabilità se poi non se ne traggono le conseguenze? Questo era il progetto più importante del suo mandato, il punto più alto della sua politica amministrativa, rappresentava quello che con parole magniloquenti ha definito la sua “rivoluzione”. Bene, la rivoluzione è stata persa e la conseguenza dovrebbe essere solo una: la sua uscita di scena. Non farlo significa parlare al vento e dimostrare che “l’uomo del fare” si è convertito rapidamente ai bizantinismi della politica politicante.