La politica a Chiari si è ridotta ormai a ben misera cosa.
A scorrere i resoconti pubblicati sui vari Chiari Newsletter, Il Punto Web, Qui.Chiari, periodici realizzati dalla giornalista Rossana Agostini, ci si rende conto che si parla quasi esclusivamente di manifestazioni eno-gastronomiche, di tornei, di gare, di rassegne, di miss e naturalmente di inaugurazioni. Il tutto in un meraviglioso “tripudio di tromboni” e clarinetti. A parte le inaugurazioni che servono solo a promuovere i nostri Amministratori e non la città, queste sono tutte cose utili e buone. Ma se l’attività amministrativa si riduce solo a questo, evidentemente c’è qualcosa che non va. Tanto più che ci avevano raccontato la favola bella della “città che non sta ferma mai”, il mito della “piccola Atene”, la storia della rivoluzione mazzatortiana che avrebbe cambiato dal profondo questo sonnacchioso, apatico e indolente paese.
Che fine ha fatto questa rivoluzione? Dove sono andati a finire i grandi progetti che avrebbero trasformato un agglomerato privo di personalità in una città operosa e dinamica?
L’unica rivoluzione a cui abbiamo assistito è quella della comunicazione, o meglio dire, della propaganda. Mazzatorta è stato molto bravo, bisogna riconoscerglielo, a vendere bene la propria merce. Certo ha speso un sacco di soldi pubblici, ma i cittadini di Chiari hanno saputo per filo e per segno quello che hanno fatto lui e la sua Giunta. Anzi è stato così bravo che è riuscito a far credere a molta gente di aver realizzato anche le cose che sono rimaste tristemente sulla carta.
Vi ricordate i pomposi cartelli elettorali 4x2 sulle realizzazioni della Giunta. La maggior parte erano disegni di progetti da realizzare. Due o tre sul Polo della Cultura, due o tre sulla Caserma dei Carabinieri , due o tre sul Museo della Città. Peccato che allora non si potesse parlare dei Poli Scolastici, perchè anche su quelli ci sarebbero stati due o tre cartelloni. Tutto immaginario e fittizio, ma fatto così bene da rendere quasi vera la realtà virtuale.
Questo è stato la politica mazzatortiana: un artifizio. Una mirabile invenzione che spacciava per grande politica misere realizzazioni. Un trucco dialettico per giustificare i fiumi di denaro pubblico speso in idee bislacche e prive di valore.
Vogliamo accennare alle rotonde più scassate del mondo per le quali sono stati spesi sino “a ieri” 9 milioni di euro? Oppure all’indispensabile Museo della Città per il quale si spenderanno, se ci va bene, oltre 6 milioni di euro? E che dire del fantomatico e incontinente Polo della Cultura? Si spenderanno tra i 2 e i 3 milioni di euro. Ma per avere cosa? Meno del niente. Perché ieri c’era un cinema e oggi non c’è più. E perché non aggiungere i quasi 4 milioni spesi in consulenze e parcelle di tecnici, avvocati, consulenti? Facevano parte del famoso “lavoro scientifico” di cui si vantava il nostro Sindaco-Senatore. “Tutto scie…scientifico” diceva Gassman nel film “I soliti ignoti” parlando del piano per scassinare una cassaforte. Tanto scientifico da sbagliare appartamento. I protagonisti di quel film erano andati a fare il grande colpo e alla fine si sono accontentati di una minestra di ceci. Come i nostri Amministratori, che erano partiti per rivoluzionare il mondo e alla fine si sono dati all‘ippica.