lunedì 29 novembre 2010

Fondazione Morcelliana: una gallina da spennare

“Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire metà di qua e metà di là” (Consiglio Comunale 12.07.2010)
“Si tratta di far pervenire al Comune, attraverso una donazione, una parte del patrimonio della Fondazione da investire nella realizzazione del Polo scolastico di via Roccafranca...un lavoro di 6 o 7 milioni...”(Giornale di Brescia 20.11.2010)
Con la brutalità di linguaggio che gli è tipica, il Sindaco esprime, con queste dichiarazioni, il chiaro obiettivo dell’Amministrazione Comunale: rinunciare a un suo rappresentante in seno alla Fondazione “Istituto Morcelliano” per avere in cambio la metà del patrimonio dello storico ente.  Eliminati tutti i fronzoli e le libere interpretazioni di ciascuno, l’affare della modifica dello Statuto della Morcelliana si riduce a questo: una separazione consensuale fra Parrocchia e Comune, con conseguente, profumata liquidazione di quest’ultimo. Una vera manna dal cielo. Tutto il parlare sulla necessità di “ampliare le possibilità operative dell’Ente”, sulla “conversione  e valorizzazione del suo patrimonio”, sono espedienti dialettici utilizzati per giustificare un’operazione altrimenti ingiustificabile.
Occorreva tutta la caparbietà di Beppe Ramera per portare la questione alla luce del sole. Fosse dipeso dal Sindaco e dal Parroco, la cosa sarebbe rimasta nel riserbo delle “segrete stanze”, come fosse cosa privata. Ma la cosa privata non è, perchè la Fondazione, istituita quasi due secoli fa dall’Abate Stefano Antonio Morcelli, è un patrimonio della città di Chiari e il Prevosto e il Sindaco non possono disporne a loro piacimento. Non possono.
Nessuno comunque ha ancora spiegato come si possa valorizzare un patrimonio cedendone ad altri la metà. Evidentemente la finanza creativa ha trovato nuovi adepti anche sulle rive della Castrina e quello che ai comuni mortali appare evidente, per certi soloni evidente non è. Bisogna dirlo chiaro e forte: dopo questa operazione l’Istituto Morcelliano varrà, in termini patrimoniali, la metà e nessun illuminato argomento potrà cambiare questa semplice e lapalissiana verità.
Si voleva valorizzare il patrimonio? Bene, che necessità c’era di cambiare lo Statuto?  Che problema creavano le norme in vigore sino all’altro ieri? Nessuno.

il sen. Sindaco Sandro Mazzatorta
La modifica dello Statuto è invece funzionale a questa Amministrazione Comunale per reperire i fondi necessari alla realizzazione di un nuovo Polo scolastico.
Dopo aver buttato 9 e più milioni nella realizzazione di un numero indefinito di rotonde già sfasciate, dopo aver speso 6 milioni e mezzo per tirare su un inutile Museo della Città, dopo aver sperperato una montagna di soldi  in consulenze che nulla hanno dato alla città, per non parlare dei soldi dati ad Eleca e spesi nel fantomatico Polo della Cultura, oggi questa Amministrazione si trova alla canna del gas. Cerca disperatamente di reperire fondi per fare qualcosa e mettere mano alle scuole che di questo passo cadranno a pezzi. Il Patrimonio Comunale è stato ampiamente venduto, dissipando in breve tempo quello che era stato messo da parte in lunghi anni da coloro che l’avevano preceduta. Oggi si tenta di vendere in tutti i modi anche quel poco che rimane (vedi l'ennesima asta deserta per la vendita scontata dell'area di via Ricci). L’indebitamento è stato portato alle stelle e accedere a nuovi mutui è diventato complicato. Dove trovare soldi, dove mettere le mani? 
Rimangono i gioielli di famiglia, quelli che si portano al banco dei pegni quando la situazione è disperata, quelli che ci hanno lasciato i  padri dei nostri padri dei nostri padri, testimonianza di una società lungimirante e solidale: le Fondazioni. Gli occhi avidi del Sindaco e della sua Giunta guardano, sospirando, questi gioielli posti nel cassetto. Perchè lasciarli lì quando “abbiamo bisogno di tante cose”, perchè non mettere in movimento questo “patrimonio immobiliare sterminato”?
E così queste gloriose Istituzioni che hanno attraversato i secoli, passando indenni attraverso guerre, rivoluzioni e rivolgimenti politici e sociali, vengono oggi saccheggiate nei loro patrimoni per mettere le pezze a una politica scellerata che ha fatto dello spreco del denaro pubblico il proprio indirizzo.
Dispiace che la Parrocchia voglia assecondare questo cammino, soggiacendo a strategie  persuasive di personaggi il cui unico scopo è quello di fare cassa. Politiche giovanili, minori in difficoltà, situazioni di disagio, sono questioni che neppure vengono prese in considerazione da costoro. Qui si parla solo ed esclusivamente di soldi : “metà di qua e metà di là”.
Istituto Morcelliano
Restringere  poi la propria azione a un recinto più esclusivo e “un po’ più povero”, sembrerebbe quasi tradire le indicazioni  dell’Abate Morcelli che ha indicato nei massimi rappresentati della città (quello civile e quello religioso) i responsabili della cura dei giovani, in particolare quelli in difficoltà.  Col nuovo Statuto questa sinergia rischia di terminare. Il Comune continua a ritrarsi da una responsabilità che gli è propria, delegando alla Parrocchia e alle persone che gestiscono la Fondazione e i Centri di Aggregazione Giovanile il compito di seguire il delicato settore delle politiche sociali rivolte ai giovani.
Affermare che il vecchio Statuto fosse un ostacolo allo svolgimento di quelle attività necessarie per mettere la Fondazione al passo con i tempi e in grado di valorizzare il proprio patrimonio è contraddire quello che è stato fatto negli ultimi anni e di cui giustamente ci si compiace. Il vecchio Statuto considerava la possibilità di svolgere “attività accessorie” in quanto “integrative allo scopo istituzionale”.  Questo ha consentito di organizzare da parte dei bracci operativi della Fondazione (i Cag) “concerti, manifestazioni sportive o culturali” e tutte quelle attività aggregative che, in quanto rivolte ai giovani, ne possono prevenire il disagio. Questo ha consentito ai rappresentanti della Fondazione di ideare nuove soluzioni per valorizzarne il patrimonio (vedi campo fotovoltaico). Non sembra che su questo siano mai stati  sollevati problemi o obiezioni insormontabili. 
La modifica dell’art. 3 dello Statuto, nella parte in cui prevede la “cessione senza corrispettivo di parte del patrimonio attraverso donazione modale o datio ob causam”  “ad altre organizzazioni e/o enti pubblici” “al fine di garantire il raggiungimento dei propri fini statutari”  si pone in conflitto con l’art. 4 dove sta scritto che “il patrimonio della Fondazione  è costituito dai beni immobili destinati a sede degli uffici... e dagli altri beni immobili e mobili inventariati, già ricevuti o di futura acquisizione attraverso eredità, lasciti e donazioni o per effetto di trasformazioni patrimoniali, destinati alla produzione di redditi da impiegare per il raggiungimento dei fini istituzionali.” Se ciò non bastasse, viene ribadito che la “Fondazione ritrae i mezzi necessari per l’esercizio della sua attività istituzionale: a) dal reddito del proprio patrimonio  mobiliare e immobiliare” come sopra pervenuto  “b) da rette, tariffe e contributi versati da enti pubblici in genere, nonchè da soggetti privati; c) da ogni altra rendita o entrata non destinata ad incremento patrimoniale, ma al finanziamento dell’attività.”
Mi pare evidente che i padri fondatori si siano massimamente preoccupati di salvaguardare l’integrità del patrimonio in quanto solo un patrimonio integro, ben conservato e, se possibile, incrementato, può consentire il raggiungimento dei fini istituzionali.
Questo è stato fatto per quasi duecento anni. Sarebbe una bestemmia se oggi, di fronte alle assurde pretese di chi non ha saputo neppure tutelare il patrimonio appartenente alla città di Chiari, si contravvenisse platealmente a questa precisa e ineludibile prescrizione.
Le Fondazioni non sono galline da spennare. Sono il prezioso lascito dei nostri padri che noi abbiamo ricevuto e che abbiamo il dovere di trasmettere alle future generazioni.

Enzo Maragucci

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella la ricostruzione degli eventi fatta da Enzo,mi pare che sulla questione anche le forze politiche stiano prendendo posizione.Quello che mi colpisce di tutta la vicenda è però l'assenza quasi totale della famosa "società civile" (associazioni,gruppi,organizzazioni del mondo cattolico)che sostanzialmente era la vera destinataria del patrimonio e per conto della quale il sindaco ed il parroco erano stati chiamati a designare i rappresentanti nella gestione.Temo che al di là delle prese di posizione e delle iniziative dei partiti se non ci sarà una mobilitazione delle anime belle, sempre pronte a criticare la "politica", il disegno di espropriare un pezzo di storia della comunità andrà in porto e questo timore da cittadino clarense lo sento tanto più crescere quanto più silenzi ed omissioni circondano quel poco che l'opposizione (ad esempio il PD) pur con limiti e difetti riesce comunque a fare.Nel complimentarmi con Enzo dichiaro da una parte l'amarezza da cittadino di non riuscire a fare abbastanza ma dall'altra anche la riprovazione per coloro che, avendo magari in passato aiutato la costruzione di questo sistema di potere,nel presente tacciono ed in futuro si stracceranno le vesti in difesa dei valori tradizionali della nostra comunità.Speriamo che per allora oltre ai valori non si sia persa anche la memoria.
Carlo Fogliata

Anonimo ha detto...

Amarcord: c’ho fatto un pezzo di asilo, pardon … scuola dell’infanzia, alle “Morcelliane”, quando ancora questa istituzione funzionava. Erano, ahimè, i primissimi anni Cinquanta del secolo scorso. Poi nel 1963, come ricorda don Luigi Moletta in due pubblicazioni infarcite di prolissa e ampollosa corrispondenza, la partenza delle suore determinò la chiusura definitiva del “Gineceo Mariano”, denominazione ufficiale ed aulica dell’Istituto Morcelliano. Fondato appunto dal Morcelli nel 1815 (per la precisione con il patrimonio donato dal cugino Francesco Ponti) e trasferito da via Rangoni in viale Bonatelli nel 1902. Quindi fra poco potremmo celebrare il cinquantesimo del letargo di questo ente! Prima ibernato da due curatori a vita, che ridussero le funzioni all’affitto degli immobili, ma ultimamente soggetto a revisioni statutarie. Revisioni alquanto geniali, specialmente da parte della rappresentanza comunale, che prima aveva il 50% del Consiglio d’Amministrazione, poi ridotto al 33% ed ora si avvia a scomparire, senza uno straccio garanzia formale di poter in futuro addentare almeno una coscia della “gallina da spennare”. Però bisogna dire che noi di Chiari siamo coerenti, seguiamo una linea di continuità con altre imprese, come quella del Polo della cultura. Dove prima avevamo un’area con un grande immobile ora abbiamo un parcheggio, con un’ottantina di posti macchina in più di quanti non ce ne fossero prima. Se sommiamo tutti i soldi buttati in quell’operazione, ogni nuovo posto macchina l’abbiamo pagato circa € 35.000,00. Non osiamo aggiungere anche la perdita di valore del cinema-teatro demolito, altrimenti ci avviciniamo al prezzo di un monolocale per ogni posto macchina. Il calcolo del costo al metro quadro lo lasciamo fare a qualche masochista. Non c’è che dire … siamo geniali!

Giuliano Tonelli ha detto...

Fino all'ultimo ho sperato che "dietro" a questa storia non ci fosse nulla di strano , ma probabilmente mi affidavo al mio buon senso cristiano di non giudicare prima di sapere le cose come stanno.
Mi sono informato , e devo dire che purtroppo la nota di Enzo descrive bene la vicenda ,con il suo solito modo garbato ma pungente allo stesso tempo.
Vorrei aver la possibilità di rassicurare , in modo sereno e cordiale ,il Signor Fogliata dicendo che le "anime belle" si stanno muovendo per aver la possibilità di ottenere un dialogo aperto con i responsabili di questa "manovra" , certo è che la comunità cristiana , che molto probabilmente non conosce a fondo ,nel passato e nel presente ,non si muove con fanfara al seguito ,non proclama scandali ,senza prima aver fatto riflessioni serie e pensato alle soluzioni da proporre. E aggiungo (ironicamente) che mi sembra strano che un ex componente di un consiglio provinciale che mandava lettere di stima all'ex vescovo di brescia (Palazzo Loggia - salone Vanvitelliano sabato 7 marzo 2009)
,non conosca la prassi di metodo di una comunità cristiana , vabbè!!!.
Inoltre tra i fedeli della nostra comunità ,si sentono già dei commenti dubbiosi sull'operato del Presidente della Fondazione .... e questo è già qualcosa , e solo all'inizio.

Il mio modesto parere di cristiano ,è che il Presidente Don Alberto ,non sia più in grado di gestire una vicenda complessa come questa da "solo" ma dovrebbe ritornare sulla prassi cristiana che ha motivavo fino a qualche anno fà la nostra comunità cattolica ,cioè di dialogo aperto con tutti coloro che ne fanno parte ,e non solo con i propri "fedelissimi".
Inoltre ritengo ambigua la responsabilità del nostro parroco nel non aver riconfermato il signor Ramera nel CdA della Fondazione,che tanto ha fatto, con la sua competenza, per arrivare al compimento della messa in opera dell'investimento sul fotovoltaico.
Con tutto il rispetto che merita comunque il nostro parroco ,umanamente e spiritualmente di grande spessore.

Se l'interesse della Curia clarense è fare utili tramite questa fondazione a favore di futuri investimenti per i più disagiati della comunità giovanile clarense , mi è d'obbligo ammonire i metodi usati.
E' necessario che i responsabili rallentino il loro agire(fare?) e lo confrontino con il messaggio evangelico ,che loro conoscono bene, e tornino a confrontarsi umilmente con la comunità cristiana , che non la si può considerare cieca ,o come dice il signor Fogliata "anima bella" , ma che attende pazientemente un ritorno alla serena collaborazione fraterna .

Grazie per l'occasione.
Giuliano Tonelli.

Anonimo ha detto...

" Delle anime belle, sempre pronte a criticare la "politica" ". Ho riportato la frase tra virgolette per far  capire che il riferimento era a tutti meno che ai cattolici in quanto tali, per loro infatti la politica è la più alta forma di carità. Altra cosa è la "società civile" (tra virgolette in modo che si capisse che non era della società religiosa che si stava parlando) nella quale convivono gruppi, associazioni e anche “organizzazioni” del mondo cattolico,che a Chiari sono numerose. Ho grande rispetto e stima per i credenti e da laico( che pure appartiene a questa comunità) considero la tolleranza e il rispetto dell'altrui credo un principio basilare della civile convivenza.
Quanto alla prassi della comunità cristiana (compresi i rapporti con l'attuale vescovo di Bergamo che ho salutato ufficialmente e personalmente alla partenza da Brescia e con il quale per ragioni anche personali vanto una dimestichezza ultradecennale) se non la conoscessi avrei scritto quello che Tonelli, per vis polemica del tutto personale, avrebbe voluto farmi scrivere e non quello che, ben conoscendola ed apprezzandola, effettivamente ho scritto.
Nel caso specifico, sono convinto che il mondo cattolico di Chiari, in tutte le sue numerose manifestazioni, può dare un contributo basilare alla positiva risoluzione di questo problema che interessa tutta intera la nostra comunità.

Carlo Fogliata 

Anonimo ha detto...

Questo è stato fatto per quasi duecento anni. Sarebbe una bestemmia se oggi, di fronte alle assurde pretese di chi non ha saputo neppure tutelare il patrimonio appartenente alla città di Chiari, si contravvenisse platealmente a questa precisa e ineludibile prescrizione. CHI NON HA SAPUTO TUTELARE IL PATRIMONIO NON SONO CERTO GLI ULTIMI ARRIVATI,
ERA MEGLIO L'INERZIA E LE CASCINE A PEZZI?

Le Fondazioni non sono galline da spennare. Sono il prezioso lascito dei nostri padri che noi abbiamo ricevuto e che abbiamo il dovere di trasmettere alle future generazioni. GHE PENSI MI.

Anonimo ha detto...

certo che faceva comodo avere in affitto x due lire cascine e terreni... e lasciarle cadere a pezzi perchè non di proprietà.
ora alla resa dei conti si piange.

Tonelli Giuliano ha detto...

Egregio Signor Fogliata , in tutta "coscienza" .... "vabbè" !!!

Grazie per l'occasione.
Giuliano Tonelli.

Giuliano Tonelli ha detto...

Tornando in merito alla comunità cristiana vorrei rispondere all'anonimo delle 19.03.
Personalmente credo che il rischio che tendono a portarci certe decisioni , bene espresse nel suo commento , è che si vuol far passare l'utile economico sopra ogni cosa a discapito del messaggio evangelico ereditato dal Morcelli. Si passa dall'uomo al denaro ,come veicolo indispensabile per la crescita di una Fondazione. Passiamo sopra il significato del messaggio evangelico ,mettendo in difficoltà delle persone , per aiutare delle altre? , che scelta è questa? , si è dato il tempo necessario? , e se toccasse a lei anonimo delle 19.06 , la stessa sorte?.
Non posso credere che mi riterrei un buon cristiano ,se per fare utili ,me ne infischio di creare ,a torto o ragione, difficoltà a delle persone.
Perchè a questo punto ,mi verrebbe da dire, che come cittadino clarense ,mi sono rotto le palle di scorrere su rotonde del cazzo ,piene di buche, mai successo in 46anni che vivo a Chiari. Avete speso tutti i soldi ,non riuscite a sistemarle ? , facile aver speso i soldi che non sono vostri eh! ,siete vicini alla resa dei conti ? , vi auguro di non dover piangere ,perchè è molto triste quando si è costretti a farlo, a torto o a ragione.

Grazie per l'occasione,
Giuliano Tonelli.

PS: come avete letto sul finale ho utilizzato un linguaggio un pochetto scurrile, ma l'ho utilizzato apposta perchè ritengo necessario il fatto di non parlare bene e poi razzolare male .... Anche se magari gli anonimi sopra citati non centrano nulla , con questa manovra morcelliana.

Anonimo ha detto...

L'anonimo delle 19:03 del 1° dicembre, che sarà lo stesso delle 19:06, forse non ha capito il senso della frase di nick. Quelli che non hanno saputo tutelare il patrimonio della città di Chiari verosimilmente sono i nostri Amministratori Comunali che hanno venduto tutto il patrimonio della città.