Nelle fondazioni c’è un patrimonio immobiliare sterminato”, talmente sterminato “che è meglio non saperlo, perchè in questo Comune abbiamo bisogno di tante cose e non abbiamo voluto mettere le mani nelle tasche dei cittadini...”.
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Chiari - Istituto Morcelliano |
Certo, il Sindaco non vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ma non ci penserà due volte se quelle stesse mani riuscirà a metterle sui “patrimoni” che i cittadini hanno costituito nel corso dei decenni.
Come detto varie volte su questo blog, questa Amministrazione ha venduto quasi tutto il patrimonio di proprietà del Comune. Ora, non avendo altri cespiti da vendere (l’area di via Ricci vedrete prima o poi riusciranno a svenderla) stanno indirizzando le loro mire allo “sterminato” patrimonio immobiliare delle Fondazioni. Se riusciranno a mettere le mani su questo prezioso tesoretto, allora tutti i problemi che affliggono questa Giunta e che derivano in gran parte dalla sua politica dissennata, verranno di colpo risolti.
Hanno incominciato con la Saturno Corradini (Fondazione azzerata, patrimonio incamerato), ora vogliono proseguire con la Morcelliana.
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Mons.Verzeletti e Don Boscaglia |
L’operazione passa attraverso un accordo raggiunto con il Prevosto Mons. Rosario Verzeletti e con il Presidente della Fondazione don Alberto Boscaglia. L’accordo prevede una separazione consensuale che conferisce al Comune metà del patrimonio della Fondazione, a fronte della rinuncia da parte del Comune del suo rappresentante in seno alla Fondazione. Come ha detto il Sindaco in una recente seduta del Consiglio Comunale, il patrimonio deve finire “metà di qua e metà di là” .
Per fare questo si modificano alcuni articoli dello Statuto, inserendo fra gli scopi istituzionali della Fondazione la formazione e l’istruzione dei minori e prevedendo la cessione, senza corrispettivo, di parte del patrimonio ad altri enti al fine di attuare le finalità statutarie.
Lasciamo stare per un momento le polemiche scaturite dall’azzaramento del vecchio CdA e dalla nomina di uno nuovo, più propenso a votare la nuova versione dello Statuto. Limitiamoci allo stato dell’arte.
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Il sen.Sindaco Sandro Mazzatorta |
Il Sindaco ha affermato di aver agito in perfetta sintonia con il parroco di Chiari, seguendo degli indirizzi che condividono. Poichè si tratta di operazione complessa e rilevante dal punto di vista economico, sono stati posti in essere “atti, con i crismi dell’ufficialità, con dietro studi legali che controllano la legittimità, con un controllo preventivo della Regione Lombardia, sentito anche l’organo che controlla queste modifiche statutarie...”
Ora, siccome tutto è stato fatto secondo i “crismi”, c’è da supporre che tutto sia stato fatto bene. D’altra parte perchè dubitarne? Anche il nostro Sindaco oltre che essere Senatore è anche avvocato, quindi per lui questo dovrebbe essere pane quotidiano.
Com’è che allora quell’insignificante art. 4 dello Statuto, ripreso pari pari dal nuovo, è passato inosservato? A nessuno della Giunta di Chiari o della Regione Lombardia o degli studi legali interpellati o della Parrocchia è venuto in mente di considerare e valutare il significato dell’art. 4 dello Statuto? Peccato!
Perchè se l’avessero considerato e valutato avrebbero visto che il vecchio statuto (ma anche quello nuovo) stabilisce che “la Fondazione ritrae i mezzi necessari per l’esercizio della sua attività istituzionale dal reddito del proprio patrimonio immobiliare. Patrimonio immobiliare “costituito da lasciti, donazioni ed eredità...destinati alla produzione di redditi da impegnare per il raggiungimento dei fini istituzionali”.
A questo si aggiungono “rette, tariffe e contributi versati da enti pubblici” e ogni altra “rendita o entrata, non destinata ad incremento patrimoniale, ma al funzionamento dell’attività”.
Mi pare che ce ne sia abbastanza per decretare che il raggiungimento dei fini istituzionali della Fondazione si attua attraverso l’utilizzo dei “redditi” prodotti dal patrimonio e non dalla cessione di tutto o parte di questo. Inserire in modo surrettizio nell’art. 3 la possibilità di cedere a terzi parte del patrimonio, contraddice alla radice questo concetto, cioè la necessità di mantenere integro il patrimonio dell’ente, utilizzando per i fini istituzionali solo i redditi da esso derivanti.
Risulta del tutto evidente che esiste un contrasto insanabile fra la nuova formulazione dell’art. 3 e quanto previsto dall’art. 4 e a nulla servirebbe un’eventuale modifica a posteriori dell’art. 4. Se attuata, si configurerebbe una inaccettabile torsione dell’impianto normativo che regola la Fondazione sin dalle sue origini.
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Chiari - Duomo e Torre civica |
Un ripensamento è necessario.
Certo non ce lo possiamo aspettare dal nostro Sindaco, animato com’è dall’urgenza di reperire fondi per dare un senso alla sua disastrosa gestione della cosa pubblica.
Possiamo invece auspicare che all’interno del mondo cattolico si valutino approfonditamente le implicazioni che una decisione del genere può determinare per la nostra comunità. In particolare al nostro Parroco chiediamo sommessamente un supplemento di verifica; a lui che più di ogni altro conosce i bisogni dei nostri giovani e più di ogni altro può capire lo spirito che ha animato il suo predecessore, l’Abate Stefano Antonio Morcelli, quando quasi due secoli fa, ha deciso di istituire questo fondo per la tutela dei giovani in difficoltà.
Oggi a Chiari la Chiesa può aiutare la politica a essere più responsabile. E la prima responsabilità è quella della spesa. Non si aiuta a essere responsabili se si dà la possibilità di saccheggiare i patrimoni delle Fondazioni a proprio piacimento. Le scuole le avremmo potute mettere a posto se, invece di pensare a progetti tanto grandiosi quanto fallimentari, avessimo usato la diligenza del buon padre di famiglia. In politica occorre rigore e misura, mentre oggi vediamo una corte di affaristi che aspetta impaziente di partecipare al banchetto.
Fermiamoci, prima che sia troppo tardi!
Enzo Maragucci