In merito alla lunga intervista rilasciata da don Alberto Boscaglia alla giornalista di ChiariNewsletter Rosanna Agostini, mi permetto di esprimere ulteriori valutazioni.
1) “Come presidente della Fondazione Istituto Morcelliano” dice la giornalista “è desiderio di don Alberto di rilasciare questa intervista”. Ora, se al momento dell’intervista don Alberto non è più presidente della Fondazione e non fa parte del suo Consiglio d’Amministrazione, a che titolo egli dice “questo ci pare il momento opportuno di intervenire” (ci pare a chi, al CdA ? Egli rappresenta il CdA, pur non facendone parte? E’ stato per caso nominato suo portavoce?). Sarebbe utile un chiarimento visto che per tutta l’intervista parla come se fosse nel pieno delle sue prerogative.
Rosanna Agostini e don Alberto Boscaglia |
2) Quanto alla data di validità del CdA (2004 o 2007) la Asl esprime un parere e afferma che la validità è quella del 2004, data di nomina dei due consiglieri (Ramera e Turotti). E’ un parere. Ramera non è d’accordo in quanto dice che senza il terzo consigliere il CdA non era in grado di agire, quindi non aveva vigenza. A questo proposito forse varrebbe la pena di fare riferimento all’art. 2385 secondo comma del Codice Civile che recita “La cessazione degli amministratori per scadenza del termine ha effetto dal momento in cui il Consiglio di Amministrazione è stato ricostituito”. Ricostituito può anche voler dire essere nella pienezza delle sue funzioni. La Asl ha espresso un parere, Ramera ha fatto ricorso. Se ha ragione o meno lo deciderà il Tribunale. Ricorrere è nel suo diritto e non per questo si può dire che non sta facendo il bene della Fondazione. Anche perchè don Alberto sa benissimo che Ramera è contrario alla divisione del patrimonio dell’Ente e sta portando avanti la sua battaglia alla luce del sole. Quindi io starei molto attento ad assumere decisioni prima che questa importante questione venga chiarita. Se il Tribunale dovesse dare ragione a Ramera, egli dovrà essere reintegrato nella carica, verranno a cadere tutte le decisioni e le ratifiche assunte dal nuovo CdA, col rischio che don Alberto potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente delle decisioni assunte impropriamente e con lui il CdA. Non v’è chi non veda in questo delle ricadute pesanti, visto che sono in essere importanti affidamenti garantiti da fidejussioni della Fondazione.
3) La nomina del Presidente effettuata nel 2007 a parere dell’Asl risulta “illegittima per la mancanza dei requisiti previsti dallo Statuto (residenza a Chiari da almeno 10 anni) e pertanto si invita don Alberto a rassegnare le proprie dimissioni. Sequenzialmente si invitano gli altri due Consiglieri a nominare congiuntamente un nuovo Consigliere al fine di perfezionare il Collegio. Poichè la nomina del suddetto Presidente è illegittima “ab origine”, si invita inoltre il nuovo Consiglio a ratificare tutti gli atti assunti dal 2007 ad oggi che allo stato attuale devono considerarsi sottoscritti a titolo personale dal Presidente”. Quello che don Alberto aggiunge dopo e cioè che “quello che è stato fatto dalla Fondazione non va per nulla smentito ed è assolutamente positivo...” è solo una sua arbitraria valutazione. L’Asl non esprime una valutazione di merito sull’operato della Fondazione, dice solo che gli atti posti in essere non sono validi in quanto votati da un CdA il cui Presidente è illegittimo e pertanto vanno ratificati. Il Consiglio, in linea di principio, avrebbe potuto non ratificare un bel niente e a quel punto ci sarebbe una responsabilità personale del Presidente.
4) Don Alberto contesta l’opinione che la modifica dello Statuto sia fatta di comune accordo fra Parrocchia e Comune per fare metà e metà del patrimonio della Fondazione. “La situazione” dice “è un po’ più complessa”. Forse sarebbe il caso chiarisse le idee al Sindaco con cui dimostra di mantenere continuative frequentazioni. Nel Consiglio Comunale del 12 luglio 2010 ebbe a dire “Il pensiero del Morcelli può essere interpretato in cento modi, ma è molto chiaro: questo patrimonio deve andare a finire metà di qua e metà di là”. La cosa sarà pure più complessa, ma da parte del Comune e di questo Sindaco le intenzioni sono chiarissime: “Metà di qua e metà di là”.
5) Per spiegare la donazione modale don Alberto fa il parallelo con i donatori di sangue o di organi. Donare è bello, “l’importante è non compromettere la salute del donatore”. Ora, lui ha mai visto una persona donare la metà del suo corpo e rimanere ancora in vita? Donare metà del suo sangue e non collassare mortalmente? Ebbene, la donazione modale configurata da don Alberto e dal Sindaco sulla Fondazione avrebbero lo stesso effetto.
Ci fermiamo qui per non essere troppo lunghi, ma certamente non rinunceremo a dire la nostra su cosa significhi per il Comune perdere il proprio rappresentante in seno alla Fondazione, che impatto avrà sul territorio di Chiari la realizzazione di un campo da golf, ma anche costruzioni di lusso e una cava, sul perchè si continua a parlare di mega progetti , ma nulla si dice sulle politiche sociali rivolte ai giovani che sono la principale cosa che dovrebbe interessare un Sindaco e un prete. Alla prossima.
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